Supernatural. Syllabes of Time. Wincest. 7/7

Dec 23, 2008 11:18

Passavi la maggior parte del tempo a lamentarti. Eravate una famiglia, perché doveva sempre litigare così con vostro padre?

Era una cosa che non riuscivi a concepire, tu che avresti dato tutto per la famiglia, tu che consideravi Sam e tuo padre le cose più importanti della tua vita - più importanti di un futuro, una carriera, qualsiasi cosa - non riuscivi davvero a capire perché Sam fosse così.

Sam che doveva litigare per ogni cosa, Sam che si arrabbiava, Sam che chiedeva spiegazioni, Sam che disubbidiva, quello stesso Sam che avevi portato via dalla sua camera in fiamme.

Non lo capivi.

Ma ora che sei seduto sulle mattonelle di quella piccola cucina, la schiena appoggiata alla lavastoviglie e la bottiglia di Gin in mano, completamente ubriaco, cominci a capire un po' più di cose.

Non le cose che ti chiedevi, nuove scoperte che avresti preferito non fare. Tuo padre è uscito da qualche ora, una caccia, qualcosa così, e la mancanza di Sam al tuo fianco si fa opprimente.

E la consapevolezza di non potercela fare senza tuo fratello ti si pianta nel cuore, e sarà l’alcool oppure il foglietto che tieni nella mano, ma non riesci a smettere di piangere.
Titolo: Decisamente più facile
Autrice:
chibi_saru11
Beta:
faechan
Fandom: Supernatural
Personaggio/Coppia: Dean Winchester/ Sam Winchester
Rating: PG
Prompt: 2# E improvvisamente sono diventato parte del tuo passato, la parte che non dura.
Note:
1. Pre-serie. Sam è andato a Stanford. (Il biglietto è totalmente fandom, come lo era anche in "Crawling in the Dark" e "Sitck it into the family")
2. Con Crawling in the dark e Stick it into the family fa parte di una trilogia di storie che analizza, da parte dei tre Winchester, la reazione alla partenza di Sam. Questa è, naturalmente Sam centrica. Possono comunque essere lette a solo.
Conteggio Parole: 314
Avvertenze: Pre-slash, Incesto
Disclaimer: Dean e Sam non mi appartengono, non detengo i diritti di Supernatural e tutto quello che racconto è quasi frutto della mia immaginazione
Tabella: +



La maggior parte delle persone penserebbe che è strano - perché, letteralmente, sei tu che te ne sei andato - eppure tu ti sei sempre sentito come se fossero loro ad averti lasciato indietro. Da molto prima di Stanford.

Guardavi Dean e tuo padre parlare, progettare una caccia e ti sentivi tagliato fuori - chissà, forse avevi questa sensazione dalla prima volta che avevi detto a Dean di volertene andare via - e la frustrazione, la fissazione di essere semplicemente già in più ti entrava nelle viscere e ti faceva stare male.

Per questo, quando te ne sei andato da casa, non hai avuto il coraggio di dirglielo in faccia - né a tuo padre né, soprattutto, a Dean - hai lasciato uno schifosissimo biglietto, come il più infimo dei codardi e ti sei costruito una nuova vita.

Solo una volta, poche settimane dopo esserti sistemato, hai chiamato Dean.

La sua voce era roca, proprio come la ricordavi e non sei riuscito a parlare per un po'.

Dean continuava a chiedere chi diamine ci fosse dall’altra parte, ma tu non potevi parlare. Perché era Dean e non ti eri davvero reso conto di quanto ti fosse mancato.

E quando avevi trovato il coraggio di rispondergli - continui a ripeterti che sei stato così patetico a non trovare nemmeno il coraggio di un “Ehi, Dean, sono Sam” in dieci minuti di conversazione - la voce di tuo padre era risuonata fastidiosamente nel telefono «Dean! Muoviti a venire in macchina, dobbiamo andare» e ogni fibra del tuo essere si era contorta al pensiero di cosa stavano andando a fare. Che sarebbero potuti non tornare.

A quel punto la tua mano si era mossa da sola e aveva chiuso la chiamata.

Hai smesso di pensare a loro, sì, sei tu che li ritieni parte del tuo passato; sei tu che non vuoi avere più a che fare con loro.

Così è decisamente più facile.
Titolo: I am so tangled in my sins that i cannot escape
Autore: chibi_saru11
Beta: faechan
Fandom: Supernatural
Personaggio/Coppia: Dean Winchester/ Sam Winchester
Rating: PG
Prompt: 3# E se hai le mani sporche che importa? Tienile chiuse e nessuno lo saprà
Note: Il titolo della storia è preso da "The Man that you fear", Marylin Manson. Quanto amo quest'uomo?
Note2: In attesa della WTP!SPN che arriverà, abbiate fede <3
Conteggio Parole: 376
Avvertenze: Slash, Incesto
Disclaimer: Dean e Sam non mi appartengono, non detengo i diritti di Supernatural e tutto quello che racconto è quasi frutto della mia immaginazione
Tabella: +


Sam non sa come reagirebbe. Guardando Dean che accoltella un vampiro si chiede se si comporterebbe così.

Sa cosa sta passando Dean, Sam riesce a capire cosa pensa suo fratello anche prima che lo capisca lui stesso, e riconosce tutti i segnali. Questa cosa lo sta uccidendo, non è una metafora o un’altra finezza stilistica, gli occhi di Dean sono più stanchi ogni giorno che passa e Sam non riesce più a tenerlo accanto a sè come vorrebbe.

Lui sta soffrendo, è vero, ma Dean si sta decisamente torturando per questo. Lo capisce - Sam e Dean si assomigliano più di quanto pensano - ma non riesce minimamente ad immaginarsi come avrebbe potuto reagire lui se suo padre si fosse sacrificato per la sua vita. Ogni volta che ci pensa sente un brivido freddo correre lungo la sua spina dorsale, ed è diviso dal sentimento di gratitudine - che non riesce a fermare e che è così crudele - perché Dean è vivo, e non è lui a dover convivere con questo peso; e dal sentimento di odio, perché questa vita ha tolto loro un altro pezzo della sua famiglia, e Sam si sente solo anche se Dean è accanto a lui.

E quando pensa a come potrebbe reagire, e che la reazione di Dean non è così irrealistica come ipotesi, si sente sempre un po' più vicino a suo fratello.

Suo fratello che si guarda le mani sporche di sangue, suo fratello sul cui viso cola una linea rossa che glielo divide a metà; suo fratello che trema - e Sam, se non conoscesse bene Dean, potrebbe giurare che stia piangendo.

Dean è l’unica cosa che gli rimane, ed è comunque la cosa più importante della sua vita e quindi non ha nemmeno un minimo di esitazione ad avvicinarglisi - perchè sa che è quello che avrebbe fatto Dean se le parti fossero state invertite - e a prendergli le mani tra le sue prima di baciarlo.

Non c’è bisogno che Dean continui a guardare le sue mani, né il sangue che le macchia, Sam continuerà a fargli tenere gli occhi su di lui e laveranno le loro mani assieme, nella camera che hanno affittato. E Sam lotterà con tutte le sue forze per tenere suo fratello accanto a sè.
Titolo: Those old habits
Autrice:
chibi_saru11
Beta:
faechan
Fandom: Supernatural
Personaggio/Coppia: Dean Winchester/ Sam Winchester
Rating: PG
Prompt: 4# Le vecchie abitudini sono dure a morire
Note: Tanto perchè a volte me ne ricordo, SPOILER PER LA 3° SERIE. Ambientata durante "Mistery Spot"
Conteggio Parole: 579
Avvertenze: Pre-slash, Incesto
Disclaimer: Dean e Sam non mi appartengono, non detengo i diritti di Supernatural e tutto quello che racconto è quasi frutto della mia immaginazione
Tabella: +


Sam aveva mangiato da solo per più di un anno, si era ricucito da solo le ferite, aveva guidato in un auto troppo silenziosa, aveva chiesto stanze singole e non aveva parlato con nessuno. Per più di un anno.

I primi tempi era stato difficile, continuava a sedersi dalla parte del passeggero, continuava a chiedere a Dean - al posto in cui avrebbe dovuto esserci Dean - dove volesse mangiare, continuava a chiedere una doppia e continuava sempre ad aspettare che Dean dicesse qualcosa. Qualsiasi cosa. Poi si guardava intorno e si mordeva il labbro, forte; le abitudini erano dure a morire, si diceva.

Col passare del tempo - verso il terzo o quarto mese - Sam aveva cominciato a smettere di parlare; continuava a voltarsi verso il secondo letto della stanza certo di trovarci Dean, continuava a sedersi dalla parte del passeggero, e continuava a sperare di sentire la voce di Dean, ma aveva smesso di parlare. Se nessuno avesse risposto non sarebbe stato perché non c’era effettivamente nessuno, ma solo perché era stato lui stesso a non chiedere nulla.

Al quinto mese Sam aveva cominciato ad entrare dal lato giusto dell’Impala, senza mai voltarsi dal lato del passeggero, come se Dean fosse lì; siccome lui non parlava e stava guidando il fatto che Dean non parlasse e che la macchina continuasse ad andare era assolutamente normale.

Al settimo mese Sam aveva anche smesso di chiedere doppie, prendeva squallide singole in squallidi motel, e poteva semplicemente convincersi che Dean avesse preso un’altra camera.

Al nono mese aveva semplicemente ammesso che Dean era morto. Non era stata una cosa volontaria, si era alzato dal letto e invece di pensare “Devo andare a svegliare Dean nell’altra stanza” aveva pensato “Dean è morto”. Se ne era reso conto dopo e le vecchie abitudini erano semplicemente scomparse, sostituite da nuove.

Poi Sam aveva trovato l’illusionista, lo aveva pregato e si era svegliato, semplicemente.

La stupida radio di quel fottuto Mercoledì dava quella fot- e poi Sam si era fermato, Dean era appena sbucato da dietro la porta, lo spazzolino ancora nella mano e aveva detto: “Sì, lo so, quella canzone fa pena, amico” e Sam non capiva proprio perché a lui sembrava la più bella canzone di questo mondo

Lo stesso giorno in cui Dean era tornato nella sua vita, Sam aveva ripreso a parlare. La voce di Dean riempiva la stanza e Sam cercava di ascoltarlo il più possibile.

Forse il primo giorno si era quasi seduto dalla parte del guidatore, ma il secondo giorno stava già sul sedile del passeggero dell’Impala con la musica di Dean - “Chi guida sceglie la musica, Sammy” - che gli rimbombava in testa. I Metallica erano sempre stati così meravigliosi?

Il terzo giorno, quando erano arrivati all’alba in un motel, Sam stava per chiedere una singola, poi aveva guardato verso la macchina - suo fratello stava trafficando con le gomme, non sapeva bene perché - e aveva sorriso. “Vorrei una doppia, una meravigliosa, grande e con due letti doppia”.

E quando Dean era entrato nella camera sfoggiando fieramente una qualche schifezza di un qualche fast food, Sam non aveva protestato, aveva preso il suo panino - in cui Dio solo sa cosa c’era dentro - e aveva continuato a guardare il piatto di Dean con un sorriso ebete stampato sul viso.

E l’unica cosa che riusciva a pensare, guardando Dean che aumentava il volume dello stereo al massimo - e non riuscendo davvero ad arrabbiarsi - era che, davvero, le vecchie abitudini erano dure a morire.
Titolo: The road so far
Autore:
chibi_saru11
Beta:
maewe
Fandom: Supernatural
Personaggio/Coppia: Dean Winchester/ Sam Winchester
Rating: PG
Prompt: 5# Nessuno ti porterà via da me
Note: E' vero, è il compleanno di Jensen, ma perchè non festeggiare anche la sua controparte? <3
Conteggio Parole: 1.127
Avvertenze: Pre-slash, Incesto
Disclaimer: Dean e Sam non mi appartengono, non detengo i diritti di Supernatural e tutto quello che racconto è quasi frutto della mia immaginazione
Tabella: +


Da un po' di tempo a quella parte Dean aveva preso l’abitudine di andare a bere ogni sera. Quando tornava nella loro stanza era ubriaco e con la maglietta fuori posto, continuava a sorridere, senza un reale motivo, ma Sam sapeva che non era felice.

Aveva paura, era terrorizzato e continuava questa dannata sceneggiata del “io sto per morire - non me ne frega niente, davvero non ho paura - quindi posso anche fare l’esca umana e rischiare di morire ogni due secondi” e Sam non poteva fare altro che rimanere a guardarlo.

Dean non era propriamente cambiato, era sempre il solito Dean: stupido, inappropriato e iperprotettivo, ma c’era quell’ombra nei suoi occhi che Sam non riusciva a sopportare.

Quando però Dean apriva la porta della loro camera, barcollando e biascicando “hey, Shaaammy”, Sam non trovava la forza di cominciare una qualche discussione. Raccoglieva Dean da terra, annuiva senza realmente ascoltare quello che l’altro gli diceva e lo metteva a letto. Dean continuava a borbottare per qualche minuto, frasi che non avevano un minimo collegamento tra loro - e a cui Sam sorrideva stupidamente - e poi crollava addormentato.

C’erano però le sere - ed erano così rare che Sam poteva contarle sulle dita - in cui Dean tornava e non aveva nessun sorriso sul viso, teneva lo sguardo basso e i muscoli della mascella rimanevano contratti. Quelle erano di solito le serate in cui Dean non ce la faceva, in cui nemmeno l’alcool serviva a molto e non poteva fare altro che tornare a casa sconfitto, tutto il muro d’indifferenza crollato sotto il peso del whisky.

Avanzava verso il letto e vi si lasciava cadere rumorosamente, sbuffava e poi mormorava un “’notte Sam” e si addormentava.

Sam avrebbe voluto girarsi verso di lui, toccargli una spalla e dirgli di smetterla. Tenersi tutto dentro non gli sarebbe servito a nulla, dannazione, lui era lì. Parla con me, Dean, avrebbe voluto dire, invece tirava fuori i libri e il computer - che nascondeva sempre quando suo fratello entrava dalla porta - e continuava a cercare un modo per salvarlo dall’inferno.

Sam aveva ormai preso una certa familiarità con questa routine: Dean tornava a casa con l’aria sconfitta solo una volta - o due - al mese, mentre le altre sere lo vedeva rientrare col sorriso sul viso.

Per questo, guardando l’orologio, Sam si chiede perchè Dean non sia ancora tornato. Dean torna sempre entro le quattro, sempre. Però ora sono le cinque, e di Dean neanche l’ombra.

Sam non sopporta di non avere suo fratello sott’occhio, ma finché sa dov’è, cosa possa essergli successo, allora può sopportare. Ma suo fratello sta morendo e, ogni volta che non è accanto a lui, ha il terrore di vederlo scomparire per sempre. Senza lasciare più traccia.

E’ questo che lo spinge ad uscire, alle cinque e un quarto di una domenica mattina, rubare una macchina e andare a cercare l’Impala, anche a costo di percorrere tutta l’America.

La trova dopo tre ore, parcheggiata nel garage di uno squallido bar, sperduto e lontano ore dall’ultima città in cui è passato.

Tira un sospiro di sollievo e scende dalla macchina, pronto a fare una ramanzina storica a Dean, ma quando entra nel bar lui è disteso su un tavolo e non si muove.

E se non si fosse semplicemente sbronzato? Se fosse stato attaccato?

La rabbia lascia il posto alla preoccupazione; lo scuote un poco, chiamandolo a gran voce e quando Dean apre gli occhi e borbotta il suo nome, Sam è troppo sollevato per pensare che ha un fratello deficiente e che d’ora in poi farà le ricerche al bar con lui e che non lo perderà di vista nemmeno per un secondo. Dean sta bene e Sam vorrebbe abbracciarlo, o picchiarlo, ma si limita a strattonarlo per la manica e a trascinarlo verso l’Impala - il suo senso del dovere gli ricorda della macchina rubata abbandonata, ma non può farci molto.

Il viaggio di ritorno è silenzioso per la prima ora, Sam guarda la strada - e stringe il volante tanto forte da farsi male - e Dean, per una volta, sembra non avere nulla da dire.

Poi Sam sbotta, perché ha passato una serata d’inferno, e anche se Dean sta per morire non può fargli prendere certi infarti.

«Ora me lo spieghi cosa cazzo avevi in mente?» sibila, guardandolo di sbieco.

«Nulla, volevo provare l’ebbrezza di dormire in un bar, sai l’odore di whisky quando ti alzi e la maglietta appiccicaticcia per l’unto sul tavolo…» comincia Dean, con quel suo dannato sorriso alla “ne-stai-facendo-una-cosa-troppo-seria-Sammy” che non sopporta.

Una cosa troppo seria un corno.

«Piantala di blaterare, Dean. Maledizione, non tornavi in stanza e ho dovuto rubare una fottuta macchina e venirti a riprendere in un fottuto bar in mezzo al nulla e…» urla, le guance rosse e gli occhi che fanno la spola tra la strada - su cui non riesce a concentrarsi - e il viso annoiato di Dean.

«Nessuno te l’ha chiesto…» lo sente borbottare, stringendosi nelle spalle. E Sam si pente di non aver mai affrontato il discorso prima.

«Col cazzo. Sei mio fratello, merda, e puoi continuare con questo atteggiamento da “io butto via la mia vita tanto sono destinato all’inferno” quanto cazzo vuoi, ma questo non significa che io non abbia tutto il diritto di fermarti e salvarti. Perché tu non finirai all’inferno, Dean» ansima pesantemente, le parole che gli raschiano ancora la gola e le nocche delle mani bianche.

«Oh, piantala, Sam. Lo sai che non puoi salvarmi e sai che io non te lo permetterò perché…» comincia Dean, urlando anche lui, ma Sam urla più forte, ha più rabbia e ha tutto da perdere.

«’Fanculo a quello che vuoi tu, Dean. Tu non morirai, cazzo. Non c’è nessun “ma” nessun “però” e nessun fottuto “non te lo permetterò”. Tu non morirai perchè io non te lo permetterò e, cazzo, Dean, smettila di fare di tutto per non essere salvato, non mi lascerai solo. Io non ho nessuna intenzione di rimanere solo. Nessuna cazzo d’intenzione» mentre le parole gli escono dalle labbra si sente meglio, dirgli tutto quello che pensa è come liberarsi di un macigno troppo grande, troppo pesante e troppo indigesto. Dean rimane zitto qualche minuto, poi scoppia a ridere.

Sam non è preparato a quella reazione, e non sa come affrontarla, poi Dean parla, la voce rauca per la risata e gli occhi fissi sulla strada.

«Beh, Sammy, sembra che tu non mi voglia lasciare molta scelta» guardandolo Sam vede ancora quel fondo di rassegnazione nei suoi occhi, ma Dean gli sta parlando e gli sta parlando credendoci.

E lui farà qualsiasi cosa per tenere Dean con sè, qualsiasi cosa.

«Ovvio che no, idiota» borbotta, con un sorriso sulle labbra e vorrebbe dirgli “nessuno ti porterà mai via da me”, ma forse non sono ancora pronti.
Titolo: The sun came up with no conclusion
Autore: chibi_saru11 
Beta: faechan 
Fandom: Supernatural
Personaggio/Coppia: Dean Winchester/ Sam Winchester
Rating: PG
Prompt: 6# Non è rimasto nulla a cui essere legati
Note: Il titolo della storia è preso da "Road to joy", Bright Eyes. Una delle canzoni che mi fa più piangere in assoluto - e che non dovrebbe.
Note2: Ambientata durante la 2x22. Quindi sì, siore e siori, SPOILER grandi quanto gli hints slash si SPN <3 E ANGST a mai finire, mi sembrava giusto avvertire.
Conteggio Parole: 397
Avvertenze: Slash, Incesto
Disclaimer: Dean e Sam non mi appartengono, non detengo i diritti di Supernatural e tutto quello che racconto è quasi frutto della mia immaginazione
Tabella: +


La stanza - piccola, lercia e puzzolente - ti sembra si stia restringendo. La vedi avanzare verso di te, le pareti che si chiudono, le finestre che scompaiono - tutto si comprime e non riesci più a respirare.

La lattina di birra che Bobby ti ha portato l’ultima volta - quella che hai lanciato contro la parete, più e più volte - giace nella tua mano leggermente aperta. Vorresti lanciarla di nuovo, ma non hai nemmeno lo spazio per alzare il braccio. Non c’è nemmeno lo spazio per urlare.

Vorresti fuggire, chiedere aiuto, chiamare Sam, ma l’unica porta che riesci ancora a scorgere, in tutto questo buio, è quella porta marcia semi aperta.

Non riesci a guardare cosa c’è all’interno, ma non ne hai bisogno. Il corpo senza vita di Sam ti si è impresso nel cervello, non se ne vuole andare via.

Lo hai guardato incessantemente per due giorni, le tue mani non hanno mai smesso di tremare e la lingua è diventata sempre più secca. Eppure il tuo cervello continua a ripetere che non è vero, non può essere vero, perché quello è il tuo Sammy, perché lo dovevi proteggere. Dovevi salvarlo.

E se non sei riuscito a fare nemmeno questo, se non sei riuscito nemmeno ad esaudire l’ultima volontà di papà, perché sei rimasto in vita?

Se ci fosse stato lui al tuo posto, sei sicuro, Sam sarebbe ancora vivo: sei tu l’incapace in famiglia. Lo sei sempre stato, ma ti andava bene.

Sam era quello intelligente, papà quello forte, tu eri quello leale.

Ma se non è rimasto nulla a cui essere leale, che senso ha la tua vita?

Il passo dopo è facile.

Le pareti sembrano essere tornate alla loro misura normale, le tue mani hanno smesso di tremare e riesci a ragionare lucidamente. Appoggi la lattina di birra sul tavolo, accanto alla pizza rancida che non hai mai toccato.

Apri l’armadio e trovi l’erba che stai cercando e non perdi tempo, vai a salutare Sam - a chiedergli scusa perchè non riuscirai a dirglielo quando tutto sarà finito - e poi ricordi solo il rumore dell’Impala e l’asfalto che stride.

E non importa quale sarà il patto, pensi mentre scavi al centro dell’incrocio, non importa se dovrai fare quello che ha fatto tuo padre. Dean Winchester non ha alcuna ragione di vita se non ha qualcuno a cui essere legato. Se non ha Sam a cui essere legato.
Titolo: Gli sta bene così
Autore:
chibi_saru11
Beta: faechan 
Fandom: Supernatural
Personaggio/Coppia: Dean Winchester/ Sam Winchester
Rating: PG
Prompt: 7# Puoi dormire mentre guido
Note: Ambientata nella prima serie
Note2: FINITO! <3 *bounce* Claim finito *^*/
Conteggio Parole: 421
Avvertenze: Pre-slash, Incesto
Disclaimer: Dean e Sam non mi appartengono, non detengo i diritti di Supernatural e tutto quello che racconto è quasi frutto della mia immaginazione
Tabella: +


Sam a volte se lo chiede. Ok, c’è tutta la cosa che Dean è estremamente fissato con la sua macchina - fissato nel senso che, Sam ne è certo, un giorno lo troverà a parlarci, accarezzandola distrattamente, o a lanciarle una palla sperando che la riporti - ma non è assolutamente normale questa ostinazione di Dean a non lasciarlo guidare.

Sam a volte lo vede incredibilmente stanco ed ehi, è normale, e si offre per prendere il suo posto al volante, ma Dean scuote le spalle, fa una maledetta battuta sul fatto che Sam ha bisogno del suo sonno di bellezza o il popolo delle fate non l’accetterà più e poi si richiude nel suo silenzio assonnato.

Sam è sempre sul punto di chiedergli perché diamine lo faccia, ma poi il sonno s’impadronisce di lui, anche se sa già che si sveglierà urlando in pochi minuti.

Dean sa quello che fa, anche se la maggior parte delle volte Sam pensa che non sia così. E’ solo che Dean non ama fare gesti plateali, non ama creare situazioni imbarazzanti e non ama che qualcuno si accorga che sta facendo qualcosa di tenero.

Per questo è contendo che Sam non si sia accorto di niente, che continui a pensare che sia solo per l’Impala, e per quanto sia maledettamente fantastica, che non lo fa guidare. Dean non saprebbe spiegargli il vero motivo, anche perché Sam lo troverebbe stupido e lo caccerebbe via a calci dal posto di guida.

E’ solo che Sam non dorme mai quando non sono in macchina. Ha tante altre cose da fare, come contare le mattonelle del bagno o controllare che ci siano almeno venti distributori automatici nei pressi del motel - nel caso i precedenti non avessero qualcosa di sostanzialmente importante come delle patatine al gusto di verdura - ed è sempre in giro alzato e quando Dean si sveglia - lui non è una specie di mostro traumatizzato - lo trova seduto davanti alla finestra con caffè e ciambelle. Non che avere delle ciambelle in camera non sia il massimo - è come essere in un hotel con il servizio in camera, dannatamente stupendo - ma Sam si ammazzerà così e Dean semplicemente non può permetterlo.

Così quando devono fare un viaggio continua a guidare per ore, strofinandosi gli occhi fino a farli diventare di un poco promettente colore pomodoro, tanto per essere sicuro che Sam dorma almeno cinque ore, tra incubi e strilli.

Ma Sam non dovrà mai saperlo, gli va bene che continui a dormire mentre lui guida, davvero. Gli sta bene così.

paring: wincest, !fanfiction, fandom: supernatural, character: sam winchester, character: dean winchester, *syllabesoftime

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