[Hey!Say!Jump] The sound of silence

Mar 26, 2012 12:22

Titolo: The sound of silence
Fandom: Hey!Say!Jump
Pairing: Yaotome Hikaru x Takaki Yuya
Rating: PG
Avvertenze: Slash,
Disclaimer: I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati e i fatti narrati sono frutto della mia fantasia. La storia non è scritta con scopo di lucro.
Riassunto: Yabu aveva sempre trovato un momento per lui e di quello gliene era sempre stato grato. Aveva sempre avuto una parola di conforto anche quando il periodo che stava attraversando era dei peggiori.
Note: Scritta per la syllablesoftime con il prompt “Il silenzio è il suono più forte.”
WordCount: 1342 @fiumidiparole

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Hikaru non riusciva a dormire. Si girava e si rigirava nel letto, senza trovare sonno. Al suo fianco Yuya dormiva serenamente, già da qualche ora.
Più lo guardava, più si sentiva oppresso da qualcosa che ormai da parecchio tempo lo torturava.
Si voltò su un fianco, osservando il fidanzato. Aveva i capelli davanti al volto e la bocca leggermente aperta. Respirava rumorosamente, ma Hikaru sorrise. Lo trovava incredibilmente tenero quando dormiva.
Allungò la mano, sfiorandogli la guancia. Gli tolse i capelli dagli occhi, continuando ad accarezzarlo dolcemente. La sue pelle era morbida. Yuya si girò nel sonno verso di lui, stringendo nella sua mano quella di Hikaru.
Il più piccolo sentì gli occhi lucidi e appoggiò il volto contro quella mano così calda e socchiuse gli occhi.
Avrebbe voluto fare qualcosa di più per permettere a Yuya di essere veramente felice, perché lo amava, perché avrebbe fatto qualunque cosa per lui. Perché non era giusto che i suoi sacrifici andassero in fumo, solo perché Hikaru non era in grado di dare un taglio al passato.
Non era giusto che Yuya piangesse di nascosto sotto la doccia. Non era giusto che uscisse con gli occhi rossi e, ridendo, accampasse qualche scusa. Non era giusto che soffrisse così tanto quando Hikaru sentiva di amarlo come mai aveva amato nessuno in vita sua.
Eppure quel tarlo, quell'ossessione dentro di lui lo stava facendo ammattire. Doveva liberarsene, il prima possibile.

Hikaru era seduto a casa di Yabu da parecchio tempo. Era andato a trovarlo con una scusa qualunque, sapeva che Kei non era a casa e che al più grande non piaceva stare da solo, anche se doveva lavorare.
Ma Yabu aveva sempre trovato un momento per lui e di quello gliene era sempre stato grato. Aveva sempre avuto una parola di conforto anche quando il periodo che stava attraversando era dei peggiori. Per lui c'era sempre stato, e per quello Hikaru non lo avrebbe mai ringraziato abbastanza.
Dentro di sé però sentiva che con lui ancora accanto giorno dopo giorno non sarebbe mai riuscito ad andare avanti. Amava Yuya. Era stato anche grazie alla sua pazienza se era riuscito a disintossicarsi da Yabu, se aveva smesso di amarlo di quell'amore così morboso che, nonostante tutto, non era riuscito ad estirpare totalmente dal suo corpo. Una parte di quell'amore era rimasto dentro di lui, a marcire come un verme solitario, portandolo rapidamente sull'orlo della follia.
Doveva liberarsi di Yabu per quanto doloroso potesse essere. Doveva farlo, per la sua salute mentale e per la serenità di Yuya.
Yabu era distratto, in cucina. Era impegnato in una chiamata al telefono di casa, probabilmente a Kei e quella era la volta buona.
Doveva farlo, aveva solo quella opportunità per farcela.
Dalla tasca prese rapidamente una bustina e versò la polvere bianca dentro il caffè del più grande. Qualche ora prima aveva preso una decina di pasticche dei sonniferi di Yuya, li aveva pestati e adesso giravano, già scomparse, dentro la sua tazzina.
Quando Yabu rientrò, stiracchiò a stento un sorriso. Era agitato e nervoso, si sentiva in colpa, un mostro per quello che aveva appena fatto.
Ma era necessario. Lo sapeva, era necessario. Ma saperlo non lo aiutava a sedare i rimorsi di coscienza.
Yabu gli sorrise, un sorriso più ampio e felice del normale. Hikaru si guardò intorno.
« Sai Koppi, è da prima che ci penso. » iniziò osservandolo mettere lo zucchero nel caffè e girare lentamente il cucchiaio « Ti sei dato alle pulizie? C'è odore di fresco e di pulito. »
Vide l'altro arrossire e ridacchiare, imbarazzato.
« Veramente le ha fatte Kei. Questa mattina, prima di andare in facoltà. Sai... » continuò ancora un po' in imbarazzo « Ogni tanto si ferma a dormire qua, spesso anzi. Viviamo insieme, anche se Kei non lo vuole ammettere. Mi dice sempre che se vivesse tutti i giorni qua finirebbe per lasciarmi. Sono troppo disordinato. » ridacchiò come un perfetto idiota, perso nella sua felicità e Hikaru sentì la gola asciugarsi completamente « Ma sai una cosa Hikka? Sono felice. Sono veramente felice, perché... Amo Kei. E' tutto quello che ho sempre cercato. » scosse le spalle « Riuscirò a farcela, che ne pensi? » chiese poi, osservandolo speranzoso.
Hikaru lo guardò, gli occhi sbarrati, il cuore che gli batteva con forza nel petto.
No, non poteva. Non poteva derubarlo di quella felicità. Non era colpa di Yabu se lui non riusciva ad essere felice con Yuya, non era colpa sua se non riusciva a liberarsi di quel tarlo dentro al suo cervello.
Non era colpa di Yabu non se non riusciva a vivere la sua vita, liberandosi finalmente di quella parte del suo passato che lo faceva ancora soffrire.
Non poteva ucciderlo. Non poteva distruggere quella felicità solo per la sua vigliaccheria.
Non poteva.
Vide Yabu prendere la tazzina di caffè e Hikaru gliela prese di mano con un gesto brusco, facendone cadere un po' sul tavolo.
Ansimava e aveva gli occhi lucidi e Yabu lo guardava con fare interrogativo.
« Hikka...? »
« E' bruciato. » ansimò « Koppi, decisamente devi convincere Kei a venire qua a tempo pieno. Se avessi bevuto questo caffè, ti saresti sicuramente sentito male. » lo gettò rapidamente nel lavandino, aprendo l'acqua e lavando la tazza con il sapone.
« Oh. Mi dispiace che tu lo abbia bevuto allora. Potevi dirmelo invece di fare l'eroe, no? » chiese Yabu ancora ridacchiando.
« Scusami. E' che l'ho bevuto tutto in un sorso e il sapore per me non era così disgustoso. Ma tu lo bevi a sorsi, sei lento, insomma Koppi, un vero disastro. » parlava sempre più velocemente, senza più riuscire a fermarsi o ad articolare delle frasi di senso compiuto.
« Già, hai ragione. » confermò Yabu.
Hikaru gli passò accanto, dirigendosi verso la porta d'ingresso.
« Ora devo andare. Mi dispiace, ero passato solo per un saluto veloce. Ci vediamo domani a lavoro, ok? »
« S-Sì. » balbettò solo il più grande, senza capire il suo disagio.
Non fece in tempo ad accompagnarlo alla porta, che si trovò improvvisamente da solo nel suo appartamento.

Hikaru correva disperatamente lungo le vie di Tokyo. Come aveva potuto anche solo pensare per un momento di uccidere Yabu, il suo migliore amico, l'uomo che aveva disperatamente amato e a cui aveva dato una parte della sua felicità?
Doveva aver sicuramente perso la sua lucidità, era l'unica soluzione possibile.
Entrò nella sua casa e vide Yuya che stava stirando alcune camice, prestando attenzione a non bruciarle e a stirare accuratamente l'angolo sotto le braccia. Gli tolse il ferro da stiro di mano, lo afferrò per i fianchi e lo tirò a sé, baciandolo.
« Ehi, che succede? » domandò ridendo il più grande, ricambiando i baci di Hikaru.
« Ti amo Yuya. Ti amo con tutto me stesso, lo sai vero? »
« Certo che lo so. Hikaru, stai bene? Sei sudato. »
« Sto benissimo. » agitò la mano in segno di indifferenza « Vado a farmi una doccia. Stasera tieni libero. Ti porto a cena fuori. Poi andiamo a vedere un film. Ti va? »
« Certo che mi va Hikka. Ma... sei sicuro di stare bene? »
« Perfettamente. » lo baciò ancora « A fra poco. »
Sotto la doccia Hikaru pianse.
Pianse perché si sentiva un perfetto idiota.
E sotto il getto dell'acqua, non riusciva a sentire nulla. Il silenzio in quel momento era il suono più forte, ma incredibilmente gli diede la forza necessaria per andare avanti.
Si immaginò Yuya intento a stirare le camice, un piccolo cenno di quotidianità che non aveva mai apprezzato appieno e che invece aveva visto da Yabu.
Lui teneva conto di tutto. Anche delle cose più inutili ed era per quello che era felice.
Finì di lavarsi, uscendo dalla doccia.
Il silenzio era scomparso. Sentiva Yuya che canticchiava a mezza voce le canzoni della televisione, sentiva il sibilo lieve della teiera sul tè, sentiva lo sbuffo del ferro da stiro.
Non avrebbe più permesso alla sua cecità di perdersi tutto quello.
Avrebbe finalmente fatto tesoro di ogni cosa che gli poteva donare Yuya ed era sicuro, così, che avrebbe trovato anche lui quella felicità che tanto stava cercando.

Fine.

challenge: syllables of time, fandom: hey!say!jump, pairing: yaotome x takaki

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