Inception; The Really-not-so-bad Beginning - Part 2/4

Dec 31, 2010 19:22


Il punto era che Eames non aveva esattamente qualcosa contro Cobb. Era il bambino che era sopravvissuto, buon per lui, non è che fosse un affronto ad Eames o nulla del genere. Il problema era, però, che era un Grifondoro e ogni buon Serpeverde che si rispetti doveva odiare i Grifondoro.

Dunque Eames non aveva nulla contro Cobb (né contro Ariadne, per mettere i puntini sulle i) ma era un Grifondoro e questo lo portava immediatamente sulla sua lista nera. Anzi no, era il Grifondoro, quello che, un giorno, sarebbe stato nominato Grifondoro per eccellenza, probabilmente.

Il che lo rendeva ancora più insopportabile agli occhi della sua casa, ovviamente.

Ed Eames non sapeva da quando, esattamente, Cobb avesse cominciato a stare con Arthur e Ariadne, ma da un po' di tempo a quella parte ogni volta che Eames andava a rompere le scatole ad Arthur, Cobb era lì, che lo guardava come se fosse uno scarafaggio.

Inizialmente Cobb e Arthur non erano sembrati particolarmente in confidenza, ma Eames sospettava avessero legato sull'odio che provavano verso di lui, avrebbe dovuto essere un motivo di orgoglio, ma a Eames non piaceva particolarmente, Cobb si prendeva un po' troppe libertà (tipo quella mano, per dire, non c'era bisogno che fosse ferma sulla spalla di Arthur, no? No, appunto) e lo diceva semplicemente perché lui era l'unico che poteva maltrattare Arthur a suo piacimento, tutto qui.

E forse perché Cobb gli stava sulle scatole o forse perché era di cattivo umore a causa della lezione di Trasfigurazione andata male, forse per una di queste ragioni o tutte quante, aveva un po’ esagerato quel giorno.

«Oh, Arthur, ma fai mai altro oltre a leggere quei tuoi maledetti libri?» chiese, sedendosi davanti all'altro in biblioteca. Il Corvonero gli aveva lanciato una di quelle occhiate che gli miglioravano incredibilmente la giornata. Punzecchiare Arthur era così divertente.

«Siamo in biblioteca Eames, cosa credi dovrei stare facendo?» fu l'unica risposta di Arthur, che evidentemente cercava di tenere il tono il più basso possibile per non disturbare le altre persone che studiavano.

«Il problema è che tu sei sempre qui! Ma non ti annoi? Credo che ormai stiano per chiamare un'ala in tuo onore,» e oh, poteva quasi vedere la pazienza di Arthur cominciare ad affievolirsi. Non gli piaceva essere disturbato mentre studiava, né, generalmente, parlare con Eames e l'unione delle due lo stava mandando letteralmente in bestia. Eames era particolarmente fiero di se stesso.

«Beh, anche tu sei sempre qui, Eames, qual è la tua scusa?» Eames si voltò verso Cobb, che avanzava con Ariadne al seguito verso di loro. Ovviamente doveva venire a rompere anche quel giorno. Dopotutto non sarebbe stato Cobb se non l'avesse fatto.

«Oh, chi si vede! Il bambino che è purtroppo sopravvissuto e la sua cagnolina da passeggio!» li salutò, ridendo. E poté quasi sentire la rabbia di Cobb fluire per le sue vene.

La pazienza di Cobb era sempre così facile da rompere, bastava fare accenno al suo tragico passato da star o insultare uno dei suoi amici, o entrambi, e ti ritrovavi davanti il Grifondoro per eccellenza pronto a menare le mani.

«Sta zitto, Eames!» ringhiò, mentre Ariadne sospirava, accanto a loro.

«Ma non vi annoiate mai?» stava borbottando, andandosi a sedere accanto ad Arthur, che era rimasto incredibilmente silenzioso sin da quando i due erano arrivati.

«Oh, ora sì che sto tremando di paura!» aveva detto Eames, ignorando la ragazza e ghignando in direzione di Cobb, prima di voltarsi di nuovo verso Arthur «quindi, questa cosa chiamata aria fresca, la conosci? Mi dicono sia molto buona! Potresti venire con m-»

Arthur stava per rispondergli, probabilmente per mandarlo a quel paese, quando Cobb si era intromesso - di nuovo, stava diventando un brutto vizio - «Lascialo stare, Eames,» aveva detto, avvicinandosi ancora di più a lui, come se Eames avesse paura del grande Grifondoro brutto e cattivo.

Quindi non aveva potuto fare altro che alzarsi a sua volta, per dimostrare che lui di paura non ne aveva nemmeno un poco, grazie «Come se avessi paura di te, piccolo arrogante.  Cosa vuoi fare, mh? Mostrarmi la tua cicatrice fino a farmi diventare una fan urlante? Come se potessi mai interessarmi ad uno che ha come genitore una sangue sporco,» e Eames non si rese nemmeno conto del libro che si dirigeva contro la sua nuca fino a che non fu troppo tardi.

Arthur era in piedi, il braccio ancora teso per il lancio di poco prima e lo guardava come se Eames fosse una cosa particolarmente schifosa che, se si fosse avvicinato troppo, l'avrebbe contagiato con qualche strana malattia venerea. Normalmente Eames si sarebbe esaltato per quello sguardo, ma qualcosa gli disse che non era quello il caso.

«Questa è una biblioteca in caso ve lo foste scordati tutti e due, smettetela di urlare!» sibilò, prima di raccogliere gli altri libri che aveva intorno «e visto che qui non si può studiare per bene io vado via, fate quello che volete, ma non prendetevela con me quando Madame Price vi caccerà fuori di qui.»

E poi Arthur aveva preso e se ne era andato, e uh, Eames non voleva arrivare a questo, non così presto comunque, perché ora avrebbe avuto un sacco di tempo libero e nessuno da molestare.

Ed era tutta colpa di Dominic Cobb.

«Bel lavoro, Eames,» disse invece quello, guardandolo male «ora te ne andresti?» e se c'era una cosa che quel Grifondoro avrebbe dovuto capire era che nessun Serpeverde, e specialmente non Eames, si facevano comandare da qualcuno.

«No vedo perché dovrei, c'ero prima io, vattene tu,» lo sfidò, incrociando le braccia e sedendosi mentre Ariadne sospirava, prendendosi la testa tra le mani.

Arthur conosceva quella stanza solo perché era menzionata in "Storia della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts" anche se era rimasta inutilizzata per anni ed anni - così come il bagno delle ragazze dove era morta quella studentessa.

Era un grande stanzone, isolato da tutti e con tre grandi finestre che lo illuminavano quasi completamente. Arthur si sedette a terra, poggiando tutti i libri attorno a sé?.

Lì, magari, sarebbe riuscito a finire il tema di Pozioni in santa pace.

Ed effettivamente lo finì, quattro ore dopo, e alzando lo sguardo dal foglio, finalmente, si stupì di quanto non fosse più abituato ad un po' di sana tranquillità, tutta colpa di Eames, davvero.

Arthur non sapeva cosa quel Serpeverde volesse da lui, ma stava cominciando a diventare insopportabile e dato che non sapeva cosa volesse non sapeva come mandarlo via. Gli avrebbe dato qualsiasi cosa per tenerselo fuori dalle scatole, ma Eames ritornava, giorno dopo giorno, a rovinargli i compiti - e per colpa sua Arthur a volte doveva togliere un po’ di tempo alle discussioni serali con Mal per poterli finire.

Sospirò, alzandosi. Non c'era molto che potesse fare, comunque, pensandoci a stomaco vuoto ed era ora di cena.

Stava per uscire dalla sala quando, davanti a lui, apparve un Troll - Arthur sapeva come erano fatti i Troll, anche se non li avevano ancora trattati a lezione aveva letto un libro su di loro un po' di tempo prima e quello davanti a lui era certamente un Troll. E sì, Arthur stava divagando, perché c'era un Troll davanti a lui.

Portò la mano alla tasca, velocemente, prendendo la bacchetta e cercando di ricordare un qualsiasi incantesimo che sarebbe potuto essergli utile in quel momento. Prima che potesse fare niente, però, il dorso della mano del Troll lo colpì sulla costola, spedendolo contro il muro e Arthur perse la presa sulla sua bacchetta.

Ecco, ecco. Ora era morto. E sarebbe stata tutta colpa di Eames, maledizione.

La sala grande pullulava di  studenti di tutte le case, che mangiavano il pollo davanti a loro con voracità. Era un buon pollo, cotto al punto giusto, ed Eames era completamente concentrato nel mangiare.

Tranne quando alzava la testa sul tavolo dei Corvonero e Arthur non era lì. E probabilmente era solo perché quello stupido aveva perso la cognizione del tempo chino su uno qualsiasi dei suoi libri, ma quando incrociava lo sguardo di Ariadne (ma davvero anche quello di Cobb o di una ragazza di Corvonero del terzo anno che nemmeno conosceva) la ragazza sembrava dirgli "questa è colpa tua, Eames!". Ed era stupido, perché non era certo colpa sua, no?

In ogni caso il punto era che Arthur non sarebbe certo morto perché aveva saltato un pasto, quindi potevano anche smetterla di occhieggiarlo tutti come se fosse un assassino.

Stava giusto riabbassando la testa per prendere un altro boccone quando le porte della Sala Grande si spalancarono (ed Eames, credendo fosse Arthur, pensò "Visto? Sta bene! Ora potete smetterla di guardarmi in quel modo") e invece non era Arthur, ma il loro professore di Difesa contro le Arti Oscure che urlava “C'è un Troll! Un Troll nei sotterranei!”

Eames non aveva mai visto un Troll dal vivo, aveva solo visto delle immagini da piccolo e una delle sue tate gli aveva raccontato un sacco di storie su di loro, per spaventarlo, ma non ne aveva mai visto realmente uno.

E invece c'era un Troll nei sotterranei e tutti gli studenti dovevano tornare nelle loro sale comuni, ma Arthur non era lì e probabilmente stava finendo il tema di Pozioni che, comunque, non avrebbero dovuto portare fino alla settimana dopo. Eames scivolò tra la folla, sperando di non essere notato.

Ovviamente non poteva essere così fortunato.

«Dove stai andando?» gli chiese qualcuno, afferrandolo per il braccio, ed Eames si voltò. Yusuf era preoccupato e un po’ spaventato.

«Arthur non era al tavolo, non posso certo lasciare che quel cretino si faccia ammazzare!» disse, anche se non aveva alcun senso logico, sperando che Yusuf non gli chiedesse il perché - dato che non lo sapeva nemmeno lui.

«Così vai a farti ammazzare tu? Potrebbe anche già essere nella sua sala comune!» ragionò Yusuf, senza lasciargli il braccio, ma Eames era quasi certo che non fosse così, perché altrimenti quella ragazza di Corvonero l'avrebbe saputo, no?  E invece era andata a chiedere ad Ariadne se avesse visto Arthur e...

«Non c'è,» disse qualcuno alle loro spalle, ed Eames riconobbe la ragazza di Corvonero di prima «non c'è e non so dove possa essere, tu lo sai?»

La prima cosa che Eames pensò, guardandola, fu che probabilmente gli sguardi assassini fossero una prerogativa di Corvonero, perché Arthur lo faceva assolutamente uguale. La seconda fu che, chiunque fosse, era davvero davvero bella - con i suoi corti capelli marroni e il nasino all'insù. La terza fu "Lo sapevo!". La quarta fu che non si trattava di una buona notizia.

«Visto che non c'era? E no, non lo so, per questo volevo andarlo a cercare!» rispose, liberandosi finalmente dalla presa di Yusuf. La ragazza annuì, anche se non sembrava troppo convinta.

«Io devo portare gli altri Corvonero del primo anno alla sala comune. Se gli succede qualcosa ti riterrò responsabile,» l'avvertì, puntandogli il dito contro e poi facendo dietro front.

Eames davvero non capiva perché quel dannatissimo so-tutto-io piacesse a così tante persone, era una spina nel fianco che credeva di aver sempre ragione  ed era davvero davvero insopportabile. E ora era disperso nel castello con un Troll in giro, perfetto.

«Hai sentito, no? Devo ritrovarlo o quella lì mi uccide,» disse a Yusuf, ridendo, prima di correre via. E andare a sbattere contro Cobb.

«Cosa diavol- Eames?» soffiò Cobb, guardandolo, ed Eames spalancò gli occhi guardando lui ed Ariadne.

«E voi cosa ci fate qui?» chiese, mentre il Grifondoro continuava a guardarlo male.

«Stiamo andando a cercare Arthur, ovviamente! E tu cosa stai facendo?» rispose Ariadne, prima che lui e Cobb potessero iniziare a litigare di nuovo.

«Beh, sembra che abbiamo lo stesso obiettivo,» rispose, sinceramente - dopotutto Ariadne era molto più simpatica di Arthur e mille volte più simpatica di Cobb, a volte poteva anche essere quasi decente con lei.

«No, tu non vieni da nessuna parte,» gli ringhiò contro Cobb, «andiamo Ariadne,» e, trascinando la ragazza per il braccio, si diresse verso i sotterranei.

Eames sbuffò - davvero Cobb pensava che l'avrebbe ascoltato? - e cominciò a seguirli.

Arthur non riusciva a respirare, probabilmente aveva una costola incrinata - forse più di una - e il riparo che aveva trovato non poteva essere che temporaneo. Si era nascosto dietro a delle macerie rimaste lì da chissà quanto tempo, ma il Troll l'avrebbe trovato presto, lo sapeva.

Cosa poteva fare? Non sapeva ancora utilizzare l'incantesimo Accio al meglio e se avesse sbagliato... era la sua bacchetta quella di cui stavano parlando.

Cercò di inspirare quanta più aria possibile, ignorando la fitta al costato. Doveva calmarsi e ragionare, calmarsi e pensare.

Pensare risolveva sempre tutto, no? Doveva solo fare in modo di avere tutto di nuovo sotto controllo e...

Il Troll sbatté la sua clava a terra, facendo tremare il pavimento.

Arthur non aveva la minima idea di cosa potesse fare, ma non si sarebbe lasciato prendere dal panico, mai. Chiuse gli occhi e decise che provare con Accio sarebbe stata la sua migliore opzione.

Allungò la mano, e inspirò una volta, due.

«Ac-» mormorò e poi sentì delle voci. Voci che non assomigliavano per niente al ruggito del Troll.

«Ma che cosa è questa puzza?» ed era la voce di Ariadne? Che ci faceva lì Ariadne, era pericoloso!

«Credo che siamo in compagnia,» e quello era Eames, che scherzava anche in situazioni come quelle e Arthur non capiva cosa ci facessero quei due lì sotto assieme.

«Sta zitto, Eames,» Cobb? Si sporse fuori dal suo nascondiglio abbastanza per vedere i tre - piccoli, incredibilmente piccoli rispetto al Troll - che fronteggiavano la creatura. Erano pazzi? Quello era un Troll! Dovevano scappare!

«Andatevene via!» urlò allora, tenendosi il fianco e cercando di non urlare per il dolore.

E a quel punto i tre spostarono lo sguardo verso di lui.

«Arthur!» lo chiamò Ariadne, evidentemente sollevata, e per un attimo Arthur temette che decidesse di corrergli incontro dimenticandosi del Troll - com'è che nessuno dei tre sembrava spaventato dal gigantesco essere di tre metri che avevano davanti, mh? Che i Grifondoro fossero stupidi per natura lo sapeva, ma Eames? Eames era un Serpeverde, avrebbe dovuto avere un po' più di auto-preservazione in corpo.

E poi il Troll aveva ruggito e aveva fatto cadere la clava su di loro, sfiorando Ariadne di poco e no. No, questo non poteva permetterlo.

Mentre Cobb lanciava uno Stupeficium al Troll, Arthur cercò di attirare l’attenzione di Eames che era il più vicino alla sua bacchetta.

«Eames, la bacchetta! Prendi la mia fottuta bacchetta!» disse, alzandosi in piedi e cercando di arrancare verso di loro. Eames la raccolse da terra, guardandolo come se non sapesse esattamente cosa fare e Dio, Dio se era inutile. Arthur si muoveva troppo lentamente e i colpi di Cobb non sembravano danneggiare veramente la creatura.

«Usa il Wingardium Leviosa, Eames, sollevagli la clava!» urlò, trascinandosi, mentre il dolore al torace diventava insopportabile. Sperava che Eames si rivelasse una sorpresa, poteva anche essere, magari non gli aveva dato abbastanza credito e quando il Serpeverde estrasse la sua bacchetta e fece il movimento corretto, sollevando la clava, Arthur pensò che sì, okay, forse potevano farcela.

Poi la clava cadde a terra, senza colpire il proprietario e il Troll si era voltò verso Eames, arrabbiato e pronto a frantumargli le ossa del collo - non che Arthur fosse contrario, ma Eames aveva ancora la sua bacchetta.

Quindi fece un ultimo scatto, strappandogliela dalle mani.

«Wingardium Leviosa!» urlò, alzando nuovamente l’arma e colpendo il troll ripetutamente, mentre Cobb, dietro di lui, lanciava l’ennesimo Stupeficium, mandando il Troll definitivamente KO.

Nessuno disse nulla per qualche minuto, guardando il mostro a terra.

«Cosa cavolo era quello, Eames?» chiese finalmente Arthur, spezzando il silenzio, e il Serpeverde scosse le spalle.

«Riesco ad alzarle le cose, mica a muoverle!» spiegò, piccato, e Arthur gli sarebbe saltato addosso se le costole non gli avessero fatto un male cane o se, in quel minuto, non fossero arrivati i professori.

E quello, più o meno, fu il modo in cui Arthur e Cobb divennero amici, perché non puoi certo non essere amico di qualcuno che stende un Troll per salvarti. A meno che quel qualcuno non si chiami Eames, ovviamente.

Eames se la sarebbe anche potuta prendere - perché nessuno sembrava anche solo ricordarsi che anche lui aveva partecipato al salvataggio.

Nessuno tranne i professori - che avrebbero anche potuto dimenticarselo, davvero - o i suoi compagni Serpeverde - e il fatto di aver aiutato due Grifondoro non era ben visto nella sua casa. Insomma, che cosa ci aveva guadagnato? Lo sapeva, fare l’eroe era davvero un lavoro gramo.

Tranne che il giorno seguente, dopo che Eames aveva passato una serata a sentire i rimproveri del professor Piton, il prefetto Corvonero gli si era avvicinata e poi aveva annuito nella sua direzione - prima di dargli un pugno.

«Ma che cos-?» chiese, tenendosi il braccio, perché sebbene fosse una femmina era di tre anni più grande e tirava pugni belli potenti, sì.

«Aveva una costola incrinata, te l’avevo detto che ti avrei ritenuto responsabile,» lo informò, prima di sorridergli «però è tornato, il che va bene, grazie. Il mio nome è Mal, comunque,» Eames la guardò, strofinandosi il braccio, prima di sospirare. Non aveva senso mettersi contro di lei, era spaventosa.

«Io sono…» cominciò quindi, ma Mal lo fermò.

«Lo so chi sei, Eames, Arthur mi ha parlato di te, cosa credi?» e sembrava divertita mentre lo diceva, come se sapesse qualcosa di cui lui non era a conoscenza.

Stava quasi per chiederle cosa volesse, ma lei aveva ricominciato a parlare, senza dargli tempo di fare niente «e lui rimarrà in infermeria tutto oggi, se ti interessa.»

A Eames interessava, possibilmente, ma non gliel’avrebbe mai detto «Perché mai dovrebbe, mh?» chiese quindi, incrociando le braccia e Mal scosse le spalle.

«Non lo so,» disse lei, uno strano scintillio negli occhi «ma visto che di qui si va alla biblioteca e tu non mi sembri particolarmente interessato a leggere qualcosa…»

E va bene, magari Eames stava andando in biblioteca per vedere se ci fosse Arthur, ma solo perché voleva urlargli contro. Era, dopotutto, solo colpa sua se Eames aveva dovuto sorbirsi la ramanzina peggiore di tutta la sua esistenza.

«Non capisco cosa tu voglia dire. Nella mia famiglia apprezziamo molto la lettura,» borbottò, mentre Mal rideva e gli scompigliava i capelli.

Questi Corvonero erano decisamente tutti strani.

«Tu e Arthur siete decisamente adorabili,» disse il prefetto, cominciando ad allontanarsi «e cerca di non farlo agitare troppo, ha bisogno di riposarsi!» Eames avrebbe voluto dirle che non ci sarebbe mica andato a trovare quel dannato manico di scopa ambulante, grazie.

Decise che, però, probabilmente Mal gli leggeva nel pensiero e rimase in un ostinato silenzio.

Dannati Corvonero.

Tutto il problema stava nel fatto che i Troll non comparivano dal nulla. I Troll erano bestie particolarmente stupide, come avrebbe mai fatto ad entrare ad Hogwarts tutto da solo?

Tutto il problema stava nel fatto che né Ariadne né Dom sembravano accorgersi del problema - il che era ridicolo.

«Sono sicura che sia stato solo un incidente, Arthur,» gli stava dicendo Ariadne, per l’ennesima volta. No, era questo il punto, non poteva essere stato un incidente! Un Troll era riuscito ad entrare nella scuola di magia più sicura di tutto il mondo per caso?

«Potrebbe avere ragione,» cominciò Cobb, «però perché mai?» il più grande stava appoggiato al muro, le braccia accavallate e un’espressione pensosa sul viso. Arthur sospirò.

«Non lo so, sto cercando di pensarci, non…» gli faceva male il petto e Ariadne pensava ancora che fosse assurdo e Cobb… Cobb non era di grande aiuto.

«Questo perché, Arthur, tu non hai immaginazione,» disse una voce che Arthur conosceva fin troppo bene.

«Eames!» mormorò Dom, come se con una sola parola avesse potuto uccidere Eames sul colpo. Avrebbe potuto, ma gli serviva la bacchetta, Dom non era un uomo pratico.

«Oh Cobb, sempre così eloquente,» disse Eames, ridacchiando, prima di voltarsi verso Ariadne e annuire nella sua direzione. Se c’era un qualcosa che Arthur avrebbe potuto mettere a favore di Eames - se mai avesse voluto, e non voleva, proprio no - era che, almeno, non era mai stato apertamente ostile contro Ariadne.

Probabilmente perché Ariadne avrebbe potuto staccargli la testa a morsi.

«Cosa ci fai qui, Eames?» chiese Ariadne, prima che i due cominciassero a litigare. Ad Arthur non importava molto, se Dom avesse ucciso Eames non sarebbe stata una perdita così grave.

«Sono venuto ad informare Arthur del fatto che deve rendere noto a tutti i professori tranne che a Piton che sono stato un vero eroe. E raccontare a Piton che ti ho torturato, o non credo la finiranno più di urlarmi contro,» disse e Arthur aveva voglia di prenderlo e sbattergli la testa al muro da qualche parte - e no, non voleva ridere, grazie tanto. Quando Ariadne rise si sentì estremamente tradito - almeno Dom continuava a guardarlo male.

«Il punto è, però, che mentre entravo non sono riuscito ad ignorare la tua teoria,» disse, «e devo ammettere che ha senso e lancio anche io la mia, cosa ci faceva il professor Raptor nei sotterranei durante l’ora di cena?» chiese, come se avesse appena risolto l’intero problema da solo. Stupido, dannato, arrogante Serpeverde.

Che aveva assolutamente ragione, maledizione.

«Ma il professor Piton è molto, molto più sospetto del professor Raptor,» gli disse Dom, ringhiando, ed Eames scosse la mano come a scacciare una mosca fastidiosa.

«Questo è quello che voi credereste se non aveste un Serpeverde tra le vostre fila, ovviamente,» gli disse, «solo perché è antipatico nei confronti dei Grifondoro non vuol certo dire che è il male incarnato, Cobb, vuole solo dire che è intelligente.»

«E se non ci interessasse avere un Serpeverde tra le nostre fila?» gli chiese Arthur, sospirando, e passandosi una mano tra i capelli. Eames si voltò verso di lui, alzando un sopracciglio.

«Non hai sentito la tiritera della cooperazione tra le case? Andreste contro Hogwarts stessa,» li informò, come se avesse appena rivelato loro il significato dell’universo.

La verità era che Arthur era troppo stanco per mandarlo propriamente a quel paese.

Ora, Eames aveva rischiato di morire - come tutti continuavano beatamente a dimenticarsi e si concentravano solo sul piccolo Arthur - ed era anche normale che volesse arrivare al fondo di questa faccenda, no?

E, sebbene gli scocciasse ammetterlo, probabilmente l’aiuto di un qualche lacchè gli sarebbe stato utile. Spiare era il suo forte, certo, ma se si doveva passare all’azione… beh, Eames preferiva mandare avanti i Grifondoro. Dopotutto era il loro habitat naturale, giusto?

«In ogni caso,» cominciò Ariadne, portando l’attenzione dei tre su di lei «non che io sia convinta, ancora, ma dovremmo cercare di capire cosa volesse, allora,» ed era esattamente questo il punto.

«Potrebbe essere qualsiasi cosa, ma probabilmente non è nei sotterranei,» ragionò Arthur, sistemandosi meglio sul letto - oh sì, probabilmente la pozione doveva fare male, mh?

«Perché mai non nei sotterranei?» chiese Cobb,che stava evidentemente facendo finta che Eames non esistesse. Carino da parte sua.

«Perché essendoci un Troll nei sotterranei tutto il corpo docente si è dovuto recare lì velocemente, lasciando tutto il resto della scuola deserto. Ha più senso che qualunque cosa fosse che interessasse al nostro…» e poi si bloccò, evidentemente indeciso tra quale dei due professori incriminare, «…criminale, si trovi da qualche altra parte nella scuola.»

Eames annuì - vedendo, con la coda dell’occhio, che Cobb aveva fatto lo stesso - aveva senso, ovviamente aveva senso, quello era Arthur e il Corvonero diceva sempre e solo cose sensate. Insopportabile.

«E come dovremmo fare a scoprirlo?» chiese Ariadne, giocando un poco con i suoi capelli «mica possiamo setacciare tutta la scuola, sarebbe assurdo!»

Ovviamente aveva ragione anche lei, ma Eames non aveva idee, se anche fosse andato dal Porfessor Raptor sotto altra forma, con chi mai avrebbe parlato? Alzò lo sguardo, puntandolo su Arthur e si rese conto che anche gli altri stavano guardando il Corvonero.

«Perché state guard- ma devo pensare a tutto io?» chiese Arthur esasperato, mentre  Cobb e Ariadne alzavano le spalle.

Eames ghignò «Sei tu il Corvonero, qui, voi pensate, i Grifondoro agiscono. Chiamatemi se avete bisogno di andare in giro a spiare le persone,» concluse, mentre i tre roteavano visibilmente gli occhi e Madama Chips entrava nell’infermeria.

Sembrava infastidita, decisamente infastidita.

«Adesso basta, per l’ennesima volta, il Signor Wyse ha bisogno di riposare, sono sicura che qualsiasi cosa sia potrà aspettare domani,» disse, mettendosi le mani sui fianchi e guardando i tre intrusi come se volesse farli smaterializzare con la sola forza del pensiero. A Eames non piaceva quello sguardo.

«Bene, Arthur, ci vediamo domani allora,» si limitò a dire Cobb, prendendo Ariadne ed uscendo dalla stanza sotto lo sguardo dell’infermiera. Eames rimase un attimo in più, indeciso su cosa dire, o cosa fare, o comunque semplicemente indeciso.

Fu Arthur a tirarlo fuori dall’impaccio «Prometto, Eames, che ti chiamerò se ci sarà bisogno di strisciare in giro come un topo,» disse, semplicemente, ed Eames ghignò in risposta.

«Preferiamo i serpenti, noi, molto più maestosi, non trovi?» disse, annuendo ed uscendo anche lui. Quando fu nel corridoio si ritrovò Cobb, davanti, a braccia incrociate, ma Ariadne non c’era da nessuna parte. Non era un buon segno.

«Mio caro Cobb, a cosa devo questa spiacevole sorpresa?» chiese, cercando di infilare in quelle parole tutto il suo disgusto.

«Io non so cosa stai cercando di fare, Eames, ma smettila,» gli intimò, avvicinandosi di un passo verso di lui. Oh, Eames sapeva dove sarebbe andata  a parare una cosa del genere.

«Sì, Cobb, prenditela con uno di due anni più piccolo di te,» gli disse, avvicinandosi a sua volta, «sei così eroico e coraggioso! Autografami la cravatta, ti preeeego!»

Non c’era niente di meglio che far leva sulla morale di un Grifondoro per fargli mettere la retromarcia a velocità istantanea e infatti l’altro sembrò rifletterci e rinunciare a quella sua farsa.

«Tu non mi piaci, okay? Non mi fido di te,» gli disse alla fine, senza spostare lo sguardo dal suo.

«Nemmeno tu mi piaci, Cobb, davvero,» lo informò a sua volta, «quindi non crucciarti, okay?» e sperava fosse finita lì, di poter tornare in camera e dormire finalmente, quando l’altro riprese a parlare.

«Io non ti capisco, però. Io non ti faccio simpatia, Ariadne non è nemmeno nella tua top ten e Arthur… beh, continui a farlo infuriare…» poi si bloccò, come e lo guardò attentamente «perché continui a ronzarci intorno, allora?» e si vedeva che lo stava chiedendo non per provocare, ma proprio perché non capiva, perché non riusciva a comprendere cosa ci facesse Eames lì.

Ed Eames? Eames pensava solo che doveva dare fastidio ad Arthur perché era uno stupido so-tutto-io e aveva bisogno di qualcuno che gli facesse abbassare la cresta.

Non era abbastanza?

«Non sono affari tuoi, Cobb,» gli disse invece, voltandosi e andandosene.

Arthur uscì dall’infermeria dopo cena e si diresse immediatamente in camera, sdraiandosi immediatamente a letto. Non aveva sonno, ma Madama Chips gli aveva dato una pozione e tra poco si sarebbe addormentato in ogni caso.

Non sapeva come fare. Sapeva di avere ragione, se lo sentiva, ma come poteva provarlo? Come poteva provare che qualcosa stesse andando irrimediabilmente storto ad Hogwarts? Che qualcuno stava tramando nelle ombre per prendere qualcosa?

La scuola era enorme e Ariadne aveva ragione, non potevano setacciare l’intero castello da soli e non potevano dire nulla a nessuno o il panico si sarebbe diffuso nella scuola, probabilmente.

Si portò le mani alla testa, massaggiandosi le tempie e poi gli occhi.

Era stato davvero il professor Raptor, come aveva detto Eames? O Piton? O… c’erano così tante persone possibili, così tante persone di cui Arthur non si fidava - perché lui non si fidava per natura - e così tante possibilità.

La sua mente riusciva a pensare ad almeno venti possibili scenari diversi per quella situazione - venti persone diverse con venti motivazioni differenti. Come poteva decidere senza prove?

Doveva trovare qualcosa. Com’era possibile che in mesi e mesi nessuno avesse lasciato in giro indizi? O magari aveva tutte le chiavi del puzzle in mano, chiuse in mille piccole conversazioni diverse in cui Arthur non aveva mai trovato nulla di sospetto.

Mille conversazioni che non meritavano di essere ricordate, singolarmente, ma che assieme creavano una fitta serie di indizi e percorsi, ricostruivano tutto e nulla.

Però il sonno stava scendendo su Arthur e, anche avesse voluto, non aveva ancora alcun filo conduttore. Non aveva ancora alcuna chiave di lettura.

E, alla fine, non l’avrebbe avuta per altri due mesi. Due mesi in cui con Ariadne e Cobb avrebbero cercato un qualsiasi indizio, senza risultato; in cui non sarebbe accaduto niente di particolarmente eclatante, se non qualche strano sogno di Cobb, indecifrabile; in cui Eames non avrebbe portato alcun aiuto e sarebbe continuato ad essere l’incredibile stupido idiota di sempre.

Due mesi e poi la chiave si presentò a loro quasi per caso.

Eames stava scendendo le scale velocemente - e non perché fosse in ritardo (o meglio, lo era, ma non era una novità e non era il motivo per cui stava correndo) - ma perché, davanti a lui, Arthur aveva accelerato accortosi della sua presenza.

«Arthur! Non correre così, e stai attento a dove metti i piedi, sai le scale cambiano senza alcun preavviso,» disse, ridendo, mentre il Corvonero continuava ad ignorarlo «oh avanti, non pensavo di spaventarti a tal punto!»

E a questo punto Arthur si fermò, voltandosi verso di lui, ed Eames smise di scendere i gradini mentre il Corvonero gli si avvicinava.

«Io? Paura di te? Non ho paura di te, Eames. Semplicemente la tua sola presenza mi procura l’orticaria,» gli sibilò, puntandogli un dito sul petto «ma non ti annoi mai, tu? Sicuramente corrermi intorno come un povero cagnolino bisognoso di coccole e cercare di attirare la mia attenzione non è così divertente, vero?»

Eames fece finta di pensarci per qualche secondo «Oh, è estremamente divertente, a dire il vero, ma quello che faccio io non è… quello, io mi diverto a farti uscire di testa, sono un bullo!» puntualizzò, giusto perché beh, lui non era di certo un cagnolino «e il fatto che tu sei così pieno di te tutto il maledetto tempo rende tutto estremamente più divertente. Il mondo non ruota intorno a te, Arthur,» lo informò, perché a volte quel maledetto Corvonero aveva bisogno che qualcuno gliele ricordasse queste cose basilari, no?

«Non il mondo, no,» fu però la risposta di Arthur, che non sembrava aver accusato minimamente il colpo, «ma tu, oh tu mi giri intorno tutto il tempo, sei fastidioso.»

Eames stava per rispondergli a tono, sul serio, perché non era assolutamente vero e lui faceva un sacco di altre cose nella sua vita oltre a rompere le scatole ad Arthur, ma prima che potesse farlo il terreno sotto i loro piedi cominciò a muoversi, ed entrambi rimasero fermi a guardare mentre le scale si muovevano, ricomponendosi secondo la loro volontà.

Maledizione!

«Ecco, vedi, è tutta colpa tua!» gli stava urlando Arthur, indicandolo.

«Colpa mia? Sei tu che ti sei fermato!» lo informò Eames, aggrappandosi al poggia-mano e mentre l’altro gli lanciava un’occhiata assassina.

«Non mi sarei fermato se tu non avessi cercato di farmi impazzire per l’ennesima volta!» e glielo disse tirandogli un calcio allo stinco, mentre ancora le scale si muovevano ed Eames si aggrappò ancora di più al poggia-mano come se avesse potuto salvarlo da tutto.

«Non è che le scale stanno crollando, sai?» lo informò Arthur, alzando un sopracciglio e guardandolo con un sorrisino divertito. Arthur era insopportabile, visto? Eames aveva ragione, maledizione.

«Non sono spaventato,» borbottò Eames, staccandosi proprio quando le scale si fermarono - e non un minuto prima, ma solo perché nel fermarsi avevano tremato un po’ e…

«Sei patetico, Eames,» lo informò il Corvonero, riprendendo a camminare.

Il Serpeverde si morse la lingua per non insultarlo e cominciò a seguirlo.

«Part 1 || Parte 3»

character: dom cobb, character: eames, character: ariadne, character: yusuf, serie: hp!au, fandom: inception, paring: arthur/eames, character: arthur (inception), character: mal, !fanfiction

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