Lost time (Ben - Lost)

Aug 15, 2008 14:16




Titolo: Lost time
Autore: pojypojy
Fandom: Lost
Personaggio/Coppia/Gruppo: Benjamin Linus
Prompt: Gola
Rating: G
Avvertimenti: Nostalgia canaglia; spoiler fino all'episodio 4x11, Cabin fever
Conteggio Parole: 729
Disclaimer: Lost è (c) JJ Abrams, ABC, Darlton e via discorrendo. Di sicuro non è mio.
Lista: @ tez-fic
Note: Scritta per settepeccati. Per la cronaca, nemmeno io ho mai letto la Recherche ;-P "Lost time" è ovviamente un gioco di parole con "tempo perduto", ma anche l'anagramma di Mittelos - la compagnia fittizia usata dagli Altri per operare nel mondo esterno.

Ben non ha mai letto Proust, anche se è una di quelle cose che si è sempre ripromesso di fare.

Ciò non significa che non sappia il significato di madeleine, anche se non ne ha mai mangiata una. C'era nel libro di letteratura che la Dharma faceva studiare ai figli dei residenti, per quanto a lui, figlio di inserviente e destinato a ripercorrere le orme del padre, nessuno richiedesse una particolare conoscenza della letteratura francese. E' uno di quei risvolti crudelmente ironici di cui la sua vita è piena e che non mancano mai di farlo sorridere.

Dunque, è seduto vicino a Hugo Reyes. Mentre Locke è andato avanti a prendere sulle sue spalle il fardello - o il mantello regale - del prescelto. Ben vorrebbe poter dire che non gl'interessa, ma non è così; e allo stesso tempo è vero. E' talmente esausto, esausto dentro, che per la prima volta lascia il cervello a riposo. Come una radio che trasmette solo scariche statiche. Che cosa può fare, concretamente, adesso? Nulla. E' abbastanza razionale da capirlo. Alex è morta e Jacob gli ha voltato le spalle. Vede infine l'isola come devono averla vista i sopravvissuti: una gabbia verde scuro, lussureggiante e vuota al tempo stesso, rigogliosa di vita eppure ostile. Sterile.

Lo vede, con la coda dell'occhio. Reyes che si fruga nella tasca dei pantaloni, e ne estrae una barretta Apollo.

Ben percepisce le proprie pupille dilatarsi come quelle di un animale, la saliva accumularsi sotto la lingua. Non mangia e non dorme da troppo tempo. Ma non è proprio la fame ad incatenare i suoi occhi alla barretta di cioccolato: è che non ne vedeva una da quasi dieci anni. Erano finite presto, dopo la Purga. L'ultima che aveva in casa l'aveva tenuta per Alex, che l'aveva mangiata il giorno del suo sesto compleanno. La compagnia che produceva le barrette Apollo era una delle poche ditte a lavorare in appalto per la Dharma, per cui i suoi dolci non avevano il familiare logo nero su sfondo bianco. Quello li faceva apparire straordinari rispetto al resto dei prodotti che arrivavano sull'isola, dove tutto era omologato, pastorizzato e a lunghissima conservazione.

Naturalmente, era solo un'illusione. Le barrette Apollo non erano diverse da tutto l'altro cibo per astronauti se non per l'incarto, eppure quello bastava. Lasciavano trapelare la possibilità di un'alternativa. Ripensandoci, forse era proprio quello il motivo: dare ai forzati dell'isola l'impressione di poter scegliere, e non a caso affidare quell'illusione ad un dolce, piuttosto che a qualcosa di banale come la farina o il sale.

Quando Reyes, dopo un attimo in cui un conflitto profondo balena nei suoi occhi, gli porge metà della merendina, Ben la prende senza neanche ringraziare. Non ce n'è bisogno. A parte l'inutilità dei convenevoli in una situazione del genere, se c'è qualcuno che può capire il valore assoluto di un cioccolatino quello è Hugo Reyes, probabilmente.

Il rivestimento di cioccolato è mezzo sciolto, ma non importa: Ben schiaccia il boccone tra la lingua e il palato, sente distintamente la granella di arachidi, lo strato di caramello, il ripieno di torrone morbido.

Per un attimo, ha dodici anni di nuovo, è una giornata calda, e lui è andato da solo fino al torrente, con un libro in mano e una barretta Apollo in tasca. Si era seduto su un sasso, si era levato le scarpe, e aveva messo i piedi a mollo nell'acqua fresca, trovando sollievo dall'afa dell'entroterra. Poi aveva aperto il libro sulle ginocchia (qualcosa di Verne, ma non ne è del tutto sicuro) ed aveva scartato la sua barretta. Anche quella volta il calore l'aveva resa appiccicosa. Ma era buonissima lo stesso.

Per un attimo, è di nuovo appena arrivato, e una bambina gentile gliene offre una, zucchero sulla pillola amara.

E Alex è ancora viva, e scarta la merendina con un entusiasmo che non avrebbe se fosse nata altrove, e Ben pensa che, tutto sommato, questa è una fortuna.

Il ritorno di Locke lo scuote dalla sua fantasia, vivida come un sogno del mattino. E quando Ben scopre che l'unica via d'uscita è spostare l'isola, capisce che non ci sarà più ritorno, che non metterà più i piedi in un torrente in una torrida giornata di dicembre, che non rivedrà mai più né Annie né Alex, che quel tempo sarà, per sempre, perduto.

character: hurley, character: ben linus, tipo: oneshot, settepccati, rating: g, fandom: lost

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