Titolo: As Above, So Below
Raccolta: The Boy With The Thorn In His Side
Parte: 3 di 7
Autrice: Vany (
vedova_nera)
Beta:
eowieFandom: Harry Potter
Personaggi: Peter Pettigrew
Lista e tema: Lista 8, tema 05. Passato
Rating: G
Conteggio Parole: 585 (W)
Disclaimer: I personaggi appartengono a J.K. Rowling, e a coloro che ne hanno acquistato i diritti. Io non traggo vantaggi dall'uso di essi e non li reclamo come miei.
Tabella:
QuiNote: • Nel terzo libro viene nominata la madre di Peter, credo da Fudge, mentre ai Tre Manici si discute di Sirius e del crimine che avrebbe commesso in quanto sostenitore di Voldemort. Non viene fatta menzione del padre, invece. È probabile che il padre possa semplicemente essere morto (nonostante la longeva età che attribuisce loro JKR, i maghi sembrano morire relativamente giovani), e che Peter abbia avuto un’infanzia normalissima, felice, contornata da entrambi i genitori e bambini con cui giocare, ma io non lo immagino così.
Arrivati a questo punto, se vi state già domandando che utilità abbia questa nota, è presto detto: essendo che non viene detto nulla sulla famiglia di Peter, né sulla vita che ha condotto prima di entrare ad Hogwarts - nemmeno se sia Purosangue o meno -, io mi sono presa il permesso di inventare di sana pianta.
• Postare mi rovina, giuro. Sono tramortita.
Postata originariamente
qui.
As Above, So Below
Vivono in un cottage a ridosso del fiume, nel nord dell’Inghilterra.
L’aria umida ne marcisce i muri, l’intonaco si scrosta un po’ di più ogni anno, il clima malsano lo gonfia e lo fa saltare via al minimo tocco, al minimo colpo di vento. Quando piove, l’acqua filtra all’interno attraverso il tetto dissestato, creando macchie giallastre sul soffitto e gocciolando sul pavimento, in un ticchettio continuo, costante.
Mentre d’estate, la vicinanza al fiume e al bosco porta sciami di insetti fastidiosi, che pungono le guance tonde, le braccia rosee e le gambe scoperte di Peter.
Alle finestre ci sono persiane colorate, ma il colore - un azzurro cielo carico, simile al colore che il bambino usa nel disegnare un cielo terso che sovrasta i vasti campi verdi e gialli che circondano il cottage - è sbiadito dal sole, e il lucido che protegge il legno è corroso per la scarsa manutenzione.
Ma in quel luogo ci è nato, nel sangue e nella sofferenza, e lo ama, perché è casa, anche se il legno delle persiane è rovinato e l’interno è invaso dalla polvere.
La gente del posto che abita giù, al villaggio, affibbia loro soprannomi, li deride quando passano e tutti si interrogano su che vita facciano, ma nessuno osa avvicinarli.
Sono emarginati, vivono a ridosso della vita degli altri nascondendo la propria.
Peter non ha mai avuto un padre, ed era troppo piccolo per ricordarsi della sua presenza al proprio fianco prima che se ne andasse. Sua madre l’ha tirato su da sola, con fatica, pagando a caro prezzo l’amore per un uomo col vizio del gioco d’azzardo.
Quando i soldi sono finiti, lui è sparito senza lasciarsi dietro alcuna traccia, abbandonandola con una casa ipotecata e Peter - quattro mesi appena, le manine piccole e paffute che si incagliano nella rete dei suoi capelli pallidi, cenere dorata alla luce del sole - da crescere.
Poi, un giorno, Peter parte per Hogwarts e lei rimane in quella casa sola, unicamente con i propri ricordi e la polvere ad attanagliarle la memoria.
Suo figlio è cresciuto e lei non vuole lasciarlo andare via, ma non sa opporsi.
È il corso inevitabile della vita.
Il ragazzo torna ogni anno sempre più cambiato dentro, un po’ di più ogni estate, ogni inverno. Non ha mai conosciuto la ragione di quel cambiamento, ma c’era, lì, simile alla continua erosione dell’acqua sul letto del fiume che scorre di fronte alle finestre del salotto.
“Sembri felice”, gli dice lei, una sera a cena, al suono delle falene che si impigliano alla luce blu della lanterna.
“Credo di esserlo”, risponde semplicemente, un gemito sommesso bloccato in gola, a fermare una risata sul punto di nascere.
Sedici anni appena, e la felicità a portata di mano. Astraea non ribatte e sorride, conscia che non durerà per sempre. La vita sa solo offendere. Vorrebbe insegnare questa lezione a suo figlio, prima che sia troppo tardi, prima che si spezzi, ma il suo cuore di madre non glielo permette.
Passano due anni, due anni appena, e Peter torna devastato. Anche questa volta non da spiegazioni, si limita a nascondere un gemito in fondo alla gola, a bloccare un singhiozzo sul punto di venire fuori, incontrollabile.
E sua madre sa che ora gli schiaffi della vita saranno molto più duri da sopportare, perché in passato ha potuto assaporare la felicità.
Vorrebbe dirgli che il passato è solo una palla al piede, che il passato non conta.
Porta solo tristezza.
Vorrebbe dirglielo, ma il suo cuore di madre glielo impedisce.