Inception; Notte Bianca; Arthur/Eames; Arthur/Ariadne; Mal/Ariadne

Nov 10, 2010 08:13

Titolo: (What am I supposed to say) When I’m all chocked up and you’re okay
Autore: chibi_saru11
Beta: Un-Betated
Fandom: Inception
Personaggio: Arthur, Eames
Paring: Arthur/Eames
Rating: PG-15
Warning: Slash
Parole: 386 (FiDiPua)
Riassunto: Eames non ha un totem convenzionale.
Note:
1. Scritta per la Notte Bianca di maridichallenge per il Prompt di 3x9_lover "Totem"
2. Questa è molto simile a quella che ho postato alla Notte Bianca, ma ho corretto erroracci e cose simili.
Disclaimer: Inception non mi appartiene. A meno che io non abbia fatto un'inception su Nolan, certo. Ma purtroppo no. Bummer.

Quando Eames riaprì gli occhi aveva il respiro accelerato e non riusciva a smettere di tremare - non lo faceva apposta e non riusciva a smettere.
Credeva di aver superato il problema - non gli succedeva da tempo - e guardandosi intorno venne preso dal panico.
Ariadne si stava mettendo a sedere, prendendo dalla tasca il suo totem e giocherellandoci pigramente mentre Arthur stava scrivendo qualcosa su quel suo maledetto tacquino.
Eames non aveva un totem, per un falsario abituato a vivere tra realtà e finzione, un totem non aveva realmente senso - eppure a volte capitava che Eames si svegliasse con il bisogno impellente di sapere che quella dove si trovava era la realtà, che non era un sogno, che era a casa.
Eames non aveva un totem, però, e quando le sue mani cominciavano a tremare in quel modo c’era una sola cosa che lo tranquillizzava.
Si alzò in piedi, dunque, avanzando verso Arthur e afferrandolo per un braccio trascinandolo via, sotto gli sguardi straniti di Ariadne e Yusuf e quello mediamente divertito di Cobb.
Portò Arthur dietro l’angolo, in modo tale che fossero nascosti dai loro compagni e lo sbatté contro il muro e prima ancora che Arthur potesse chiedergli cosa gli era preso lo baciò, forte, infilandogli la lingua in bocca senza aspettare, forzandolo ad aprire le labbra.
Portò una mano a giocare con la sua cravatta, allentandola piano piano, mentre Arthur cominciava a rispondere e a smettere di ribellarsi - era sempre così con Arthur, inizialmente un po’ frigido e scostante, ma una volta che gli si dava tempo si impegnava nel sesso esattamente come nel lavoro.
Arthur gli passò una mano dietro la nuca, a giocare con i suoi capelli e sì, era tutto così familiare, tutto esattamente come avrebbe dovuto essere.
Arthur si strusciava contro di lui, languidamente, e mugugnava nella maniera che solo Eames conosceva.
Quando si staccarono, ansimanti e decisamente eccitati, Arthur piegò la testa e, se fosse stato una persona normale, probabilmente ora avrebbe riso. Ma siccome era Arthur, e Arthur non rideva quasi mai, la sua espressione si avvicinava più a scherno.
«Dovresti davvero farti un totem, Eames,» disse, appoggiandosi di più al muro e permettendo all’altro di spingere una gamba tra le sue.
«Oh, ti mancherebbe questo, Tesoro,» è l’unica cosa che risponde Eames, prima di riprendere a baciare Arthur, facendo strisciare i loro bacini.

Titolo: Just like in a dream
Autore: chibi_saru11
Beta: Un-Betated
Fandom: Inception
Personaggio: Arthur, Eames
Paring: Arthur/Eames
Rating: PG-15
Warning: Slash
Parole: 457 (FiDiPua)
Riassunto: Al nastro ritiro bagagli.
Note:
1. Scritta per la Notte Bianca di maridichallenge per il Prompt di faechan "Per questa poesia linkata bel link (che gioco di parole)" ma non c'entra davvero nulla. What, erano tipo le 5 e che cavolo!
2. Questa è molto simile a quella che ho postato alla Notte Bianca, ma ho corretto erroracci e cose simili.
Disclaimer: Inception non mi appartiene. A meno che io non abbia fatto un'inception su Nolan, certo. Ma purtroppo no. Bummer.

Il loro prossimo lavoro era in California e sarebbe stato comodissimo se non si fossero trovati tutti in Svizzera, fino a qualche giorno prima, per l’ennesimo lavoro. La calda ed appiccicosa aria della California salutò Arthur con sfacciataggine.
Non gli piaceva il caldo e, soprattutto, non gli piaceva l’umido. Si allentò la cravatta, cercando di non lasciare che l’afa avesse la meglio, e fu allora che Eames, Cobb e Ariadne gli si avvicinarono, parlottando allegramente.
Arthur era rimasto in disparte, aspettando con calma i bagagli e cercando di evitare Eames. Piano evidentemente fallito.
Eames si voltò verso di lui, sorridendo lascivamente, e Arthur non avvampò solamente grazie al suo controllo.
Non ricordava come fosse successo, esattamente, ricordava che lui stava dormendo, con il PASSIV, e si stava rilassando, dopo il lavoro, quando era arrivato Eames.
Eames che indossava una ridicola camicia hawaiana - “non immaginavo che per rilassarti scegliessi una spiaggia, tesoro” aveva commentato e Arthur era rimasto zitto, senza dargli alcuna soddisfazione - e poi avevano cominciato a litigare e stuzzicarsi e poi era diventato confuso.
Ad Arthur non piaceva fare sesso nei sogni, era tutto più complicato, più confuso, i sentimenti del sognatore si intrecciavano e si mescolavano all’interno del suo subconscio e rendevano i contorni sbiaditi.
Non ricordava tutto di quello che era successo, ricordava mani e lingue e caldo caldo caldo. Ricordava Eames e la sua voce e il suo fiato.
Poi si erano svegliati, il fiato veloce e Arthur era scappato via.
Arthur non sognava - normalmente, senza l’aiuto del PASSIV, proprio un vero sogno - da molto molto tempo, più di quanto ricordasse, a dire il vero, ma quello della sera prima era stato molto più simile ad un sogno vero che ad un sogno indotto. Ad Arthur non piacevano i sogni veri, non ne aveva controllo, non poteva ricordarseli quando si svegliava: lo mettevano a disagio.
E ora era Eames a metterlo a disagio e anche se Arthur sapeva che non era stato un sogno, che era successo davvero, non riusciva a non domandarsi, a volte, se non se lo fosse solo immaginato.
E poi guardava Eames e il suo sorriso e aveva la conferma di non essersi immaginato proprio niente e veniva preso dalla voglia di cancellare quell’espressione sorniona dal viso di Eames con un pugno.
Così quando vide il suo bagaglio girare nel nastro trasportatore e si chinò a prenderlo, quando si rese conto che Eames era chinato accanto a lui, intento a prendere la sua valigia, quando Eames gli bisbigliò, all’orecchio “magari potremo rifarlo, stasera”, Arthur fece collidere, per pura coincidenza, la sua valigia con la faccia di Eames.
Un incidente, nulla di più, davvero e quando Arthur si voltò verso Eames l’unica cosa che disse fu «Vedremo»
L’importante era avere il controllo. E magari, quella sera, avrebbero evitato il PASSIV.

Titolo: It was worth a shot
Autore: chibi_saru11
Beta: Un-Betated
Fandom: Inception
Personaggio: Arthur, Ariadne
Paring: Arthur/Ariadne
Rating: PG-13
Warning: ///
Parole: 223 (FiDiPua)
Riassunto: Al nastro ritiro bagagli.
Note:
1. Scritta per la Notte Bianca di maridichallenge per il Prompt di cassianait "Dovevo Provarci"
2. Questa è molto simile a quella che ho postato alla Notte Bianca, ma ho corretto erroracci e cose simili.
Disclaimer: Inception non mi appartiene. A meno che io non abbia fatto un'inception su Nolan, certo. Ma purtroppo no. Bummer.

Arthur era un professionista. Non importava cosa succedesse intorno a lui, Arthur rimaneva sempre e comunque concentrato sul lavoro, sulla missione.
Questo, almeno, fino a che non era arrivata Ariadne.
Ariadne che creava palazzi - ed interi mondi - senza alcuna difficoltà; Ariadne che rideva e camminava accanto a lui senza zittirsi mai; Ariadne che lo faceva sorridere senza nemmeno impegnarsi troppo.
E improvvisamente Arthur cominciava a dimenticarsi cose importanti - come di controllare se Robert Fischer avesse mai ricevuto un addestramento per le invasioni mentali - perché era troppo impegnato a fare cose come aiutare Ariadne anche se non ne aveva il tempo, o andare fuori con lei a bere qualcosa, quando l’architetto decideva che aveva bisogno di una pausa.
Non era da lui, lo sapeva, ma non poteva farci nulla.
E così quando erano nel secondo livello e le proiezioni avevano cominciato a voltarsi verso di lui, Arthur si era sporto in avanti e l’aveva baciata.
In realtà sapeva che non sarebbe servito a nulla - Arthur era il migliore nel suo lavoro perché sapeva questo genere di cose - ma Ariadne non poteva saperlo. Aveva approfittato della situazione, lo sapeva, e non avrebbe dovuto farlo, non era da lui. Però non aveva saputo resistere.
«Valeva la pena provarci,» le disse, facendole segno di seguirla. Ariadne non disse nulla, ma Arthur la vide sorridere sotto i baffi.

Titolo: She-devil
Autore: chibi_saru11
Beta: Un-Betated
Fandom: Inception
Personaggio: Ariadne, Mal Cobb
Paring: Mal/Ariadne, Mal/Cobb, Cobb/Ariadne (One-Sided)
Rating: NC-17
Warning: Yuri, Non-Con
Parole: 415 (FiDiPua)
Riassunto: Ariadne sogna, a volte. Sa che non dovrebbe farlo, ma non può fermarsi. Ariadne sogna Dom, a volte, ed è tutto perfetto.
Note:
1. Scritta per la Notte Bianca di maridichallenge per il Prompt di mikamikarin "Io sono l'unica parte di lui che potrai mai avere"
2. Questa è molto simile a quella che ho postato alla Notte Bianca, ma ho corretto erroracci e cose simili.
Disclaimer: Inception non mi appartiene. A meno che io non abbia fatto un'inception su Nolan, certo. Ma purtroppo no. Bummer.

Ariadne non sa da quando, esattamente, Cobb abbia cominciato a piacerle - forse dal primo istante, chissà - ma è successo e ora non riesce a toglierselo dalla mente.
È pericoloso, le ha detto Arthur, portarsi troppi dei propri sentimenti all’interno del sogno, ma Ariadne non sa come fermarli, non sa come controllarsi. E a volte, quando entra nel PASSIV, da sola, lui è lì e le sorride ed è perfetto.
Ariadne pensa che Arthur si preoccupi troppo, che dovrebbe rilassarsi, a volte. E poi accade.
Un giorno si addormenta, come tutte le altre volte, ma quando si sveglia non c’è Cobb, davanti a lei, ma Mal. Mal bellissima e fredda e spaventosa.
«Ciao, piccola,» dice e la sua voce suona tentatrice. Ariadne fa qualche passo indietro, cercando di scappare, ma in quel mondo è l’ombra che comanda e Mal, Mal è l’ombra più nera che Ariadne abbia mai visto. Nera ed elegante, con quel suo vestito scollato che mette in risalto le sue forme e i suoi occhi.
Mal avanza verso di lei, come se i suoi piedi non toccassero terra, magari non lo fanno, stanno sognando dopo tutto.
«Non scappare, piccola,» le sussurra all’orecchio e improvvisamente Ariadne non è in grado di muoversi o di parlare, non può fare nulla, mentre Mal le passa una mano sui seni, palpandoglieli «dovresti essere felice, piccola»
Le lecca l’orecchio, piano, per poi passare a morderle la spalla, una, due, tre volte. E Ariadne vorrebbe scappare, vorrebbe urlare, ma la mano di Mal le passa sotto la gonna, dentro le mutandine, e improvvisamente Ariadne non può fare altro che gemere e chiedere di più, di più.
Forse è perché si trovano in un sogno e sente tutto molto di più - molto più a fondo - forse è perché Mal vuole che lei senta, non lo sa, ma Ariadne geme e si contorce e Mal ride e spinge e morde.
Quando Ariadne viene, ansimando e incapace di reggersi sulle sue gambe, Mal ride e ride e si piega su di lei, austera e bellissima.
«Dovresti essere felice, piccola, perché io sono l’unica parte di lui che potrai mai avere» e poi la sta baciando, mordendole il labbro troppo forte fino a farle uscire sangue, spingendo la sua lingua dentro di lei e leccandole poi le gocce rosse che escono dalla ferita che lei stessa ha procurato.
Quando si staccano Mal sta sorridendo e ha un coltello in mano e Ariadne sa già cosa accadrà, ma non le importa.
Mal sorride, sopra di lei, e Ariadne chiude gli occhi.

character: eames, character: ariadne, fandom: inception, *notte bianca, paring: arthur/eames, character: arthur (inception), character: mal, paring: arthur/ariadne, paring: mal/ariadne

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