Natsume Yuujinchou - Akai sakana

May 04, 2009 18:07

Fandom: Natsume Yuujinchou
Pairing: Natsume/Tanuma
Rating: PG13
Parole: 1.217
Genere: fluff, yaoi
Avvertimenti: Uomini vestiti di fretta nella terza parte, presenze soprannaturali e poteri paranormali all’opera, accenni a rapporti omosessuali (SCAPPATE BAMBINI!!! ).
Disclaimer: I personaggi di questa storia non mi appartengono, ma sono frutto della mente di Midorikawa Yuki, e io non traggo alcun profitto dalla stesura di tali puttanate se non il mio gioiarmi di me.
Note: Scritta per il Fluffathlon di fanfic_italia. Questa storia necessita lunghe note perché tratta di un fandom che conta in Italia credo…tre fan. Di cui una l’ha scritta e una l’ha betata.
Il protagonista di questo bellissimo manga/anime è il caro Natsume Takashi, ragazzo di quindici/sedici anni dotato del potere, ereditato dalla nonna, di vedere gli youkai, cioè gli spiriti. Questo l’ha reso, fin da bambino, molto insicuro e solo, perché veniva tacciato di pazzia o stranezza; se a questo aggiungiamo il fatto che è rimasto orfano da piccolo e che da allora ha cambiato in continuazione famiglia di affidamento capiamo i suoi ragionevoli problemi di relazione interpersonale e la sua poca eloquenza. Per canon è un ragazzo molto gentile e sensibile e per questo risulta spesso un po’ effemminato per modo di fare e gestualità.
Il giovane con cui lo accoppio è Tanuma Kaname, ragazzo della stessa età, che vive col padre monaco buddista all’interno di un tempio nelle vicinanze della città in cui vive Natsume. Anche lui è nato con la capacità di vedere gli spiriti, ma il suo potere è infinitamente meno sviluppato di quello di Natsume, dunque riesce a distinguere solo quelli molto potenti. Tra i due ragazzi, dal loro primo incontro, si sviluppa subito una certa complicità e silenziosa intimità, dovuta probabilmente al carattere schivo di entrambi e alle esperienze di vita simili.
La storia è divisa in tre parti: la prima fa riferimento alla puntata numero 13 della prima serie dell’anime (e ne è basilarmente la trascrizione letterale, almeno per quanto riguarda i dialoghi) ed è collocata temporalmente durante le celebrazioni per una festa d’autunno; la seconda si svolge idealmente il giorno dopo la puntata 13 della seconda serie (circa sei mesi dopo la prima, dunque), nei dieci giorni di primavera prima dell’inizio del nuovo anno scolastico; la terza ha luogo esattamente due anni dopo la prima. Tutte e tre sono ambientate all’interno della casa di Tanuma, che si trova appunto attaccata al tempio buddista, immersa nel verde e circondata da un bosco. Lì, in giardino, c’è a quanto pare una sorta di “laghetto fantasma” popolato da altrettanto spettrali pesci rossi.
Durante la storia viene nominato un altro personaggio, Nyanko-sensei, soprannominato da Tanuma “Ponta”. Questi altro non è che lo spirito “guardia del corpo” di Natsume, che lo segue quasi sempre e lo protegge (teoricamente) dagli spiriti malvagi che potrebbero volerlo uccidere.
E con questo spero che le note iniziali si possano considerare concluse…
Uh! Il titolo significa “Pesce rosso” e fa riferimento al pesce nel laghetto (che verrà citato più volte nella storia).



AKAI SAKANA

“Ecco il tuo tè.”
“Ah! Grazie.”
Natsume osserva Tanuma appoggiare i due bicchieri sul tavolino, ma i suoi occhi presto tornano a vagare per la stanza.
“È incredibile quanto poco ci sia, eh?” commenta Tanuma ironico, ma senza acredine, notando il suo sguardo incuriosito.
“Ah? No…” si affretta a mettere in chiaro Natsume, eppure la frase muore lì, sospesa.
È che non ero mai stato a casa tua.
Tanuma si volta ad osservare l’antica pendola posta sul muro alle loro spalle.
“È quasi ora,” annuncia sorridente, e Natsume si chiede a che si stia riferendo, ma poi l’altro si illumina e gli indica un punto dall’altro lato della stanza. “Nell’angolo del soffitto.”
Natsume si volta confuso.
“Soffitto?” domanda a mezza voce, ma poi lo vede e si blocca. Sulla volta di legno nell’angolo opposto della stanza danza il riflesso cangiante di un piccolo specchio d’acqua, frutto del riverbero dei tardi raggi del sole. Sospira meravigliato mentre l’ombra di un pesce guizza per qualche attimo davanti ai suoi occhi.
“È bello.”
“Davvero?” gli chiede Tanuma, con la retorica di chi sa di assistere a un fenomeno mirabile - e nasconde un segreto.
“È il riflesso di un laghetto.”
Tanuma si alza e continua a sorridere, affacciandosi alla porta finestra aperta sul giardino.
“Guarda.”
“Eh?”
Natsume si alza in fretta, raggiungendolo. Fuori, compreso tra quattro pietre piuttosto grandi poste a formare una sorta di cerchio, scintilla un laghetto dall’acqua limpida, nel quale sguazzano felici tre grossi pesci rossi. Con gli alberi verdi che iniziano a rosseggiare dei colori dell’autunno sullo sfondo, lo spettacolo è meraviglioso.
“Non c’è nessun laghetto in giardino.”
Le parole di Tanuma gli gelano il sorriso sulle labbra.
“Oh.”
Tanuma non riesce a vedere il laghetto.
“Ecco perché probabilmente siamo gli unici a vedere quel riflesso,” continua lui. Resta fermo a guardare il prato verde e curato di fronte a sé, soddisfatto, ma si incupisce quando, volgendosi, scorge l’espressione delusa e un po’ sperduta di Natsume. “Che c’è?”
Natsume sobbalza, riscosso dai suoi pensieri.
“Eh? Ah, niente! È misterioso, eh?” esclama, fingendo un sorriso forzato.
Tanuma lo osserva perplesso mentre lo sguardo di Natsume torna a focalizzarsi sulla superficie cristallina dell’acqua.
“Oh,” sospira tra sé, e Natsume non se ne accorge, ma il suo viso pare rattristarsi nel momento in cui la consapevolezza della verità lo colpisce.

***

Uno.
Due.
Tre.
Quattro secondi scanditi dal battito del suo cuore scorrono in assoluta immobilità, senza che Natsume riesca a inspirare. I suoi occhi, leggermente sgranati per la sorpresa, si socchiudono mentre le sue labbra, finalmente, accarezzano quelle di Tanuma. Dura solo un attimo, il tempo di strofinarsi, un accenno di bacio e niente di più, poi Tanuma si ritrae e Natsume si ritrova di fronte i suoi profondi occhi neri.
“Oh.”
Perché mi ha baciato?
Avverte chiaramente la vampata di calore arrossargli il viso e istintivamente si lecca le labbra. Abbassa lo sguardo e quando lo rialza Tanuma non lo fissa più, ma guarda la sottile striscia di luce che filtra attraverso la porta finestra semiaperta e sorride, un sorriso intenerito ma malinconico.
Sul tavolo il ghiaccio all’interno del bicchiere tintinna, sciogliendosi lentamente.
“So che credi che parlando dei tuoi problemi diventeresti un peso per gli altri.”
Natsume lo fissa stupito, la bocca semiaperta.
“No! Io…”
“Ma in verità non ho mai desiderato tanto vedere davvero gli youkai come da quando ho incontrato te. È difficile, sapere di non poterti aiutare,” conclude Tanuma. Si alza in piedi e lentamente attraversa la stanza. Si ferma davanti a quella fascia di luce accecante e scosta del tutto la porta, facendola scorrere fino a che Natsume, dal cuscino su cui è seduto, riesce a scorgere il giardino all’esterno; poi appoggia una spalla allo stipite e incrocia le braccia, lo sguardo attento ad osservare il prato vuoto di fronte a sé. “Rosso, eh?” domanda, quando sente i passi leggeri di Natsume fermarsi alle sue spalle.
“Sì,” gli risponde lui, sollevato, senza saper nemmeno il perché. Lancia uno sguardo al laghetto e i pesci sono ancora là, intenti a guizzare nella loro livrea rosso brillante.
Tanuma annuisce e il suo sorriso si fa più compiaciuto.
“Bene.”
Natsume resta in piedi dietro di lui per qualche secondo ancora, perso ad ammirare i ciliegi in fiore che tingono di rosa il paesaggio attorno a loro. Poi si siede all’angolo opposto della porta, appoggiandovisi contro con la schiena, e chiude gli occhi sospirando quando un alito di vento fresco gli passa tra i capelli.
Però è bello essere così vicini.
“Sono contento di avere dimenticato la giacca a casa tua, ieri.”
Sente la voce profonda di Tanuma vibrare a pochi centimetri da sé. Quando riapre gli occhi lui è lì, accovacciato a poco più di un passo di distanza. Mugugna in assenso, annuendo con un sorriso, e titubante, com’è sempre nei contatti fisici, mette una mano sul suo ginocchio. L’ombra di Tanuma lo sovrasta un secondo prima che si chini su di lui per baciarlo di nuovo, ma Natsume chiude gli occhi, in attesa, e non si scosta.

***

L’esplosione illumina per qualche secondo il cielo, riempiendolo di colori. Tanuma li vede riflessi sul volto di Natsume, in quelle iridi dalla forma così particolare da farlo sembrare un gatto, e sorride. Stringe le braccia attorno alla sua vita, tra le falde dello yukata che ha infilato mollemente addosso. Si sono limitati a coprirsi quanto basta per proteggersi dalla prima arietta autunnale, senza rivestirsi del tutto.
Un nuovo fischio, poi il botto e l’eco che giunge fino a loro in lontananza.
“Sono bellissimi.”
“Già,” conferma Tanuma.
Ammira le scintille dell’ultimo fuoco disperdersi nella notte, poi china la testa in avanti e bacia la nuca di Natsume. I capelli alla base del collo sono ancora umidi di sudore, ma sembrano profumare di più per questo.
Seduto tra le sue gambe, Natsume sospira contento e addossa maggiormente la schiena al suo petto, appoggiandogli la testa su una spalla. Tanuma gli passa lentamente una mano sulla gamba nuda lasciata scoperta dalla stoffa, accarezzandogli distrattamente la coscia.
“Hai sete?” chiede, occhieggiando la stanza buia alle loro spalle, dove, sul tavolo, giacciono dimenticati una bottiglia d’acqua e due bicchieri.
“No,” risponde Natsume, che approfitta del fatto che si sia voltato per rubargli un bacio a fior di labbra.
Il fuoco d’artificio attraversa velocemente il cielo ed esplode alto, più alto anche dei precedenti, colorando il mondo di verde. Subito dopo altri due lo seguono,aprendosi come fiori di fuoco appena più in basso, prima uno blu, poi uno rosso.
“Si vedono benissimo da qui,” mormora Natsume. Tiene la voce sommessa, come se potesse disturbare l’aria circostante solo parlando. “Se l’avessimo saputo due anni fa…”
“Ma avevi perso Ponta,” gli ricorda Tanuma.
Se Nyanko-sensei fosse qui andrebbe su tutte le furie.
“Ah, già…” Natsume accarezza il braccio che gli stringe la vita con la punta delle dita. “E l’anno scorso?”
“Mio padre era qui al tempio, l’anno scorso,” risponde placido Tanuma, ridendo sotto i baffi. “Non sarebbe stato divertente quanto quest’anno.”
Una pioggia di luci dorate invade il cielo con il rombo di decine di esplosioni e l’acqua del laghetto davanti a loro splende in modo accecante. Natsume tuttavia, con un braccio avvolto attorno al collo di Tanuma e il capo reclinato indietro, completamente assorto com’è nell’atto di baciarlo, non se ne avvede nemmeno.

fanfic, natsume, the gay

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