[Hey!Say!Jump] Motto

Jun 18, 2012 17:01

Titolo: Motto
Fandom: Hey!Say!Jump
Pairing: Yabu Kota x Inoo Kei
Rating: NC17
Avvertenze: Slash, PWP
Disclaimer: I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati e i fatti narrati sono frutto della mia fantasia. La storia non è scritta con scopo di lucro.
Riassunto: Kei aveva le braccia legate dietro la schiena e una benda sugli occhi. Il petto e le spalle erano ricoperti di piccoli tagli che avevano smesso di sanguinare già da parecchio tempo
Note: Scritta per la 24ore con il prompt “Adesso”
WordCount: 1359fiumidiparole

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Yabu salì sul letto, osservando il fidanzato seduto contro il muro. Erano ore che stavano in quel letto, e ormai era notte inoltrata.
Non gli era mai parso così bello come in quella nottata. Ansimava Kei, debolmente, come se sapesse che la notte era ancora lunga e quello che Yabu aveva in serbo per lui non era ancora finito.
Kei aveva le braccia legate dietro la schiena e una benda sugli occhi. Il petto e le spalle erano ricoperti di piccoli tagli che avevano smesso di sanguinare già da parecchio tempo, ma l’ebbrezza che aveva provato quando incideva la pelle di Kei riusciva ancora a percepirla, facendolo eccitare di nuovo.
Poi quello che ai suoi occhi rendeva Kei ancora più arrendevole, era il morso ad anello che indossava in bocca, legata dietro alla testa.
Osservò la linea della bocca aperto, le sue labbra turgide e graffiate, il suo respiro sulla sua pelle calda.
Gli accarezzò per un secondo il volto e Kei alzò leggermente la testa verso di lui. Yabu sorrise, diabolicamente, prima di afferrargli la testa e di spingersi completamente dentro la sua bocca, aperta dal morso ad anello.
Sentì il corpo di Kei irrigidirsi e lo udì cercare di prendere aria prima di abituarsi rapidamente alla sensazione che stava provando.
Kei socchiuse gli occhi anche se Yabu non poteva vederlo. Allungò la lingua, iniziando a leccare l’erezione che si spingeva fino alla gola, beandosi dei gemiti di piacere di Kota.
Il più grande gli tirò con più forza i capelli, mentre l’altra mano gli afferrava il mento, alzandogli lievemente il mento.
Kota storse il naso. Avrebbe voluto sentire anche le sue labbra mentre glielo succhiava, ma il morso glielo impediva. Scosse le spalle. Era piacevole anche la sua lingua a dir la verità e poi il vederlo così incredibilmente sottomesso, piegato di fronte ad ogni sua richiesta, lo eccitava terribilmente.
Si mosse ancora per qualche altro minuto, mentre sentiva gli ansimi di Kei e socchiuse gli occhi, sentendosi vicino all’orgasmo.
Uscì dalla sua bocca, prendendo l’erezione in mano, muovendola velocemente su e giù, dandosi piacere.
L’altra mano lo aveva di nuovo afferrato per i capelli, tirandogli indietro la testa.
« Tira fuori la lingua. » gemette con voce roca.
Il più piccolo obbedì e Kota rientrò leggermente dentro di lui, venendogli alla basa della lingua pochi secondi dopo. Yabu lo osservò cercare di ingoiare senza rimanere soffocato e gemette di piacere.
Afferrò la corda che penzolava fino alle gambe di Kei e la tirò debolmente. Il più piccolo venne strattonato, costretto in un collare di pelle e scivolò in avanti.
Kota lo voltò con poca delicatezza, ascoltando i suoi gemiti e il suo respiro roco.
Scivolò con lo sguardo verso la sua erezione, dura ormai da molte ore, circondata da un anello che gl’impediva di raggiungere l’orgasmo.
Mosse leggermente un ginocchio sul suo membro, facendolo gemere a voce alta. Afferrò un piccolo coltello appoggiato sul comodino, facendolo poi passare di piatto sulle spalle di Kei osservandolo rabbrividire di piacere.
Girò lentamente la lama, ferendolo debolmente, osservando il sangue scivolargli lungo le clavicole. Si chinò leggermente, leccandolo via e sentì Kei gemere ancora una volta.
Dal suo canto il più piccolo sentiva ogni cellula del suo corpo urlare. Ne voleva di più. Sempre di più. Era una droga.
Kei inarcò la schiena, gemendo. Sentì le forti mani di Yabu stringersi intorno ai suoi fianchi, con forza, graffiandogli la pelle e Kei ansimò a voce più alta.
Il più grande lo tagliò di nuovo, questa volta ferendo lentamente la pelle sottile del costato.
Strinse gli occhi, sentendo la propria pelle che si lacerava sotto il lento passaggio dell’arma sul suo corpo.
Gemette.
Gli piaceva il dolore. Gli piaceva essere ferito. Gli piaceva essere legato ad un letto e stuprato, senza alcun dignità.
E Yabu lo faceva. Yabu lo usava come la sua valvola di sfogo, come la sua unica oasi di pace in cui poteva finalmente rivelarsi per quello che era.
Un sadico sessuale, un uomo che si divertiva a vederlo soffrire, a vedere il suo sangue, a vedere il suo corpo pieno di ferite, tagli, cicatrici lievi.
E Kei glielo aveva sempre lasciato fare, non solo perché fare sesso violento lo eccitava, ma anche perché lo amava.
Avrebbe accettato le sue condizioni anche se fosse stato una persona normale, che si eccitava in maniera normale, che aveva abitudini sessuali normali. Per lui Yabu era tutta la sua vita.
Sentì di nuovo la lama tagliargli la pelle, questa volta al centro del petto. Il più grande gli circondò la vita con un braccio.
Yabu si appoggiò al muro e Kei si sedette su di lui e sentiva l’erezione di Yabu, dura ed invitante, premergli contro la coscia.
Kota tirò di nuovo la corda, impedendo a Kei di scivolare all’indietro e si avvicinò al suo collo, leccandogli via il sudore e il sangue che scivolavano ancora lungo le sue clavicole. Lo sentì gemere e allora sfiorò la sua erezione con due dita. Kei cercò di articolare delle parole, che Yabu interpretò come il suo nome e sorrise di nuovo.
Legò l’estremità della corda alla tastiera del letto, in modo tale da avere entrambe le mani libere. Avvicinò due dita alla bocca dell’altro, permettendogli di leccargliele.
« Bravo Kei-chan. » sussurrò al suo orecchio, sorridendo di nuovo.
Kota socchiuse gli occhi, mentre con la mano libera aveva ripreso a masturbarlo, lentamente.
La sua mano scivolava lenta su di lui e Kei si muoveva in modo urgente contro la sua mano, ma Kota lo lasciò all’improvviso, facendo scivolare le due dita umide in fondo alla schiena, stuzzicandolo.
Non lo avrebbe preparato. Non lo faceva quasi mai d’altronde quando assumevano quei ruoli. Entrambi preferivano essere più violenti del normale. In quel modo si divertiva solo ad aumentare la sua aspettativa e la sua eccitazione.
Il ragazzo si mosse nervosamente verso le sue dita, Kota era ancora intento ad entrare debolmente dentro di lui, mente continuava a masturbarlo.
Udì di nuovo il suo nome, gemuto rocamente e decise che era arrivato il momento di togliergli il morso dalla bocca. Il ragazzo si accasciò per qualche secondo su sé stesso, cercando di riattivare velocemente la circolazione alla bocca.
Kota lo afferrò per i capelli, tirandolo vicino a sé, almeno quanto permesso dalla corda.
« Gemi il mio nome, Kei. » ansimò al suo orecchio, prima di mordergli un labbro.
Kei gemette e il più grande lo liberò anche dell’anello di costrizione che aveva alla base del pene.
Scivolò via da sotto di lui. Lo costrinse sulle ginocchia, leggermente divaricate per dargli modo di sistemarsi dietro di lui, spingendolo poi con la faccia sul materasso.
« Adesso Kota. Ti desidero. » gemette senza più ritegno il più piccolo.
Lo afferrò di nuovo per i fianchi e senza preavviso lo penetrò.
Kei soffocò l’urlo di dolore nel cucino, mordendolo con tutte le forze che aveva, cercando di abituarsi e di muoversi il più presto possibile verso di lui.
Kota rimase fermo solo qualche secondo, prima di uscire del tutto per spingersi ancora una volta dentro di lui. Ansimò.
Il corpo di Kei era caldo e bollente. Incredibilmente stretto, giorno dopo giorno. Spinse con violenza, continuando a fargli male, eppure lo udiva iniziare a gemere leggermente e ciò lo rassicurò.
Gli strinse i capelli in una mano, alzandogli la testa.
« Gemi il mio nome Kei. » ripeté con un sorriso che l’altro non poteva comunque vedere a causa della benda.
Fece passare una mano sotto di lui, stuzzicandogli la punta dell’erezione con le dita, debolmente.
Lo sentì gemere, il suo nome, più e più volte e quei gemiti e quel corpo ebbero rapidamente la meglio su di lui.
Sentì Kei venirgli in una mano, ansimando il suo nome e Yabu venne dentro il suo corpo stretto, con un verso quasi animalesco.
Scivolò al suo fianco e solo dopo qualche minuto si ricordò di liberarlo. Sciolse le manette e tolse la benda e a quel punto Kei lo fissò, sorridendogli.
« Ti amo. » sussurrò baciandolo dolcemente.
Kota lo strinse a sé, coprendo entrambi con una coperta leggera dato il caldo estivo.
« Anche io Kei-chan. » mormorò al suo orecchio.
Entrambi chiusero gli occhi e, stremati, si addormentarono nel giro di una manciata di secondo, ognuno cullato dal respiro dell’altro.

Fine.

pairing: yabu x inoo, fandom: hey!say!jump, challenge: 24 ore

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