Title: The Life and Times of Andrea
Fandom: Originale
Wordcount: 2796
Warning: c’è gente stronza, happy ending opinabile,
Prompt: Cow-t 6: almeno 300 parole su “Forza Interiore”.
Note: Questa è la riscrittura di una storia che non ho mai pubblicato ma che ho sempre tenuto in mente perché funzionerebbe da preludio a un’eventuale “saga” cui appartengono anche Elisa e Amelia (anche se la loro storia è tipo 20 anni dopo). Spero vi piaccia, la storia non è betata quindi se notate errori o inconsistenze fatemi sapere pls.
25 anni
Finalmente si lascia accasciare contro il muro del bagno, incurante della sporcizia e delle macchie di vomito sulla maglia, pulendosi la bocca con una mano tremante. Appoggia la testa contro il muro, gli occhi lucidi, mentre si stringe le braccia come per consolarsi da sola. Quando le mani scendono a coprire la pancia non riesce a trattenere qualche lacrima, mentre si morde il labbro per evitare suoni.
Dopo qualche minuto si alza barcollante, uscendo dall’abitacolo per poi appoggiarsi contro il lavandino. Quando si guarda negli occhi allo specchio, non sono più lucidi ma determinati.
Adesso Andrea sa cosa deve fare.
8 anni
Risate cristalline echeggiano tra gli alberi, mentre si possono vedere sfrecciare due figure che si rincorrono. Andrea corre, continuando a ridere incurante dei codini che ogni tanto le colpiscono il viso, per poi girarsi per vedere se scorge la zazzera rossa del fratello maggiore. Quell’attimo di distrazione però, la porta a inciampare e a ruzzolare per terra, e non riesce a trattenere un grido di sorpresa. Si alza per sedersi, una mano portata alla testa, con lo sguardo confuso e un inizio di lucciconi negli occhi.
Prima che possa cominciare a piangere, Luca è già lì accanto a lei, ad accarezzarle pian piano la schiena e a sorriderle gentilmente. La calma raccontandole storie fantastiche con animali parlanti, che giura siano avvenute proprio in quel boschetto, mentre lentamente tornano verso la residenza principale. Una volta arrivati lì, Andrea è tornata ad essere la bambina sorridente di prima e sembra che tutto sia a posto.
Il clima sereno s’incupisce con le urla del padre, che afferra Luca per il braccio e lo trascina nel suo studio. Andrea non capisce bene perché da qualche settimana suo padre sia sempre così arrabbiato col fratellone, specialmente se esce di casa. Sospetta che Luca abbia fatto qualcosa, perché è talmente tanto in punizione che non può nemmeno andare a scuola (anche se non sembra tanto una punizione per lei), ma il tutto le sembra troppo strano e incomprensibile. Riesce a sentire le urla e le discussioni anche mentre va in camera sua. Una volta lì, si rifugia in un angolo sotto la scrivania, con le ginocchia premute contro il petto, e comincia a raccontarsi da sola la storia di Jack Scoiattolo.
16 anni
Andrea corre nel giardino come ha fatto tante altre volte da bambina, ma invece delle risate ci sono lacrime e confusione. Dietro di lei echeggiano le urla di suo padre, ancora in casa, mentre lei è quasi alla fine del giardino. Con uno slancio, afferra con forza lo zaino sulle spalle di Luca, costringendolo a fermarsi. Il ragazzo si gira, con gli occhi lucidi e lo sguardo triste.
Rimangono a guardarsi in silenzio per qualche secondo, finché Andrea non sussurra:
“… Perché?”
Se possibile, gli occhi di Luca diventano ancora più tristi, mentre si avvicina e l’avvolge in un abbraccio forte, disperato, come se non volesse lasciarla più andare.
“Mi dispiace Andy, mi dispiace veramente moltissimo, ma io… non ce la faccio più. Non posso più restare qui con lui, non, non più. Ho resistito fino ad ora per amor tuo, ma adesso…”
Scioglie l’abbraccio, lasciando le mani sulle spalle di lei, guardandola negli occhi.
“Adesso sei abbastanza grande e non dovresti avere i problemi che ho avuto io.”
Distoglie lo sguardo come per allontanarsi, ma poi ritorna a fissarla con più intensità, come se volesse imprimerle quel messaggio nella memoria.
“Ricorda sempre che ti voglio bene sorellina e che sei perfetta così come sei, non farti convincere del contrario da nessuno, ok? Devi essere forte.”
Le toglie le mani dalle spalle e torna a camminare verso l’uscita. Prima di andarsene definitivamente, lancia un ultimo sguardo dietro di lui, muovendo le labbra come se volesse dirle “Perdonami”.
Solo qualche minuto dopo, quando non vede più la sua schiena, Andrea smette di essere immobile e crolla a terra come una bambina, piangendo disperatamente con le mani sul terreno, il cuore pesante per il senso di colpa per non averlo fermato, cosciente che questa volta non ci saranno storie fantastiche a distrarla dalla sua tristezza.
19 anni
Andrea cammina con passo veloce per i corridoi dell’università, e sebbene abbia mille fogli e tanti libri per le mani, sorride per la possibilità di essere lì a studiare. Però a causa di un passo falso inciampa, facendo cadere tutto a terra. Imprecando sottovoce si mette sulle ginocchia a raccogliere, quando vede una mano porgerle un paio di fogli. Quando alza gli occhi non può fare a meno di arrossire un poco: davanti a lei, inginocchiato a terra, c’è un ragazzo dai capelli neri che ha notato altre volte. L’ha sempre visto pensieroso, con un libro in mano o a correre, con un’espressione seria e posata; però, davanti a lei in quel momento, le sta sorridendo in maniera gentile.
Quando afferra ciò che le porge, il suo cuore salta qualche battito.
“G-grazie mille, non dovevi.”
“Tranquilla, non è un disturbo. Ecco, tieni qua.”
Lui continua ad aiutarla con fare noncurante e lei ad arrossire quando le dita si sfiorano. A missione terminata lui le porge la mano, ancora sorridendo.
“Io mi chiamo Richard. Tu invece sei…?”
Andrea gli risponde timidamente mentre gli stringe la mano, sentendo il cuore batterle più forte.
23 anni
“…Andrea?”
La giovane donna si gira, senza staccare le mani dal carrello della spesa, ma come vede chi l’ha chiamata sorride radiosa.
“Luca!”
Si allontana velocemente prima di corrergli incontro e abbracciarlo al collo con un piccolo salto, ridendo estasiata. Il fratello l’abbraccia per riflesso, ma poco dopo rompe l’abbraccio prendendole le mani, gli occhi colmi di tristezza come tanti anni prima.
“Che ti è successo?”
Lei ridacchia.
“Di recente? Un matrimonio, ma non mi hanno detto di effetti collaterali gravi.”
Luca impallidisce leggermente, mentre le stringe tremante le mani.
“Tuo marito… Richard Kevinson?”
“Sì, ci siamo conosciuti all’università, ma dimmi di te, che cos’hai fatto? Dove sei stato?”
“Non è importante adesso. Richard lavora per il governo, giusto?”
“Sì, un ruolo minore, ma questo che c’entra?”
Lui deglutisce, come per prendere coraggio.
“Andy… sei sicura che non ti abbia sposato per nostro padre?”
Lei si acciglia, liberandosi le mani dalla sua presa per stringerle sul petto con fare difensivo.
“Non chiamarmi Andy, non quando vieni in casa mia a dire che mio marito non mi ama! Ma come ti permetti?”
“Ti prego Andy, fammi spiegare, il govern-”
“No! Non ti ascolterò! Te ne sei andato anni fa senza più guardarti indietro, e torni solo per dirmi che, ora che sono finalmente felice, sto facendo la cosa sbagliata?!”
Con l’alzarsi del tono la gente comincia a girarsi a guardarli. Andrea arretra di qualche passo, mentre Luca alza le mani come per calmarla.
“Io amo Richard e lui ama me! Sei mio fratello, ma non puoi venire qui ad insultare la mia vita, specialmente quando te ne sei tirato fuori.”
Andrea torna verso il carrello, dandogli le spalle.
“Ti voglio bene e sarai sempre mio fratello, ma sarai il benvenuto nella mia vita solo se lascerai fuori queste insinuazioni, sono stata chiara?”
Lei si gira, osservando Luca annuire e accennare un movimento verso una fila di scaffali vicina. Prima di inoltrarsi nella corsia si gira, guardandola come se fosse l’ultima volta che può farlo, dicendo sottovoce:
“In viaggio ho incontrato una veggente molto dotata. Mi ha detto che la prossima volta che ci vedremo, sarà l’ultima.”
Distoglie lo sguardo, girando l’angolo degli scaffali; Andrea lo segue, il cuore che batte veloce per il dubbio, ma la corsia è vuota.
25 anni
Andrea si ferma in mezzo al marciapiede, una mano che stringe con forza la borsa a tracolla e l’altra sulla pancia, gli occhi spalancati rivolti verso il marito che è poco più avanti di lei.
“… Che cosa hai detto?”
Richard si volta con un’espressione annoiata.
“Dai Andrea, non in mezzo alla strada, disturbi gli altri.”
“No Richard, non mi muoverò finché non mi spiegherai perché vuoi uccidere il nostro bambino!”
Il tono leggermente più alto attira un po’ l’attenzione degli altri passanti.
I due sposi si guardano negli occhi per qualche secondo, lo sguardo freddo di Richard contro quello ardente di Andrea.
Lui s’avvicina, abbassandosi un poco per sussurrarle qualcosa all’orecchio.
“Non possiamo permettere che un DNA pericoloso come il tuo vada a passeggio come se niente fosse, considerando che già non siamo riusciti a bloccare tuo fratello.”
Lei spalanca gli occhi, non riuscendo a capire il motivo di una tale affermazione, mentre comincia a sentire un peso nel petto e la gola stringersi nel percepire che quel “noi” non include anche lei.
Lui continua, il tono da gelido diventa sprezzante e denigratorio.
“Credevi davvero che stessi con te per amore? Ma ti prego! Il mio lavoro è sorvegliarti fino a quando non riveli il tuo potenziale.”
Andrea boccheggia, il respiro più affannoso.
“Perché io?”
“A quanto pare, tu e tuo fratello avete un potenziale per delle capacità sovraumane, come telepatia, volo, insomma, quelle cavolate lì. Tuo padre ti ha segnalato una volta che tuo fratello ha mollato l’azienda di famiglia; certo, un po’ in ritardo, ma comunque patriottico da parte sua.”
Andrea rimane in silenzio, il labbro tremante, il respiro sempre più rapido, mentre i suoi occhi si riempiono di lacrime. Scuote la testa, come se volesse scacciare tutte quelle parole, negare che sia veramente così, pretendere che il mondo non le è ancora crollato addosso. Alza lo sguardo, guardando suo marito -quello sconosciuto- dritto negli occhi, trattenendo a stento un singhiozzo.
“No, Richard…”
La mano che aveva cominciato ad alzare verso il viso dell’uomo viene scacciata via rapidamente. I suoi occhi sono velenosi, mentre dice tra i denti quasi ringhiando:
“Non mi toccare, mostro.”
È allora che Andrea comincia a urlare, la testa tra le mani, cadendo a terra.
E con lei, cade tutto il resto.
Quando riapre gli occhi, è inginocchiata in mezzo ad un mini cratere, piena di polvere. Si guarda intorno, stentando a riconoscere tra i detriti e una sorta di foschia granulosa la strada su cui stava camminando. Si alza e comincia a camminare, il suono dei suoi passi echeggia in mezzo alla desolazione. Ci sono molte persone stese a terra, anche loro coperte di polvere, tutte prive di conoscenza. Le si blocca la gola quando qua e là scorge il rosso di qualche ferita, alcune leggere, altre no. Con un brivido che le attraversa la schiena, si rende conto che è tutta colpa sua, che in qualche modo ha causato quell’esplosione.
Comincia a correre, le guance segnate dalle lacrime che hanno cominciato a scorrere, con l’unico desiderio di scappare da quel luogo.
Si ferma solo qualche ora dopo, quando non più così impolverata entra in un piccolo bar. Chiede rapidamente del bagno, correndo rapidamente verso una tazza, cominciando a vomitare.
26 anni
Un lontano suono di passi scuote Andrea dal suo dormiveglia. Pian piano apre gli occhi, mentre sente il rumore avvicinarsi alla sua stanza. Con qualche difficoltà si alza un poco, appoggiandosi quanto possibile alla testata del letto. Abita in un palazzo deserto, lontano dalla città, nessuno dovrebbe essere lì, tuttavia… Non sa perché -dopo l’imputerà a una sorta di presentimento- ma quando la porta viene aperta lentamente, il suo cuore è sereno. Quando intravede quella zazzera rossa così scombinata, così diversa e al tempo stesso così familiare, con un morso in gola trattiene a fatica le lacrime.
“… Luca? Sei davvero tu?”
Per un breve istante rimangono fermi, mentre Andrea sente il suo cuore battere all’impazzata, piena di dubbi e paure, ma in un lampo si trova circondata con delicatezza dalle braccia del suo fratellone. In quel momento non riesce più a trattenere le lacrime, ricambiando con altrettanta forza l’abbraccio. Rimangono così fermi per un po’, incuranti del tempo che passa, semplicemente stringendosi a vicenda come se fossero ancora bambini.
A un certo punto l’abbraccio si scioglie, mentre Andrea si asciuga le guance con una mano. Gli occhi le si inumidiscono di nuovo, quando non riesce a trattenersi dal dire:
“Mi dispiace, avrei dovuto ascoltarti tre anni fa, mi dispiace mi disp-”
S’interrompe quando la mano di Luca si pone sulla sua, stringendogliela delicatamente.
“Shh Andrea, non ti preoccupare.”
“Ma è stata colpa mia! Quell’incidente, tutti quei feriti… se ti avessi ascoltato forse l’avrei potuto evitare.”
“Non parliamo di queste cose, piuttosto… quando sarò zio?”
Andrea fa un piccolo sorriso quando si accarezza il pancione.
“Ormai manca poco, probabilmente meno di un mese. Sarà bellissima, me lo sento.”
“Esattamente come sua madre.”
L’espressione di Andrea diventerà seria.
“No, non come me. Non dovrà portarsi sulle spalle il mio stesso peso.”
Fa un respiro profondo, poi ricomincia a parlare con tono di voce basso.
“Quando sono arrivata qua, non c’era niente. Mi sono fermata in questa stanza, ho chiuso gli occhi e ho immaginato di trovarmi di nuovo a casa, davanti al piano. L’ho dipinto in tutte le sue sfaccettature, la sensazione del legno sotto le dita, quel do che è più duro degli altri, poi ho riaperto gli occhi e… ed era lì. Davanti a me. Come se fosse sempre stato in quella stanza.”
Luca le stringe di più la mano, come per comunicarle supporto.
“Quindi adesso, ogni ora, ogni minuto mi concentro su di lei. Non posso cancellare il suo potenziale, ma posso renderlo più gestibile del mio. Non sarà pericolosa come me.”
“Non parlare così, il risveglio è un momento diff-”
“È così come si chiama? Risveglio?”
“Gli altri come noi che ho incontrato l’hanno sempre chiamato così.”
“Mi racconti il tuo?”
Luca rimane in silenzio per qualche momento, pensieroso, per poi ricominciare a parlare.
“Quando avevo tredici anni, correndo intorno alla casa, chiusi gli occhi e girai un angolo, quando li riaprii mi trovai in un posto completamente diverso. Ero spaventatissimo, ma il panico mi fece fare la cosa giusta: li richiusi rigirandomi indietro, e così tornai a casa. Avevo così tanta paura che tenevo sempre gli occhi aperti quando giravo. Nostro padre lo notò, e quando glielo dissi, lui mi diede uno schiaffo e mi disse che non mi avrebbe permesso di rovinare il buon nome della famiglia facendo l’anormale.”
Gli sfuggì un sorriso.
“Fu proprio per quello che non obbedii e cominciai a esercitarmi di nascosto. Diventai sempre più bravo, se prima ci riuscivo solo con dei mezzi come porte, angoli o finestre, dove non vedevo oltre, adesso, mi basta chiudere gli occhi. Incredibile, vero?”
Anche Andrea sorrise.
“Quindi dopo essertene andato di casa hai viaggiato molto?-
“Sì, sono stato quasi ovunque. Ho visto certe cose Andy, da mozzarti il fiato.”
Andrea gli strinse la mano.
“Luca, mi devi promettere che ti prenderai cura di lei, io… io dopo il parto ritornerò da Richard.”
L’altro spalancò gli occhi.
“Ma è una follia! Non puoi farti una cosa simile!”
“Luca, ascoltami, sono troppo pericolosa. So che probabilmente non ti piace sentirlo, ma guarda cosa ho fatto solo perché ero scioccata! Sono capace a malapena di controllarlo qui, da sola, perché penso alla bambina, ma là fuori sarebbe troppo difficile per me. Non posso essere tutto il mondo della piccola, e non sarebbe giusto per lei se fosse solo il mio. È… meglio così.”
Luca rimase in silenzio per un po’, poi con occhi lucidi e voce sottile chiese:
“È inutile che provi a farti cambiare idea, vero?”
Andrea sorrise, lottando contro le lacrime.
“Mi conosci fratellone, sono testarda come un mulo.”
Lui si stende delicatamente accanto a lei nel letto, abbracciandola delicatamente prima di darle un bacio sulla fronte.
Rimangono stretti per un po’, senza parlare, godendo della presenza dell’altro, prima che Luca sussurri:
“Non ci hai mai creduto quando te l’ho detto a casa, ma sei una delle persone più forti che conosco Andy. Non te lo scordare mai.”
In silenzio, Andrea lascia scorrere le sue lacrime. Rimangono di nuovo in silenzio, esitanti nel rompere l’atmosfera, anche perché entrambi sono consapevoli che, una volta che Luca se ne andrà, sarà l’ultima volta che si vedranno.
27 anni
Andrea cammina a testa alta, anche se dentro è tremante per la paura. Si lascia sorreggere dalla consapevolezza che la sua piccola Stefania è al sicuro, che riesce a percepire che è con Luca lontano da quel posto. Si continua a dire che è forte e ce la può fare, anche se non ci crede davvero. L’essere sempre vissuta sotto il controllo di suo padre e di Richard le sembra l’esatto contrario di quella forza interiore che Luca le ha sempre attribuito, ma lascia che quell’illusione la sostenga.
Sempre a testa alta, entra nell’atrio dell’edificio, e in breve tutti i presenti si girano a guardarla, esterrefatti. Nel silenzio più totale, cerca con lo sguardo tra la folla, e quando trova gli occhi spalancati di Richard, con un sorriso rassegnato unisce i polsi davanti a lei.