Titolo: You love me because do you pity me
Fandom: Hey!Say!Jump
Pairing: Yabu Kota x Inoo Kei ; Yaotome Hikaru
Rating: NC17
Avvertenze: Slash, PWP
Disclaimer: I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati e i fatti narrati sono frutto della mia fantasia. La storia non è scritta con scopo di lucro.
Riassunto: “« Ho chiesto se con Kei è più semplice fare sesso. »”
Note: Scritta per la
24ore con il prompt “Il riflesso” e per il
mmom_italia.
WordCount: 1791
fiumidiparole **
Yabu era stanco. Si chiuse la porta alle spalle, cercando di lasciare oltre la soglia tutto quello che era accaduto fino a due minuti prima.
Socchiuse gli occhi, passandosi una mano fra i capelli. Entrò in cucina, dove Hikaru stava cucinando il pranzo.
Il più grande si appoggiò allo stipite della porta, con un sorriso amaro sulle labbra. Rimase in silenzio per qualche secondo, prima che Hikaru si voltasse di scatto verso di lui per sorridergli dopo qualche attimo di stupore. Hikaru gli sorrise, andandogli incontro e baciandolo.
Yabu sorrise fra i baci, posando le mani sui suoi fianchi e stringendolo a sé. Le sue mani si mossero lentamente sotto la maglietta, sfiorandolo con i polpastrelli e Hikaru socchiuse gli occhi, gemendo.
« Adoro sentire le tue mani su di me. » mormorò sulle sue labbra.
Il sorriso di Yabu si fece un po' più ampio. Lo prese in braccio, appoggiandolo con la schiena contro il muro, mentre le gambe del più piccolo si stringevano intorno alla vita del fidanzato.
Hikaru iniziò a toccarlo, spogliandolo e baciandogli il collo e la clavicola. Yabu fremette e poi, senza dargli modo di replicare, lo portò immediatamente in camera da letto, lasciandolo cadere sul letto.
Yabu si avventò su di lui, spogliandolo rapidamente, per poi stendersi fra le sue gambe, iniziando a toccarlo sempre con più urgenza. Yabu iniziò a baciarlo sul collo, fino a scendere lungo le clavicole e poi le spalle, mordendole leggermente.
Hikaru gemette leggermente di dolore, scostando immediatamente la spalla dalla bocca di Yabu, guardandolo perplesso.
« Mi fai male Kota. » mormorò piano.
Yabu accennò un sorriso.
« Mi dispiace. Ma sai... » tornò a baciare la sua pelle « Mi ecciti così tanto Hikka. » sospirò al suo orecchio, mentre la sua mano sfiorava lentamente la sua erezione.
Hikaru ansimò, inarcando la schiena.
« Toccami ancora Kota. » mormorò a mezza voce, muovendo il bacino contro la mano del più grande.
L'altro non rispose, ma si limitò a muoverla sempre più velocemente. Hikaru gli circondò il collo con le braccia, stringendolo a sé e gemendogli nell'orecchio.
Yabu tolse poco dopo la mano, prima di mettersi rapidamente fra le sue gambe,, di alzargliele e, dopo una quasi inesistente preparazione, spingersi completamente dentro di lui.
Il più grande sentì il fidanzato trattenere a stento un urlo di dolore, ma non se ne curò più di tanto.
Aveva voglia. Erano giorni che non faceva sesso per un motivo o per l'altro. Spinse rapidamente, quasi violentemente, mentre le mani di Hikaru si stringevano nervosamente sul lenzuolo prima di abituarsi leggermente e di iniziare a provare un po' di piacere.
Osservò Yabu, mordendosi un labbro. Sembrava così diverso dal solito Yabu che quasi non sapeva che cosa pensare.
Osservò il suo volto contorto dal piacere, da un piacere che era lui che gli stava dando e gli piacque.
Si lasciò di nuovo andare. Era stanco anche lui ormai.
Quando sentì Yabu venire, si sentì comunque vuoto. Il più grande si accasciò accanto a lui, il fiato corto e un braccio piegato contro gli occhi.
Hikaru si avvicinò, stringendosi a lui in cerca di coccole.
« Mi hai fatto male. » mormorò piano.
Le braccia dell'altro lo circondarono, stringendolo a sé.
« Mi dispiace. Ma eri eccitante e... è un po' che non facevamo sesso, mi sono lasciato andare. » ammise piegando leggermente la testa.
« Sono solo quattro giorni. » rise il più piccolo, fissandolo « Siamo stati occupati e lo sai. »
« Lo so, lo so. » lasciò cadere la testa sul letto « Infatti non è colpa tua. Sono io che ho cercato di reprimere la bestia che ho dentro di me. » mormorò accarezzandogli i capelli.
« Non... c'è nessuna bestia in te. » borbottò Hikaru « E' normale fare sesso. Solo che non me lo aspettavo. »
Yabu si strusciò di nuovo di lui, la voglia che gli viaggiava ancora sotto pelle. Gli mordicchiò dolcemente il lobo dell'orecchio, muovendo contro la sua gamba l'erezione ancora dura.
« Hikka... » mugolò contro di lui.
Il più piccolo rimase per qualche minuto a farsi toccare, poi lo afferrò bruscamente per i polsi, allontanandosi.
Preoccupato, il più grande si alzò a sedere.
« Hikka, che cosa c'è? » fece per accarezzargli una guancia, ma l'altro si allontanò e Yabu sbuffò, seccato « Se è per prima, mi dispiace. » commentò poi
« Con Kei è più semplice, vero? » domandò Hikaru senza fissarlo.
« Scusa? »
« Ho chiesto se con Kei è più semplice fare sesso. »
« Che c'entra Kei adesso? » mormorò Yabu sospirando di nuovo e accendendosi una sigaretta.
« Non fingere Kota. Ormai non ha più senso. Lo so che hai una relazione con Kei, che quando mi dici che stai fuori per lavoro in realtà sei a casa sua. Sono anche spariti alcuni vestiti, hai comprato uno spazzolino nuovo, una nuova spazzola. Li hai portati tutti a casa sua, vero? E' un anno e mezzo che fingo che vada tutto bene Kota. »
Yabu rimase in silenzio, osservando le lacrime sul volto sul del fidanzato.
« E' più complessa la questione. » mormorò piano distogliendo lo sguardo.
« E' per il sesso vero? » Hikaru si avvicinò a lui « E' per quello, vero? Io... non ti eccito più, vero? »
« Non è vero. Mi ecciti Hikka, sennò non sarei più venuto a letto con te. Ma Kei... » sospirò, tirando un altro tiro alla sigaretta « Con Kei... è più selvaggio. » ammise piano.
« Selvaggio? » balbettò il più piccolo « Che cosa vuol dire? »
Yabu sospirò ancora, scuotendo la testa.
« Lascia stare. L'importante non è che io stia qua, che tu mi ecciti ancora? » mormorò andandogli vicino e cingendogli la vita con un braccio, baciandolo dolcemente.
Hikaru si lasciò baciare e toccare, ma poi si allontanò di nuovo.
« Fai sesso con me come lo faresti con lui. » gli disse.
« No. » esclamò Yabu scuotendo la testa, più energicamente di prima « Non se ne parla. »
« Perché? Perché non puoi? Io... posso fare tutto quello che fa lui. Posso essere migliore di lui. »
Hikaru sentiva di nuovo gli occhi pieni di lacrime e l'indecisione di Yabu lo stava devastando. Non capiva nulla.
« Per lui è diverso Hikka. A Kei piace il dolore. Gli piace quando lo maltratto, quando lo lego e lo ferisco. Lui si eccita con il dolore, tu invece no. Non... potrà mai essere la stessa cosa. »
Yabu spense la sigaretta e se ne accese subito un'altra.
« Non è vero. E' perché non l'ho mai provato. Può piacermi. Ne sono sicuro. » lo abbracciò ancora « Provaci per favore. »
Il più grande appoggiò la sigaretta nel posacenere e lo fece stendere nel letto. Gli prese delicatamente i polsi fra le mani, portandoli sopra la sua testa e legandoli con una cravatta buttata sul letto alla testiera del letto.
Hikka socchiuse gli occhi, mentre Yabu si muoveva su di lui, graffiandogli leggermente i fianchi e la schiena, mentre gli mordeva il collo e le spalle, scivolando su di lui e lasciando evidenti segni del suo passaggio.
« Fai tutto quello che fai con lui Kota. » ansimò Hikaru trattenendo le lacrime di dolore.
Yabu si morse un labbro, affondando ancora di più le unghie e i denti dentro il suo corpo. Si sentiva meglio. A lui piaceva dominare, sentire una preda sotto di sé, sentirla completamente in suo potere.
Era quello che gli piaceva di Kei. La sua totale arrendevolezza nei suoi confronti quando si trovavano a letto.
In quell'anno e mezzo gli aveva fatto di tutto. Lo aveva graffiato con le unghie e con le lame, bendato, fatto piangere per un orgasmo o scopato per delle ore. Lo aveva bruciato e legato in ogni angolo della casa, beandosi del suo corpo latteo ricoperto di sangue o di tagli.
Lo eccitava.
E in quel momento, mentre osservava le gocce di sangue scivolare lungo il petto di Hikaru si sentiva bene, eccitato.
Gli prese di nuovo l'erezione in mano, questa volta muovendosi più lentamente, penetrandolo con le dita.
Yabu si concentrò sul ritmo della propria mano, sulle dita che si stringevano intorno al pene di Hikaru, alle vene che pulsavano contro la sua pelle, ai suoi polpastrelli che scivolavano lentamente sulla sua punta già bagnata, nonostante tutto. Continuò a spingere le dita dentro di lui, ad allargarle per fargli provare più piacere, mentre la mano aveva iniziando ad aumentare la velocità e Yabu poteva sentire la pelle e la carne di Hikaru tendersi sotto lo stimolo della sua mano.
Afferrò la sigaretta, tirando un altro tiro, più profondo.
Si avvicinò di nuovo al posacenere, facendo cadere la cenere in eccesso e rimase per qualche secondo a fissare la brace della sigaretta.
La prese di nuovo in mano, avvicinandosi alla pelle chiara e morbida della coscia del fidanzato.
Yabu ascoltò il fiato di Hikaru farsi sempre più pesante, via via che la sigaretta si avvicinava alla carne, sentì i suoi singhiozzi strozzati, le mani che si muovevano spasmodicamente nel vano tentativo di liberarsi.
Yabu avrebbe voluto farlo. Avrebbe voluto vedere la carne di Hikaru aprirsi lungo il passaggio della sigaretta, avrebbe voluto vedere il sangue e poi scoparlo e scoparlo senza alcuna dignità.
Ma si fermò. Spense immediatamente la sigaretta, sentendosi a sua volta sull'orlo del pianto.
Si alzò in piedi, infilandosi il pantalone del pigiama e liberandolo velocemente. Hikaru rimase fermo, per poi alzandosi a sedere. Yabu invece si sedette sul bordo del letto, dandogli la schiena e passandosi le mani fra i capelli.
Hikaru si avvicinò a lui, appoggiandosi alla sua schiena.
« Non mi lasciare. » gli sussurrò piano all'orecchio, trattenendo i singhiozzi.
« Hikka... »
« Ti prego. » esclamò a voce alta « Ti prego, non mi lasciare. Io ti amo. Se tu mi lasci... giuro che mi uccido Kota. »
Il più grande si voltò verso di lui, ad occhi sbarrati.
« Tu mi ami, non è vero? » singhiozzò l'altro.
Yabu avrebbe voluto dirgli la verità. Che non lo amava più. Che amava Kei e che non era solo una questione di sesso, ma di una alchimia che non aveva mai sperimentato prima d'ora.
Mettersi con Hikaru era stato quasi scontato, come un passaggio di una sceneggiatura che tutti si aspettavano di vedere.
Per tutto quel tempo sentiva di essere stato solo il riflesso del riflesso di un amore che non era mai nato.
Lo aveva amato, si era convinto di amarlo. Ma quando aveva conosciuto meglio Kei, si era reso conto di quello che voleva dire amare realmente una persona.
Eppure non poteva permettere che Hikaru si uccidesse. E lo sapeva Yabu, lo avrebbe fatto.
Yabu non si accorse di piangere. Gli stiracchiò un sorriso, abbracciandolo debolmente.
« Certo che ti amo. » mentì.
Lo strinse a sé, scivolando stesi lungo il materasso.
« Certo che ti amo. » mentì di nuovo.
Socchiuse gli occhi. I singhiozzi di Hikaru lo avrebbero perseguito fino a che non fosse morto.
Fine.