[Hey!Say!Jump] You on my skin

Mar 26, 2012 12:20

Titolo: You on my skin
Fandom: Hey!Say!Jump
Pairing: Yaotome Hikaru x Takaki Yuya
Rating: PG
Avvertenze: Slash,
Disclaimer: I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati e i fatti narrati sono frutto della mia fantasia. La storia non è scritta con scopo di lucro.
Riassunto: Hikaru odiava quell'atteggiamento. Odiava non vedere nessuna reazione da parte di Yuya, specialmente con tutto quello che gli stava dicendo.
Note: Scritta per la syllablesoftime con il prompt “Il fumo penetra a fondo nella pelle.”
WordCount: 1811@fiumidiparole

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Odiava tutto quello Hikaru. Lo odiava a morte. Non riusciva a pensare ad altro. Il solo pensiero lo faceva rabbrividire, quasi disgustato.
Eppure, in fondo, sapeva che provava disgusto solo per sé stesso. Perché Yuya non si aspettava simili parole da lui, non si aspettava quei gesti di odio nei suoi confronti proprio dal suo migliore amico e Hikaru aveva visto bene come Yuya fosse sull'orlo di un pianto a dirotto, ma nemmeno questo lo aveva fermato.
Aveva continuato a vomitare cattiverie, ad insultarlo nel peggiore dei modi, a guardare il volto dell'uomo che amava mentre singhiozzava, gli occhi serrati, le mani strette a pugno lungo i fianchi e lo sguardo chino sul pavimento.
Non gli rispondeva Yuya. Non lo faceva mai quando litigavano. Non lo faceva mai con nessuno. Si limitava a stare fermo, ad incassare colpo dopo colpo, nemmeno tanto bene alla fine.
E Hikaru odiava quell'atteggiamento. Odiava non vedere nessuna reazione da parte di Yuya, specialmente con tutto quello che gli stava dicendo.
E più cercava di fermarsi, più vedeva gli occhi chini, più si arrabbiava, diventando velocemente sempre più cattivo, andando a colpire là dove sapeva di ferirlo ancora più profondamente.
Hikaru non aveva sentito la porta del camerino aprirsi. Non aveva sentito Kei avvicinarsi, aveva sentito solo il pugno in pieno volto che gli era arrivato.
Cadde a terra, portandosi poi una mano sulla guancia. Sbatté gli occhi un paio di volte e poi tornò a fissare davanti a lui.
Dietro la figura minuta di Kei, Yuya stava ancora piangendo e gli stringeva quasi teneramente una mano sulla manica. Kei era furibondo.
Il petto gli si alzava e gli si abbassava velocemente, le nocche della mano che lo aveva colpito erano sbucciate, un paio sanguinavano lievemente. Nell'aria si sentivano solo i singhiozzi di Yuya.
Kei non aggiunse altro. Afferrò Yuya per un polso, trascinandolo via.

Kei rimase in silenzio sul divano di casa sua, cercando di far smettere di piangere il più grande, senza successo. Yuya sembrava seriamente scosso dalle parole di Hikaru e nulla di quello che gli diceva sembrava riuscire a calmarlo per più di dieci minuti.
Mentre si stava disperando sul divano, Kei sentì la porta di casa aprirsi e Yabu li raggiunse. Preoccupato dal rumore di pianto che veniva dal salotto, il padrone di casa si catapultò verso la stanza, osservando Kei che abbracciava il più grande, ancora preso dai suoi singhiozzi.
Yabu si avvicinò, ancora più preoccupato, iniziando a chiedere spiegazioni, fino a quando il fidanzato, ancora più seccato di prima, non si alzò in piedi, mettendosi faccia a faccia con il più grande.
« Succede che il tuo migliore amico questa mattina ha deciso di insultare il mio migliore amico e di farlo piangere senza degnarsi nemmeno di dargli delle spiegazioni in merito. » rispose iniziando a spingere istericamente il dito contro il petto di Yabu.
Il più grande lo afferrò per le spalle, allontanandolo di qualche centimetro.
« Spiegami meglio perché non so di che cosa tu stia parlando. » rispose Yabu con voce calma « Sono tornato adesso e non c'ero all'intervista. »
Kei si scostò nervosamente dalla sua presa e si sedette al tavolo. Afferrò il suo pacchetto di sigarette, portandosene una alla bocca e accendendola. Poi tornò a fissare Yuya.
« Su. Diglielo. Digli quello che ti ha detto quella grande pu... »
« Kei! » lo riprese Yuya interrompendolo.
Il più piccolo sbuffò fumo dalle labbra e distolse lo sguardo. Ancora con la voce malferma dai singhiozzi e gli occhi rossi, Yuya fissò Yabu. Scosse nervosamente le spalle, poi sospirò.
« Credo che... il suo problema... sia la mia relazione con Chinen. » disse solo.
Yabu lo fissò, poi spostò lo sguardo su Kei che non gli diede supporto morale e infine si sedette accanto a lui, abbracciandolo.
« Sono convinto che sia solo un brutto periodo per Hikaru. » iniziò lentamente « Vedrai che se gli parli o se vi venite incontro, tutto si sistemerà. »
« Hikka ha detto che tornerà a parlarmi solo quando lascerò Chinen. Ma è impossibile, capisci? » esclamò poi fissandolo « Io lo amo. » sussurrò mentre gli occhi gli tornavano di nuovo lucidi.
Kei borbottò qualcosa che nessuno dei due comprese. Poi si alzò, mettendosi di fronte a lui.
« Vado a prenderti il futon degli ospiti. Questa notte dormirai qua da noi. » decretò scomparendo nel corridoio.
« Yabu, se è un problema posso tornare a casa. Davvero, non voglio darti fastidio. » mormorò Yuya senza guardarlo.
« Tranquillo. » replicò sorridendogli il padrone di casa, dandogli leggere pacche sulla spalla « Non sei mai di disturbo a casa nostra, lo sai. » osservò il corridoio « E poi Kei ha già deciso. Avresti davvero il coraggio di rifiutare un suo invito? » domandò poi ridacchiando.
Per un secondo, Yuya fu contagiato da quella risatina e sorrise a sua volta, scuotendo la testa.
« Grazie Yabu. »
L'altro si limitò a sorridergli, poi gli passò una mano fra i capelli e si alzò in piedi, stiracchiandosi.
« Vado a farmi una doccia. » disse mentre Kei rientrava « A dopo. » concluse allontanandosi.

Quella notte Yuya non riuscì a dormire. Aveva il bordo del futon tirato fin sopra al mento e da qualche tempo era immobile a fissare il panorama oltre la porta finestra che dava sul balcone.
Yabu e Kei erano andati a dormire un paio d'ore prima. Il più grande era stanco e il secondo si era reso conto, non con poca rabbia, di non poter fare molto di più per tirarlo su di morale.
Stanco da tutto quel pensare, Yuya si alzò in piedi, poi prese il pacchetto di sigarette appoggiato sul comodino ed uscì sul balcone, accostando la finestra dietro di sé. Si sedette a terra, appoggiando il posacenere accanto a lui e iniziando a fumare. Poteva tranquillamente fumare in salotto, dopotutto sia Kei che Yabu lo facevano, ma aveva voglia di cambiare un po' aria.
Socchiuse gli occhi, permettendo al fumo di penetrargli fin dentro i polmoni, per fuoriuscire poi dal naso.
L'odore del fumo gli era sempre piaciuto. Era per quel motivo che aveva iniziato a fumare, cercando di non farsi vedere da nessuno.
Gli piaceva tenere la sigaretta fra le dita gli piaceva il sapore che il fumo gli lasciava nella bocca e, specialmente, gli piaceva fumare dopo aver fatto sesso. Era liberatorio, come se fosse stata una degna conclusione della serata.
Fumare in quel momento gli ricordava Hikaru. Avevano iniziato quasi nello stesso periodo, seppur per motivi diversi.
Con il tempo si erano avvicinati sempre di più, fino ad intrecciare quella che poteva definire come “relazione di sesso”.
Si incontravano quando avevano voglia, facevano sesso come due animali e poi ognuno tornava per la propria strada. Nessun legame, nessun impegno. Niente di niente.
Gli piaceva quando, dopo l'amplesso, si stringeva a lui e fumava, appoggiato al petto del più piccolo, come se fosse in cercare di calore.
Gli piaceva sentire come la propria pelle si impregnasse del fumo della sigaretta di Hikaru, come si appiccicasse ai suoi vestiti, al suo intero essere. Gli piaceva quella piccola sensazione di appartenenza, perché nessuno dei due l'aveva mai sperimentata e, specialmente, non l'avrebbero mai provata con la persona che in realtà amavano.
Si rinchiudevano in quella che era una bolla di fantasia, un posto dopo per poche ore potevano dimenticarsi dei loro problemi, dei loro amori non corrisposti.
Dove potevano lasciarsi andare, senza dare giustificazioni di sorta a nessuno, senza impegni.
Gli piaceva addormentarsi che Hikaru stava ancora fumando, magari leggendo un libro o magari guardando qualcosa alla televisione.
Il suo odore di sigaretta era come una ninna nanna. Forte e delicata allo stesso tempo. Ed era in quel modo che Hikaru lo faceva sentire. Protetto e libero alla stessa maniera. Era proprio per quel motivo che erano riusciti ad andare avanti, senza farsi cadere nell'illusione di un amore reciproco che non avrebbe portato a nessuna conclusione.
Nessuno dei due poi avrebbe potuto cercare di instaurare un qualunque tipo di relazione. Hikaru era follemente, e notoriamente, innamorato di Yabu e non lo avrebbe considerato nemmeno sotto tortura.
Per quanto riguardava se stesso invece... lui amava Chinen.
Aveva impiegato anni per dirsi che non era un pervertito, che non gli piacevano i bambini, che Yuri era troppo... innocente, troppo piccolo per lui.
Si vergognava nel guardarlo troppo, si sentiva sporco quando nella sua solitudine pensava a lui e si toccava. Si faceva schifo quando immaginava di farci chissà cosa e veniva nella propria mano.
Aveva cercato di sfuggirgli, in ogni modo. Ma Chinen era sempre là, nei suoi pensieri. Era sempre presente, sempre aggrappato alle sue spalle, con quella voce da bambino che gli ricordava come un tarlo che era solo un pervertito se lo amava e se desiderava toccare quella pelle così bianca e delicata.
Yuya sospirò. Accese un'altra sigaretta. Odiava ripensare a quel periodo perché si ricordava di essere stato veramente male.
Quando Chinen era andato da lui, ormai più di un anno prima, con il concerto del “Ten Jump” alle porte, Yuya sentiva che per sé stesso era arrivato al limite. Che non poteva continuare a guardarlo in quella maniera e, lentamente, se ne era fatto una ragione.
Ma Chinen aveva come sempre scombinato i suoi piani. Si era dichiarato a lui. Diceva che lo amava, da così tanto tempo che ormai non se lo ricordava.
Gli aveva detto che lo aveva visto soffrire a causa sua e che sperava di poter crescere più velocemente, così non avrebbe più pensato quelle cose brutte.
Yuya era scoppiato a piangere, senza motivo. Sentiva solo che vedere il suo piccolo Chinen con gli occhi lucidi lo faceva stare male, specialmente se era lui la causa di quelle lacrime.
Lo strinse a sé, mentre sentiva le sue braccia gli circondarono il collo.
Si sentiva bene. Si sentiva completo. Si sentiva, dopo tanto tempo, felice.
E invece Hikaru in meno di dieci minuti aveva distrutto tutto. Era riuscito a farlo sentire di nuovo un verme schifoso, era riuscito a insinuare di nuovo dentro di lui il dubbio per quello che provava, era riuscito a risvegliare in lui il rimorso perché Chinen in fondo era ancora troppo piccolo per quel genere di relazione.
Era riuscito a umiliarlo quando aveva saputo che avevano già fatto sesso, come se fosse un delitto da punire con la gogna, come se lo avesse violentato e stuprato, quando invece era sempre stato Chinen quello che lo aveva spinto a qualche gesto più intimo fra di loro.
Sentì di nuovo le lacrime spingere nei suoi occhi e si odiò per questo, perché avrebbe voluto avere le forze per ignorare quelle parole, ma sapeva di non averle.
Non con Hikaru per lo meno.
Tirò le gambe al petto, spegnendo la sigaretta. Appoggiò la testa sulle ginocchia, chiudendo ancora gli occhi e sospirando.
Odiava Hikaru. Eppure, nonostante ciò, si addormentò immaginando il suo odore di sigaretta che ormai si era impregnato in tutto il suo essere.

Fine.

challenge: syllables of time, fandom: hey!say!jump, pairing: yaotome x takaki

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