[Ninkyo Helper] Sunshine alone

Jul 16, 2012 00:10

Titolo: Sunshine alone
Fandom: Ninkyo Helper
Pairing: Izumi Reiji x Takayama Mikiya
Rating: PG13
Avvertenze: Slash, Death!Fic
Disclaimer: I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati e i fatti narrati sono frutto della mia fantasia. La storia non è scritta con scopo di lucro.
Riassunto: « Un giorno dovrò far venire qualcuno a pulire il giardino. » mormorò l’uomo, tirando un tiro di sigaretta
Note: Scritta per la think_angst con il prompt “I'd rather have a rainy day with you than see the sunshine alone”.
WordCount: 948 fiumidiparole

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Così non poteva andare avanti. Izumi ne era consapevole. Lo sapeva perfettamente eppure non riusciva a fare nulla.
Si limitava a stare nella sua stanza se non quando era estremamente necessario o quando il Boss decideva che era arrivato il momento di prendere un po’ di sole.
Come in quel momento.
Stava bevendo una birra seduto sul porticato di legno della casa tradizionale, le gambe che penzolavano mollemente oltre il bordo e il capofamiglia era seduto su una sedia poco distante da lui.
Era quasi una settimana che non usciva dalla stanza e aveva quasi dimenticato il calore del sole caldo di giugno contro la propria pelle. Alzò leggermente la testa, chinandola poi di nuovo e lamentandosi per i raggi che gli ferivano gli occhi.
Takayama - san, seduto poco distante da lui, accennò un sorriso triste, distogliendo lo sguardo e fissando il prato.
Era un po’ che nessuno lo puliva. E Izumi non desiderava vederlo di nuovo privo delle foglie e delle erbacce che crescevano troppo.
Fece cadere la cenere nel posacenere, prendendo un sorso di birra, senza dire una parola, mentre il vento, troppo forte per i suoi gusti, gli scompigliava i capelli, solitamente ordinati.
« Un giorno dovrò far venire qualcuno a pulire il giardino. » mormorò l’uomo, tirando un tiro di sigaretta.
Izumi lo imitò, senza rispondere.
Non gli piaceva l’idea di vedere qualcun altro fare il lavoro di Mikiya. Ogni volta che guardava fuori dalla finestra, vedeva il giardino e sentiva una morsa stringergli il cuore perché non faceva altro che ricordare il più piccolo che si lamentava perché doveva fare il lavoro dei giardinieri.
Izumi e il boss di solito lo prendevano in giro, fermi su quella veranda, in quelle stesse posizioni, dicendogli che non era ancora pronto per fare lo yakuza. E Mikiya, borbottando ancora, continuava a pulire le foglie.
L’ultima volta che lo aveva visto, avevano litigato. Izumi non faceva altro che ripensarci, senza sosta e non desiderava altro che tornare indietro e vedere per l’ultima volta il suo sorriso e ascoltare la sua risata, invece di quel freddo e formale “Ti odio” che gli aveva rivolto, così poco da Mikiya.
Izumi chiuse gli occhi, sentendo di nuovo le lacrime affollarsi per spingere perché era giusto così, perché era normale piangere, perché lui non ci era ancora riuscito.
Erano passate due settimane dalla sua morte, da quando Mikiya se ne era andato per dimostrare a tutti che poteva fare il suo lavoro, da quando il più piccolo non aveva più fatto ritorno.
Due settimane. A Izumi sembravano passati solo dieci minuti. E continuava a pensare alla vacanza che dovevano fare, ai loro progetti, alle sue scuse, ai loro litigi.
E non era giusto. Non era giusto che neanche la vendetta riuscisse ad appagarlo, a sanare quella ferita, a limitare quel dolore che gli stava divorando il petto.
Aveva torturato e ucciso chiunque fosse presente al momento della morte di Mikiya, eppure sembrava solo che il dolore non facesse altro che aumentare.
E ricordava dell’ultima volta che si erano seduti insieme su quella veranda. Erano vicini e ascoltavano e guardavano la pioggia. Mikiya aveva la testa appoggiata sulle sue gambe e fumavano insieme.
“Mi piace stare con te” aveva ammesso il più grande, un po’ imbarazzato.
“Preferisco un giorno di pioggia con te che guardare il sole da solo” aveva replicato Mikiya sorridendo, con una risata che faceva trasparire tutta la sua allegria e la sua giovinezza.
Izumi lo aveva stretto a sé e lo aveva baciato.
Invece in quel momento era da solo.
Solo con un dolore troppo grande per poter essere sopportato.
Spense la sigaretta, solo per accendersene un’altra. Takayama sospirò, poi si alzò dalla sedia, per sedersi al suo fianco.
Prese il proprio bicchierino e la bottiglia di sakè, versandone un po’ al ragazzo, che bevve tutto in un sorso, ringraziando con un cenno del capo.
« Izumi, non puoi vivere nel suo ricordo. » mormorò piano l’uomo, spostando di nuovo lo sguardo sul giardino, così triste e desolato senza Mikiya che lo riempiva con la sua allegria e la sua ingenuità.
« Non ho intenzione di sostituirlo. Lui è l’unico che io abbia mai amato. » ammise senza vergogna Izumi, senza fissarlo.
« Lo pensi adesso. Lo penserai per qualche mese, forse per un anno o anche due. Magari anche tre, ma arriverà un giorno che riuscirai a svegliarti e riuscirai a sentire che ti senti bene. E quando ti guarderai indietro non soffrirai più pensando a Mikiya e sarai pronto per poter avere di nuovo qualcuno al tuo fianco. »
« Boss, io non voglio nessuno. Non voglio più provare tutto questo dolore. E non voglio dimenticare Mikiya. »
L’uomo sospirò, di nuovo.
« Ho sofferto quando mia moglie è morta, ma c’era Mikiya e dovevo fare di tutto per crescerlo bene. Sono felice che sia stato felice, con te. » lo fissò, versandogli ancora del sakè, che l’altro bevve in silenzio « Ora non mi comprenderai, ma lo capirai un giorno. Credimi, arriverà quel momento e io non ti rimprovererò quando troverai finalmente qualcuno che possa essere all’altezza di mio figlio. »
« Nessuno può ricoprire quel ruolo Boss. » sussurrò Izumi.
Il più grande gli diede una dolce pacca sulla spalla, poi lasciò il sakè sul porticato e lo lasciò da solo.
Izumi bevve e bevve fino a che non finì il liquore e fino a che non si sentì così spossato da essere costretto a stendersi sul legno freddo.
Non gli importava se un giorno o l’altro sarebbe riuscito a stare di nuovo con qualcuno che riuscisse a farlo stare bene come ci riusciva Mikiya.
La cosa più dolorosa che aveva in quel momento erano solo quelle infinite giornate di sole da solo.
E non ci sarebbe stato mai più nessuno che gli avrebbe detto che preferiva stare sotto la pioggia con lui.

Fine.

challenge: think angst {frasi 1}, fandom: ninkyo helper, pairing: izumi x takayama

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