Titolo: I lost my home
Serie TV: "Supernatural"
Personaggi: Sam Winchester, Dean Winchester, John Winchester, OMC
Pairing: OMC/Sam, Dean/Sam
Rating: NC17 (per questo capitolo)
Warning: angst fisico e psicologico, sesso non consenziente, slash, wincest
Disclaimer: Come al solito, questa storia è frutto della mia fantasia. I personaggi appartengono a Kripke e io mi ci diverto e basta
Stagione: Preserie
Note generali: Piccola introduzione: l’idea mi era nata in testa durante la visione della prima serie. Mi aveva colpito molto il rapporto tra John e i suoi figli, tanto che mi sarebbe piaciuto vedere alcune puntate su loro tre prima della separazione. Kripke non mi ha ascoltato e io me la sono scritta da sola, ecco! XP Quindi più che una fan fiction sulla serie si tratta di un “And if…”: ovvero, cosa sarebbe successo ai Winchester se le cose fossero andate in un altro modo? Per scriverla ho usato il montaggio alternato (si vede che ho fatto cinema, eh? XP) dei punti di vista dei tre Winchester. [EDIT] La trama è stata decisa… e il Wincest arriverà! ;) Il titolo viene da una delle più belle canzoni apparse nella serie: “Laugh? I nearly died” dei Rolling Stones.
Note per questo capitolo: Purtroppo torna un personaggio per niente amato…
Dedica: Grazie a
babycin per aver ascoltato i miei deliri su msn. Quello che ne è uscito è anche merito (o colpa? XP) tua. ♥ Grazie a
androgena82 che mi ha preso a calci in culo simbolici per farmi scrivere ♥ Grazie a
ecstaticagony che mi legge sempre fedelmente ♥
Capitolo 01 -
Capitolo 02 -
Capitolo 03 -
Capitolo 04 -
Capitolo 05 -
Capitolo 06 -
Capitolo 7 Ora io e Dean siamo soli e non sappiamo come affrontare la situazione. Non è la prima volta, anzi: noi siamo cresciuti così e i momenti con lui sono i più belli che ricordi. Ma dopo quello che è successo, anche la più semplice parola provoca ad entrambi uno sforzo immane.
Restiamo per ore intere in silenzio, a volte per giorni tra il buongiorno della mattina e la buonanotte della sera. Lui non va più a caccia, ammazza il tempo tra birra e biliardo, tentando di guadagnare qualche soldo. Io… beh, io cerco di affrontare la mia vita fin da quando mi sveglio. Già respirare mi sembra una vittoria, visto che vorrei solo abbandonarmi per sempre ad un sonno senza sogni.
Come ogni sera Dean mi offre di accompagnarlo al pub; io di solito rifiuto, ma stasera per la prima volta gli dico di sì. Perché leggo nei suoi occhi la tristezza: ha poco più di vent’anni e ha lo sguardo di un uomo maturo, l’esistenza lo ha messo a dura prova e la mia sofferenza è per lui un carico aggiuntivo sulle spalle. Papà è scappato, lui no e non lo farà mai: preferirebbe morire piuttosto che perdermi.
Sorrido e gli dico che esco con lui; il lieve sorriso che gli increspa le labbra mi fa sentire meglio. Usciamo insieme, senza parlare, non sono ancora pronto a sostenere una conversazione futile perché ogni mia parola tende allo stupro e so che a Dean fa male. Ho bisogno di parlarne con qualcuno, devo togliermi il peso che ho sul cuore, però non posso dirlo a lui. Gli voglio troppo bene per dargli anche le mie pene.
Mi siedo al bancone e ordinò una birra. Lui mi sfiora dolcemente una spalla e va a fare lo splendido con alcune ragazze. Loro ridono delle sue battute, lo amano già al primo sguardo; posso capirle: mio fratello mi ha fatto innamorare fin da subito.
Scuoto la testa e guardo il liquido ambrato che trabocca dal bicchiere. Non avevo mai pensato a lui in quel modo e probabilmente non dovrei farlo neanche adesso. Perché è sbagliato… ma anche io adesso sono sbagliato. ‘Rovinato’, per essere esatti. Chissà, forse è per colpa di quello che mi è successo; prima ero attratto solo dalle donne e adesso… Adesso spero che lui possa amarmi come merito, possa cancellare quell’esperienza orribile regalandomi dolcezza e forse amore.
Smettila di far castelli in aria mi dico bevendo qualche sorso prima che una mano mi si posi sulla spalla.
Paura…
Mi volto leggermente e vedo un uomo di colore, alto e muscoloso, che mi guarda con uno strano sorriso.
Paura…
Il bicchiere mi sguscia tra le dita rovesciandosi sul bancone. La birra mi gocciola addosso, ma io non ho staccato gli occhi da quelli dell’altro.
Sono neri.
“Ciao, Sammy. Ci rivediamo.”
David…
Come si chiama adesso non lo so, però ho paura. Vorrei piangere, chiamare Dean che non si è accorto di niente, invece resto fermo sullo sgabello.
“Che ne dici di seguirmi fuori?” Il sorriso cattivo si allarga sulle sue labbra. “Ah, non ti conviene resistermi. So che siete soli e tuo fratello non è forte abbastanza per contrastare un demone.” Le sue dita risalgono fino alla mia guancia. Sto tremando. “Ho aspettato a lungo il momento buono. Mi sei mancato. Dove la trovo un’altra puttanella come te?”
Ride e mi sento morire. Ogni forza mi è sfuggita dal corpo, mi sento debole, privo di energia. Non dico o faccio niente, mi limito a seguirlo in silenzio fuori dal locale.
Rido e mi rilasso. Dio, se ne avevo bisogno! La vita con Sam è impossibile: so che non lo fa apposta, però non riesco più a reggere questa situazione. Non mollerò, non lo lascerò solo; lasciatemi almeno qualche momento di follia.
Come adesso. La tipa bionda mi tocca una coscia e io prontamente me la tiro contro. Le nostre labbra si toccano, le nostre lingue si attorcigliano in una piacevole lotta. Per un attimo mi immagino che sia mio fratello il destinatario di quel bacio, ma è un pensiero che riesco a scacciare facilmente. È solo lo stress, il vivere a stretto contatto con lui. Non c’è nessun altro motivo dietro questa piccola divagazione. La mora mi si appiccica alla schiena, sorridendo: “Andiamo da me? Ho casa libera…”
Sorrido e annuisco. “Prima porto mio fratello al motel.”
“Se è grande abbastanza per bere, può fare anche altro.” La bionda ridacchia. “Così saremmo due contro due.”
Mi rabbuio all’istante. “No, lui… lui non sta bene.” Lo dico con un tono serio che non ammette repliche o battute. “Vado e torno, signore, aspettatemi.” Le bacio entrambe e mi avvio verso il bancone con rinnovato buonumore. Cerco Sam con lo sguardo: ogni secondo che passa senza vederlo mi pesa sul cuore. Mi avvicino al barista. “Scusa, il ragazzo alto che era con me dove è finito?”
Lui mi lancia un’occhiata maliziosa, a quanto pare crede che stiamo insieme… e non come fratelli. “Ehi, amico. Mi spiace portare brutte notizie, ma ti ha appena tradito con un altro!” esclama ridendo divertito.
In un altro momento lo avrei ucciso a mani nude; ora però devo pensare a Sam, questa situazione non mi piace. Esco dal locale e lo cerco nei dintorni, sono terrorizzato. Spero che non se ne sia andato e per fortuna lo trovo, sul retro. Quello che vedo, però mi gela il sangue.
È inginocchiato davanti ad un tizio; malgrado la scarsa illuminazione, non ho bisogno di molta fantasia per capire quello che sta facendo. Vedo il sesso dell’uomo gonfiargli la guancia mentre lo fa entrare e uscire dalla sua bocca. Le mani dello sconosciuto sono intrecciate tra i suoi capelli e gli stanno muovendo la testa con gesti violenti.
Rimango fermo, sono sconvolto. Non pensavo che Sam potesse arrivare a tanto dopo quello che gli è capitato. Faccio per andarmene quando i fari di una macchina di passaggio illuminano per un istante il volto di mio fratello. Qualcosa brilla sulle sue guance… lacrime. Sam sta piangendo. Stringo i pugni con forza, indeciso sul da farsi.
È allora che l’uomo lo stacca da sé. “Andiamo, puttana. Fammi vedere se il tuo buco è stretto come l’altra volta.”
L’altra volta…
“No, ti prego… non di nuovo…”
Di nuovo…
“Poche storie o tuo fratello farà una brutta fine!”
Non mi sono neanche reso conto di aver azzerato le distanze tra noi. Le mie mani adesso sono intorno al collo di quello stronzo che, malgrado la sorpresa, continua a ghignare. Sento la voce di Sam che mi supplica di non farlo. Come? Dovrei lasciare impunito l’uomo che ha stuprato mio fratello e che vuole abusare nuovamente di lui?
“Ciao, Dean” Gli occhi dell’uomo diventano neri.
Sono scioccato. Senza pensare lo lascio andare. Il seguito è talmente veloce che neanche me ne accorgo: dei ragazzi in macchina che passano gridando e suonando il clacson, i fari che ci abbagliano… e alla fine lui non c’era più.
Sono ancora in ginocchio, sto tremando. Sento le mani di Dean che mi fanno alzare; mi appoggio contro di lui e lo seguo fino alla macchina. Nessuno parla, io non ne ho il coraggio.
Solo quando la porta della camera si chiude alle nostre spalle, sento la sua voce.
“Adesso mi racconti tutta la verità.”
Non cerco neanche di controbattere, di mentire. Mi siedo sulla sponda del letto e mi libero del peso di quei mesi.
Continua…