[Final Fantasy VII] E non scappò più

Jul 19, 2011 19:19

Fandom: Final Fantasy VII
Titolo: E non scappò più
Rating: giallo
Personaggi/Coppie: Tseng/Aerith
Genere: sentimentale, drammatico, drammaticissimo
Avvertimenti: raccolta di drabble scritte per il Multifandom Drabble Fest. La prima è un prequel di almeno una decina d'anni di FFVII. Gli altri tre sono dei missing moment del gioco: il primo quello in cui Aeris e Marlene vengono catturate da Tseng e portate alla ShinRa, il secondo quando si trovano sull'elicottero prima che scoppi il Settore 5 e il terzo al tempio degli Ancient, verso la fine del primo CD.
Note: D°:


Il cacciatore e la preda

Essere un cacciatore fa parte del suo lavoro.
Le prede sono state tante. Alcune sono sopravvissute, altre morte quando hanno incrociato la sua strada.
E poi, c'è lei, diversa da qualunque preda. Il suo compito è sorvegliarla e non lasciarle varcare le mura di acciaio e ruggine di Midgar.
Quel giorno la scorta al Settore 6. Un momento di distrazione e lei non c'è più. Tseng sospira. Ha smesso da mesi di contare le volte che ha cercato di scappare da lui.
Sente passi alle sue spalle, svolta a un vicolo. Aeris è su un mucchio di scatoloni intenta a scavalcare una grata di ferro.
“Scendi giù, Aeris,” dice lui con voce severa, ma anche stanca, esasperata.
Aeris si gira e lo guarda imbronciata, rimanendo irremovibilmente aggrappata agli scatoloni. Tseng sospira ancora, e scosta il lembo della giacca aperta per mostrare la pistola alla cintura.
Basta questo. La bambina si affretta a scendere, cadendo male a terra. I suoi occhi diventano spenti e sottili quando lo fissano con rabbia.
“Riesci sempre a raggiungermi perché hai le gambe più lunghe delle mie,” asserisce. “Ma appena sarò cresciuta, scapperò così veloce che non riuscirai più a trovarmi!”
Scapperà, dice. Nessuno è mai riuscito a scappare da lui, neppure da grande. Ma conoscendola ci proverà ogni giorno. È una bambina testarda, lo sarà anche da adulta.

Inevitabilmente, il tempo passa, e lei cresce. Succede in modo silenzioso e costante, che non fa percepire cambiamenti.
Qualcosa va contro le previsioni di Tseng. Si aspettava che continuasse a fuggire, che opponesse resistenza, che lo guardasse con l'odio che ha sempre visto nelle sue prede.
Invece, un giorno più radioso, diverso, lei gli stringe il braccio e sorride.
Lui, confuso, si domanda chi sia la preda, adesso.


Disumanità, una delle qualità caratteristiche dell'essere umano

“Un Turk deve rimanere freddo in ogni situazione. Se uccide non deve tentennare, deve uccidere e basta. È pericoloso mostrarsi vulnerabili, perché nel nostro lavoro non c'è niente di peggio di un nemico che capisce quando un Turk non vuole sparare.”
Erano state le parole di Verdot, il suo vecchio capo. Tseng ricorda ancora il suo volto stanco, solcato dalle rughe. A volte, quando lo guardava, poteva vedere la persona che sarebbe diventata a cinquant'anni.
Un Turk non deve mai mancare a un incarico, qualunque esso sia. Gli hanno detto di scortare Aeris alla ShinRa con qualunque mezzo, ed è ciò che farà.
“Questa non è più una richiesta, Aeris, ma un ordine,” le dice. Lei, inamovibile, rimane ferma dov'è. I suoi occhi non esternano paura e fragilità da tanto tempo, ormai.
“Se non mi segui di tua volontà, dovrò costringerti con le maniere forti, lo sai,” avverte Tseng sfoderando la pistola.
“Non lo farai,” dice risoluta Aeris.
Tseng sa che ha ragione. Viene tradito da un attimo di esitazione più lungo degli altri.
Aeris gli si avvicina e gli accarezza il viso.
“So che in realtà sei una persona buona,” dice con un calore inappropriato. Tseng s'irrigidisce.
Non è vero che lui è quello buono, non lo è mai stato, non ha mai potuto esserlo. Nei suoi lunghi anni di lavoro ha imparato che non sempre ciò che deve fare è ciò che vuole, ma è così.
Spintona Aeris, afferra per il braccio Marlene e le punta la pistola alla tempia.
“Se non vieni con me la ucciderò,” dice con voce dura, e stavolta non c'è nessuna bugia, le sparerebbe anche se è soltanto una bambina.
Aeris obbedisce, perché sa che è vero.


Latitiamo da anni sopra i soliti inganni

Il reattore sta per saltare in aria. I suoi amici moriranno.
È ciò che le ha detto, con un compiacimento sadico che gli ha deformato il viso. Non è mai stato così prima d'ora.
Adesso, ha paura di lui. Per la prima volta, dopo tanti anni, vorrebbe piangere e gridare di lasciarla stare, di lasciar stare i suoi compagni.
Ma lo stesso trova la forza di sporgersi dall'elicottero e urlare a Tifa che Marlene sta bene, che non devono preoccuparsi.
Tseng la picchia. È uno schiaffo forte, che la fa accasciare a terra. La guarda con disprezzo e freddezza. Non c'è più niente di umano.
È meglio per tutti e due, pensa lui. È così che dev'essere. Sarà più facile se lei lo odierà. Riuscirà a illudersi di avere la coscienza meno sporca.
Ma quando dopo il botto Aeris comincia a piangere, cercando di nascondere i singhiozzi tra le mani, capisce che non è così.


Immediatamente dopo i mostri, muoiono gli eroi

E così, alla fine, Tseng ha preso una decisione che non era stata impartita da altri. Ha scelto per sé, per lei, per una buona causa.
Forse, adesso, agli occhi degli altri apparirà come una specie di eroe redento. La cosa lo fa sorridere. Non basta un gesto generoso per farsi perdonare. Nessun dio di nessuna religione salverebbe mai un Turk.
Neppure la vita lo salverà. Il sangue fresco cola dalla ferita mortale inferta da Sephiroth. Tseng capisce che manca poco tempo alla sua fine.
Non è un eroe, gli eroi muoiono sempre dopo i mostri. O, forse, è sempre stato lui il mostro.
Al suo fianco, Aeris piange per lui. Non gli piace vederla così, ma una parte del Turk ne è commossa. Credeva lo detestasse. Aveva provato a farsi odiare da lei in tutti i modi. Aveva cercato persino di nascondere il proprio cuore a se stesso. Non è mai stato avvizzo, ma gonfio di un amore che non poteva esprimerle. Lui è un Turk, e lei un'Ancient. Non sarebbe mai dovuto accadere.
La chiama, con un filo di voce. Lei alza la testa, cercando di trattenere i singhiozzi per sentire meglio.
“Da piccola avevi detto che saresti scappata via...” mormora Tseng, debolmente. “Perché non l'hai più fatto...? Perché solo adesso?”
Alza gli occhi spenti e stanchi per guardarla, e ciò che vede è solo una figura informe e sbiadita.
Aeris non gli risponde. Si avvicina a lui, semplicemente, e lo bacia. Tseng sente le sue lacrime fredde, la sua bocca al sapore di fiori. E quando Aeris se ne va, il Turk non sa più se le lacrime siano sue o di lei, se siano uscite per gioia o per dolore.
Erano stati entrambi muti e anche un po' ciechi.

game: final fantasy vii, fanfiction, pairing: tseng/aeris, challenge: multifandom drabble fest

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