Fandom: Originale - Racconto Sovrannaturale;
Pairing: Elehim/un biondino;
Rating: Nc17;
Genere: Azione, Erotico;
Prompt: per il p0rnFest: Original, M+M, "Ti amo." "Non dire stronzate."; per la Nightmare Table: 1980-1989: Anni ’80 - Caduta del Muro di Berlino (1989);
Summary: Berlino, 7 giugno 1986. Un Club Privé e un ragazzino biondo di copertura. Prima dell'assassinio di un uomo.
La prima storia con El... tanto dovevo pure iniziare da qualche parte, no? E questo credo sia sufficientemente soft. L'altro membro del pairing è... una comparsa XDDD Ovvero dubito che tornerà a farsi vivo^_^
Nel locale il fumo permeava tutto, compreso pareti e tappezzeria. La luce rossastra ammantava l'aria rendendola seducente, la musica ovattata copriva i gemiti di piacere.
No, non era un bordello dove pagavi per aver compagnia. Era un Club d'alto borgo dove gli uomini d'affari della Berlino Est s'intrattenevano con quegli amanti che di giorno denigravano.
Il mondo oltre il muro era un tripudio di colori, ma Berlino restava nera, discinta e selvaggia, affogata nei suoi malumori.
“Ti amo.”
“Non dire stronzate.”
“Ma io ti amo sul serio!” il ragazzetto dagli occhi scuri e i capelli biondi come il grano, inginocchiato tra le sue gambe aperte su un pavimento coperto di tappeti provenienti dall'Afganistan, aveva appena finito di cospargergli il petto di baci affamati, di stuzzicargli i capezzoli fino a farlo gemere, leccandogli poi la cicatrice che dal bottoncino roseo sinistro saliva fino alla spalla, lasciando una scia gelata che lo fece rabbrividire di piacere. Poi era tornato a tormentargli il collo, scendendo un'altra volta fino ai jeans, il cui primo bottone era già stato sbottonato.
E in quel momento, il ragazzetto aveva sparato la cazzata del secolo.
Se l'era rimorchiato per copertura: sapeva che in quel club la sua prossima vittima veniva spesso, che amava guardare e che, decisamente, preferiva i biondi. Da qui la necessità di un biondo.
E ora che la trappola stava per scattare, il ragazzino si faceva prendere da crisi di romanticismo.
Oh beh, dopotutto avrebbe dovuto sopportarlo ancora per poco.
Gli prese il volto tra le mani, facendolo slittare nuovamente sul suo corpo, per poi coinvolgerlo in un bacio mozzafiato.
Come facessero quegli sciocchi a non rendersi conto di quanto freddi fossero i suoi baci, di quanto distaccati fossero i suoi gesti, non riusciva a comprenderlo.
Gli occhi scuri del ragazzetto brillarono d'eccitazione quando le loro labbra si staccarono per riprendere fiato. L'aria sapeva di tabacco ed incenso costretta all'interno di un'architettura industriale post-bellica con velleità occidentali. Tra gli odori il sicario percepì quello noto del tabacco di un sigaro cubano. Uno dei tirapiedi della sua vittima era lì.
Afferrò la sua copertura sotto le ascelle, spostandolo sull'ampio divano che li stava ospitando - mentre la musica del locale si faceva più morbida e sensuale - bloccandolo tra la pelle scura e il suo stesso corpo; i capelli producevano un elegante contrasto col tessuto scuro.
Sapeva perfettamente come illudere col suo corpo i propri amanti; le sue labbra iniziarono a giocare col torace dell'altro mentre le mani lo liberavano dai troppi vestiti, snudando le gambe magre, dalla leggera peluria dorata.
Senza mai lasciare il torace dell'altro, andò a stuzzicare l'apertura con due dita mentre l'altra mano portava una sua gamba oltre lo schienale, sopra la propria spalla.
Un dito entrò con un po' d'attrito nello stretto canale dell'altro, ma non ci badò. Sapeva che presto la stimolazione avrebbe prodotto i suoi effetti, lasciandolo pronto per l'esplorazione di qualcosa di decisamente più grande di un paio di dita.
Il ragazzetto mugolò di piacere quando la croce appesa alla catena infilzata nel lobo del suo orecchio si appoggiò al suo capezzolo turgido e le labbra del suo torturatore si curvarono in un ghigno, nascosto dalla pelle morbida di quel torace. Nessuno, se avesse potuto vedere quell'incresparsi di labbra, l'avrebbe potuto scambiare per il sorriso di un uomo innamorato.
Nemmeno un cieco.
Tirò via le dita dalla calda apertura, slacciandosi i pantaloni e liberando così la sua erezione, mentre l'altra mano masturbava il sesso del ragazzino con sapiente perizia.
Il biondo gemette il suo nome - quello che credeva fosse il suo nome - nel momento in cui iniziò a penetrarlo, ancora così dannatamente stretto e così poco bagnato.
Gli occhi verdi si strinsero e la testa fu gettata all'indietro in uno sbuffo di capelli notturni, mentre il corpo veniva investito da sconvolgenti ondate di piacere. Nemmeno ora, dopo secoli, quell'atto che per lui era solo fisico, riusciva a perdere anche solo parte del piacere che gli donava. Eppure nemmeno quella volta sentì nulla invadergli il petto: né il rimorso dell'utilizzare un ragazzino per uccidere un uomo, né il dolore per se stesso o per chi gli gravitava attorno, né alcuna sorta di amore o affetto. Era, ora come lo era stato per secoli, null'altro che un guscio vuoto. Un assassino e una puttana.
Ma sprofondare un un altro corpo era la sola cosa che gli donasse sollievo.
La mente si snebbiò, inondandosi per un attimo di una luce bianca intensa che continuava a invaderlo, anche attraverso le palpebre chiuse. Non era una luce del locale, non era di questa terra, lo sapeva bene dopo secoli di convivenza.
Socchiuse gli occhi e, sotto di lui, c'era ancora il ragazzetto che gemeva e si contorceva dal piacere.
I suoi sensi avvertirono occhi estranei spiare ogni suo movimento, ogni tensione sulla pelle lievemente abbronzata del ragazzo. Spinse in lui fino a portarlo al limite per poi fermarsi a prolungare quell'atto, ancora e ancora. Ma del suo obiettivo nessuna traccia, nemmeno quella volta. Sfogando la sua frustrazione nel collo del ragazzetto, permise a se stesso e all'altro di venire. Il liquido caldo appiccicò i loro stomaci mentre s'accasciava tra le braccia del biondo. Non che ne avesse effettivo bisogno, solo gli serviva da copertura.
Un altro gemito, proveniente dal sigaro cubano l'informò che, la volta successiva, la sua preda ci sarebbe stata.
Col ragazzetto biondo spalmato addosso si ritirò a sedere sul divano, portandoselo appresso e recuperando così il pugnale d'osso affilato come un rasoio che aveva lasciato cadere tra i cuscini.
Sentì l'odore del tabacco svanire in lontananza e un ghigno gli curvò le labbra; in un battito di ciglia era già scomparso.
Il cucciolo tra le sue braccia gli sarebbe servito ancora.
O forse il biondino si farà nuovamente vivo se scriverò il seguito di questo squarcio nella vita del mio maledetto preferito ^___^