Titolo: Dii Immortales
Autore:
chibi_saru11 Beta: /// [Devo betarla e rileggerla almeno mille volte prima che sia priva di errori, okay?]
Fandom: Hawaii Five-0
Personaggi: Danny "Danno" Williams, Steve McGarrett, Kono, Chin, Meka, Kamekona
Pairings: Steve/Danny
Rating: PG15
Avvertimenti: Percy Jackson e gli dei dell'olimpo!AU (sì, sono andata lì)
Word: 20679 (FiDiPua)
Riassunto: Danny non ci crede agli Dei, perchè è una cosa assurda e impossibile, no? Quando fulmina la sua professoressa di matematica deve un poco ricredersi. [PJ!AU]
Note:
1. IO MI VERGOGNO COSI' TANTO, VOI NEMMENO LO SAPETE, MA ERA LI' E NON SE NE ANDAVA E CHE VOLETE DALLA MIA VITA?
2. Per il prompt Fine del mondo (di Roberto Saviano) @ COW-T
maridichallengeDisclaimer: H5-O non è mio, Danny e Steve non sono miei... la mia vita è molto patetica.
Danny non crede agli Dei - no, davvero perché sebbene il concetto di un’entità superiore onnipotente, onnipresente e onniveggente può anche accettarlo, che ci siano una serie di bastardi, manipolatori, traditori che andavano in giro a farsi qualsiasi cosa cammini? No grazie, Danny preferisce restare con i politici odierni.
Quindi, come detto, Danny non ci crede negli Dei, nelle creature mistiche e oh, Danny non crede soprattutto nei satiri (perché sono stupidi, okay? E sebbene non gli dispiaccia Phil, di Hercules, questo non vuol dire che gli debbano piacere tutti in generale. Perché non gli piacciono, ecco, non gli piacciono per nulla).
L’unico problema è che, quando ti arrabbi e filmini (no, davvero, fulmini reali di quelli che uccidono le persone e cose simili) cominciano a piovere dal cielo… beh, comincia a credere che ci sia qualcosa che non va. Semplicemente perché, cazzo… fulmini. E Danny ne ha viste di cose strane nella sua vita, davvero, ne ha viste milioni di cose strane nella sua vita - ha visto caterve di cose strane - ma quella li batte tutte.
Quindi Danny non ci crede, ecco. Però magari loro esistono davvero - giusto per rendere la sua vita incredibilmente più complicata (e probabilmente per tipo governare il mondo o altre cazzate simili. Ma principalmente per rendere la sua vita più complicata, ecco).
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Sua madre non gli ha mai detto che cosa fosse successo a suo padre (a Danny è sempre piaciuto pensare che fosse tipo morto bloccando un crimine o fosse partito per visitare il mondo o altre cazzate simili, perché magari Danny è un po’ un idealista, ma non ha mica voglia di cominciare a dirlo in giro), comunque sua madre non gliel’ha mai detto e lui non lo ha mai chiesto perché… beh, non gli sembrava l’idea migliore e comunque la povera donna faceva del suo meglio con lui, poteva anche permetterle di non pensare ad un periodo evidentemente doloroso della sua vita.
Solo che magari avrebbe apprezzato un piccolo avvertimento del genere “Beh, sappi che un giorno una specie di Batlady potrebbe provare ad ucciderti. Non preoccupartene troppo, okay? Tanto puoi far scendere dal cielo dei fulmini per ucciderla” però ecco, non si lamenta, non vuole suonare un ingrato.
O anche, per dire, un “non preoccuparti troppo della tua dislessia, okay tesoro? È tipo solo un piccolo difetto che hai ereditato da tuo padre. Vai a fare greco e vedrai che meraviglia!” (perché sarebbe stato bello non passare tutte quelle ore seduto ad ascoltare milioni di psicoanalisti che cercavano di capire cosa ci fosse di sbagliato nella sua mente) sarebbe stato molto apprezzato.
Però Danny non è un ingrato, ecco, quindi non dice nulla.
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«Cos-» comincia, indicando i piedi di Meka perché… oddio… «sei un fottuto satiro? Come puoi essere un satiro? Io- oddio, tutto questo non può succedere davvero. Lo sai perché non può succedere davvero? Perché non siamo in un fottuto cartone Disney! »
«Ovviamente no,» è quello che risponde Meka-il-suo-miglio-amico-satiro (e cazzo, questo sì che sembra un titolo da cartone animato, maledizione) «la Disney davvero travisa tutti i fatti storici…»
E non è questo il punto che Danny sta cercando di fare, ecco, perché il punto che a Danny piacerebbe tanto portare avanti (satiri permettendo, ecco) è che Danny non può essere figlio di Zeus, il maledetto Dio dei Fulmini o quello che è. Semplicemente perché cose del genere non succedono nella vita vera e Danny vive nella vita vera, ecco.
Solo che Meka non lo sta ascoltando (sta ancora parlando della Disney? Non può stare ancora parlando della Disney! E invece lo sta facendo, perché la vita di Danny è così, satiri che discutono delle incongruenze in Hercules) e Danny vorrebbe davvero che Meka lo ascoltasse ora, ecco, perché non sta certo parlando di che videogioco comprare o di quale ragazza vorrebbe invitare al ballo. Sta parlando di cose reali e le persone, le persone civili - e anche i satiri civili, ecco - ascoltano quando qualcuno parla.
Poi un fulmine cade esattamente a tre centimetri da Meka e questo comincia ad urlare «Oddio, Danny! Ma che- che diamine- ma sei pazzo? » e almeno ora la sua attenzione, il che è molto soddisfacente.
Solo che ha anche fatto apparire un filmine dal nulla. Cristo. O Zeus. O quello che è.
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«Ma se sono un semidio - e non sto dicendo di esserlo, okay? Non lo sto dicendo quindi smettila di guardarmi a quel modo. Dicevo, se sono un semidio, com’è che nessuno se n’è accorto fino ad adesso?» perché beh, immagina che ci debba essere una specie di segnale per riconoscere i semidei, no? Non è che questi vanno in giro così, tranquilli, e nessuno riesce a capire che sono semidei - anche se, apparentemente, è esattamente così. Ed è una fregatura mondiale. O forse no, perché Danny può fare finta di non sapere nulla e continuare la sua vita, no?
«Uh, no,» e per la prima volta Meka suona sinceramente dispiaciuto per lui da quando questa questione dei semidei è uscita fuori, è preoccupante «se fossi… che ne so il figlio di Demetra o Hermes, magari, perché… i tuoi poteri potevano essere sai, minori e a nessuno sarebbe importato ma…»
«Ma dato che sono il figlio del grande signore di tutti i fulmini, i mostri dell’inferno sono tutti in fila per danzare con me, ho capito il concetto,» non è una grande cosa, ecco, essere il figlio del Dio più potente di tutti. Fa davvero schifo.
Però può colpire le persone a piacimento con dei fulmini, bisogna vedere il lato positivo in tutto, ecco. Il problema ora sta tutto in: e che cosa dovrebbe fare ora?
Perché se è davvero figlio di Zeus ed ha il potere di creare elettricità con la forza del pensiero e metà dell’inferno lo ritiene un delizioso spuntino… cosa deve fare?
«C’è un campo!» annuncia Meka, come se gli stesse raccontando del negozio di hamburger più buono della storia «si chiama campo mezzo sangue, è per i semidei!»
Danny non ha alcuna voglia di andare a vivere assieme ad una serie di pazzi scriteriati che hanno tutti genitori dai poteri strani ed i cui genitori, se ricorda bene le lezioni di letteratura greca, non hanno alcun motivo di essere simpatici con il suo (se non per paura, certo).
L’alternativa, però, è di mettere in pericolo la sua famiglia (proprio ora che Matty sta per andare al liceo e ‘fanculo, non può fare questo a Matty, ecco, semplicemente non può).
«Va bene,» dice quindi, incrociando le braccia «portami in questo maledetto campo per i mezzi-strambi o quello che è, ma ti avverto, se il cibo fa schifo io me ne vado.»
Meka ha l’aria di uno a cui hanno appena regalato un fottuto sacco pieno di soldi. Danny, sospetta, ha l’aria di uno a cui hanno appena ammazzato il cane.
In sostanza? Bei tempi.
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Tanto per dire, però, non è che Danny accetta la sua natura di semidio e tutto va bene, ecco, perché la vita di Danny fa schifo ed ovviamente nulla può essere così semplice (e Danny vorrebbe tanto dire che non è semplice, maledizione, perché stiamo parlando di fulmini che cadono dal cielo e Batlady - «furie, giusto, furie, perché è questa la parte importante del discorso, Meka, come si chiamino!» - che piovono dal cielo, no. Ora devono esserci dei minotauri - e non è semplicemente fantastico?
Dopo che Danny ha ucciso la sua professoressa di matematica - e non è che Danny non volesse farlo, eh, perché quella donna era una vera bastarda e Danny ne aveva avuto abbastanza delle sue F, ecco - sono tornati subito a casa, a prendere qualche vestito e ha dovuto salutare sua madre (e Matty e tutte le sue sorelle - e sono decisamente troppe, ecco) e sebbene non sia una persona molto emotiva, Danny ha quasi pianto.
Perché quella è la sua famiglia e lui rischia di non vederli mai più - e diamine, non c'è nulla di più importante della famiglia per lui.
Comunque sia, dopo aver salutato tutti e aver detto a Matty che si può tenere la sua camera - perché Danny non sarebbe tornato troppo presto comunque - hanno preso la vecchia macchina del suo padrino (una specie di catorcio che probabilmente non li può portare nemmeno in periferia, figuriamoci a questo fantomatico campo mezzo-sangue) e sono partiti.
Ora, Danny adora il Jersey, davvero. È cresciuto nel Jersey, ogni parte di lui urla Jersey e l'idea di doversene andare a vivere in un luogo che non ha mai nemmeno visto a chilometri e chilometri da casa non lo eccita particolarmente.
«Meka, come funziona questo campo?» chiede, cercando di suonare come se non gli importi sul serio, come se vada tutto bene, come se non è davvero terrorizzato. Non crede che gli riesca molto bene, ma fa finta di nulla.
«Oh, è un bel posto, sai? È vicino al mare, pieno di sole e mare e la spiaggia! C'è una spiaggia enorme!» e evidentemente Meka sta cercando di tirarlo su di morale - perché qualsiasi altro diciassettenne del mondo pensa che vivere a pochi passi dalla spiaggia sia grandioso. Qualsiasi sedicenne tranne Danny Williams, ecco, perché a lui sinceramente la sabbia fa un po' schifo.
Cioè non ha niente contro il concetto generale, ma contro i piccoli granellini che si infilano lì dove nessun granellino dovrebbe mai andare? Contro quelli Danny prova un sacco di sentimenti - ma proprio tanti, ecco. Una quantità di sentimenti indescrivibili.
Quindi rotea gli occhi e si lascia andare di più contro il sedile della macchina (non è riuscito a convincere Meka che, davvero, forse sarebbe stato meglio fare guidare lui, che aveva dei piedi normali. Il satiro aveva sbuffato e gli aveva ricordato che aveva degli zoccoli, non è che fosse senza gambe e quindi Danny si era zittito. Non che gli piaccia l'idea di farsi scarrozzare in giro ovviamente, ma non c'è nulla che possa fare… tranne friggerlo sul posto - e potrebbe, ma usare i suoi poteri lo spaventa ancora un poco).
Il punto, dunque, è che stanno attraversando una specie di statale alle... dieci di sera - che potrebbero perfettamente essere le tre di notte perché sono completamente soli, proprio completamente soli - e Danny sente l'irrefrenabile voglia di chiedere "Quando arriviamo?" come un bambino di dieci anni fastidioso, ma per fortuna riesce a trattenersi.
Insomma, in generale è un po' tutto uno schifo nella sua vita, ma quello che Danny non sa - e che preferirebbe continuare a non sapere - è che tutto può peggiorare incredibilmente. E infatti peggiora.
Legge di Murphy, davvero. E la vita di Danny è sempre stata l'applicazione perfetta di quella maledetta legge.
Qui entra in scena il minotauro, ovviamente, perché non basta la professoressa di matematica con le ali (Furia, sì, me lo ricordo, Meka!) buttiamoci dentro anche una mucca gigante con le corna! Una mucca gigante che prende la loro macchina e la getta vita come fosse una pallina da tennis. No, davvero, una pallina da tennis.
Danny chiude gli occhi mentre la loro macchina si ribalta (una, due, tre volte) e prega qualsiasi dio (suo padre, suo zio, la sua sorellastra, chiunque davvero - ed è così strano chiamarli a quel modo, ma dopotutto non è altro che la verità) di farlo uscire vivo di lì. E di sbarazzarsi della mucca gigante già che ci sono.
Ovviamente non è abbastanza fortunato perché esaudiscano entrambi i desideri, ma quando Danny apre gli occhi e si rende conto di essere ancora vivo, decide che può accontentarsi. Tossisce, sentendo le cinture di sicurezza stringergli il petto e Meka che lo chiama dal posto accanto al suo.
Danny ha voglia di urlargli di stare zitto perché ha un mal di testa mostruoso, ma è troppo felice del fatto che siano entrambi vivi per dirgli nulla.
«Danny! Danny, dimmi che stai bene ti prego! Per Pan, dimmi che non...» sta dicendo e Danny ricorda solo marginalmente chi sia Pan, ma annuisce comunque.
«Sto bene, ma credo che la nostra mucca Carolina non si sia placata,» dice a corto di fiato, mentre finalmente si libera dalla cintura. E ovviamente lo sportello è bloccato - ovviamente. Prova ad aprirlo una, due, tre volte, prima di rinunciarci definitivamente e colpirlo con un pugno.
«Maledizione! » grida, frustrato - e la sua testa gli fa un male cane e ha il fiato pesante e probabilmente almeno una costola rotta o qualcosa del genere. E a quel punto un paio di zoccoli gli passano a tre centimetri dal viso, andando a sbattere contro lo sportello.
«Cazzo!» sobbalza, voltandosi verso Meka e poi verso lo sportello, volato ora a qualche metro dalla macchina «Cazzo, Meka, avresti potuto prendermi in faccia. Avresti potuto... ma di cosa ti sei fatto? Cosa diavolo...? Sei impazzito,» comincia, muovendo le mani e urlando - perché era stato quasi preso a calci dal suo migliore-amico-munito-di-zoccoli ed è quasi certo che faccia particolarmente male. Ecco.
«Danny, per quanto trovi incredibilmente divertenti le tue tirate infinite, credi sia davvero il momento?» gli chiede Meka e beh... Danny ammette perfettamente quando qualcuno ha ragione, quindi chiude la bocca e si spinge fuori dalla macchina, aiutando Meka e poi cominciando a correre il più velocemente possibile.
Il minotauro è ancora lì dietro di loro e sembra particolarmente arrabbiato - che non è mai una cosa buona quando il soggetto è un toro gigante con due corna molto ma molto affilate.
«Dove diamine possiamo andare?» chiede, perché non ha le gambe particolarmente lunghe (e sì, le ha già sentite tutte le battute, davvero) e l'idea di riuscire a seminare il minotauro è semplicemente ridicola.
«Siamo quasi arrivati! Se riusciamo a entrare nel campo lui non potrà seguirci!» urla in risposta Meka e Danny gli crede perché beh, se non credi il tuo satiro-guida in situazioni del genere allora sei veramente un idiota, ecco.
Quindi si mette a correre più velocemente, cercando di tenere il passo con Meka - che è troppo veloce (e ovviamente è solo perché ha delle maledette macchine da corsa al posto delle gambe, ma Danny non può fare a meno di sentirsi oltraggiato) e lo sta lasciando indietro.
E poi improvvisamente sente qualcosa avvicinarsi ed una voce che gli dice di abbassarsi ora e Danny ha fatto parecchie cose molto più strambe quel giorno che dare ascolto ad una voce nella sua testa, quindi si butta a terra, sentendo le foglie secche strisciargli contro la pelle e guardando il tronco che gli vola sopra la testa.
Se non si fosse abbassato ora sarebbe morto. Oh... oh.
Il problema è, però, che il tronco non ha colpito lui, ma Meka - anche se solo per un pelo - che ora sembra svenuto a terra. Danny si alza e corre verso di lui, piegandosi al suo fianco e cominciando a scuoterlo «Svegliati! Svegliati, maledizione! Svegliati, non è davvero il tempo di dormire, razza di satiro incompetente!» e forse è arrabbiato, forse è solo spaventato, forse è tutte e due le cose insieme, perché sta scappando da un maledetto minotauro e quello a terra è il suo migliore amico, gambe da caprone o meno e c'è sangue nelle sue mani - proprio sangue, okay?
Prova a trascinarlo, perché è ovvio che non si sarebbe svegliato molto presto, ma è un sistema troppo lento e il minotauro è lì e non hanno più tempo. Quindi Danny pensa 'fanculo e chiude gli occhi, cercando di concentrarsi e mandare un maledetto fulmine contro di lui - è il figlio di Zeus, no? Dovrebbe venirgli facile come respirare, giusto?
Sbagliato. Perché ovviamente ora è troppo spaventato e troppo poco arrabbiato per riuscire a lanciare i maledetti fulmini e il minotauro è davanti a lui che cerca di colpirlo con un pugno, e Danny riesce a schivare per puro miracolo - Meka ha accennato qualcosa riguardo alla sua iper-attività, qualcosa del genere "sarà la tua salvezza in battaglia, sono i tuoi riflessi che scalpitano" e Danny non è mai stato così grato di non riuscire a stare fermo.
Quando, però, il dorso della mano-zampa-cosa del minotauro sbatte contro il suo torace e lo lancia contro uno dei tanti alberi che li circondano, Danny maledice il mondo e suo padre e magari anche qualche altra divinità. Perché fa male, fa incredibilmente male.
E ora il minotauro lo sta caricando - no, davvero, lo sta caricando e la vita di Danny è ufficialmente la vita più schifosa del mondo.
Si rimette in piedi, anche se gli fa male una gamba e ha il respiro pesante e spera davvero di non essersi contuso un polmone o cose simili. E poi si getta di lato, pochi secondi prima che il minotauro lo trafigga con le sue corna - perché è questo che fanno i toreri, no? Si tolgono all'ultimo secondo perché i tori hanno problemi a cambiare direzione o qualcosa di simile (Danny non ha la minima idea di come funzioni una corrida, okay? Non è esattamente quel tipo di informazione che pensi possa esserti utile in futuro quando sei un normale diciassettenne. Normale è la parola chiave del discorso, ovviamente).
E funziona, funziona! E il minotauro va a sbattere contro il tronco dell'albero, rimanendo bloccato con una delle sue corna. Danny esulta leggermente, prima di rendersi conto che il minotauro sta cercando di liberarsi e oddio. Oddio.
Solo che la mucca gigante lascia una delle corna attaccate all'albero quando finalmente riesce a staccarsi ed è comunque meglio di non avere alcuna arma, no?
Dunque si lancia in avanti ed estrae il corno, tenendolo in mano come se fosse una spada. E conficcandolo nel petto del minotauro non appena questo gli si lancia di nuovo addosso. Quando il corno entra nella sua carne - e Danny può quasi sentire il rumore della sua pelle che si lacera - il minotauro scompare in un mare di luce dorata - no, davvero, una cosa degna di un qualche trip d'acido pesante. La vita di Danny è così maledettamente strana.
Quando si guarda intorno si rende conto che sono soli - lui e Meka, che è ancora svenuto a pochi passi da lì - e che sono ancora vivi e ancora integri. E Dio, vuole svenire e vomitare e urlare.
Però Danny è una persona razionale e se è arrivato un minotauro lì, qualsiasi altro mostro può fare la stessa cosa, no?
Si volta, guardando l'arco in legno che segna l'ingresso del campo mezzo-sangue e stringe i denti.
Si mette a trascinare Meka per le braccia, mordendosi il labbro ad ogni passo, cercando di non urlare per il dolore - si è come minimo storto una caviglia, lo sente - perché deve portarlo almeno dietro quell'arco. Deve portarlo al sicuro, perché Meka è l'unica cosa della sua vecchia vita che ha potuto portarsi con sé e perché Danny non abbandona gli amici, okay? Danny non è il tipo. Danny è più uno di quei tipi "leali fino alla fine" e se ne vanta - perché se c'è una cosa che avere un padrino poliziotto gli ha insegnato è l'importanza della lealtà e del gioco di squadra.
Quando finalmente sono entrambi dietro quella linea invisibile che delimita l'ingresso a quello strano campo - o quello che è, davvero - Danny prende un respiro profondo.
E sviene. Perché ha appena ucciso un maledetto minotauro, okay? Queste sono il tipo di cose che si merita, no?
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Danny apre gli occhi… qualche tempo dopo (non ha davvero la minima idea di quanto tempo sia passato) e tutto quello a cui riesce a pensare è quella volta, a sette anni, in cui si è preso la varicella ed è dovuto rimanere a letto per giorni. Ora si sente più o meno come allora.
Si trova in un luogo strano - sembra un’infermeria, ma odora di pelo d’animali. Ha mal di testa e ogni parte di lui gli sta urlando di tornare a dormire - che è troppo presto per alzarsi, che può tornare a dormire se vuole, che ne ha bisogno. Danny però è più testardo di un mulo quando vuole e prova ad alzarsi, quando qualcuno gli mette una mano sul petto e lo spinge a sdraiarsi di nuovo. Danny non ha davvero la forza di opporre resistenza, quindi si lascia andare.
«Sarebbe meglio se non ti alzassi,» è una voce maschile, ma non è Meka, riconoscerebbe la voce di Meka. Cerca di mettere a fuoco la persona davanti a lui, ma tutto è ancora troppo sfocato per i suoi gusti - e gli viene da vomitare di nuovo.
Poi la figura si avvicina ed è alto, più alto di Danny e più alto di Meka e gli sta bisbigliando all’orecchio - uh? Gli sta bisbigliando all’orecchio?
«Cosa ne sai? Cosa è successo? Dov’è? » e la sua voce è bassa e pericolosa, ma Danny non ha la minima idea di cosa stia dicendo (e vorrebbe dirglielo, vorrebbe alzargli e dirgli “Di cosa diamine stai parlando? Ma ti rendi conto che sono mezzo morto? Dove hai lasciato le tue maniere? Prima mi chiedi come sto, poi cominci a parlare di cose criptiche così che io possa mandarti a quel paese liberamente, chiaro? È così che funziona!” ma non ne ha la forza).
«Non tornare a dormire!» urla il gigante sopra di lui, ma Danny è davvero troppo stanco e, comunque, chiunque questo sia gli fa già antipatia.
Quindi chiude di nuovo gli occhi e si lascia andare, sperando di svegliarsi senza nausea e senza quel dolore al fianco. E senza un gigante rompi-scatole di sopra, ecco.
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Quando si sveglia per la seconda volta, si sente meglio - il che non vuol dire che si sente bene, perché prima si sentiva morire, ora si sente semplicemente come se fosse morto e poi risorto, o qualcosa di simile.
La prima cosa che vede, quando apre gli occhi, è un centauro. No, davvero, un centauro. Una centaura, a dire il vero, ma Danny ha problemi più grossi di cui occuparsi che il sesso del mezzo-cavallo che gli sta davanti.
«Oddio,» urla, mettendosi a sedere troppo velocemente - e okay, magari non ha ancora abbracciato tutta questa grecità intorno a lui, gli ci vuole del tempo per adattarsi ai cambiamenti. Molto tempo. Possibilmente un’eternità.
«Oh, si è svegliato signor Williams,» dice la centaura - la centaura, Danny ancora non è riuscito a venire a patti con questo mondo, ma nemmeno lontanamente - e tutto quello che Danny riesce a fare è indicarla (e sua madre lo prenderebbe a schiaffi a quel punto, perché si sta comportando come un maleducato ed è stato cresciuto meglio di così… a Danny non importa molto ora come ora).
«Sì, comprendo che deve essere scioccato, io sono Pam Jamerson, Chirone - e sì, lo so, dovrei essere un uomo. Ho sentito questa frase milioni di volte,» a dire il vero Danny non vuole esattamente mettersi a discutere con un centauro sul suo sesso, ma effettivamente ricorda che Chirone fosse uomo. O beh, mezzo uomo. «Non lo sono, passiamo avanti, non è una storia molto divertente. A volte gli dei sono dei veri… beh,» Danny ha come l’impressione che la centaura ce l’abbia con qualcuno in particolare, ma decide di non pressare.
«Benvenuto al campo mezzo-sangue, noi lo chiamiamo affettuosamente Hawaii,» lo informa Pam-Chirone-lei e Danny aggrotta le sopracciglia.
«Siamo nelle Hawaii?» chiede, perché ricorda con precisione di non aver guidato fino alle Hawaii - visto che non è possibile e ci sono miglia e miglia di mare che lo rendono impossibile, ecco.
«No,» è la lapidaria risposta di Chirone (e Danny decide di continuare a chiamarla Chirone perché, se deve abituarsi ad essere circondato da Dei, deve anche cominciare a chiamare le cose con il loro nome).
Vuole chiedere perché mai, allora, lo chiamano Hawaii visto che non sono nelle Hawaii - specialmente perché non ricorda alcuna connessione tra la mitologia greca e le Hawaii. Non c’è alcuna connessione nemmeno tra l’America e la mitologia greca, a dire il vero, quindi Danny decide di zittirsi.
Si guarda intorno, cercando di decifrare dove si trovi - beh, nel campo mezzo-sangue, okay, ma dove precisamente? Si rende conto che la sua prima impressione era stata esatta, è in un’infermeria, che puzza di cavallo e capra - ma immagina che quello sia colpa di Chirone e di quelli come Meka.
Grandioso.
E poi si ricorda «Come sta Meka?» chiede, perché diamine, l’ultima volta che l’ha visto era svenuto e mezzo morto e… e Danny l’ha portato al sicuro, ma non è stato in grado di fare altro. Però respirava, si ricorda che respirava.
Guarda Chirone e legge tutto quello di cui ha bisogno nel suo sguardo - e non può crederci, non può crederci perché è colpa sua. È colpa sua e Meka è…
E improvvisamente si rende conto che gli viene da vomitare. E quindi lo fa.
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La prima volta che ha visto Meka è stato quando si è trasferito nell’ennesima scuola per ragazzi problematici (anche se Danny non è problematico, maledizione. Okay, è dislessico e ha problemi di iper-attività e probabilmente è un po’ troppo emotivo e perde la calma facilmente… ma quale ragazzino di diciassette anni non perde la calma facilmente, mh?) e lui è lì, con le stampelle e un sorriso sul viso e Danny, che non è mai stato troppo bravo a farsi amici veri, accetta la sua gentilezza con un certo sollievo.
Diventano amici a poco a poco, tra partite di carte e serate al pub e Danny non riesce davvero a dire quanto avere Meka accanto, a volte, lo abbia aiutato.
Tutte le volte in cui un suo professore lo riprende per la sua dislessia, Meka è lì a tirarlo su di morale. E ogni volta che qualche cretino lo prende in giro per il fatto che non abbia un padre (e a volte Danny ha come l’impressione di avere a che fare con bambini dell’asilo, davvero), Meka è lì a prenderli tutti a colpi di stampelle.
E non è che si conoscano da anni ed anni, davvero, però Danny non ha mai realmente avuto molti amici, quindi…
E ora è morto. È morto e Danny non sa cosa fare. Perché Meka è, era (oddio, era, deve cominciare ad usare il passato, vero? Deve cominciare. Dio) suo fratello. Non era solo suo amico, era un altro suo fratello e ora non c’è più.
Ed è tutta colpa sua.
Parte 2»