Abbraccio

May 05, 2010 11:40

Titolo: Abbraccio.
Autore: n_atreides
Beta: koorime 
Fandom: Moonlight
Pairing: Mick/Beth/Josef
Rating: NC17
Word Count: 8355 (fiumidiparole ) [come lollo]
Spoiler: tutta la serie
Ringraziamenti: beh, questa volta ho una montagna di persone da ringraziare. Diciamolo, ho rotto le palle al mondo intero con questa storia, e ho ottenuto che Moonlight avesse qualche fan in più. E avendo scassato i cosiddetti a questa povera gente, sento di dover, come minimo, ringraziare. In primo luogo labeta di questa storia, che, pur non conoscendola, si è sorbita 14 pagine di delirio, facendo un ottimo lavoro, come sempre. Poi la mia micia, cuorefreddo , anche lei ignara di Moonlight, che se l'è letta e mi ha pure detto cosa ne pensava, con la sua solita franchezza e disponibilità. E poi il mio gruppo di rilettrici/lettrici in anteprima/cavie da laboratorio, composto da Valentina, le due Sare, Fabiana e Claudia, che mi hanno supportato e sopportato per quesi tre giorni e anche dopo. Le quali però devono anche sentirsi in colpa per non avermi fermato quando ho detto che avevo in testa il seguito. Ora si cuccheranno almeno 30 pagine di fic, e dovranno incolpare solo loro stesse. Infine, ringrazio il moonlightitalianforum , che ha accettato di buon grado la presenza di una slasher incallita, nonché pervert, nel loro forum pucci. Spero che questa fic soddisfi anche loro.
Note: scritta per il p0rn fest, prompt "Abbraccio."
questa è la mia prima fic su Moonlight. Potevo iniziare con qualcosa di più soft, vero, però questa è un’idea che mi ronzava in testa fin dalla prima volta che ho visto il telefilm, e raccoglie un po’ anche tutte le mie idee sui vampiri e il loro mondo in generale. Penso di non essermi mai entusiasmata tanto per qualcosa, e il fatto che abbia scritto più di 10 pagine in meno di tre giorni dovrebbe dire qualcosa a tal proposito. Detto questo, avverto i lettori che qui si parla di un rapporto a tre, il che implica anche una certa dose di slash (rapporto omosessuale), e che le descrizioni sono piuttosto particolareggiate. Come al solito, accetto ogni tipo di critica che sia costruttiva, e anche commenti da fangirl isterici (quelli mi fanno sempre molto piacere). Spero solo che vi piaccia, e in quel caso potrei non escludere (tanto lo sto già facendo) un seguito (il finale piuttosto aperto è stato scelto per questo motivo). Buona lettura e alla prossima,
Slayer

Abbraccio.

Diverse settimane erano passate da quando Mick le aveva, finalmente, detto che l’amava, prendendola di sorpresa e facendo sciogliere ogni sua riserva in merito alla questione se stare o meno con un vampiro.
Quel giorno,l’uomo aveva ammesso la portata dei suoi sentimenti per lei, e Beth aveva pensato che da quel momento sarebbe stata per sempre felice. Aveva Mick, cosa poteva volere di più dalla vita? Si era domandata, contenta della piega che avevano preso gli eventi.
Ingenuamente, sperava che bastasse stare con lui per eliminare i problemi (tra i quali l’incessante pressing del procuratore Talbot, che non smetteva un attimo di perseguitarla, nonostante lei avesse messo in chiaro fin dal giorno successivo alla dichiarazione di Mick che non voleva fare l’investigatore per conto suo) ma era chiaro, a quel punto, che non era proprio così. Non era successo nulla di particolare, alla fine… almeno, nulla che fosse degno di nota in una relazione umana/vampiro come la loro. Erano incidenti che di certo capitavano a chiunque si arrischiasse a far entrare in contatto due mondi così diversi fra loro. Semplicemente, durante un bacio piuttosto appassionato, di quelli che purtroppo si concedevano raramente, Mick aveva cercato di morderla. Lei si era scostata in fretta, e aveva visto nel volto dell’uomo che era pronto per attaccarla. Poi Mick aveva ripreso il controllo della situazione e le aveva chiesto scusa, ma quella scena non ne voleva sapere di andarsene dalla sua mente, come se si fosse impressa nel suo cervello. La rivedeva ogni singola volta che stava da sola. Era come se solo in quell’istante si fosse resa conto di cosa esattamente stesse facendo. Convinta com’era del fatto che Mick fosse un vampiro ‘atipico’, meno dedito alla sete di sangue dei suoi consimili, aveva fatto l’errore di pensare che avesse anche degli istinti meno sviluppati. Non era così, e quello ormai era chiaro.
Alla fine, non era nemmeno quello il vero problema, decise Beth, in uno slancio di sincerità con se stessa. Si era scostata perché non si aspettava quella reazione, ma la realtà era che se lui avesse deciso di continuare lei non avrebbe avuto molte obiezioni. Forse addirittura nessuna. Ma sapeva benissimo che l’abbraccio per Mick era fuori questione. Odiando la sua condizione, l’uomo non sopportava di doverla dare ad altri, nemmeno se questi erano pienamente consenzienti. Era vero quello che gli aveva detto, quella notte, che non era pronta per entrare nella condizione da vampiro, ma questo era solo perché non capiva davvero cosa significasse essere un vampiro. Per lei la cosa era ancora piuttosto surreale, per quanto ne parlasse tutti i giorni e la vivesse in prima persona già da parecchio, anche perché il suo ragazzo (le veniva sempre il sorriso a pensare a Mick come il suo ‘ragazzo’, visto che l’uomo aveva qualcosa come 58 anni in più di lei) era molto riservato da quel punto di vista. Però quel quasi morso aveva fatto diventare la cosa reale, ma non abbastanza: aveva fatto scattare una molla dentro Beth, quella molla che l’aveva fatta scegliere di diventare una giornalista, tempo prima: la curiosità. Ora che aveva assaggiato sulla sua pelle quel mondo a lei precluso, voleva saperne di più, ma chiedere a Mick sarebbe stato inutile. Si sarebbe chiuso nel consueto silenzio e l’avrebbe stordita con un bacio dei suoi soliti, così da glissare abilmente sull’argomento.
Sapeva che se voleva qualche informazione vera in città poteva rivolgersi ad un unico vampiro: Josef.

Quell’idea di andare a parlare con il migliore amico del suo ragazzo gli ronzava nella testa da un po’, al dire il vero, ma continuava a rimandare per via del fatto che doveva cercarsi un lavoro, se voleva vivere, visto che di tornare a fare la giornalista non se ne parlava, e quindi di giorno era sempre occupata in colloqui vari. La sera e la notte, poi, erano prerogativa di Mick, quando quest’ultimo non lavorava su un caso. Aveva pensato anche di lavorare come collaboratrice del suo vampiro, in effetti avrebbe unito l’utile al dilettevole, però alla fine aveva preferito cercare altro, più che altro per evitare di essere amante e dipendente di Mick, il che si sa, non era mai una gran bella combinazione. Quindi, non aveva avuto poi molto tempo per pensare a come organizzare il tutto. Voleva prepararsi un discorso o qualcosa di simile, per non arrivare lì e fare scena muta, come pensava che avrebbe fatto. E poi, che poteva chiedergli, che non fosse terribilmente scontato o sciocco? Alla fine, fece come suo solito: in due ore di buco tra un colloquio e l’altro, e mentre sapeva che Mick era occupato con un caso, andò da Josef, così, senza nessuna preparazione. Il migliore amico del suo ragazzo la turbava un po’, in tutta onestà; Beth era sempre sulle difensive, in sua presenza. Era molto più vampiro di Mick, e la cosa la metteva parecchio a disagio. Sembrava che da un momento all’altro Josef dovesse piombare su di lei e mangiarsela, ma doveva capire, per poter scegliere una volta per tutte, e in piena consapevolezza di quello che stava facendo.
Josef la accolse con galanteria, come suo solito. In fondo, era ancora un uomo di quattrocento anni prima, anche se vestiva alla moda ed era uno degli imprenditori più noti a Los Angeles. La fece sedere, le offrì da bere, le scoccò uno dei suoi soliti sorrisi, uno di quelli che sicuramente avevano vinto le resistenze di parecchie vittime, e poi le disse di esporre il problema. Beth pensò a come esprimere la confusione che aveva in testa e non seppe come incominciare, le parole volevano uscire tutte insieme, e lei era così confusa… sembrava che i pensieri le si affollassero in testa e premessero per uscire tutti contemporaneamente. Alla fine si prese la testa fra le mani, e stava seriamente pensando di andarsene senza aver detto nulla, ma il vampiro sembrava aver colto il punto senza bisogno di parole.

“Ah, siamo a quella fase. Pensavo che ci saresti arrivata più tardi, in effetti. Ma comunque… Allora, cosa vuoi sapere, mia bella mortale?”

Tipico di Josef rimarcare la differenza fra loro due, come se non fosse evidente, agli occhi di una che sapeva. Come se non ci fosse un abisso, fra il suo modo di vivere e quello di lui. Però il vampiro le stava dando la possibilità di conoscere davvero il mondo del suo ragazzo. Era quello che lei voleva, in fondo: oppure ci stava ripensando? Prima di scappare a gambe levate, Beth decise di rispondere, e rispose nell’unico modo che le sembrasse possibile: “Tutto.”

Josef la guardò negli occhi, anche se sarebbe meglio dire che la trapassò con lo sguardo, come per saggiare il suo animo, e poi le chiese solo: “Sei sicura?”

Beth annuì. Non sapeva se le parole le sarebbero uscite di bocca o meno, nelle sue attuali condizioni. Il vampiro si alzò, e andò a chiudere a chiave l’ufficio. Beth sentì un brivido percorrerle la schiena. Josef non avrebbe osato trasformarla contro il parere di Mick, vero?

“Tranquilla. Non ti trasformerò. Mick mi ucciderebbe se mai facessi una cosa del genere. E credimi, voglio vivere ancora a lungo.”

La ragazza si rilassò, tirando un sospiro di sollievo. Il vampiro si sedette di fronte a lei, accavallando le gambe con una naturale eleganza, e incominciò a raccontare: “Essere un vampiro, mia cara Beth, non è solo bere sangue, come Mick vorrebbe farti credere. Facciamo parte di un’altra specie, simile a voi umani, ma contemporaneamente molto diversa. Diventare un vampiro significa, in sostanza, abbattere tutti i tabù di una vita da umano e rinascere in una forma che ha lo stesso corpo, ma non la stessa sostanza.”

Beth lo guardò con l’aria di chi credeva che gli stessero raccontando parecchie frottole.

“Non guardarmi così. Non ti sto mentendo. Che motivo avrei per farlo? Secondo te, perché il vampiro affascina così tante persone? E non dirmi perché l’ha interpretato Gary Oldman altrimenti ti mordo.”

Beth fece spallucce. A lei i vampiri non erano mai interessati parecchio, prima di Mick. Josef riprese a parlare, rispondendo alla propria domanda.

“Perché c’è qualcosa, in noi, che la maggior parte degli esseri umani ci invidia. E direi che questa cosa è un insieme di tante, ma si può ridurre essenzialmente ad un solo concetto: libertà. Aspetta, lasciami finire,” la bloccò, vedendo che lei stava per dire qualcosa, “Non libertà intensa come possibilità di far qualcosa. Quello che gli umani vedono è la reale possibilità di essere se stessi, al di là dei preconcetti e delle costrizioni della cultura. In effetti, nel momento dell’abbraccio, perdi la maggior parte di quelle che erano le tue imposizioni, le tue barriere mentali, le tue inibizioni. Certo, alcune sono così profondamente radicate in noi da necessitare di un aiuto esterno. E gli istinti nuovi, come la sete, vanno guidati verso la corretta direzione. Chi ti da l’abbraccio dovrebbe seguirti lungo il tuo percorso, perché è l’unica maniera per imparare.”

Ormai Beth era completamente affascinata. Il fatto era che sapeva come si sarebbe sentita da vampiro. Quella volta, quando aveva assaggiato il sangue, ne aveva avuto un’anteprima sulla sua pelle. Aveva i ricordi annebbiati, però qualcosa ricordava, seppur vagamente. E collimava alla perfezione con quello che gli stava dicendo Josef.

“L’abbraccio avviene o per caso, o per scelta. Io preferisco sia per scelta, però ci sono vampiri che prediligono un certo grado di sorpresa. Dubito sarà il tuo caso: se Mick mai accetterà di trasformarti, sarà perché lo hai voluto. Su quello non ci sono dubbi, direi. Nel caso l’abbraccio avvenga per scelta, si preferisce un approccio piuttosto… uhm… come dire… fisico,” Beth alzò un sopracciglio, come per chiedere se avesse capito bene, al quale Josef rispose con un cenno della testa.

“Hai capito benissimo. Quando parlavo di liberarsi dai tabù, parlavo anche di quei tabù, anzi, dato che la cultura occidentale è ancora piuttosto ancorata ai pregiudizi di tipo sessuale, si parla soprattutto di quel tipo di tabù. Posso dirti per esperienza che abbracciare ed essere abbracciati è un’esperienza estremamente sensuale. Anche se non si finisce per fare sesso, è molto simile, a livello di emozioni, ad avere un orgasmo. Anche quando ho riabbracciato Mick, posso dirti tranquillamente che fra noi non è successo nulla, ma comunque la sensazione provata da me, e penso anche da lui, è stata piuttosto forte e simile al sesso. Certo, la mia idea di abbraccio poi è molto personale, e se proprio devo farlo, preferisco che per l’altra parte sia una cosa il più possibile piacevole.”

Beth cominciò ad essere a disagio. Il discorso stava prendendo una piega molto più personale di quanto si fosse aspettata. Le piaceva l’idea che Mick la trasformasse mentre erano a letto assieme. La sua mente le aveva fornito un’immagine della scena, e lei si era sentita subito languida.

“Fammi indovinare Beth… vuoi che Mick ti trasformi?”

La ragazza chinò la testa, sconfitta nell’animo.

“Non lo so nemmeno io cosa voglio,” disse sinceramente, prendendo dei respiri profondi, “ci devo pensare, Josef.”
“Il fatto che ci stai pensando implica che stai prendendo in considerazione l’ipotesi, no? E allora lascia che ti dia un piccolo consiglio. Mick è come gli altri vampiri, ed ha gli stessi punti deboli, così come gli stessi punti di forza. Se vorrai forzargli la mano, vieni prima da me, insieme possiamo farlo capitolare.”

Non le piaceva per niente il tono con cui Josef aveva detto insieme, viste poi le rivelazioni di poco prima, ma riconobbe che il vampiro aveva ragione. Se c’era qualcuno che poteva far schiodare il suo ragazzo dalle sue posizioni, quello era proprio lui. Si congedò da Josef con un saluto, e andò in un parco, per pensare dieci minuti prima di andare a ritirare le analisi del sangue che aveva fatto giusto un paio di giorni prima. Sedendosi su una panchina rimuginò su quello che le era stato detto. Aveva avuto le informazioni che voleva. Ora toccava solo a lei scegliere.
Non era una cosa da poco, rinunciare alla mortalità. Ma doveva altresì ammettere che le parole di Josef avevano toccato un punto in lei che l’aveva fatta pensare.
Essere un vampiro, come Mick. Non dover temere nulla… l’idea aveva il suo fascino.
Decise che ne avrebbe parlato con lui, senza rivelare nulla del colloquio con Josef. Si alzò dalla panchina e osservò il sole: alla fine sarebbe stata capace di rinunciarvi?

Josef non era per niente sorpreso dalle parole - o meglio, dalle non parole - di Beth. Se lo aspettava fin da quando Mick gli aveva confessato di essere innamorato di lei, anzi, forse anche da prima. Era naturale che in una relazione del genere quel tipo di problemi venissero fuori, anche se c’era da dire che la ragazza aveva resistito a lungo, il che raccontava parecchio sul suo carattere. Lui le aveva raccontato la verità, o almeno, quella che lui riteneva tale. Non esistono mai verità assolute, e questo Josef lo aveva imparato in secoli di vita. Non aveva mentito nemmeno nel parlare del nuovo abbraccio fra lui e Mick. Non era successo nulla, ma solo perché in quel momento c’erano altre priorità: come salvare la stessa Beth, per esempio. Se fosse stata una cosa fatta per scelta e non per necessità, di certo le cose sarebbero state molto diverse. Ovvio, non aveva detto proprio tutto alla mortale. C’erano cose a cui lei non era ancora pronta, come lo scoprire che in passato era capitato già altre volte che loro - Mick e Josef - finissero in atteggiamenti piuttosto intimi. Era assolutamente normale per due vampiri che passavano tanto tempo insieme. Però pensava che Beth dovesse ancora essere svezzata riguardo le pratiche vampiresche... e lui in quel senso poteva dare una mano. Doveva solo toccare le corde giuste, che era esattamente quello che stava facendo. Mick lo avrebbe ringraziato, dopo, ne era certo.

Quella sera Beth aveva un appuntamento con Mick. Sarebbero andati a fare una passeggiata sulla spiaggia al chiaro di luna, e poi sarebbero tornati all’appartamento di Mick. L’uomo era sempre stato più che romantico nei suoi confronti, e lei apprezzava immensamente la cosa, ma dopo le parole di Josef Beth sapeva che voleva di più. Non aveva ancora preso una decisione sul trasformarsi o meno, per quanto lo stato attuale fosse ben diverso da quello che si aspettasse, ma voleva quantomeno portare la loro relazione su un gradino superiore.
Il vampiro aveva certamente più controllo di lei, in quel genere di cose, però lei aveva un asso nella manica: sapeva che tasti toccare per sfondare le resistenze di un uomo. Mick era una creatura della notte, ma prima di tutto era e rimaneva un uomo, e come tale sensibile alle lusinghe femminili.
Si vestì con cura, come quella volta che aveva preso il sangue di vampiro, e vide Mick che la guardava con occhi quasi sgranati. Beth non era il tipo di donna che badava eccessivamente alla bellezza, ma sentirsi ammirata da lui le dava sempre piacere. Camminarono a lungo sulla spiaggia, parlando delle loro vite, a dire il vero parlò più lui che lei, ma la ragazza non si sarebbe mai stancata di sentirlo parlare. La sua voce era profonda e quasi ipnotica, e si rilassava sempre, nel sentirlo raccontare degli anni passati sia come umano che come vampiro.
Quando arrivarono nell’appartamento, lei non lasciò spazio per le consuete paranoie di Mick: con un gesto rapido lo baciò. Adorava il sapore delle sue labbra, e la forza palpabile con cui lui la stringeva. Tra quelle braccia si sentiva sempre al sicuro. Tentò di portare le cose al livello successivo, infilando le mani sotto la camicia di lui. Di solito, arrivati a quel punto, Mick la fermava: invece, quella volta, la lasciò libera. Forse il vestito, o l’atmosfera, erano riusciti a smuovere un po’ le sue riserve, per la sua gioia.
Beth sentì le mani di lui salire sulla schiena, fino a farle scivolare giù le spalline del vestito, e quando lui scese con il volto per baciarle il collo lei gettò indietro la testa senza paura. In quei momenti non le importava che lui fosse un vampiro e che lei corresse dei seri rischi nell’affidarsi in quel modo a lui. In quei momenti, era solo una donna innamorata del proprio uomo, e parecchio eccitata, anche. Desiderava ardentemente sentire il tocco di Mick dappertutto su di sé, e pregava che quella fosse la notte giusta.
Le mani di lui corsero su di lei per slacciarle il reggiseno, e ormai Beth pensava che nulla li potesse far tornare indietro. Sentiva l’eccitazione di Mick premere su di lei, e se solo fosse riuscita a staccare le mani dalla perfezione del suo volto, probabilmente non avrebbe esitato un attimo nel mettersi in ginocchio ad assaporare quel poco che ancora le era nascosto di lui. Beth si ricordò improvvisamente di quando aveva offerto il proprio sangue a Mick, e fu sorpresa di ricordarsi solo in quel momento di quando la cosa fosse stata dannatamente piacevole. Come un orgasmo, aveva detto Josef, e non si era sbagliato per niente. Improvvisamente pensò come sarebbe stato essere trasformata e seppe che la sua decisione era stata presa. Fu in quel momento che Mick la scostò, nel segnale abituale che avevano stabilito per quando era troppo e la sete di sangue si faceva sentire con maggiore insistenza su Mick. Beth non ragionò: in quel momento, il fatto che Mick non volesse stare con lei, le era sembrato un rifiuto. Si sistemò alla buona i vestiti e se ne andò di corsa da quella casa.
Aveva bisogno di stare da sola, per evitare di commettere altre sciocchezze.

Mick era piuttosto sconvolto. Stava andando tutto bene, anzi, anche meglio del solito con Beth. Poi, lui aveva fatto il solito gesto che significava che dovevano smettere, per la sua sicurezza, e lei era scappata. Era sicuro di averla vista piangere. Qualcosa non andava, decise, e non sapendo minimamente cosa fare, Mick pensò di andare a trovare Josef. Forse l'amico avrebbe avuto le risposte che a lui mancavano.
Josef lo accolse cordialmente.

“Oggi è giorno di visite,” disse, lasciando un attimo perplesso Mick.
Gli offrì un bicchiere di sangue, e quando Mick rifiutò lo guardò storto per un attimo:
“Dovresti mangiare di più. Mi sembri un po’ pallido.”

Il vampiro più giovane non aveva voglia di stare al gioco, non quella volta. Gli disse in fretta cos’era successo, chiedendogli alla fine un consiglio. Josef si sedette e scosse la testa come per sottolineare con che razza di individui aveva a che fare.

“Sono settimane che state insieme e non siete ancora andati a letto? C’è da stupirsi che abbia resisto così tanto,” iniziò. Mick fece per alzarsi, ma Josef lo fermò: “Siediti. Sarò serio. Promesso.” Il detective si sedette.

“Il problema, Mick, è che lei vuole essere trasformata, anche se probabilmente non lo sa ancora. Io lo so perché oggi è venuta qui chiedendomi di dirle tutto. Sa benissimo cosa c’è in gioco. E quando tu l’hai scostata lei si è sentita rifiutata.”
“Ma io non…”
“Lo so. E lo sa anche lei. Ma in quel momento non stava ragionando proprio con il cervello.” Gli spiegò con un piccolo ghigno sul volto.
“Vai a casa e vedrai che lei sarà lì ad aspettarti,” gli consigliò alla fine.

Un attimo di silenzio percorse le stanze della casa di Josef. Mick stava pensando. Beth voleva essere trasformata. Era l’ultima cosa a cui avrebbe pensato. In fondo, gli aveva detto di non essere ancora pronta a prendere quella decisione. Cos’era cambiato?

Josef sembrava seguire il flusso dei suoi pensieri, perché gli disse: “Quello che ti aveva detto prima non ha importanza. Io so solo cosa vuole lei adesso. E lei lo vuole.”

Mick per la prima volta si sentì davvero in difficoltà.
Non aveva idea da che parte cominciare. Non aveva mai Abbracciato nessuno e c’erano così tante cose che potevano andare per il verso sbagliato che non ci voleva nemmeno pensare. D’improvviso, una scintilla, la proverbiale illuminazione, gli giunse in aiuto: “E un Abbraccio Congiunto?” *

Josef lo guardò in tralice: “Meno pericoloso, certo, ma lei sarebbe legata a due Sire. C’è qualcuno di cui ti fidi abbastanza da permettere una cosa del genere?”
Mick rispose senza esitazione: “Tu.”
“Ti ringrazio, Mick. Mi fa piacere che tu ti fida di me fino a tal punto. Ma sai benissimo qual è la mia idea di Abbraccio. Saresti disposto a condividerla? E soprattutto, lei sarebbe disposta a stare con noi, insieme?”

Mick non lo sapeva. Ma l’avrebbe scoperto.
“Vado a parlarne. Ti farò sapere.” E un attimo dopo uscì dalla porta senza fare il minimo rumore.

“Mi fa piacere esserti d’aiuto Mick.” disse Josef, ironico. Decise di andare a vedere come andavano i suoi investimenti. Il cellulare era in tasca, a portata di mano, nel caso quella notte avesse dovuto fare del movimento.

Mick tornò a casa, pensando al consiglio di Josef sul fatto che quello sarebbe stato il posto più probabile dove Beth sarebbe andata, una volta che si fosse calmata. Come il suo amico aveva previsto la trovò lì, sul divano, praticamente addormentata. Guardandola mentre era così rilassata, pensò che aveva una paura del diavolo solo al pensiero di trasformarla, ed era quasi sicuro che lei non fosse pienamente consapevole di quello che voleva. D’altro canto, nessuno lo sapeva, nemmeno lui ai suoi tempi lo era stato, altrimenti nessuno sano di mente avrebbe voluto farlo.
Davvero, non riusciva a capire. I primi anni da vampiro per lui erano stati uno spasso, sotto la guida di Coraline e Josef, ma poi era arrivata la reale comprensione di chi era e a che cosa andava incontro, e tutto aveva assunto un altro significato. Per lui essere un vampiro non era un dono, semmai una maledizione. Ma forse, si disse, parlarne, e parlarne veramente, senza scansare l’argomento, lo avrebbe aiutato a comprendere. Se poi Beth fosse stata davvero convinta di quel che voleva e ,soprattutto, se avesse convinto lui, avrebbe chiamato Josef. L’abbraccio congiunto presentava meno rischi di quello classico e molte più probabilità di successo; per contro, la novizia era legata ad entrambi i vampiri, in quanto era il loro sangue che, insieme, operava la trasformazione. Ma si fidava del suo migliore amico. Preferiva condividere Beth con lui, piuttosto che vederla morire per la propria incapacità.
La svegliò dolcemente, perdendosi come sempre nei suoi occhi, e anche se avrebbe preferito mille volte non farlo, prese un respiro profondo, di cui non aveva assolutamente bisogno, si sedette di fianco a lei e le disse solamente: “Parliamo.”

Beth era tornata subito sui suoi passi. Non voleva scappare a quel modo. Era stato stupido da parte sua pensare che Mick l’avesse rifiutata. Era il loro solito gesto e non c’era nulla di strano. Non aveva pensato. Trovò la porta aperta e nessuno dentro. Mick sarebbe tornato presto, ne era certa. Si sedette sul divano, così comodo e pieno del suo profumo, e nemmeno si accorse di essersi appisolata finché Mick non la svegliò con calma, dolcemente, come faceva ogni cosa. L’uomo si sedette vicino a lei e disse, con tutta probabilità, la parola che Beth voleva sentire fin da quando aveva scoperto cos’era Mick. Lui le chiese se davvero era stata da Josef e se voleva essere davvero trasformata. Lei disse, senza la minima esitazione, di sì.

“Non molto tempo fa tu mi dicesti che non eri pronta per prendere una simile decisione. Cos’è cambiato?”

Beth ragionò un po’ su, sul tipo di risposta da dare, salvo poi optare per la cruda e semplice verità: “È cambiato tutto, Mick. Siamo cambiati noi, è cambiato il nostro rapporto e di conseguenza anche le mie idee sono mutate. Era naturale che succedesse, prima o poi. Non sto prendendo la cosa alla leggera, non potrei mai farlo, non dopo tutto quello che ho visto e che so. Però capisco anche che non possiamo continuare così; tu non puoi continuamente doverti frenare, e nemmeno io posso. Ti dirò di più, Mick: non ho voglia di frenarmi. Non sono una ragazzina. So cosa voglio. Sì, sono andata da Josef e ho chiesto un paio di spiegazioni, e quello che ho sentito mi piace. Ci saranno delle conseguenze, alcune a cui con tutta probabilità non ho nemmeno pensato e nemmeno mai penserei, ma ne sono pienamente cosciente. So che ci sono delle regole da rispettare, come è giusto che sia, ma so che tu, in quanto mio Sire, non mi abbandonerai e mi insegnerai tutto. Non chiedo niente di meglio che vivere con te per sempre.” “Non mi stai dicendo tutta la verità. Ricordati che posso sentire quando menti.”

Beth sospirò. Voleva evitare quel discorso a tutti i costi. Voleva essere lei a scegliere di essere trasformata, e non voleva dare imposizioni a Mick. Ma se lui continuava a insistere lei non avrebbe resistito. Tentò di sviarlo:

“Non ti sto nascondendo nulla.”
“Anche questa è una bugia, mia cara.”

Chinò il capo, prendendosi la testa fra le mani. Alla fine, inutile nascondere le cose ad un vampiro, e per di più detective, nonché proprio ragazzo: “Oggi, dopo la chiacchierata con Josef, sono andata a ritirare le analisi del sangue.”

Tirò fuori dalla borsa, che prima era stata usata come cuscino, una busta e la passò a Mick.
“Leggi.”

Mick lesse, e se avesse potuto i suoi occhi si sarebbero riempiti di lacrime. Non ora. Non così.

“Vedi cos’è cambiato Mick? Se mi vuoi ancora, dobbiamo farlo.”
“Non è l’unica soluzione,” perseverò lui, non volendo accettare in alcun modo la realtà.

“Ah si, cos’è? Devo proprio essere in punto di morte perché tu ti decida ad Abbracciarmi?” Ora Beth era arrabbiata. Quando aveva visto il risultato delle analisi si era immediatamente spaventata, com’era logico che fosse, salvo poi aggrapparsi alla flebile speranza che Mick, sapendo, non avrebbe avuto esitazioni: invece, lui ne aveva ancora. Nemmeno una malattia potenzialmente mortale (sebbene con le cure adeguate non ci fosse quasi nulla da temere) poteva riuscire a dissuaderlo.

“Mi vuoi far morire, allora?”
“No. Ti amo. Sei la cosa a cui tengo di più.”
“E allora trasformarmi.”
“Non posso.”

Beth a quel punto non era più in sé. La rabbia (perché proprio a lei, in fondo non aveva mai fatto del male a nessuno), la paura (cosa le sarebbe successo?) e tutto quello che si era tenuta dentro fino a quel momento esplose. Scoppiò, di nuovo, a piangere, e a Mick non rimase altro da fare che capitolare, per quanto gli costasse farlo. Pensava che avrebbero avuto tempo per parlarne con calma, per decidere cosa fare ed eventualmente come procedere, ma quei numeri parlavano chiaro, fin troppo. Beth in poco tempo sarebbe stata male, e lui non poteva sopportare di vederla in quello stato. Non ora che finalmente potevano stare insieme. C’erano sempre dei rischi in un Abbraccio, ma quella poteva essere veramente l’unica loro speranza. La scienza mortale aveva fatto passi da gigante, vero, ma la sicurezza non c’era mai. E loro avevano una possibilità di eliminare il male per sempre e dopo non doversene preoccupare più. Pensò a tutte le persone che non aveva potuto salvare, a tutte quelle cui teneva e che erano morte, per anzianità o per malattia. Beth non poteva fare quella fine. Era troppo, dannatamente troppo presto.
Alla fine, quando parlò, le sue parole erano poco più che un sussurro;

“A una condizione Beth,” le disse, abbracciandola e tenendosela stretta contro di sé. “Quale?” Singhiozzò lei, alzando il viso e guardandolo negli occhi.
“Faremo un Abbraccio Congiunto. Insieme, io e Josef.”
“Come? Non credo di aver capito bene…”, per quanto fosse ancora sconvolta, nella mente aveva ancora le frasi dette quella mattina dal vampiro sull’abbraccio. Su come per lui fosse un’esperienza estremamente sensuale. Improvvisa, e assolutamente non voluta, le sovvenne alla mente l’immagine di lei, mentre veniva morsa dai due vampiri insieme. Ci doveva essere qualcosa di seriamente malato in lei, perché pur nelle sue condizioni emotive, il pensiero l’aveva immediatamente eccitata. Sentì la sua bocca rispondere un “Sì” e seppe che, dovunque quella cosa avesse portato, alla fine il risultato sarebbe stato lo steso: lei sarebbe divenuta un vampiro.

Mick prese il cellulare e compose il numero di Josef. Sarebbe stato quella sera: se lo avesse rimandato, non sapeva se avrebbe di nuovo trovato il coraggio e la forza. Ma forse era solo pazzia, la sua.

Josef non si aspettava di ricevere quel messaggio così presto. Era ovvio che fosse successo qualcosa. E con tutta probabilità non era nulla di piacevole. Andò subito a casa di Mick, chiedendo espressamente che nessuno lo disturbasse sul cellulare fino a quando lui non si fosse messo in contatto. Un Abbraccio poteva richiedere molto tempo, specie se fatto con le dovute cerimonie. Si mise anche in contatto con la comunità di vampiri di Los Angeles, per espletare le formalità del caso. Un nuovo vampiro era un importante cambiamento, all’interno di una società che, praticamente, si gestiva in maniera autonoma.
Al suo arrivo in casa di Mick, la scena che vide gli diede un piccolo strappo al cuore: il suo amico e Beth erano abbracciati l’uno all’altra, ed era evidente che la ragazza aveva appena pianto. Con la sua vista da vampiro, osservò la stanza in cerca di segnali che confermassero le sue teoria. Un foglio era stato posato poco più in là e fu li che Josef trovò la motivazione di tanta fretta. Era ovvio. Solo una questione di vita o di morte poteva far cadere le resistenze di Mick St. John. Entrò nell’appartamento e chiuse la porta.
Poi si avvicinò alla coppia e, passando una mano sulla spalla di Mick si sedette.

“Ti avevo detto di chiamarmi, Beth, quando avresti avuto bisogno del mio aiuto per convincerlo, ma non credevo che quel momento arrivasse così in fretta.”

Beth si staccò leggermente da Mick, asciugandosi le ultime lacrime.

“Grazie Josef, per quello che stai per fare,” disse con solo un velo di preoccupazione nella voce. Era una bella ragazza, per quanto lui di solito preferisse le more, e lui non avrebbe avuto molte difficoltà a compiere il suo lavoro, nessuno dei due. Però, forse, lei non si rendeva conto ancora appieno riguardo quello che stava per succedere. Era importante che prendesse il controllo della situazione, se volevano arrivare tutti e tre sani e salvi alla fine.

“Sarà un piacere, Beth, credimi. Ricordi quello che ti ho detto, vero?”

La ragazza annuì.

“Abbiamo tempo e modo per fare le cose con calma e un Abbraccio Congiunto significa, in pratica, ricevere un morso da entrambi i vampiri coinvolti.” Fece un gesto come per indicare se stesso e Mick, “Quindi, il tuo sangue verrà succhiato da due vampiri. Poi, entrambi praticheremo un morso alla gola dell’altro per permetterti di bere da noi. In seguito, sarai legata non solo a Mick ma anche a me. Ovviamente io non eserciterò nessuno dei miei diritti e sarà come se Mick fosse il tuo unico Sire. Comunque, in qualsiasi caso, potrai rivolgerti anche a me. Hai capito?”

Beth rispose di sì, mentre un leggero languore si impadroniva di lei. Fare l’amore con due uomini era un pensiero che non aveva sfiorato nemmeno nelle sue fantasie più recondite. Del resto, non aveva mai pensato neanche che sarebbe finita a stare insieme con un vampiro. Si rese conto, senza alcuna difficoltà ad ammetterlo, che l’idea di fare sesso sia con Mick che con Josef non le dava alcun problema. La malattia era una preoccupazione distante nella sua mente: in fondo, dopo quella notte, o sarebbe guarita e vissuta per sempre o sarebbe morta.
Il vampiro anziano, nel frattempo, si era alzato ed era andato a prendere qualcosa da bere per tutti. L’aria nella stanza era tesa e piena di aspettativa, l’erotismo già presente, seppur sottopelle, non ancora manifesto. Josef tornò con due boccali di sangue e un bicchiere di vino rosso e fecero un brindisi. Beth pensò che quello sarebbe stato l’ultima bevanda mortale di cui avrebbe assaggiato il sapore. Se lo gustò con calma, consapevole dell’importanza del momento. Guardava i due uomini seduti di fianco a lei e li vide scambiarsi un gesto di intesa. Forse per colpa del vino o dell’atmosfera, notò che loro due erano veramente a loro agio insieme, e le sovvenne in mente un’idea assurda:

“Chissà quanto vi sarete divertiti voi due insieme.” disse, quasi per scherzo. Quando notò i volti dei vampiri, capì di aver colto nel segno. La sua faccia dovette mostrare tutto il suo stupore, perché Josef emise una bassa risata (come mai all’improvviso trovava l’amico del suo ragazzo così sexy?) e le si avvicinò, sussurrandole nell’orecchio “Perdere qualunque inibizione, Beth...” Spedendole un brivido lungo la spina dorsale.
Mick si mise dall’altro lato rispetto all’altro vampiro, accarezzandole con calma la nuca e le spalle. Beth si chiese quanto lui stesse soffrendo e cercò di ripagare al dolore che sicuramente gli stava dando con un bacio. Si perse in quella situazione ormai così familiare e quasi si dimenticò della presenza di Josef, finché questi non palesò la sua presenza con un discreto colpo di tosse: si staccò, quasi infastidita, salvo poi sorprendersi quando lui fece esattamente quello che lei aveva appena fatto con Mick. Prese il suo volto tra le mani e la baciò. Ora capiva perché si ritenesse un amante e non un guerriero, come una volta Mick le aveva riferito. Era un bacio languido, profondo, e allo stesso tempo dolce e tenero. Le fece dimenticare tutto. Quando si staccò da lei, Josef sorrise maliziosamente.

“Mick, vieni qui,” disse poi il vampiro, afferrando il suo ragazzo per la nuca e tirandoselo verso di sé. Quello la fece eccitare più di tutto il resto: vedere quei solidi corpi maschili che si accarezzavano e le lingue che andavano l’una incontro all’altra stava avendo un effetto precario sul suo autocontrollo. Non riusciva a smettere di guardare. Quando loro, finalmente, si staccarono, lei era rossa in viso e pronta per il passo successivo. Qualunque inibizione avesse avuto riguardo un menage a trois sarebbe sparita comunque. I due vampiri cominciarono a baciarla sul collo, uno da ogni lato, e lei non poté fare altro che reclinare la testa e godersi quelle sensazioni che si stavano scatenando dentro lei. Si fece guidare sul divano e percepì uno dei due (aveva gli occhi chiusi e non voleva proprio aprirli) sfilarle le spalline del vestito e accarezzarle la schiena appena rivelata. L’altro non aveva smesso di leccarle e mordicchiarle la gola, una cosa che l’aveva sempre fatta impazzita. Beth non sapeva spiegare come, ma in compagnia dei due stava bene, era se stessa come mai lo era stata, e improvvisamente capì il motivo per cui per Josef l’Abbraccio fosse qualcosa di così importante: si nasce dal sesso, e si rinasce con il sesso. Quel vampiro poteva dire quello che voleva, ma lei ormai aveva capito che sotto quel sarcasmo e la faccia di bronzo c’era un animo molto romantico, per quanto non proprio conformista.
Aprì gli occhi e vide che l’uomo inginocchiato fra le sue gambe, che lei aveva aperto chissà quando, era Mick. La stava guardando come per chiederle, di nuovo, se fosse sicura. Lei gli prese il volto tra le mani e gli disse: “Non sono mai stata più sicura di qualcosa in vita mia. Fatemi vostra.”

Beth non si riconosceva più. La se stessa che lei conosceva non avrebbe mai detto una frase del genere, ma non aveva vergogna riguardo le cose che diceva o riguardo quello che stava facendo. Era vero quello che aveva detto al suo ragazzo. Era sicura al cento per cento che quella fosse stata la scelta giusta. Si sentiva il corpo in fiamme. Josef, dietro di lei, continuava ad accarezzarle la schiena, come se le stesse facendo le coccole, ma ogni volta che passava vicino al suo reggiseno giocava con l’allacciatura, facendole desiderare che lo togliesse. Mick le stava tirando giù il vestito e passava le mani sulla sua pancia e sulle gambe, mentre con la bocca non smetteva un attimo di darle dei piccoli baci su ogni centimetro di pelle che riusciva a raggiungere. Gemette debolmente, abbandonandosi del tutto a quelle premure che la facevano sentire protetta e al sicuro.
Stava così bene che per lei fu perfettamente naturale, quando Josef finalmente le tolse il reggiseno e la baciò sul collo, portare la mano in alto per infilare le dita tra i suoi capelli per trattenerlo su di sé. Aveva ormai capito che li voleva, entrambi. E che, pur amando solo Mick, questo non poteva escludere altro. Si era sempre considerata una persona fedele, ma quello che stava facendo non era tradimento, seppur consenziente? E Mick non stava a sua volta tradendo lei?
Questi pensieri scomparirono dalla sua testa nel moneto in cui Mick si alzò, togliendosi la maglietta. Non era la prima volta che lo vedeva a torso nudo, eppure, quella volta, con quella consapevolezza in sottofondo, fu come se lo vedesse per la prima volta. Aveva voglia di toccarlo, assaporarlo, sentire ogni cosa di lui; Josef si era spostato, non era più dietro di lei ma al suo fianco e la guardava sorridente mentre era intenta a divorarsi con gli occhi Mick.

“È bellissimo, vero?” le disse e lei annuì. Quella sera sembrava capace di fare solo quello. Annuire, mentre i suoi compagni la portavano verso la vita eterna.
Mick le si avvicinò e lei non resistette alla tentazione di toccare con mano tutti quei muscoli guizzanti. Quando lo abbracciava, anche prima di ammettere cosa provasse per lui, era anche per sentire quel corpo compatto e tonico. Nel frattempo Josef non restò con le mani in mano, togliendosi la giacca e avvicinando il suo volto al il seno di Beth. Con un dito, titillò un capezzolo fino a farlo indurire, poi, lo prese fra due dita e strinse piano. Venne ricompensato con un leggero gemito che lo spinse ad andare oltre. Chinò il volto e assaggiò quella piccola perla rosa scuro, la mano intenta ad accarezzare la schiena muscolosa di Mick e la linea delle sue natiche.

Mick era senza parole. Beth si stava comportando come se fosse perfettamente normale andare a letto con due vampiri e sembrava così libera che la cosa si ripercuoteva, un po’, anche su di lui. Aveva avuto un leggero momento di debolezza, quando le aveva chiesto silenziosamente se era sicura, ma lei aveva risposto senza timore che lo voleva, che era pronta, e lui era solo un codardo che non voleva perdere la donna che amava. Josef in quel senso era un prezioso aiuto e sapeva che avrebbe fatto il possibile perché tutto andasse per il verso giusto. D’altra parte, il suo amico era un maestro nell’arte di far rilassare le persone e riusciva sempre a far apparire la cosa più inconsueta del mondo come se fosse perfettamente normale. Josef, essendo nato in un epoca assai diversa da quella odierna, era un idealista in tutto, anche nel sesso, ed era convinto che qualunque cosa che avvenisse fra persone (categoria in cui lui faceva rientrare anche i vampiri) adulte e consenzienti non fosse da biasimare o escludere a priori. Tutto si poteva provare, con le persone giuste, ero solito dire. Diceva anche, e piuttosto spesso, oltretutto, che i pregiudizi riguardo al sesso erano solo dei rimasugli di vecchie - per quanto ancora applicate - teorie moraliste e sessuofobiche. Fu a quel punto che lui pensò che se a Beth non dispiaceva quello che stava succedendo, chi era lui per rovinarle la serata? Ci sarebbe stato tempo per discutere delle posizioni filosofiche, no? E poi, anche se non l’avrebbe mai ammesso, con anima viva o morta che fosse, sentirla gemere perché il suo amico le aveva appena pizzicato un capezzolo, lo stava mandando fuori di testa, insieme alle carezze di lui. Josef sapeva come ipnotizzarti, quando voleva farti rilassare, e Mick, a quel punto, decise che per quelle ore poteva anche spegnere il cervello. Il suo amico aveva controllo a sufficienza per portare tutti e tre sull’altra sponda, senza danni per nessuno, anzi, facendoli anche divertire. Si chinò sulla ragazza e le rubò un altro bacio profondo, mentre la mano andava ad esplorare l’inguine di lei. Si sentiva che era eccitata da sopra le mutandine e la cosa non poteva fargli che piacere.
Presto, molto presto, sarebbero andati su, sul letto, e avrebbero iniziato a fare veramente sul serio. Per il momento quei piccoli giochi di piacere servivano solo a metterli a loro agio, per prepararli al dopo.

Fu Josef a prendere l’iniziativa e a condurli per mano di sopra.
Arrivati al letto, Beth e Mick non persero tempo, sdraiandosi sopra e cominciando, nuovamente, a baciarsi. Josef era rimasto in piedi, e per un solo breve momento si era chiesto se fosse veramente il caso di restare. Poi, Beth si era alzata e lo aveva raggiunto, cominciando a sbottonargli la camicia. Le piaceva da matti il modo elegante con cui lui si vestiva. Si adattava perfettamente al suo carattere. Mick, nel frattempo, si era avvicinato a loro, e aveva abbracciato Beth da dietro. Lei, in questa maniera, si veniva a trovare in mezzo a loro due, e si prese il suo tempo per osservare le differenze fra i due. Josef era indiscutibilmente bello, come poteva essere bello una star di Hollywood, e aveva un corpo magro e atletico, a differenza di Mick, che non era bello nel senso canonico del termine, ma aveva un certo fascino che per lei era assolutamente impossibile da ignorare. Mick era magnetico, e riusciva a calamitare il suo sguardo anche nel bel mezzo di una stanza affollata e il suo corpo era stato plasmato da anni di lavoro fisico. Appoggiando la schiena sul quel petto ampio si sentiva a casa, mentre Josef rappresentava per lei, in quel momento, il gusto del proibito, la trasgressione. Si sentiva piena, circondata dalle loro attenzioni, e il suo desiderio cresceva, formando come una bolla dentro di lei, nel suo basso ventre. Sentì le dita dei vampiri sfilarle l’intimo insieme, mentre la sua bocca era impegnata in un bacio con Josef. Improvvisamente prese coscienza delle due eccitazioni che premevano su di lei, e senza ulteriori indugi si inginocchiò. Josef aveva già provveduto a togliere i boxer di Mick, e lei si occupò di quelli dell’altro vampiro, il quale si inginocchiò con lei, prendendole la mano e portandola sul membro eretto di Mick. Il suo ragazzo era indietreggiato, e si era seduto sul bordo del letto, lasciando a loro la piena iniziativa su cosa fare di lui. Beth e Josef si guardarono per un momento negli occhi, e si capirono immediatamente, come se avessero anni di intesa fra loro. La ragazza scese con la bocca per saggiare quella carne compatta nella bocca, mentre il vampiro si sarebbe occupato del piacere di lei. L’altro vampiro, nel frattempo, aveva aperto le gambe senza pudore e le accarezzava i capelli dolcemente, senza imporle il suo ritmo, lasciandola libera di provare tutto quello che avesse voluto fare.
Lo prese in bocca dopo aver giocato un po’ con la lingua giusto sulla punta, e Josef scelse proprio quel momento per iniziare a stuzzicarle con le dita la sua intimità. Non sapeva come spiegarlo, ma dare piacere a Mick mentre Josef dava piacere a lei era… esaltante. Il vampiro più anziano sapeva esattamente dove toccare e quali punti premere per farla gemere, e non lesinava in quelle piccole dolcezze che piacevano alla maggior parte delle donne. Sentì un’altra mano aggiungersi alla sua, sulla base del membro di Mick e staccò la bocca dall’uomo per guardare l’altro stupita. Un conto era vederli mentre si baciavano, un altro era vedere il migliore amico del proprio ragazzo pronto ad assaggiarne il membro, come lei poco prima.
Superato il momento iniziale di stupore, Beth non si fece ulteriori domande. Stava così bene che sprecare quel tempo con pensieri inutili le sembrava quasi un oltraggio: invece, fece qualcosa che le sembrava meglio, in quel momento. Scese per prendesi cura anche del trascurato membro di Josef, sorridendo quando lui emise un leggero ansito.
Mick era un po’ sorpreso dallo spirito di iniziativa di Beth: si era aspettato che accettasse passivamente le loro attenzioni; quello che stava succedendo invece era che lei era partecipe di quel atto quasi quanto loro. Tra un attimo lui sarebbe stato dentro di lei, per la prima volta, e poi l’avrebbero portata con sé nell’immortalità.
Quando Josef staccò la bocca dal suo membro con un leggero schiocco e un ghigno sulle labbra, facendo salire Beth sul letto e salendoci lui stesso, Mick seppe che il momento era arrivato. Insieme, lui e Josef, la fecero stendere sul materasso. Lei era languida e pronta, lui lo sentiva dall’odore che c’era nell’aria. Arrivati a quel punto, lo voleva anche lui. Josef si leccò le labbra, mentre accarezzava Beth sulle cosce, invitandola a dischiudersi per Mick. L’avrebbero morsa quando sarebbe stata sull’orlo dell’orgasmo, e si sarebbe arrivati a quel punto dove piacere e dolore si mescolano naturalmente, in maniera tale che lei non avrebbe sentito che un piccolo pizzicotto, invece del morso che ci sarebbe stato. Insieme le avrebbero succhiato il sangue, e poi, velocemente, si sarebbero morsi a vicenda per permetterle di nutrirsi di loro. Per essere sicuri del risultato avrebbero ripetuto il procedimento più volte, e poi Josef si sarebbe preso il suo piacere. Poi avrebbero assistito Beth nei suoi primi minuti di quella nuova vita eterna.
Mick nel frattempo aveva abbracciato Beth, e lui non perse tempo, sdraiandosi di fianco a lei. Mentre l’amico entrava dentro di lei, lui continuava a mordicchiarla e leccarla sul collo. Sembrava piacerle parecchio, e lui insisté particolarmente sulla zona della gola, sapendo che il morso sarebbe avvenuto proprio in quella zona.
Beth stava letteralmente impazzendo dal piacere. Mick era entrato dentro di lei con un'unica, agile spinta, e lei si era sentita finalmente completa. Sapeva che di lì a poco sarebbe stata morsa, ma la cosa non le interessava al momento, concentrata com’era solo su quello che stava provando. Mentre Mick spingeva, Josef continuava a martoriare delicatamente il suo collo e con la mano era sceso fino a stuzzicare la piccola perla tra le sue labbra, perfettamente a tempo con le spinte del vampiro dentro di lei.
Era ad un passo dall’orgasmo, quando sentì un piccolo dolore alla gola e subito dopo un altro morso, contemporaneo ad una forte spinta di Mick, e capì, pur nello stato in cui era, che i vampiri stavano succhiando il suo sangue. Improvvisamente, pensò a come dovessero apparire dall’alto, con lei abbracciata dai due uomini, le dita perse nei loro capelli, mentre loro succhiavano la sua vita, il suo male e quello che restava della sua esistenza da mortale, e una nuova scarica di eccitazione si impadronì di lei, spingendola ad alzare il bacino in risposta alle spinte di Mick dentro di lei.
Era bellissimo, la più stupefacente esperienza della sua intera vita. Non riusciva nemmeno a pensare, persa com’era in quel vortice di emozioni. A un certo punto provò la stranissima sensazione di venire risucchiata in un vortice e poco dopo uno strano, ma non disturbante, sapore sulla lingua.
Josef guardava la ragazza di Mick contorcersi sul letto in cerca del sangue: lui e Mick si erano già morsi a vicenda, accarezzandosi reciprocamente le loro erezioni non ancora soddisfatte, e adesso Mick stava facendo assaggiare il sapore del sangue alla sua novizia. Beth si aggrappò a lui con la fame tipica dei nuovi nati, prendendo tutto quello che lui aveva da offrirle. Poi, con la bocca ancora sporca del sangue dell’altro vampiro, la ragazza si avvicinò a lui e prese anche il suo. Mick, nel frattempo, ancora leggermente stordito dalla perdita di sangue, si era messo dietro di lui e l’aveva preparato frettolosamente, penetrandolo poi con calma.
Quando lo avevano fatto, negli anni precedenti, era sempre stato lui l’attivo, ma scoprì, stranamente, che la sensazione non gli dispiaceva, specie mentre una ragazza era impegnata sul suo collo. Ad un certo punto Beth staccò la presa dalla sua gola e lui ne approfittò per penetrarla velocemente, per poi morderla di nuovo. Lei ansimava e gemeva, tra le sue spinte, e anche lui non tratteneva i gemiti di piacere che gli uscivano dalla bocca, seppur impegnata a succhiarle nuovamente il sangue. Era uno scambio reciproco, che l’avrebbe resa più forte di una normale novizia.
Alla fine vennero, prima Mick e poi lui. Beth la lasciarono per ultima. Diede un’ultima spinta, mentre Mick accarezzava entrambi, e lei, ormai esausta, si lasciò andare al piacere che montava e montava dentro di lei.
Restarono per un po’ tutti e tre sdraiati su quel materasso, incapaci di muovere un muscolo, persi nel languore del dopo orgasmo.
Dopo cinque minuti, giusto il tempo necessario per riprendersi, lui e Mick si mossero per vedere come stava Beth, la quale era sveglia (Mick sospirò di sollievo, era ancora tra loro. Era come loro ed era viva) e osservava il soffitto ad occhi spalancati. Lui si avvicinò e le accarezzò il volto e lei gli sorrise. Sembrava veramente che fosse andato tutto per il verso giusto.
Beth era entusiasta. Non sapeva da che parte guardare, con tutti quei nuovi stimoli che aveva davanti gli occhi. Il mondo sembrava aver assunto una nuova dimensione: sentiva tutto, la sua forza, quelli due vampiri vicino a lei, la notte quasi finita che avvisava le creature come loro che era tempo di tornare al sicuro, e l’amore verso Mick che sembrava amplificato. Era assolutamente meraviglioso. Sapeva che aveva ancora molto da imparare e che quello a venire sarebbe stato il tempo delle spiegazioni e degli esperimenti, ma quello che importava, alla fine, era che loro adesso sarebbero potuti stare insieme, senza che il concetto di tempo potesse essere un problema fra loro. Lei sentiva che Mick era contento, come mai lo era stato, e ne era felice a sua volta. Alla fine, quell’idea dell’Abbraccio non era poi così tanto campata in aria, pensò, e con uno slancio baciò il suo compagno, quello che lei aveva scelto per l’eternità. Sembrava un concetto così vasto che faceva fatica a tenerlo in considerazione.

Josef li guardò entrambi, e con fare silenzioso si ritirò dabbasso. Quel momento era solo loro ed era giusto che non interferisse. Ma di una cosa era sicuro: quello non sarebbe stato l’ultimo suo incontro con loro. Quell’incontro aveva cambiato le carte in gioco, ed era impossibile che non ci fossero altre ripercussioni. Il rapporto che legava Mick a Beth era abbastanza esclusivo, questo lo avrebbe capito chiunque. Si vedeva da come si guardavano e dall’amore che traspariva dalle loro azioni l’uno verso l’altro, ma forse, con il tempo, poteva arrivare ad includere anche lui. Non voleva rompere la loro relazione, solamente ampliarla. E se da umana Beth era stata capace di così poche inibizioni, chissà che straordinaria vampira sarebbe stata. Aveva comunque l’eternità per convincerli, ed eventualmente, se proprio fosse stato necessario, sedurli. E alla fine ce l’avrebbe fatta.
Se lo sentiva nel sangue.

The End?

* L’Abbraccio Congiunto è frutto della mia fantasia. Non so se una cosa del genere sia mai stata documentata o scritta o vista. In questo caso basta farmelo sapere per farmi mettere le dovute fonti.

!febbraio, !2010, rating: nc17, fandom: moonlight, pairing: mick/bath/josef

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