Seconda esplosione p0rnica!

Feb 11, 2010 02:49

Come preannunciato, continua la saga del p0rn glitterato. Per chi avesse apprezzato la storiellina di ieri, oggi ne abbiamo una nuova e parecchio più p0rnosa - e anche parecchio più demente. Se non avete lo stomaco di leggere di uomini veramente effemminati fermatevi qui, prima ancora delle note. Se no... Lettore avvisato, mezzo salvato, si dice. ;)

Titolo: La principessa delle nevi
Fandom: RPS Johnny Weir
Pairing Johnny Weir/Paris Childers
Rating: NC17
Word Count: 2565
Avvertimenti: Sesso descrittivo, uomini travestiti da donne, ghei all'ennesima potenza.
Disclaimer: Paris e Johnny sono solo migliori amici. Quindi è tutto frutto della mia mente malata.
Note: Questa storia si rifà a questo bel video, che ritrae la notte di Capodanno di Johnny. Avrete modo di apprezzare la quantità di eterosessualità nell'aria, soprattutto grazie all'alcool che si sa, ci rende tutti più spontanei. Soffermatevi sul cameriere bello bello a 00:12.
Ancora una volta vi prego di leggere ogni singola battuta pronunciata da questi due con la giusta intonazione, cioè come se a parlare fosse Paris Hilton in persona, però più femmina. So che Paris appare abbastanza maschio. In verità se leggete le battute con il tono petulante appropriato vi sembrerà subito più gay; inoltre trovo che in determinate situazioni la natura maschia, un tantino, tenda a farsi strada fino alla superficie. Sicuramente è OOC.
Ringrazio ancora una volta framianne per la beta e la foca e le mie due amykette perchè sì. ♥

Edit: Ok, tutto finisce, right? Ho scoperto giusto ieri sera che Paris e Johnny non vivono più assieme. Angst, the drama, the drama. Non so bene cosa sia successo, ovviamente non ci vengono a dire la vera verità; si sa che Paris voleva spostarsi a vivere in centro e che quindi hanno traslocato in fretta e furia. Insomma, l'ha mollato in tronco e Johnny si è fatto venire una dozzina di crisi di panico riuscendo a balbettare frasi sconnesse come nemmeno la peggior donna bionda del pianeta.
Questo fatto mi ha causato una giusta voglia di morire e di cancellare le fic che ho postato. Sicuramente non posterò mai la terza, che avevo già pronta, e non scriverò nient'altro, almeno per il momento. Posso dire che queste due, tuttavia, restano comunque abbastanza in canon: ai tempi di "Teddy Bear" vivevano effettivamente ancora insieme e a Capodanno Paris era seduto di fronte a lui alla tavolata degli amici e familiari, quindi hanno fatto pace, probabilmente. Probabilmente Paris è un uomo di merda e se lo scopa a tempo perso, ma non soffermiamoci. In totale, fingerò che queste due fic non siano mai avvenute. Vorrei solo che il canon smettesse di scoppiarmi tra le dita...


LA PRINCIPESSA DELLE NEVI

Paris fa appena in tempo ad entrare in casa che Johnny già attraversa di corsa il salotto, infilandosi in bagno e chiudendo la porta dietro di sé. Paris lo guarda con sconcerto, perché ok che possa scappare, ma correre in bagno gli sembra un po’ eccessivo; in fondo i bagni c’erano anche al ristorante. Non ha la forza, comunque, di farsi molte domande: fuori dalle sicure pareti di casa il cielo già albeggia e lui, in tutta sincerità, fatica a ricordarsi come si chiama. Non sa se sia stato tutto lo champagne che ha ingurgitato, la musica ad alto volume nelle orecchie per tutta la notte o il balletto di saluti tra i tavoli che gli ha distrutto le gambe, ma stenta a reggersi in piedi. L’unica cosa di cui è certo, al momento, è che ha bisogno - fisicamente bisogno - di un caffè; poi si lascerà cadere morto sul letto e non alzerà una palpebra per le successive dodici ore, nemmeno per rispondere al cellulare.
Si sfila le scarpe e le abbandona in mezzo alla stanza, dirigendosi stancamente verso la cucina. Normalmente un comportamento del genere gli arrecherebbe qualche inconveniente - Johnny gliele tirerebbe dietro, le scarpe, e Paris dovrebbe stare attento a schivarle, perché Johnny ha una mira letale, quando vuole - ma è troppo tardi e la giornata è stata decisamente estenuante. Si sdraia quasi sul ripiano di lavoro della cucina mentre aspetta che la macchina entri in funzione e gli conceda un po’ del suo succo rigenerante; sospira esausto, pensando al caldo abbraccio delle coperte che lo attendono.
La tazza si è appena riempita quando avverte la presenza di Johnny dietro di sé. Sorride tra sé, perché lo sente aleggiare alle sue spalle, avverte il suo sguardo sulla schiena. Mentre butta giù il primo sorso di caffè si chiede se la fobia di Johnny per il disordine si manifesterà anche la notte - o meglio, la mattina - di Capodanno.
“Cosa deve fare un povero ragazzo per avere un po’ d’attenzione, in questa casa?” domanda invece leziosa e petulante la voce di Johnny.
Paris si volta, pronto ad alzare gli occhi al cielo e ribattere con qualche frecciatina sul suo egocentrismo patologico, ma non appena il suo sguardo lo inquadra la sua mente si svuota. Johnny pare accorgersene, perché il suo sorrisetto malizioso si allarga e gongola, spudoratamente, sotto gli occhi sgranati dell’altro.
“Ti piace?” chiede a bassa voce, seguendo con un gesto elegante delle mani la linea slanciata del suo corpo.
Paris non sa cosa rispondere. È ancora troppo impegnato a capire come Johnny sia entrato in possesso di quella cosa - nella fattispecie un vestito di velluto rosso rigorosamente da donna, tagliato ad altezza seno e decorato di pelo bianco, opportunamente accompagnato da una mantellina dello stesso colore e ugualmente rifinita che gli copre le spalle. È la mise che ha sfoggiato uno dei camerieri del Mari Vanna per tutta la sera, senza apparente senso estetico né imbarazzo, ma Paris deve ricredersi: non era il vestito il problema, dopotutto, ma l’uomo nerboruto che ci stava dentro; con il ripieno adatto la figura è totalmente differente.
“Dove l’hai preso quello?” fa quindi Paris, la voce che sale fino quasi a diventar stridula per lo sbalordimento. Per sicurezza, vista la piega che la nottata sta prendendo, abbandona il caffè accanto alla macchinetta.
“Secondo te? Potrei aver spogliato un cameriere mentre non guardavi?” lo provoca Johnny, mettendosi una mano sul fianco.
Paris sogghigna, sentendo il sangue prendere velocità nelle sue vene.
“Se fosse quello di quel bestione ti cadrebbe per quanto ti starebbe largo,” risponde, facendo un passo avanti e lasciando scivolare lo sguardo, tornato pienamente sveglio e attento, sulle pieghe del vestito fino a dove termina, lasciando scoperte le gambe nude di Johnny. Allunga una mano e tasta il velluto della gonna tra due dita, poi la lascia ricadere a coprire le sue cosce. È strano, sconvolgente, provocante, e più di tutto folle: assolutamente Johnny.
“Ho chiesto se ne avevano uno più piccolo, di scorta,” ammette quello, arricciando le dita dei piedi nudi sul pavimento.
“È carino. Potresti presentarti vestito così alla prossima festa,” lo prende in giro Paris, incrociando le braccia sul petto. Di colpo si sente a disagio, col suo maglione a righe e la faccia stravolta. Johnny, dopo tutte quelle ore, è ancora bello come appena uscito dal salone di MAC, e non è il trucco a fare il miracolo.
Johnny alza un sopracciglio. È insoddisfatto della reazione, chiaramente, Paris glielo può leggere negli occhi.
“Mi sa che è meglio se te ne vai a dormire, Paris,” borbotta alla fine, girandogli le spalle. “Sei un po’ spento.”
Paris si allunga in avanti di scatto, catturandolo per i fianchi al volo e tirandoselo contro. Johnny lancia un urlo, poi scoppia a ridere, voltandosi tra le sue braccia e lasciandosi guidare - o guidandosi da sé, la distinzione non è tanto facile da fare - fino a rimanere intrappolato contro il mobile della cucina.
“Ehi, hai visto che ora è?” gli domanda con un tocco lamentoso Paris, con gli occhi che tuttavia brillano di malizia. “È un miracolo che mi regga in piedi. Dammi il tempo di riprendermi…” Abbassa lo sguardo sul torso magro avvolto dal velluto e mormora “Ti sta proprio bene il vestitino.”
“Sai che novità. Io sto bene con tutto,” fa Johnny sfacciato, leccandosi le labbra, lo sguardo fisso sulla bocca di Paris.
“Puttana…” sussurra lui, un attimo prima di baciarlo.
Johnny sospira sotto le sue labbra, lasciandosi spingere con più forza contro il mobile. Paris sente una mano risalire lentamente dalla spalla al collo, per poi fermarsi sulla sua nuca, trattenendolo e approfondendo il bacio - come se lui avesse avuto una qualche intenzione di staccarsene. Quando si allontana davvero, parecchi secondi - o forse minuti - più tardi, ha il respiro accelerato e deve appoggiare la fronte a quella di Johnny mentre deglutisce e si schiarisce la voce, non sa nemmeno lui per dire cosa. Attorno ai loro volti scende una piccola cascata di brillantini e Johnny ridacchia.
“Perdo brillantini da tutta la sera. Ce li ho dappertutto,” dice, sbattendo le ciglia.
“Proprio dappertutto? Controllo?” ribatte l’altro, facendo già sparire le mani sotto l’orlo inferiore del vestito.
Un secondo dopo Paris ottiene risposta a una delle domande che da qualche minuto gli picchiettano in testa: sotto quel vestitino natalizio Johnny è assolutamente, meravigliosamente nudo. Paris mugugna di soddisfazione, pregustando la visione di quel corpo perfettamente modellato che si svela sotto i suoi polpastrelli. Cade quasi in ginocchio ai suoi piedi e infila la testa sotto la gonna, scontrandosi con un’erezione che pareva starsene lì in attesa solo per lui. Sente Johnny appoggiare tutto il proprio peso al mobile alle sue spalle e gemere a bocca aperta quando chiude le labbra sul glande, succhiandolo. Immagina le nocche sbiancate mentre le mani stringono il bordo del ripiano della cucina e fa scorrere l’erezione sulla propria lingua, facendola affondare e ritirandosi per chiudere di nuovo le labbra attorno alla punta. Ogni carezza e ogni suzione operano la giusta magia: Johnny, sempre plateale, si guarda bene dal tenere la bocca chiusa a letto, almeno quando si sente in vena porca, e di certo la cucina, il vestitino e l’alcool gli titillano l’animo esibizionista. Paris lavora di bocca velocemente, seguendo i movimenti fluidi dei fianchi di Johnny che lo incitano, rallentando o accelerando a proprio piacimento. Con una mano, intanto, si slaccia i pantaloni e inizia a masturbarsi lentamente: è intenzionato a giocare con Johnny ancora per un bel po’ e non vuole rischiare di bruciarsi tutte le cariche subito, contando anche la vaga sbronza che ancora gli alleggerisce la mente e appesantisce le membra.
Quando la mano di Johnny si muove sospettosamente sulla sua testa la scosta con gentilezza, ma lo prende come un segnale che è ora di interrompere quel genere di attenzioni. Se Johnny venisse troppo presto sarebbe anche più problematico, perché perderebbe immediatamente interesse nel soddisfare i suoi desideri; Paris non può permetterlo. Lasciando un sentiero umido di baci sulla sua pelle ambrata si muove lentamente verso il suo fianco; le sue mani scivolano intanto sui glutei sodi, affondandovi con decisione le dita. Morde l’osso sporgente del bacino, facendo sussultare e gemere Johnny ancora una volta, poi il muscolo appena sopra, e gli addominali perfettamente scolpiti. Sente Johnny ridacchiare e non resiste alla voglia di vederlo in faccia, quindi esce allo scoperto, emergendo da sotto la gonna, e lo guarda sfoggiando un sorrisone a trentadue denti.
Johnny ricambia, ma la sua espressione è più lasciva e desiderosa. Vuole arrivare al dunque, lo sussurrano il labbro leggermente inarcato, le narici dilatate, le palpebre appena abbassate sugli occhi chiari.
“Se ti giri do un’occhiata al cuoricino…” mormora Paris, ridacchiando tra sé.
Non se lo fa ripetere due volte: il tempo di un battito di ciglia e Johnny gli dà le spalle, il busto inclinato in avanti appoggiato sugli avambracci, le gambe leggermente divaricate e il sedere inarcato all’indietro quanto basta a provocare pensieri ben più che sconci. Paris si mette in piedi e gli alza la gonna con un gesto inatteso, facendolo ridere un altro po’. Si china su di lui, mettendogli una mano sulla guancia per voltargli il viso con una carezza e Johnny torce il collo, lasciandosi strappare un bacio. Così, appoggiato contro il suo sedere, Paris sente la propria erezione annidarsi nell’incavo perfetto delle natiche e sospira. Gli lecca voluttuosamente il labbro inferiore mentre la propria mano scende sul retro di una delle sue cosce, risalendola coi polpastrelli fino a trovare la curva marcata del gluteo. Scivola verso l’interno, tra le natiche, e continua la sua lenta migrazione fino a che la punta del dito finalmente trova un cedimento e Johnny geme, spingendosi verso di lui. Paris lo asseconda, lasciando che la prima nocca penetri lentamente, ma poi scivola di nuovo in ginocchio e sfila il dito, allargandogli invece le natiche con decisione.
Johnny geme di nuovo, languido e ansioso insieme, e Paris lo intravede sbirciare da sopra la spalla per catturare l’istante in cui la lingua sfiora la sua apertura, solleticandola. Sembra quasi che gli cedano un po’ le ginocchia e la cosa non può che regalare a Paris un brivido di potere. Morde un gluteo, che risponde contraendosi sotto i suoi denti, divenendo duro come il marmo. Paris riserva il medesimo trattamento all’altro, poi torna a dedicarsi al solco chiaro che li divide. Scende con il viso fino al perineo, stuzzicando ogni centimetro di pelle che, dai testicoli, conduce al punto su cui presto si soffermerà tutta la sua attenzione. Johnny mugugna e si dimena, spingendosi contro il ripiano a cui è appoggiato nell’istintivo tentativo di trovare sollievo. Paris passa la lingua sui bordi sensibili dell’apertura, inumidendola e rendendola ancor più ricettiva; poi vi chiude le labbra sopra e mugola piano. L’effetto è immediato e Johnny inarca la schiena ancora di più, buttando la testa all’indietro. Paris non si scompone, ma ricomincia a mordicchiare gentilmente la pelle che gli si offre, mentre le sue dita massaggiano i glutei e li allargano per farsi spazio.
È incredibile la sensazione di quei muscoli tonici e scattanti, che rubano la sanità mentale solo a guardarli, nel momento in cui si contraggono attorno al suo viso schiacciandogli le guance, come se non volessero più lasciarlo andare. Come premio per tanto apprezzamento, Paris tuffa la lingua oltre la debole resistenza dei muscoli di Johnny, dentro e fuori velocemente, fino a che i suoi gemiti sono lamenti di pura frustrazione, e di nuovo incolla le labbra alla sua apertura e vi infonde una leggera vibrazione, che ancora una volta tronca a Johnny il respiro in gola.
“Pa… Paris…” lo sente ansimare. “Prendilo… Ce n’è un po’ nel cassetto, lì.”
Certo, pensa Paris posando un ultimo bacio sull’apertura di Johnny ormai umida della sua saliva, qualunque uomo sano di mente tiene almeno un tubetto di lubrificante in cucina, per ogni evenienza. Si alza in piedi in fretta e furia e fruga nel cassetto indicato da Johnny un attimo prima, cercando di calarsi del tutto i pantaloni e le mutande allo stesso tempo. L’eccitazione gli sta andando alla testa tutta d’un colpo, impedendogli di pensare o di agire in modo logico. Alla fine torna a sfiorare il solco tra le natiche di Johnny con due dita, prima di svitare il tubetto e versare un po’ del contenuto su di esse. Con la coda dell’occhio, mentre già la punta delle dita affonda dentro a Johnny, Paris nota che le sue mani, impiastricciate di brillantini da quando gli ha accarezzato i capelli, hanno lasciato una scia iridescente sui suoi glutei proprio là dove l’abbronzatura viene a mancare, formando quello che Johnny chiama il cuoricino.
“Ci sei?” domanda, con le pulsazioni a mille, ritirando la mano e chiudendola sulla propria erezione.
“Io sto aspettando te!” replica Johnny di getto, piegandosi maggiormente sul ripiano della cucina.
Paris inspira a fondo e quando si spinge dentro Johnny trattiene il fiato. Lentamente, guida la propria erezione centimetro dopo centimetro, fino a farla sprofondare in lui quasi completamente. La sensazione è sconvolgente: Paris non sa a cosa sia dovuto, se allo sport o alla vita sessuale relativamente ridotta che conducono, ma Johnny è sempre così stretto che gli fa mancare le forze e rischia di portarlo ad un orgasmo decisamente troppo affrettato. Paris respira, lottando strenuamente alla ricerca di un briciolo di controllo, e inizia a muoversi avanti e indietro, saggiando con avidità quel corpo che si apre per lui ad ogni spinta, accogliendolo sempre più a fondo.
Johnny alza una gamba fino ad appoggiarla, piegata, sul ripiano di fianco a sé. Paris gliela tiene ferma, assestando una spinta più decisa. Dal mugolio tremante che riceve in risposta, intuisce che l’angolo è giusto e quindi spinge ancora, muovendosi con maggior forza, finché nelle sue orecchie risuonano solo i gemiti di Johnny, confusi con i suoi. Bastano poco meno di due minuti perché venga, sussultando e regalandogli un ultimo singhiozzo roco. Paris non si ferma; anzi, la presa sulla coscia di Johnny si fa più decisa e i suoi fianchi si involano, prendono velocità e sicurezza, fino a che sente l’orgasmo travolgerlo mentre ancora Johnny ansima stremato. Pensa a una bottiglia di champagne stappata con un gran botto, Paris, mentre viene e si aggrappa ai fianchi di Johnny per non collassare sul pavimento. Si ritrova curvo sul compagno, completamente prosciugato di forze, e con un senso di appagamento nelle viscere tale che solo un letto potrebbe essere il giusto coronamento alla nottata.
“Non ti addormentare arrampicato su di me, stronza,” mugugna Johnny caustico, ma nel suo tono Paris riconosce una miriade di sfumature che ha imparato ad amare e che parlano di un rapporto costruito in anni di pazienza.
“Sta’ zitto,” lo rimbecca quindi, scostandosi ciononostante da lui e aiutandolo ad abbassare la gamba. “Te la sei cercata. La prossima volta se non vuoi farti violentare in cucina non ti vestire da principessa delle nevi.”
Johnny ride, voltandosi a guardarlo, e anche Paris scoppia a ridere. Non sa bene cosa ci sia di così divertente, ma si sente la testa talmente vuota che potrebbe continuare a ridere abbracciato a Johnny per un’ora.
“Svengo. Andiamo a letto,” implora invece lui, tra uno sbuffo di riso e l’altro.
Paris annuisce e, scalciando via gli indumenti che gli intralciano le caviglie, si dirige mezzo nudo verso la camera da letto, trascinandosi dietro un Johnny che, nel suo vestitino ormai sgualcito, ancora sussulta d’ilarità.

fanfic, rps, the gay

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