Titolo: For all the worry that I did
Autore:
chibi_saru11Fandom: Avengers
Personaggi: Steve Rogers, Tony Stark, Clint Barton, Thor Odinson (apparizioni di Natasha Romanoff e Bruce Banner)
Pairing: Steve/Tony
Word Count: 4213 (Fidipù)
Rating: SAFE
Warning: ///
Riassunto: Gli Avengers vengono trasformati in bambini e non stanno fermi un solo secondo. E Tony ha problemi persino più grandi di questo.
Disclaimer: Questi personaggi non sono miei. Per nulla. Figures.
Note:
1. Partecipa al #COWT5 di
maridichallenge per il prompt Esuberanza.
Il punto è che è andato a letto a... a... non ricorda che ore erano (ricorda Dumm-E e una chiave inglese che gli si è quasi conficcata in testa e qualcosa che riguardava dei roller blades e non uno skateboard, perchè gli skateboard sanno troppo di adolescente che si ribella con il mondo e Tony ha passato quella fase) e il punto è che è andato a letto molto tardi, incredibilmente tardi, quindi no, non è pronto.
Non ha mai avuto il sonno particolarmente pesante, il che era un problema all’inizio quando Steve cominciava a russare (perchè si, non importa quanto cerchi di negarlo, Capitan America russa come un trombone) e Tony non era abituato e passava intere nottate a chiedersi come il sesso più bello della sua vita potesse finire così, quindi quando sente il rumore di passi che si avvicina alla sua porta sa già cosa l’aspetta.
«No,» mormora piano, nascondendosi sotto il cuscino «non esiste» ripete, dando un calcio a Steve, che continua a russare senza la minima idea di quale disastro sta per accadere.
È a quel punto che la porta della loro camera da letto si apre di botto e qualcuno si lancia in mezzo a loro con grazia inesistente.
«Tony! Tony! Steve! Steve!» urla il pargolo in mezzo a loro, il pargolo che fino a meno di due settimane fa non era minimamente un pargolo, ma comunque ugualmente insopportabile.
Tony non è bravo a trattare con i bambini, okay? Okay.
«Steeeeve» si lamenta piano, sapendo perfettamente che l’altro non può non essersi svegliato per la mini bomba che si sta dimenando nel loro letto.
Dall’altra parte del letto proviene un promettente grugnito prima che l’altro, si metta a sedere. Tony si ferma un secondo a guardarlo, i capelli che vanno da tutte le parti, un po’ di bava che gli cola leggermente al lato della bocca. Realizza da solo quanto sia strano che trovi queste cose sexy.
Eh, che schifo la domesticità pensa prima di nascondersi la testa sotto il cuscino «Sei tu il capo degli avengers» si lamenta, sentendo una ginocchiata di Clint fin troppo vicina alle sue parti basse «è una tua responsabilità»
Tony si rifiuta di alzare il cuscino dal viso quindi non sa esattamente che cosa stia succedendo nel letto, ma quando sente la parte del letto di Steve muoversi e il piccolo demonio venire sollevato sa di avere vinto anche oggi.
«È la scusa che hai usato anche ieri. E il giorno prima» gli ricorda Steve mentre Clint ridacchia. Probabilmente Steve gli sta facendo il solletico, a Steve piace fare il solletico a mini-Clint. Onestamente è un po’ preoccupante.
«Perchè continua a funzionare» mormora, finalmente togliendosi il cuscino dalla faccia (ha vinto, non ha più bisogno di nascondersi e quindi può tranquillamente continuare a guardare Steve in tutto il suo splendore delle... che ore sono?
Prima che possa scoprirlo, però, Clint ride e dice, candidamente, «Bruce sta facendo i pancakes!» e per un istante nè lui nè Steve si muovono.
Bruce?
L’istante successivo stanno entrambi correndo verso la cucina e Steve, grazie al siero, ha un netto vantaggio su di lui quindi è il primo ad arrivare a prendere un Bruce di sette anni dal bacino ed allontanarlo dai fornelli e dalla sedia su cui era salito.
Tony, quando arriva, spegne il maledetto fornello e si volta a guardare mentre Steve controlla che Bruce non si sia fatto niente (Jarvis li avrebbe avvertiti se Bruce fosse stato in pericolo, è vero, ma Tony comprende l’ansia dell’altro).
Quand finalmente Steve sospira, rasserenato, Tony scuote la testa e da finalmente un’occhiata all’orologio.
Sono le sei e mezza. Le sei e mezza.
«No» asserisce, arrabbiato prima di tornare in camera.
Quando riapre di nuovo gli occhi si sente quasi una persona normale (per tornare ai suoi standard ci vorranno minimo tre tazze di caffè e possibilmente una palpatina ad un culo particolarmente patriottico) e decide che okay, magari può andare a vedere come se la sta cavando Steve.
Si sente oggettivamente un po’ in colpa, ma non è colpa sua se Loki ha deciso di fare loro questa bella sorpresa e tasformare tutti i loro compagni in pargoli che non sono nemmeno in grado di comprendere che non bisogna disturbare gli adulti alle sei e mezza del mattino.
Stephen Strange in persona li ha assicurati che l’effetto è solo temporaneo e devono semplicemente aspettare che l’incantesimo si annulli da solo, ma questo non l’aiuta.
Tony odia la magia.
In ogni caso deve andare a salvare la sua patriottica metà, o rischia di non avere nessuno a tenergli caldo il letto stasera, e per quanto potrebbe fare a meno del suo russare questo non vuol dire che possa fare a meno di tutto il resto.
Quindi scende in cucina e si guarda intorno con circospezione. Non ci sono bambini moribondi, nè urla disperate e soprattutto non vede ancora il corpo martoriato del suo fidanzato. Tutto questo gli da fiduzia.
«Jarvis?» chiede, preparandosi un po’ di caffè «dove sono Steve e la scatenata dozzina?»
«Il signor Rogers con gli altri Avengers sono usciti due ore fa per andare al parco, Signore» gli risponde Jarvis, e Tony aggrotta le sopracciglia «il signor Rogers l’avrebbe svegliata, ma aveva l’impressione che non sarebbe stato gradito»
Tony sbuffa guardando la caraffa di caffè pronta e poi la tazza che ha tra le mani. Ha un secondo di esitazione prima di alzare le spalle e prendere direttamente la caraffa «Non giudicarmi, Jarvis, so che mi stai giudicando, ma non sono bravo con i bambini, lo sai» borbotta, bevendo un po’.
Non lo è, davvero, non sa mai cosa fare e non può portarli nel suo laboratorio dove la metà delle cose potrebbero ucciderli, ma non sa esattamente cosa potrebbe essere divertente per un bambino di sette anni se non costruire un robot dotato di laser (dopotutto era quello che lui trovava divertente a sette anni) quindi preferisce lasciare le redini a Steve.
Steve è bravo con i bambini, riesce a calmarli quando sembra che qualcuno abbia dato loro da mangiare una razione tripla di zucchero, e riesce a farli ragionare quando scoppiano a piangere perchè no, non potete mettere le mani nelle prese maledizione e no, Clint, non puoi giocare con arco e frecce e Thor, solo perchè puoi alzare Mjolnir non vuol dire che puoi distruggere la cucina (a pensarci bene molte cose sono stranamente rimaste le stesse).
Steve è fin troppo bravo con i bambini, se Tony deve essere onesto, e questo lo preoccupa più di quanto sia pronto ad ammettere.
Ogni volta che vede Steve circondato dai pargoli che giocano ad un qualche stupido gioco come uno, due, tre... stella o strega mangia colore deve distogliere gli occhi, inghiottire il groppo che si trova in gola ed andare ad inventare qualcosa.
Anche ora l’idea non gli dispiace, potrebbe vestirsi ed andare a raggiungere Steve, ma la sola idea gli fa venire voglia di fare una smorfia ed è sicuro che a qualsiasi cosa stesse lavorando la sera prima non è ancora finita.
Steve comprenderà.
Si perde nel suo lavoro per un’ora e tredici minuti (almeno a detta di Jarvis) prima di sentire qualcuno che bussa pesantemente alle porte del suo laboratorio. Ha già una vaga idea di chi sia, perchè Steve può entrare senza bussare, Rhodey ha promesso di non mettere piede nella torre fino a quando non hanno sistemato la situazione e Pepper non è mai stata così rumorosa in tutta la sua vita.
Quando si volta verso le porte i suoi timori sono confermati e si trova Thor che continua a sbattere le sue mani paffute sul vetro con un sorriso a trentasei denti.
Perfetto, Thor.
Non è che a Tony non piacca Thor, infatti Thor da adulto è uno dei suoi Avengers preferiti (subito dopo Steve e Bruce, per ovvi motivi) ma tornato bambino?
Non sa se sia peggio Thor o Clint.
Clint passa metà del suo tempo a cercare di essere insopportabile perchè lo trova divertente, quindi molte delle sue trovate fanno semplicemente parte del suo essere un piccolo stronzetto. Thor è diverso.
Da quando si è ringiovanito Thor non si è fermato un secondo, va a dormire tardi la notte e si sveglia presto la mattina. Richiede di essere lasciato libero per il suo reame e di giocare con dei.... non si ricorda il nome, ma sono dei caproni giganti tipici di Asgard.
Ovviamente la terra non ha nulla di tutto questo, ma riportare Thor ad Asgard in queste condizioni sarebbe stato improponibile e quindi eccoli lì, gli Avengers i super babysitter.
Tony sospira, alzandosi dalla sedia e togliendosi gli occhiali di protezione. Deve stare attento, l’ultima volta che mini-Thor è riuscito ad infilarsi nel suo laboratorio ha quasi rischiato di fare esplodere tre cose e Tony non ha la minima voglia di spiegare a Fury come è riuscito ad uccidere il loro Dio personale.
«Ehi, scricciolo» dice, aprendo leggermente la porta e portandosi in avanti abbastanza da impedire al bambino di entrare «dov’è Cap?» chiede, piegando la testa e Thor gli sorride, contento.
«Clint e io abbiamo fatto la lotta al parco e ci siamo sporcati entrambi. Steve mi aveva detto di stare fermo, ma io e Mjolnir vogliamo giocare» risponde il bambino cercando di nuovo di entrare e Tony deve bloccarlo con tutto il suo corpo per impedirgli di farlo. Dio.
«Non qui dentro, ne abbiamo parlato, ricordi? I bambini e il laboratorio non vanno d’accordo» dice scuotendo la testa e sospirando.
Ha come l’impressione che il suo tempo di relax a lavoro è già finito per la giornata ed ha almeno altre tre cose da costruire e probabilmente qualche tremila prototipi da iniziare per SI. Però non può davvero continuare a lasciare i bambini a Steve e chiudersi in laboratorio.
«Quella mia e di Clint è stata un’ottima battaglia, ma non ha sedato la mia voglia di lotta,» gli risponde mini-Thor con una frase così tanto tipica che per un secondo gli fa sentire la mancanza del vero Thor, quello che non fa la pipì a letto «e il valoroso Dumm-E l’ultima volta è stato un degno avversario»
Tony sospira, scuotendo la testa e posando le mani sulle spalle del bambino, spingendolo indietro «Perchè invece non saliamo e giochiamo noi due? Ti è piaciuto quel gioco alla televisione, vero?»
Il piccolo Thor piega la testa per un secondo prima di annuire gravemente «Un compromesso accettabile» concorda, prima di scattare indietro verso le scale.
Tony è troppo vecchio per questo genere di cose.
Thor, per fortuna, esattamente come il Thor grande non è un grande giocatore di videogames (apparentemente sono troppo lenti e i bottoni tropo delicati) quindi Tony riesce a intrattenerlo per un po’ senza dovere alzarsi dal divano, ma allo stesso tempo può vedere che il bambino sta cominciando a stancarsi.
Dieci minuti prima ha cominciato a muoversi, giocando ogni singolo livello in una posizione differente e si chiede da dove le prenda tutte queste maledette energie.
È a quel punto che, per fortuna, entra Steve in salotto e Tony si volta a guardarlo.
Sembra stanco, e dato che è Steve ed il super siero lo rende instancabile è dire tanto, e dietro di lui entrano Bruce e i due gemelli assassini.
Natasha, tra i quattro, è quella che l’ha più sorpreso dopo la trasformazione.
Non sa esattamente cosa si aspettava da lei, probabilmente che fosse la stessa Natasha, solo più piccola, ma invece sebbene sia rimasta abbastanza silenziosa non ha un’aria di assoluto terrore intorno a lei.
Se deve essere sincero è... dolce (Natasha, da adulta, non verrà mai a sapere di questo suo pensiero perchè Tony ci tiene al proprio equipaggiamento - e non intende l’armatura).
Tende a stare appiccicata a Steve, però, quindi non è che Tony ha avuto molte occasioni di passare del tempo con lei.
Improvvisamente sente che il controller gli viene strappato dalle mani e c’è Clint che parla troppo velocemente per farsi capire, ma Tony crede che abbia appena sfidato Thor.
Tony lo lascia fare senza togliere gli occhi da Steve.
«Ho saputo che siete andati al parco» dice, cercando di capire se è nei guai per essersene tornato a letto quella mattina. Steve arcua un sopracciglio e poi alza le spalle.
Non molto nei guai, okay.
«Hanno giocato con dei cani che c’erano lì e altri bambini e per fortuna nessuno ha fatto cadere il libro di Bruce» risponde Steve, sedendoglisi accanto.
Tony ride all’idea «Onestamente sono un po’ curioso di vedere un piccolo Hulk che distrugge il parchetto» ammette tranquillamente, passando una mano sul collo di Steve e cominciando a massaggiare lentamente.
Steve fa un mugugno e chiude gli occhi «La prossima volta li porti tu al parco e potete fare quello che volete» risponde e Tony deve trattenere una smorfia, e probabilmente non ci riesce nemmeno tanto bene.
Rimangono in silenzio per un po’ e Tony sente Steve cominciare a rilassarsi. Okay, bene.
«Non è stato così tremendo» dice, piano e Tony deve staccare gli occhi da Thor e Clint che stanno cominciando a mescolare un po’ di lotta fisica a quella virtuale.
«Hm?» chiede e Steve alza le spalle.
«Il parco. È stato anche divertente per un po’» mormora e Tony si blocca.
Il tono di Steve è casuale e disinteressato e Tony è terrorizzato perchè... perchè...
Perchè Steve è bravo con i bambini, ma Tony è un disastro e no, non vuole avere un figlio e da quando Fury gli ha smollato Bruce tra le braccia e li ha informati che era un problema loro Tony sa che c’è questa grande e incombente discussione sulle loro teste.
Tony non vuole figli, ma comincia a temere che Steve voglia adottare qualche bambino del terzo mondo e Tony dona una fortuna ogni anno ad almeno quattro organizzazioni differenti e questo è tutto quello che è disposto a fare.
Un giorno Pepper avrà un bambino da qualcuno e le Stark Industries andranno a quel bambino perchè Tony non ha alcuna intenzione di essere padre.
Ma Steve?
Prima che Tony possa rovinare tutto però Clint lancia il controller in faccia a Thor e i due bambini cominciano ad urlare.
Non c’è più tempo di stare a parlare un po’ e per la prima volta da una settimana a questa parte Tony ringrazia il cielo che questi bambini non abbiano la minima idea di cosa voglia dire stare fermi anche solo per un istante.
Hanno un minuto libero solamente quella sera quando finalmente i bambini sono messi davanti alla TV, stremati dala giornata, finalmente.
Non sa dove tengano tutte le energie che hanno sprecato quel giorno e Tony è distrutto, ma allo stesso tempo sente le sue mani che tremano leggermente dalla voglia di tornare in laboratorio, lavorare un poco e non pensare a nulla; specialmente non a Steve e ipotetici bambini vietnamesi.
Steve sta pulendo la marea di piatti che hanno utilizzato per cenare (hanno ordinato cinese, perchè nè Steve nè Tony hanno le capacità o la voglia di cucinare qualcosa per quattro bambini affamati) e Tony si chiede se sarebbe scorretto alzarsi ed andarsene quando l’altro comincia a parlare.
«Credo che questa notte riusciranno a dormire fino a domani mattina, avremo una nottata tranquilla» mormora e Tony può quasi sentire il sorriso sulle labrra dell’altro.
Steve si sta divertento. Questo strano esperimento non lo lascia stanco e desideroso di trovare un’isola nelle Bahamas, no. Steve è contento e sorride pensando ai loro quattro loro bambini (no, non sono davvero i loro quattro marmocchi, sono solo gli altri Avengers, smettila mente di fargli venire attacchi di panico) e Tony non sa che fare.
Ha smesso di ascoltare quello che sta dicendo l’altro (che è, con il senno di poi, probabilmente una cosa sbagliata perchè si sarebbe risparmiato almeno tre attacchi di panico) e il tremore nelle mani è peggiorato, ma questa volta non è solo un bisogno di correre via e andare a lavorare un po’.
E se Steve, capendo che Tony non vuole e non vorrà mai un figlio, decide di lasciarlo? Perchè non cambierà idea, non vuole un pargolo per casa, stare attento a quali delle sue nuove invenzioni lascia per casa, dovere rimanere a casa durante le missioni perchè non hanno un babysitter pronto, far girare tutta la sua vita intorno a qualcuno che non può mandarlo a quel paese quando si comporta da stronzo.
Quindi fa l’unica cosa che una persona sana e razionale può fare.
Si alza in piedi e con la voce più acuta che abbia mai avuto dice, tutto d’un fiato «Non voglio figli, Steve, Dio» e poi scappa via.
(Attraversando il salotto vede Bruce addormentato sulla spalla di Natasha sopra il divano e sono adorabili, e Tony continua a non volerli intorno).
Quando si rende conto di cosa ha fatto è nel suo laboratorio e ha riprogrammato l’ultimo modello dello Starkphone con un applicazione che permette di farlo funzionare con un monitor per bambini, perchè questa è la sua vita.
E Steve è seduto nel divano del laboratorio e lo sta guardando mediamente divertito.
Non sa quando sia arrivato, ma tanto non è davvero una sorpresa, Steve ha un passo così tanto silenzioso che Tony non riuscirebbe a sentirlo nemmeno se prestasse attenzione.
«Ti senti meglio?» gli chiede Steve, chiudendo il libro che non stava evidentemente leggendo.
Tony ci pensa su un secondo e poi fa una smorfia, scuotendo la testa.
«Non... non davvero?» risponde con un sospiro e Steve ride, piano. Non capisce cosa stia succedendo, ma deve ammettere di essere abbastanza contento che non ci siano urla e bagagli in vista.
«Non sei arrabbiato?» chiede, comunque, perchè magari è solo la quiete che precede la tempesta, o Steve pensa che Tony stesse solo esagerando. E davvero, no. Magari non ha approcciato l’argomento nel miglior modo possibile, ma no. «Perchè non stavo... non stavo scherzando, okay? Non voglio figli. Non mi piacciono i bambini, e ancora meno gli adolescenti, basto io davvero, e persino avere gli altri mocciosizzati in giro per casa mi da fastidio. E so che tu li vuoi ma...»
È a quel punto che Steve arriva e gli mette una mano davanti la bocca, fermadolo dal continuare e Tony non resiste nemmeno un secondo prima di leccargli il palmo. Steve non si ritrae e si limita ad arcuare un sopracciglio, perchè è un piccolo stronzetto e Tony lo ama.
«Okay, perchè non mettiamo un attimo tutto in pausa, vuoi?» chiede, e continua ad essere stranamente divertito, come se Tony fosse un clown da circo o una scimmia danzante o cose simili.
In ogni caso Tony annuisce perchè cos’altro può fare?
Steve finalmente ritrae la mano ed annuisce, «Lo so che questa situazione è stressante, secondo le predizioni di Strange sarebbero dovuti tornare normali ieri, probabilmente dovremmo richiamarlo» inizia, prendendolo per il polso e portandolo con lui sul divano. Tony si fa trascinare senza troppe proteste.
«E sei stressato lo capisco» continua e Tony vuole interromperlo perchè no! Non è per questo che non vuole avere figli, Steve, maledizione, ma l’altro gli lancia un’occhiataccia e Tony si ammutolisce «quindi lascerò perdere il fatto che te ne sei andato così mentre stavamo avendo una discussione»
Poi si ferma e ci pensa per un secondo, piegando la testa «In cui ti stavo dicendo che visto che i bambini si sarebbero addormentati presto ci saremmo potuti divertire noi due. Senza interruzioni. Come avrei voluto fare questa mattina»
Tony sbatte le palpebre due volte, guardandolo confuso «Aspetta cosa?» e cerca di ricordare cosa stesse dicendo Steve quando Tony era scappato via e... non stava ascoltando, ma ricorda dei suoni che suonavano molto come letto e insieme.
Maledizione.
«Ah» mormora con una piccola risatina isterica «ops?»
Steve ride scuotendo la testa «Si, devo dire che inizialmente mi sono molto preoccupato. Insomma, per un attimo mi sono chiesto esattamente che cosa mi stavi nascondendo se avevi paura che uno di noi rimanesse incinto» ed è evidente che lo sta prendendo in giro, perchè Steve è fatto così, ed è un po’ stronzo davvero.
Tony sbuffa scuotendo la testa e chiudendo un attimo gli occhi.
Ovviamente, ovviamente ha fatto un casino senza motivo. Probabilmente avrebbero potuto evitare questa conversazione almeno per un po’, qualche anno magari. Solo che magari dopo avrebbe fatto ancor apiù male, perchè i fatti non sono cambiati.
È a quel punto che Steve si sposta un po’ in avanti posando il suo viso vicino a quello di Tony (odora di sapone per bambini e Tony fa una piccola smorfia) «E poi lo sai cosa? Nemmeno io voglio figli»
Tony spalanca gli occhi e rimane in silenzio per probabilmente qualche minuto, abbastanza comunque da fare preoccupare Steve.
«Cosa?» gracchia alla fine e Steve alza le spalle, come se non avesse detto nulla di che, come se fosse completamente normale e non la cosa più assurda che Tony abbia mai sentito.
Tony non è bravo con le persone, non sa esattamente creare delle relazioni emozionalmente stabili e tende ad essere stronzo di proposito con le persone che gli stanno più vicine per un qualche sistema di protezione ed è quasi... ovvio che non voglia dei bambini, ma Steve è il completo opposto!
«Ma hai detto che è stata una giornata divertente!» gli ricorda, perchè magari Steve dice così solo perchè vuole fare Tony contento e non sarebbe giusto (a parte che non funzionerebbe, ci hanno già provato con Pepper e guarda dove sono finiti).
«Beh, si» ammette tranquillo «ma sarebbe stato più divertente se non avessi dovuto pulirli e dare loro a mangiare. Non so... quando ero piccolo non pensavo sarei arrivato ai diciottanni, figuriamoci avere una famiglia. E poi c’è stata la guerra e...»
«Il fatto che non pensassi di potere avere una famiglia non vuol dire che non la vuoi!» lo accusa, indicandolo. Steve sta mentendo, lo sente in ogni parte del suo essere. Sta mentendo per lui.
Steve però sospira scuotendo la testa «No, non... perchè stai cercando di convincermi che voglio dei figli?»
Ed è... una bella domanda, effettivamente, ma Tony non molla l’osso.
«Perchè stai facendo tutto questo per me ma non è... non è giusto» dice con una smorfia «dovresti essere qui a cercare di farmi cambiare idea!» gli dice e Steve rotea gli occhi.
«Cambieresti idea?» è la domanda che gli fa immediatamente l’altro e no, certo che no. Probabilmente il suo disgusto deve essere evidente sul suo viso perchè Steve si limita ad arcuare un sopracciglio.
«Non è questo il punto!» prova di nuovo, ma Steve lo interrompe immediatamente.
«No, ma non mi vedi qui a dubitare di te. Mi hai detto che non vuoi figli e ti credo, dovresti farlo anche tu! Non devo realmente giustificarmi» sbotta e ora sembra più irritato, l’ilarità di prima è quasi completamente sparita.
Non ha tutti i torti, comunque, ma Tony non può davvero credere che sia tutto così facile, che per una volta Tony può avere tutto quello che vuole e non deve rinunciare a nulla. Tutta la sua vita è composta di vittorie e sconfitte, battaglie vinte e perse che si sono susseguite e, onestamente, pensa di esserne uscito con più vittorie che sconfitte, ma tutte guadagnate con sofferenza.
Questo è... è facile.
Non sa come prendere questo cambiamento.
«Non vuoi figli, ah?» chiede quindi piano e Steve annuisce, sistemandosi meglio sul divano.
«No. Saremmo dei bravi genitori, probabilmente, ma non ho la minima voglia di provare questa teoria sul campo» ammette alzando le spalle ed è una cosa brutta che Tony non è mai stato così attratto da Steve in tutta la sua vita?
Probabilmente si, ma non è molto importante.
Si lancia sull’altro quindi, baciandolo e passandogli immediatamente le mani sotto la maglietta. È stato Steve il primo a suggerire che potevano passare la serata a divertirsi, dopotutto.
SI ferma giusto il tempo necessario di chiedere, dopo avere fatto un incredibile succhiotto sul collo dell’altro «I mocciosi?»
«A letto» conferma Steve, infilandogli la mano nelle mutande e Tony gli sorride, estremamente compiaciuto.
La mattina dopo è tutto tornato alla normalità. I loro compagni di squadra sono finalmente tornati delle loro dimensioni naturali e quando Clint scopre che Tony gli ha fatto spedire dei pigiamini di Iron Man gli lancia uno sguardo che promette parecchie ripercussioni future.
Bruce e Natasha sembrano essere di cattivo umore mentre Thor si comporta come se non fosse successo nulla.
Tony ha fatto sesso selvaggio per tutta la notte e non ha più una mandria di bambini a carico, è onestamente troppo di buon umore per lasciare che qualcosa gli rovini la mattinata.
«Com’è stata l’esperienza genitoriale per te e Cap, hm? Ci sono dei piccoli pargoli nel nostro futuro?» chiede Clint, sperando di metterli in difficoltà, ma Tony si limita a sorseggiare il suo caffè con un’espressione soddisfatta.
«No,» risponde Steve per entrambi, ed è ancora bello sentirglielo dire «abbiamo deciso che non fa per noi»
Tony annuisce, pensando alla vacanza che hanno pianificato lui e Steve, una settimana lontana da tutti, in qualche parte sperduta. Ora come ora non gli sembra che possa esserci nulla di meglio, onestamente.
«Nessuno ha detto niente di matrimonio però» conclude Steve, con un sorriso (incredibilmente malefico, non bisogna farsi prendere in giro dalla sua faccia da santarellino) e Tony si affoga con il suo caffè.