Titolo: Morire di piacere
Fandom: Original
Rating: NC17 o anche X o come si dice quando siamo al limite estremo.
Word Count: 1436
Avvertimenti: Attenzione perchè ne abbiamo una lunga lista. Sesso descrittivo tra esseri non umani, non-con, dominazione mentale e quindi psicologica, gore, violenza descrittiva e potrei aver dimenticato qualcosa. Insomma, non è una fic per stomaci deboli e nemmeno per quelli forti, magari. Uh, e pure il titolo non sta lì per caso.
Note: Storia scritta per il
P0rn Fest, terza edizione. Il prompt responsabile di tanto abominio è: Original, M+M, Tentacoli e squame, ma la vera colpevole è
ellepi che ha scelto questo prompt dal mazzo che le avevo proposto per istigarmi a scrivere.
Dunque, questa fic è stata scritta a fini p0rnici ma non ha nulla di sexy. Chiaro il concetto? Nulla di nulla. Non è un porn piacevole da leggere, non ha nulla di romantico o di seducente. E' una brutta brutta storia e anche abbastanza disgustosa. Peraltro lo potrete capire anche dai protagonisti che non stiamo parlando di fanciulle per i prati: si tratta di un
illithid e di uno
yuan-ti (quello di sinistra, non quello più serpente che altro. So che è femmina, fate lo sforzettino e immaginatelo maschio, da bravi). Sono due esseri umanoidi ma solo vagamente. Le due razze sono tratte dal gioco di ruolo D&D, ma non ho rispettato tutte le loro caratteristiche per pigrizia e perchè 'sto porn in qualche modo doveva pur quadrare. Chiedo scusa ai puristi fin da ora. Su altre particolarità fisiche, invece, specie dell'illithid, ho glissato o accennato ma senza particolari. Se vi volete male cercate qualcosa in più in giro per il web.
A questo punto vi chiederete: "Perchè scrivere tutto ciò, se fa ribrezzo pure a te?" La risposta in verità è che non lo so. Doveva essere una cosa tentacolosa e squamosa ma innocua, invece è uscita così. Abbiate pazienza, io la condivido per una questione di numeri (devo produrre per questo Fest o mi dovrò tagliare le dita da sola) e perchè c'è gente malata che mi ha detto "Inquietante... Disgustosa... Ma bella!". Sempre detto che di matti è pieno il mondo...
Il giovane yuan-ti si chiama Shazzha ed è un esemplare davvero niente male. Piuttosto alto, con quella grazia sinuosa tipica della sua razza: la vita stretta, il collo lungo leggermente squamato, le braccia affusolate, un po’ troppo lunghe per essere proporzionate in un umano, ma a suo parere perfette. Ildioran sa di essere considerato inusuale, in quanto a gusti, dai suoi simili; per questo tende a cacciare in solitaria e a guidare le sue vittime in luoghi appartati dove nessuno degli altri illithid lo vedrà. Quando è parte di una squadra non si fa scrupolo a cibarsi di elfi, orchi o halfling di passaggio, naturalmente; la sua passione per gli yuan-ti è più sottile e per questo più adatta ad essere consumata in piena privacy e tutta calma.
Quando è passato di fronte all’osteria e ha notato Shazzha che usciva proprio in quel momento è stato quasi un colpo di fulmine. È piuttosto sicuro che l’altro l’abbia visto, nonostante la nonchalance che ha esternato, voltandosi dall’altra parte e continuando per la sua strada. Ildioran non aveva bisogno di vederlo per percepire il suo sguardo su di sé e le sue sensazioni. Shazzha ha pensato che quelli della sua razza, agli illithid, non interessavano particolarmente, che Ildioran pareva innocuo e disinteressato e che quindi avrebbe potuto allontanarsi in tutta calma e andarsene per la sua strada. Ciò che ha sottovalutato è che non solo questo specifico illithid è interessato in modo particolare agli yuan-ti, ma soprattutto che, per quanto non accompagnato, Ildioran è decisamente più forte e potente di quanto lo sia Shazzha - di quanto lo sarà mai, purtroppo. È un vero peccato e Ildioran, essendo una creatura sicuramente un po’ assurda nel suo genere, se ne duole in un angolino della sua mente. Shazzha sarebbe diventato davvero forte, in un paio d’anni, e anche i suoi bei tratti si sarebbero definiti con maggior precisione. Ildioran avrebbe potuto sognare quegli occhi allungati e provocanti, se mai gli fosse capitato di sognare cose simili. Sarebbe diventato un adulto veramente notevole. Ancora una volta, si dice Ildioran, è un gran peccato.
Tuttavia non sa dispiacersi di averlo catturato. Non ha proprio saputo trattenersi. Quando si è voltato all’improvviso, cogliendo Shazzha alle spalle, l’altro non si è nemmeno accorto del suo attacco. Spesso le altre creature dotate di poteri psionici sottovalutano la possibilità di caderne vittima. Ebbene, non per nulla gli illithid sono la razza suprema. L’ha stordito per il tempo strettamente necessario a portarlo via dalla strada e quando sono stati in un luogo abbastanza riparato è passato a dominarlo. Oh, Ildioran ama il momento della dominazione mentale, se lo gusta ogni volta come fosse l’ultimo. La mente degli yuan-ti si dibatte, si ribella, ed essendo così potenti i loro poteri psionici è tanto più difficile sottometterli; Shazzha non ha fatto eccezione e gli ha dato la giusta soddisfazione della lotta prima di cadere totalmente in suo controllo. Da lì in poi le cose procedono sempre nel medesimo modo e ogni incontro ricalca quello precedente. Ciò che cambia è la materia prima e Shazzha è un’ottima preda per le sue voglie.
Il granaio in cui si è appartato con Shazzha è caldo, anche se non abbastanza umido per i suoi gusti. Ciononostante è sicuramente perfetto ai fini a cui l’ha destinato. Shazzha ha risposto a un paio di domande per lui, poi si è spogliato, ubbidiente, sorridendo con quel ghigno malvagio che scopre meravigliosamente i denti appuntiti da yuan-ti. Ildioran l’ha ammirato, l’ha accarezzato lentamente, sfiorandolo con le lunghe unghie affilate fino a lasciare lievi tracce rosate sulla sua pelle dal colorito vagamente bronzeo. Le poche squame che gli decorano il ventre piatto e leggermente rigido ticchettano deliziose ad ogni passaggio delle sue dita, rimandando lievi bagliori verdastri nel riflettere la poca luce che filtra dall’esterno. Poi è sceso ad accarezzargli il membro ancora flaccido, saggiando lentamente la consistenza e il modo in cui andava riempiendogli il palmo della mano ad ogni istante che passava, diventando sempre più carnoso, duro e succulento.
Ama il momento in cui la sua vittima inizia a sospirare, a gemere piano, dimostrando godimento e chiedendone ancora. La dominazione mentale è priva di seduzione, se non associata al reale appagamento fisico, e Ildioran ama vedere le sue prede godere. Per questo si inginocchia tra le sue gambe aperte - nonostante il fatto che in condizioni normali uno della sua razza non si inginocchierebbe mai di fronte a un altro, chiunque egli sia - e avvicina la bocca alla sua erezione, risucchiandola all’interno. Due dei sue quattro tentacoli vanno subito ad avvilupparsi attorno al membro teso, massaggiandolo con cura mentre la sua bocca inizia a dedicarsi al glande. Serra la presa attorno ad esso, attento a non stringere al punto da far affondare i denti nella carne, ma esercitando la giusta pressione affinché i punti più sensibili vengano stimolati, graffiati appena così da suscitare un misto di sensazioni contrastanti nell’altro. Ildioran percepisce chiaramente il piacere e il dolore mescolarsi nel contatto telepatico che ha aperto con Shazzha. Avverte anche la sua ansia, il terrore eccitante che gli scorre sottopelle nel sapersi totalmente in balia dei suoi desideri. Ildioran sorriderebbe, se potesse. Invece continua a strappare mugolii di piacere a Shazzha con i tentacoli, a cui alterna, con studiato tempismo, brevi suzioni.
Lo sente capitolare poco alla volta. Le difese mentali già compromesse del giovane yuan-ti non reggono al doppio assalto; Ildioran ha avuto modo di apprezzare più volte come il sesso sia, spesso, più deleterio della dominazione mentale per alcune creature. È con abilità non comune che sceglie il momento più opportuno per far scivolare due dei tentacoli sotto i testicoli gonfi dell’altro, andando a cercare la sua apertura con cautela, quasi che non volesse farsi scoprire prima del tempo, per preservare la sorpresa. Poi rilascia la presa attorno al suo glande e lo fa scorrere fuori dalla propria bocca, poi di nuovo dentro, mentre i due tentacoli, stavolta, affondano nel suo corpo. Shazzha sussulta, geme forte, ma Ildioran non legge rifiuto netto nella sua mente; né se lo sarebbe aspettato. Sa di essere bravo in quel genere di giochetti, lo fa da anni e ha avuto modo di affinare la tecnica. Non sia mai, si è sempre detto, che un illithid sia meno che perfetto in un’attività tanto barbara.
Ildioran continua la sua lenta tortura, conducendo Shazzha verso l’orgasmo con paziente divertimento, godendosi ogni ondata di piacere che gli attraversa la mente come se fosse il proprio. I tentacoli entrano ed escono dal suo corpo più spediti, ora, e al contempo lo masturbano, creando un ritmo unico e incalzante, una sintonia di sensazioni che spezza solo con la propria bocca. Quando raggiunge l’orgasmo lo avverte chiaramente e non fa nulla per fermarlo. Shazzha viene nella sua bocca e Ildioran si trattiene dall’ingoiarlo tutto, imponendosi di essere lungimirante, un gesto di pura malvagità nei propri confronti. È un goloso e ha scoperto che è ancor più gustoso unire il sesso al cibo.
Si stacca dal corpo di Shazzha che questi ancora trema leggermente per l’orgasmo. Si accorge di avergli lasciato dei leggeri segni sul glande e si compiace della vena masochista di Shazzha. Ancora una volta, è un peccato che i suoi rituali siano tanto spietati, ma non c’è proprio altro modo in cui potrebbe goderne appieno. Si alza in piedi e si prende qualche secondo per ammirare un’ultima volta il bel volto di Shazzha. Anche i suoi zigomi alti sono mirabili, pensa, una qualità che ammira particolarmente negli yuan-ti. Gli si avvicina di un passo e la sua vittima per un secondo sussulta, ma non si muove. Non può muoversi, ovviamente, ma Ildioran nota che Shazzha non ci sta nemmeno provando con troppa intenzione. Forse è pronto, si dice; gli è già capitato che qualcuno dei suoi amanti, se così si possono chiamare, trovasse quell’incontro casuale un ottimo modo di morire. Si avvicina ancora e stavolta i tentacoli salgono al viso di Shazzha, ne accarezzano le guance incavate, scostano i capelli corti sulle tempie con gentilezza.
Ildioran vede gli occhi di Shazzha dilatarsi per l’orrore nel momento in cui la mente sfugge al suo controllo e la realizzazione colpisce lo yuan-ti, ma è troppo tardi: con velocità fulminea avvolge i quattro tentacoli attorno alla sua testa, serrandolo in una presa dalla quale è impossibile uscire vivi. Shazzha si dibatte per un paio di secondi, il tempo che la bocca di Ildioran raggiunga il cervello e inizi a risucchiarlo. Poi tutto è immobile, silenzioso, dentro la testa dello yuan-ti e nel granaio isolato, e a Ildioran non resta che gustarsi in tutta pace quella deliziosa miscela di sapori.