Titolo: Don't Go, You'll Only Want To Come Back Again
Autore: Vany (
vedova_nera)
Beta:
cialy_girl &
eowieFandom: Harry Potter
Personaggi: Bill Weasley, Harry Potter, Fleur Delacour (nominée Ron Weasley, Ginny Weasley, Molly Weasley)
Pairing: Bill Weasley/Harry Potter
Rating: Pg15
Prompt: 076. Chi?, 077. Cosa?, 078. Dove?, 079. Quando?, 080. Perché?, 081. Come?, 082. Se, 083. E
Conteggio Parole: 1.976 (W)
Avvertenze: Slash e tradimento, il solito insomma. *_*”
Disclaimer: I personaggi appartengono a J.K. Rowling e a coloro che ne hanno acquistato i diritti. Io non traggo vantaggi dall'uso di essi e non li reclamo come miei.
Tabella:
QuiNote: • La mia raccoltina sul tradimento vede la luce finalmente! Ormai non ci sperava più nessuno dopo boh, un anno e passa a marcire nel pc? *_*” Rimanere senza niente da fare dopo aver completato la fic per Ale mi ha lasciata senza meta e allo sbando, sarà per quello che sono finita a correggere questa. Ahah.
• ‘na fatica a trovare il titolo che non vi dico. Anyway, sgraffignato a Nude dei Radiohead, classicone già proposto anni fa sempre per una fic su Harry Potter.
Don't Go, You'll Only Want To Come Back Again
079. Quando?
Un giorno il Mare si scoprì innamorato della Sabbia.
L’amava di un amore totale, assoluto, e non poteva fare a meno di stare con lei, così continuava a tornare, appena il Vento e la Luna glielo permettevano.
Non riusciva a frenarsi dal rivederla, toccarla ancora una volta - scivolava costantemente verso la costa per incontrarla, per stare con lei, creando un moto ondoso regolare, una risacca senza fine.
Era amore per sempre.
Bill non ricorda più chi gliel’ha raccontata o se l’abbia letta da qualche parte invece, ma quella storia gli torna in mente spesso di recente. L’ha semplicemente ritrovata sepolta nel profondo della sua memoria, una mattina di Novembre in cui la nebbia era solida e compatta e lui aveva chiuso la relazione con Harry dopo una notte passata assieme.
Il più giovane non aveva opposto resistenza, forse contro la sua natura, ma il senso di colpa e il rischio avevano iniziato a diventare immensi, insostenibili, e il peso dei segreti non gli si era mai cucito addosso a dovere.
Magari se n’è solamente ricordato perché sta vivendo una situazione simile: non importa quanto provino ad allontanarsi, quante volte si lascino, quante promettano di essere fedeli, ritornano ogni volta sui loro passi per riunirsi.
Da sempre, per sempre.
080. Perché?
Dapprima scopare Harry era solo facile, anche se è il marito di sua sorella e lui è sposato con Fleur, anche se hanno entrambi dei figli e ce ne sono altri in arrivo. Anche se.
Dapprima scopare Harry era solo facile perché lui sa, perché lui c’era, perché può capire, perché ne ha bisogno tanto quanto Bill. Perché, nonostante siano passati anni e si sia costruito una vita lontanissima dalla propria adolescenza, sia cresciuto, si sia sposato e abbia creato una famiglia, nascosto tutto sotto una cappa di normalità e serenità che in realtà è fragile quanto lui stesso, ci sono ancora gli incubi e i ricordi della guerra, delle morti, della voce sottile di Voldemort a tormentarlo. Le giornate no in cui non vuole vedere nessuno e una rabbia sorda gli monta dentro e poi cede lasciando il posto ad una tristezza inconsolabile, ad una stanchezza sconfinata. Ci sono grida nella notte e fantasmi di mille persone che lo inseguono come ombre, in un monito costante dei propri fallimenti.
Dapprima scopare Harry era solo facile, ma ha scoperto col tempo che è perché c’è più amore che altro, nel fondo del loro rapporto, e perché non può farne a meno, come non può evitare di respirare, o baciare la fronte dei suoi figli mentre dormono, o ridere ad una battuta di Sirius - che ricorda come se fosse oggi, seduto al tavolo della cucina di Grimmauld Place con un bicchiere di Whiskey Incendiario davanti e il sorriso più bello del mondo.
Perché è destino e tanto basta.
081. Come?
A conti fatti non saprebbe nemmeno spiegare com’è iniziata.
Non sa individuare il guasto semplicemente osservando l’ingranaggio, nello stesso modo in cui non sa come una serata al Paiolo al termine di una giornata faticosa al Ministero, trascorsa a bere e a ridere e a dire le prime cazzate che gli venivano in mente insieme a Harry e Ron, si sia trasformata in loro due aggrappati l’uno all’altro, disperatamente, nel vicolo dietro la locanda.
In un attimo la sua bocca si è trovata su quella del più giovane, appena dopo aver salutato il fratello e aver osservato la sua ombra Disapparire di seguito a lui sull’acciottolato sconnesso.
È stato solo una frazione di secondo, un battito di ciglia, un sorriso quasi di circostanza, un commiato preannunciato e un po’ strano, teso, e poi l’impatto di denti contro denti e labbra e fiato mischiato e i loro due corpi premuti assieme con una forza indescrivibile.
E desiderio. Insormontabile, incontenibile, troppo per essere indirizzato in maniera sensata, come non credeva fosse possibile provarne.
È durato un istante o poco più, e tutto è finito com’è cominciato - inspiegabilmente.
Si sono salutati a disagio, di fretta, Disapparendo in direzioni opposte e a capo basso.
Poi si sono rivisti. Ed è iniziata, senza senso, allo sbando, semplicemente così.
078. Dove?
Prendono a vedersi nei posti più disparati, dove capita, quando capita.
Non ce n’è uno preciso, un’alcova da eleggere come ritrovo sicuro - può essere la Tana o le loro case quando le rispettive mogli sono fuori coi bambini; i loro uffici al Ministero o un bagno che nessuno usa mai o che è fuori servizio. Non è mai Grimmauld Place, però, perché è troppo carica di ricordi e rimpianti e dolore per poter essere felici fra quelle mura.
Spesso, invece, è la stanza di qualche albergo Babbano, quando non c’è nessun altro luogo sgombro da persone che possa accoglierli - l’urgenza di stare insieme li rende incauti, impulsivi, pronti a fare sciocchezze non calcolando i rischi e ciò che potrebbero perdere nel caso venissero scoperti, colti sul fatto da qualcuno che conoscono che, dal lato opposto della strada, li vede uscire da un hotel in piena giornata.
C’è mancato poco, però, in certe occasioni - voltare l’angolo e sbattere contro i genitori di Hermione a spasso per Londra a fare spese mentre avrebbero dovuto essere al lavoro, e mettere improvvisamente distanza tra i propri corpi, perché due amici non camminano così, non si stanno addosso in quel modo; o uscire dalla Tana mentre Molly sta rientrando e inventarsi una scusa stupida, su una festa a sorpresa che vogliono organizzare per Fleur e Ginny e che necessita della sua preziosa collaborazione.
A volte si domandano come riescano a non destare sospetti ad ogni mossa, in ogni istante. Forse, nonostante l’incoscienza, a metterli al di sopra di ogni dubbio è il fatto che sono loro due, Bill e Harry, e chi andrebbe mai a pensarci?
E il dove, alla fine, non ha importanza.
077. Cosa?
“Esco,” annuncia Bill, scendendo le strette scale che conducono al piano inferiore del cottage. Fleur sta leggendo in salotto e alza il capo ad osservarlo, sbalordita nonostante cerchi di nascondere, invano, lo sconcerto.
“Cosa?” domanda dopo pochi istanti, incapace di mettere ordine nella confusione mentale portata dall’affermazione del marito, la mente ancora in parte coinvolta dalle vicende della protagonista del libro.
“Esco?” replica Bill, esitante, come se non fosse più certo di passarla liscia anche questa volta, senza una scenata, senza delle accuse o almeno dei dubbi.
“Sono le undici e mezza,” risponde allora sua moglie, non lasciando trapelare nulla nel tono della sua voce se non la sorpresa che l’aveva colta poco fa e che, ormai, è impossibile dissimulare.
“Già, mi vedo con Harry al Paiolo. Prima doveva mettere a letto i ragazzi, sai…” dice solo, e non è nemmeno una bugia, è questa la cosa spaventosa. Non è una bugia, e se lei decidesse di seguirlo o di presentarsi semplicemente alla locanda con una scusa, lui sarebbe effettivamente lì, davanti ad una pinta di Burrobirra insieme ad Harry, e non ci sarebbe niente di male ai suoi occhi.
È questa la sicurezza della loro relazione: nonostante gli amici e la famiglia si chiedano dove spariscano di tanto in tanto e cosa facciano per delle ore quando sono insieme, non arriverebbero mai a pensare che loro due siano amanti. È questo il punto di forza, la loro difesa: l’impensabilità di quel legame.
E da un lato lo terrorizza perché, davvero, li rende infiniti.
076. Chi?
Dopo un paio di episodi in cui è rincasato a notte fonda o è uscito la sera tardi, non ci è voluto molto affinché Fleur iniziasse a dubitare di lui.
Bill se n’era reso conto in una frazione di secondo, in una sera dorata di fine Giugno, appena rientrato dal lavoro. Aveva aperto la porta di casa e aveva realizzato che lei non lo stava aspettando, c’era freddezza nei suoi occhi mentre sistemava la tovaglia ricamata sulla tavola - le dita così pallide da fondersi con essa, mentre vi passavano e ripassavano sopra, tendendo la stoffa bianco perla, liberandola con cura dalle pieghe.
Lo aveva salutato e poi gli aveva voltato le spalle, tornando a sbrigare le faccende, come se lui non fosse nemmeno stato lì.
È stato così che è iniziata quella danza di lasciate e riprese con Harry. Quel continuo rincorrersi e abbandonarsi che non serve, perché non è in tale maniera che riconquisti la fiducia di una persona quando l’hai persa.
In taluni momenti ha persino sperato che non fosse amore con lui, che ciò che sentiva fosse solo la mancanza del suo corpo contro il proprio, che ciò che desiderava fosse la fisicità che avevano, l’odore della sua pelle, il timbro severo della sua voce, la sensazione dei suoi capelli tra le dita. Sarebbe stato più facile conviverci, o darci un taglio netto se avesse voluto. Quella era una mancanza che poteva sopportare, definire, archiviare. Dimenticare, anche.
Ma è amore, disperatamente amore.
E ci sono volte in cui nemmeno se ne pente, perché lui è sempre stato un po’ così - egoista, incapace di non perdonare se stesso e la sua natura.
Allora lascia che sia Fleur a pagarne le conseguenze, a smarrire la fiducia, e a morire un po’ ogni volta, chiedendosi con chi ha passato la serata e se mai tornerà ancora da lei.
082. Se.
Se non fosse per questa storia ora potrebbe dire di essere felicemente sposato, con una delle più belle donne che abbia mai visto. Eppure non basta, la bellezza non conta davvero, c’è qualcosa di diverso che unisce le persone, che le lega indissolubilmente, e non è un voto, un giuramento, una fede al dito. È qualcosa che nasce nelle viscere e preme aria contro il diaframma fino a togliere il respiro, che ti fa pensare a quella persona guardando i gabbiani in volo sul mare, e trovarle un nome ha poca importanza - c’è, e tanto basta.
Se non fosse per il senso di colpa che ogni tanto lo azzanna ferocemente alla gola, sarebbe tutto più semplice, meno alienante, e non lo convincerebbe a chiudere la loro relazione regolarmente, quando le cose si fanno più complicate, insopportabili o persino tristi.
È che nessuno dei due la vuole veramente questa separazione, non sanno fare a meno l’uno dell’altro - nonostante Ginny sia corsa a chiedergli se era vero che si vedevano al Paiolo così spesso, e lui sia convinto che li abbia anche seguiti un paio di volte, dopo che aveva confermato la versione di Harry.
Se non fosse per i sospetti e gli sguardi indagatori e i continui interrogatori di Ron e di sua madre, non sarebbe obbligato a stare così sulla difensiva, a proteggere ancora di più se stesso e ciò che ha con Harry. È che le odia, le odia da morire le loro domande, odia veder invaso il suo spazio con interrogativi da parte di persone che non sono nella posizione di pretendere spiegazioni.
Non gli importa cosa li spinga, se siano preoccupati, perplessi o semplicemente curiosi: non sono affari loro e quando la pazienza scatta via in un istante, prima che lui possa afferrarla e tenerla ancorata a sé, e risponde con irritazione, si aspetta che quei quesiti non gli vengano più posti.
Ma i se non contano, non servono a nulla, sono solo ipotesi, rimpianti, ragionamenti postumi che lasciano il tempo che trovano.
Sono il passato, e non c’è modo di recuperarli come non c’è modo di tornare indietro.
083. E.
E non c’è altro da dire. È tutto qui.
Non importa quanto provino a riafferrare la normalità e a fare a meno di vedersi, di stare insieme. Ciò che li lega finisce sempre col ripresentarsi, con un abbraccio che profuma di amore e che li riporta al punto di partenza, come se tutti gli addii non avessero alcuna rilevanza, ma fossero unicamente delle formalità inutili, tentativi maldestri di redenzione, salvezza, o semplicemente colpa.
Non importa quante scuse, quante ragioni possano sforzarsi di elencare per giustificare le loro debolezze, i loro sentimenti: trovano sempre la strada che li conduce a riunirsi.
E solo questo conta.