Titolo: Di compere e gelosie
Pairing: Simoncelli<3
Parte: 2/3 (credo)
Rating: G
Avvisi: nessuno
Disclaimer: no, non mi appartengono. Si appartengono l’un l’altro ù_ù
Riassunto: Non ricordava quanto potesse essere stressante una festa. Soprattutto di Natale. Soprattutto se l’organizzatore era Marco.
Note: secondo capitolo inutile di questa storiella inutile ma natalizia... credo. La causa di tutto è, come sempre, il xmas!fest .
Non ricordava quanto potesse essere stressante una festa.
Soprattutto di Natale.
Soprattutto se l’organizzatore era Marco.
Non aveva mai creduto che potessero esserci così tante cose da dover decidere, così tanti tipi di gelatina tra cui scegliere, regali da fare, addobbi da comprare.
Davvero, gli sembrava di dover organizzare un Gala più che una festa natalizia tra amici e colleghi. Ma, ehi, Marco voleva andare in contro ai gusti di più ospiti possibili, quindi a lui non rimaneva che chinare il capo e seguirlo. Preferibilmente spingendo il carrello ricolmo di acquisti di varia natura.
Mattia sospirò, accasciandosi sconsolato sul carrello, l’ennesima volta che il suo compagno scorse la lista con gli occhi.
Erano ore che gironzolavano per i reparti, depennando di volta in volta gli articoli ammassati, eppure sembrava che quella lista non terminasse mai, riproducendosi e auto-allungandosi.
Come il tempo, dopotutto.
Sembrava che le leggi della fisica si fossero annullate per fargli un dispetto e i minuti scorressero più lentamente del dovuto, srotolandosi su sé stessi all’infinito. O forse era tutto dovuto al suo continuo controllare l’orologio al polso, così che quelle che a lui erano parse ore, le lancette segnavano come quarti d’ora, minuti se Marco si fermava per scegliere questo o quel prodotto, fragranza, gusto.
E tutto per quella dannata festa.
O meglio, per Marco.
Mattia gemette, maledicendo la sua incapacità nel dirgli no, soprattutto quando lo vedeva così entusiasta per qualcosa. Come se avrebbe mai potuto negargli il suo aiuto quando lo aveva sentito blaterare per giorni di tacchino, biscotti allo zenzero e spumante, con gli occhi che brillavano di eccitazione. Si era fregato da solo, non poteva farci niente, quindi tanto valeva mettersi l’anima in pace e sperare che le leggi di Murphy non volessero accanirsi ancora su di lui.
Meglio distrarsi, invece, provando ad essere più partecipe, magari aiutandolo a decimare quella maledetta lista tendente a più infinito.
Così almeno avrebbero terminato prima, sarebbero tornati a casa e Marco avrebbe dimostrato la sua riconoscenza saltandogli addosso appena varcata la soglia dell’appartamento. Oh, magari lo avrebbe spinto al muro e scopato proprio lì, accanto all’attaccapanni, abbassandogli i jeans il minimo e spingendosi in lui con foga e passione.
-Ehi, ma si può sapere com’è che ti distrai sempre?-
Mattia voltò lo sguardo verso la voce che aveva parlato, mettendolo a fuoco, e biascicò un -Cosa?- confuso e perso. Marco alzò gli occhi al cielo e gli prese il carrello dalle mani, guardando oltre le sue spalle.
-Cosa c’è qui di tanto interessante da...- Il ragazzo si bloccò all’improvviso e non diede a Mattia neanche il tempo di allungare anche lui l’occhio, che se ne andò via ingobbito e con le mani strette in modo spasmodico attorno al manubrio del carrello. Lui sbatté gli occhi, guardandolo andare via senza aver capito cosa fosse davvero successo e tornando con gli occhi nel reparto, in cerca della fonte della sua rabbia. Ma non trovò nulla, tranne che...
I suoi occhi vagarono incerti per un secondo tra la figura tesa del proprio compagno e il corridoio stretto tra gli scaffali, sgranandoli poi sorpreso.
Possibile che?
Con uno scatto, raggiunse Marco, riprendendo a seguirlo con le mani sprofondate nelle tasche del giaccone.
Marco lo ignorò, continuando a buttare nel carrello tutto ciò che era segnato sulla lista. E anche qualcosa in più. Mattia ridacchiò prendendo una civetta di ceramica e rivoltandosela tra le mani.
-E lei? Hai deciso di collezionare ninnoli sul caminetto?-
Marco lo fulminò con gli occhi, tornando a dare più importanza alla spesa che non a lui.
-Regalo di Natale per mia nonna. Colleziona ninnoli sul caminetto.- sibilò però con astio, strappandogli la civetta dalle mani e rimettendola insieme agli altri acquisti.
Mattia aprì la bocca per dire qualcosa, ma la richiuse quasi subito decidendo che forse era meglio lasciar perdere con la nonnina e concentrarsi sul problema principale. Lo guardò vagliare tra gli scaffali, con uno sguardo affilato che avrebbe fatto paura a chiunque, e alzò gli occhi al cielo, sospirando sconfortato.
-Dio, Marco, non stavo facendo nulla!-
-Ah!- rispose quello, continuando la sua attenta analisi dei due tipi di tè tra le sue mani. Tè verde o al gelsomino? Decisione ardua!
Il tè verde però cadde a terra quando, scocciato, Mattia gli afferrò il polso e lo strattonò per farlo voltare verso di sé -Non la stavo guardando, dannazione!-
-Chi?-
-La ragazza! Quella che tu sei convinto io abbia fissato!-
L’espressione di Marco rimase assolutamente vuota, ma le mani attorno alla confezione di tè si strinsero con forza, accartocciandola, prima che lui si liberasse dalla stretta e tornasse a spingere il carrello, allontanandosi di nuovo da lui.
-Ma... Marco!- sbottò l’altro, cercando di tenere il tono di voce basso e dribblare un commesso e due clienti per tenere il passo con lui -Dannazione, fermati! Credi davvero che potrebbe piacermi una come quella?!-
-Ah, non lo so! Dimmelo tu!- sibilò Marco, decidendo finalmente di affrontarlo, cosa che rincuorò non poco Mattia. Almeno adesso gli parlava e lo ascoltava. Si sarebbe fatto capire, sicuramente.
-Senti, non l’ho neanche vista! E poi, dai! Credi davvero che preferirei una finta bionda con la permanente a... te!-
Gli occhi di Marco, a dispetto delle sue aspettative, si assottigliarono in due fessure scure. E lui che credeva di dire la cosa giusta e chiudere finalmente la questione!
-Beh, devi averla guardata abbastanza per aver notato tante cose, no?-
Mattia sospirò sconfortato, guardandolo allontanarsi per l’ennesima volta, chiedendosi se lì in giro avrebbe trovato un infuso di verbena. Magari con una tisana si sarebbe calmato e lo avrebbe lasciato spiegare.
Una volta in macchina, Mattia lo guardò allacciarsi la cintura e lo imitò, seppur con meno foga. Sospirò cercando un modo per spiegarsi e non farsi più fraintendere, mentre il compagno avviava il motore e ingranava la retromarcia. Ma quando provò a togliere il freno a mano, lui lo fermò, facendolo girare a guardarlo impassibile.
-Non guardavo lei, pensavo a te.-
-Bugiardo. Eri incantato a...-
-Ero incantato a pensare a te! Con lo sguardo perso nel vuoto!-
Marco aprì di nuovo la bocca per ribattere ma l’altro ne approfittò per baciarlo e togliergli così la capacità di contestare con qualcosa di sensato, come sempre.
Mattia gli accarezzò il viso e poi i capelli, baciandolo ancora con gli occhi socchiusi e Marco si sentì un povero scemo a cedere così facilmente ai suoi assalti.
-E... a cosa stavi pensando, esattamente?- biascicò, facendo un mezzo sorrisino che fece sbuffare divertito l’altro.
-Che devo essere davvero innamorato per aver accettato di accompagnarti qui oggi e di aiutarti con quella festa.-
Marco si scostò da lui, guardandolo sorpreso e vedendosi rispondere solo da un sorrisetto furbo e una scrollatina di spalle. Lui sorrise e si allungò a baciarlo di nuovo, sentendolo rilassarsi all’istante. Ne approfittò per spingerlo contro il sedile, togliere il freno a mano e uscire dal parcheggio. Mattia brontolò qualcosa sull’approfittarsi delle sue debolezze e lui ridacchiò, immettendosi nel traffico cittadino per tornare a casa, finalmente.