Titolo: If we play these games
Autore:
chibi_saru11Beta: ///
Fandom: Avengers
Personaggi: Natasha Romanoff, Clint Barton. Steve Rogers, Tony Stark
Pairing: Clint/Natasha, Steve/Tony
Word Count: 1633 (Fidipù)
Rating: PG
Warning: Spoilers The Avengers (2012)
Riassunto: L'amore è una cosa per bambini
Disclaimer: Questi personaggi non sono miei. Per nulla. Figures.
Note:
1. Non scrivevo nulla fuori da un evento da mesi e mesi. Wow.
Il punto è che l'amore è per i bambini, l'amore è per le persone che non hanno ucciso centinaia di uomini senza battere ciglio.
L'amore è per quelle persone che possono permettersi di provare emozioni vere, di mostrarle agli altri senza la paura che questi ne approfittino.
Natasha non ha mentito, non ama Clint, l'amore non è per lei. Probabilmente non lo è mai stato.
Le sta bene, non le è mai mancato.
Non mentre Clint le spostava un ciuffo dal viso, non mentre Clint abbassava l'arco al loro primo incontro e le chiedeva di seguirla.
Natasha non ama, Natasha non è una bambina, non lo è mai stata.
Quando Coulson la chiama, quando le dice che Barton - Clint - è stato compromesso, Natasha pensa al fatto che tra tutti gli agenti, tra tutte le persone che ha conosciuto nella sua vita, Clint non se lo merita.
Chiede a Coulson di rimanere in linea e si libera facilmente, pensando alle prossime mosse, pur non sapendo esattamente cosa sia successo. Ha fiducia in Clint.
La fiducia, per la Vedova Nera, è molto più importante dell'amore.
Aveva davvero creduto che Loki sarebbe stato più difficile da giocare. Credeva che avrebbe fallito mentre si avvicinava, mentre si mostrava debole e spaventata davanti al Dio che sembrava stare manipolando tutte le loro vite.
Pensava, e lo pensava davvero, che Loki sarebbe stato più intelligente di tutti gli altri uomini per cui aveva svolto la sua interpretazione.
Non è così e c'è una parte di lei che è delusa. Non è quella la parte che deve mostrare a Loki, però, la parte di sé che deve mostrare è quella che non esiste da tanto tanto tempo, la bambina spaventata che trema e si lascia terrorizzare dalle parole di uomini che sono più forti di lei.
Nessuno può spezzarla, Natasha se n'è accertata.
È per questo che quando arriva la chiamata, quando le dicono di andare a fermare Clint, Natasha si alza.
Hulk è quasi arrivato a spiaccicarla sul muro, è quasi arrivato ad ucciderla e Natasha, nella solitudine che segue l'arrivo di Thor, si permette di provare paura.
È un secondo, un istante, una frazione di attimo.
Poi si rialza perché nessuno può fermarla. Nessuno può spezzarla.
Combatte Clint come combatterebbe chiunque altro. Lei non ama, non davvero, e ci sono cinque occasioni, durante lo scontro, in cui è stata pronta ad uccidere Clint.
Non prova alcun rimorso per questo, non prova vergogna. Non lo fa, ma questo non vuol dire che non fosse pronta.
Non c'è posto per l'amore dentro Natasha, ma si fida di Clint.
Quando l'altro chiama il suo nome, quando mormora “Natasha” come se fosse un qualcosa di importante, lei lo afferra per la nuca e gli sbatte la fronte sul corrimano di ferro.
Clint si sveglia ed è tornato normale, più o meno. Ricorda tutto, le dice, ricorda ogni singola persona a cui ha tolto la vita e lei gli dice di non addossarsi colpe che non ha, ma sa che non accadrà mai, sa che Clint continuerà a ricordare e ritenersi responsabile.
Lo capisce in un certo senso, a parte il fatto che Natasha non ha rimorsi. Non ricorda quante persone ha ucciso, quante vite ha preso con le sue stesse mani, ricorda che alcuni lo meritavano e altri no. Ricorda che alcuni hanno sofferto le pene dell'inferno e altri sono morti subito.
Non prova rimorso sulle loro morti.
È capitato. Non ci pensa più.
A volte pensa al giorno in cui Clint l'ha quasi uccisa, però. Ci pensa mentre combatte fianco a fianco con Capitan America, ci pensa mentre salta sul veicolo di uno di questi Chitauri.
Ci pensa mentre salva il mondo, mentre chiude il portale, mentre Stark cade.
Natasha ha qualcosa di più forte dell'amore, Natasha ha la riconoscenza.
Quando tutto è finito, quando Natasha riesce a sentire qualcosa che non è il battito del suo cuore - erratico, non va bene - nelle sue orecchie, va a cercare Clint.
È un riflesso incondizionato, un'abitudine più che altro. Quando lo trova Clint sta cercando lei.
Non c'è davvero altro da dire.
Si separano per un po', ognuno con il bisogno di ritrovare la terra sotto i propri piedi, ritrovare l'equilibrio che questa esperienza aveva loro tolto.
Clint la prende per un braccio e Natasha si fa condurre a casa sua, ma è lei che spinge Clint sul letto. È lei che sale sopra di lui e si abbassa a baciarlo, passandogli una mano sotto la maglietta.
E Natasha lo sa che Clint è un po' bambino, che le regole che valgono per lei non sono le stesse per lui. Lo sa, e forse, se fosse un po' meno egoista, se potesse amare Clint, si tirerebbe indietro. Andrebbe via da questo letto, da questa stanza, dalla sua vita.
Sarebbe la cosa giusta da fare.
Ma Clint le passa una mano tra i capelli e le bacia il collo, piano, con reverenza.
Il suo nome in codice, dopotutto, non è mai stato così appropriato.
Due mesi dopo una macchina del destino - o come si chiama - cade sulla terra e Natasha viene convocata da Fury.
Non c'è nulla di particolare, nessun abbellimento, ma quando arriva Fury le dice di andare a prendere Stark e Banner, che sono entrambi ancora alla Stark Tower e che Clint è andato a recuperare Rogers, che apparentemente si è chiuso in un piccolo appartamentino a Brooklyn.
Natasha annuisce.
Stark e Rogers non... non vanno esattamente d'accordo, ogni volta che parlano, che si guardano, c'è un secondo in cui è convinta che si prenderanno a pugni. Ma non lo fanno.
Stark è insopportabile, borioso e provocante, si avvicina e invade lo spazio del Capitano di proposito, con un ghigno sul viso, come se sapesse perfettamente quello che sta facendo e si amasse - Natasha realizza che è probabilmente così. Rogers... Rogers è imponente, deciso e fermo. È arrabbiato, sotto tutto il resto, ma meno di quanto lo era per la loro prima missione e quando Stark lo spinge, quando lo provoca, si limita a guardarlo.
In qualche modo Stark si tira indietro quando si rende conto che rischia di superare quella specie di linea di demarcazione che Rogers ha tracciato.
Non l'avrebbe fatto, prima, avrebbe preso quella linea e ci avrebbe marciato su con forza ed arroganza.
Natasha non è certa di cosa sia quello a cui sta assistendo.
La macchina si rivela essere una specie di strumento di apocalisse mandato dall'ennesima popolazione aliena. Riescono a fermarla, ma Clint e Stark rimangono feriti e l'unico motivo per cui sono solo loro due gli unici gravi è grazie a Hulk che si è posto davanti a lei, che l'ha protetta con il suo stesso corpo.
Natasha non è certa se si sia ricordata di ringraziarlo.
Clint e Stark rimangono addormentati per due giorni e Natasha rimane al lato del letto di Clint, senza sfiorarlo. Quando alza la testa ci sono sempre Pepper e, sorprendentemente, Steve - immagina di poterli chiamare per nome ora, dopo che hanno salvato la terra per due volte di fila.
Vorrebbe davvero che Clint fosse sveglio per commentare quella novità.
Clint sta dormendo però, ed anche se Natasha l'ha visto dormire milioni di volte... questo è diverso.
Pepper le porta un caffè ad un certo punto e Natasha la ringrazia, perché Pepper le piace, le è sempre piaciuta, si chiede come faccia a sopportare Tony, ma questo è il suo unico problema.
È allora che le guarda la mano, dove non c'è più alcun anello.
Non dice nulla, tornando a guardare Clint, ma sembra che Pepper abbia capito comunque.
«Sono stata io» dice, e Natasha annuisce.
«Non ho mai avuto dubbi» risponde, perché è vero, perché Pepper le piace e Tony è un suo collega, un suo compagno di squadra, ma è anche così profondamente danneggiato che non avrebbe mai potuto lasciare andare volontariamente Pepper. Non per sempre.
Nemmeno per Capitan America.
Perché Tony Stark è un bambino e Natasha ne è sempre stata a conoscenza.
Quando Clint si sveglia la guarda e per un secondo Natasha può vedere tutte le emozioni che normalmente l'altro lavora così duramente per nasconderle - inutilmente, lo sanno entrambi, ma Natasha lo asseconda - e poi è tutto sparito.
«Ehi, Tash,» mormora, sorridendo «morfina? Hai detto loro di darmene tanta, vero? E qualcosa da mangiare?»
Natasha non ha detto ai medici assolutamente nulla, ma non importa.
«Se vuoi qualcosa da mangiare puoi uscire e comprartela da solo» gli dice, tranquillamente e Clint ride.
Steve li guarda confuso, ma con uno sguardo stranamente caldo, e Natasha si chiede ancora una volta quanto Steve sia riuscito a capire di loro.
Steve, Natasha si rende conto qualche mese dopo, è il più bambino di tutti. Steve ama con passione e trasporto, ama così tante persone che Natasha non comprende come possa avere davvero spazio per tutti questi sentimenti. Steve è quello che va a dormire per ultimo e copre tutti con una coperta se per caso si sono addormentati sul divano, è quello che ha un piccolo fanclub fatto di donne anziane che continuano a portargli biscotti e a cui lui una volta ha regalato una torta.
Tony, invece, è più selettivo. Il suo amore è più ristretto, ma non per questo meno rumoroso. Tony ama un po' come vive, con forza e prepotenza e con la musica al massimo del volume. Tony è quello che fa in modo che tutti loro abbiano la massima protezione, che siano fuori pericolo sempre e comunque, è quello che si lancia contro il raggio mortale per proteggerli.
In qualche modo funzionano bene assieme.
Clint ama in silenzio, invece, appollaiato nel suo trespolo. Il suo è un amore distante, ma sempre presente, che muta a seconda della persona perché lui analizza ogni singolo aspetto del carattere delle persone a cui tiene.
Natasha è una Vedova Nera e il suo non è amore, il suo è un veleno distruttivo che soffoca la sua vittima fino a lasciarlo agonizzante e incapace di fuggire. Natasha è un ragno che ha tappato le ali ad un falco e non ha alcuna intenzione di lasciarlo andare.