[Originale] Orologeria

May 12, 2009 23:13

Titolo: Orologeria
Fandom: Originale
Rating: PG
Scritta per: La V Disfida di Criticoni (Raging Sun \O/).
Prompt: Bando: 'Stagionale'
Note: questa foto, presa da abandonedplaces, mi ha ispirato questo racconto.


Orologeria

4 Marzo 2009

C’è un edificio abbandonato, dall’altra parte della strada. A quanto pare, è lì da quando io e Jack, mio marito, ci siamo trasferiti qui.
Jack dice che ne sono ossessionata, e forse ha ragione; nonostante io abbia messo tendine spesse alle finestre della cucina e della camera da letto, il mio sguardo finisce sempre per cadere sugli occhi ciechi della facciata stinta, sul giardinetto invaso dalle erbacce, sul tetto pericolante.
Jack mi accusa di essere infantile, e per quanto io mi ostini a dargli torto, non so bene se la sua accusa sia del tutto infondata. So soltanto che non riesco a staccare gli occhi da quella sagoma inquietante.

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7 Marzo 2009

L’evento fondamentale della storia di questa piccola città è un incendio scoppiato una ventina d’anni fa, che ha distrutto quasi completamente il sanatorium della città - quattro padiglioni adibiti a ospedale per i malati cronici, i malati di mente, le persone affette da mali dei polmoni, e i bambini.
L’incendio è stato spettacolare, le perdite umane hanno scomodato persino la CNN.
I vecchi numeri del giornale del palese ne parlano in dettaglio, i paesani ben poco.
In fondo ad un articolo sbrindellato ho scoperto qualcosa che mi ha dato un brivido.
Il padiglione ancora in piedi è quello dei bambini.

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10 Marzo 2009

Jack prende un’aria grave se gli accenno a questa scoperta. Neanche lui ha ancora dimenticato, né penso che possa farlo.
Resta soltanto una manciata di fotografie datate in cui i nostri sorrisi giovani appaiono stonati, una cartellina di documenti che non correrà mai il rischio di strabordare e suddividersi in due, tre diversi fascicoli.
In un certo senso, l’ospedale dei bambini dall’altra parte della strada è un memento mori della peggior specie.
Se anche per un attimo riesco a dimenticare, lo scivolo e la giostrina smangiati dalla ruggine riaccendono le fiammelle dei ricordi.

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14 Marzo 2009

Oggi, appena uscita di casa per andare a fare la spesa, sono passata davanti all’edificio abbandonato. Mi sono fermata un attimo sotto il cancello cigolante.
Per un attimo mi è sembrato di vedere la porta aprirsi e chiudersi da sola… no, non da sola, aperta e chiusa da una sagoma molto più piccola di quella di un adulto… un bambino?
L’idea mi ha gelato fin nelle ossa e sono stata sul punto di sfilare il lucchetto ed entrare.
È stato allora che l’ho sentito…
Un forte, regolare ticchettio, proveniente da qualche parte all’interno del padiglione.

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22 Marzo 2009

Ho chiesto a Jack di accompagnarmi nel padiglione numero 3. Come immaginavo, ha rifiutato senza volermi ascoltare.
Se pensa che il suo rifiuto possa fermarmi, si sbaglia di grosso. Ho intenzione di entrare lì dentro e scoprire chi vi si nasconde. È impensabile che un bambino piccolo viva in un posto del genere.
Sono sicura che si tratti di un bambino… tre, quattro anni. Negli ultimi giorni ho visto il suo faccino pallido premuto contro i vetri di una finestra al secondo piano, costellata di adesivi sbiaditi e accartocciati.

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30 Marzo 2009

Jack dice che dovrei rivolgermi al dottor Spencer, giù in paese. Pare che sia il miglior psicologo della contea. Dice che la mia ossessione è diventata pericolosa.
Non capisco cosa voglia dire.
Solo perché ho aperto il lucchetto e sono entrata nel padiglione numero 3, non vuol dire che io sia pazza. I ragazzini di qui lo fanno sempre, per fare bravate e perdere tempo. Per me si tratta di una specie di missione.
In realtà, poi, non sono andata molto avanti. Dal soffitto dell’atrio mi sono cascati in testa polvere e calcinacci, quindi ho dovuto procedere lungo le pareti, sperando di non beccare un’asse marcia nel pavimento.
Lì dentro il ticchettio è molto forte, mi chiedo che tipo di macchinario possa essere ancora in funzione dopo vent’anni di abbandono.
Non ho ancora trovato traccia del piccolo, ma ho sentito passettini leggeri su per le scale.
Proverò al piano di sopra, molto presto.

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2 Aprile 2009

Jack è molto infuriato con me. Sono tre giorni che non mi parla. Stanotte si è addirittura portato il cuscino e la coperta in soggiorno, lasciandomi da sola nel letto, in compagnia della facciata scura oltre la tendina.
Non sono riuscita a riprendere sonno, quindi mi sono alzata per aprire la finestra, far entrare un po’ d’aria.
Jack non è venuto neanche quando ho urlato… perchè fuori dalla finestra c’era lo stesso faccino triste e pallido, dalle occhiaie profonde.
Il bambino ha detto qualcosa dietro il vetro, ma non sono riuscita a sentire.
Impossibile tornare a letto… mi sono installata in cucina, con la tv accesa e una tazza di tè forte, cercando di non guardare la finestra.

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3 Aprile 2009

Sono entrata di nuovo mentre Jack era al lavoro. Non ho trovato niente se non polvere, un manichino rotto che mi ha spaventare a morte, e comodini lillipuziani in rosa e azzurro chiaro.
E il ticchettio, ovviamente. È costante in tutte le stanze, dal piano terra alla soffitta. È tanto potente da vibrare nelle assi del pavimento e nelle mura fatiscenti.
Ho trovato le scale della cantina, ma lì sotto è molto buio. Tornerò con una luce.

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4 Aprile 2009

Jack mi ha dato uno schiaffo. Ho ancora lo stampo delle dita.
Non so cosa dire, tranne che lo odio.

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5 Aprile 2009
Jack ha chiamato il dottor Spencer a mia insaputa. Ha chiamato pure il Reverendo Warner. Sono tutti e due nel salotto di casa mia, si guardano dubbiosi e imbarazzati.
Il Rev. Warner è un esorcista.
Per la rabbia ho rotto un piatto e mi sono tagliata la mano. Ma devo stare calma, altrimenti farò il loro gioco.

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Aprile 2009

Ho parlato con il dottore e il reverendo. Sono riuscita a mantenere la calma, e a non dare risposte sbagliate. Jack era perplesso, ma compiaciuto.
Questa notte mi ha attirato a sé nel letto… penso di averlo deluso, con la scusa di un mal di testa folgorante.
Non ha importanza… devo tornare lì, stanotte. Devo scendere in cantina. Sono sicura che il bambino sia lì.
Oggi sul vialetto di casa c’era una palla di gomma… l’ho nascosta prima che Jack la vedesse. è una piccola palla rossa e bianca, era di Tommy. Il suo posto è in un cofanetto con i pochi giochi del piccolo… eppure l’ho trovata lì fuori, coperta del’umido della notte.
E se il bambino del padiglione abbandonato fosse Tommy?
Forse… forse dopotutto non è morto.
Devo trovarlo.

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7 Aprile 2009

Sono scesa in cantina.
Tommy non è lì.
Non capisco, non capisco.
Lì sotto non c’è niente, soltanto immondizia, oggetti abbandonati.
E un orologio di plastica e metallo, della moda degli anni Ottanta.
Ma niente Tommy.
Devo tornare ancora… di nuovo… anche se il ticchettio assordante mi ha fatto venire un mal di testa lancinante.

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8 Aprile 2009

Di nuovo in cantina.
Ho cercato ovunque, ma niente Tommy. Continuo a esaminare l’orologio… mi sembra di impazzire.
Il ticchettio è diventato frenetico, ma non capisco: non ha le batterie.
Non mi preoccupo più neanche di tornare a casa… passo tutto il giorno qui, da una stanza all’altra in cerca di un segno.

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Eco di Bakersville:

Fiona Walsh, 34 anni, è stata ritrovata morta nella cantina del Sanatorio numero 3. I concittadini ricorderanno come l’edificio sia stato l’unico rimasto in piedi dopo il terribile incendio del 1986.
Il marito, Jack Walsh, non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione in proposito. Alcuni vicini hanno testimoniato il comportamento insolito della donna nelle ultime settimane.
La camera ardente sarà allestita presso…

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In fondo alla cantina del padiglione numero 3, l’orologio continua a ticchettare.
Il Reverendo Warner si è rifiutato di scendere di sotto, e ha invece atteso che la salma di Fiona fosse portata al piano di sopra, prima di dar pace alla sua anima.
In seguito a tale evento, il Reverendo è stato colto da un’improvvisa e perniciosa febbre.
Gli abitanti di Bakersville sono del tutto ignari del fuoco che arde sotto le ceneri, che alligna nelle fondamenta marce del Sanatorio 3.
La morte di Fiona Walsh, sopraggiunta senza causa o sintomo apparente, non è né la prima, né l’ultima.
Se fosse possibile fare un terzo grado alle pareti, ai gradini, all’orologio… quanti scheletri verrebbero vomitati dagli armadi?
Ma questa, come si dice, è un’altra storia.

clockverse, original

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