[Arashi] Memoria 14/17

Feb 29, 2012 00:21

Titolo: Memoria
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale
Rating: Rosso
Fandom: Arashi
Personaggi Principali: Ohno Satoshi, Ninomiya Kazunari, Matsumoto Jun, Aiba Masaki, Sakurai Sho
Paring Principali: Ohmiya; Matsumiya; Sakuraiba
Avvertimenti: Slash
Trama: "Come recita la formula? In salute e in malattia. Forse è adatto a noi. Tu non mi abbandonerai, vero? Sempre insieme, mi dicesti una volta. Sempre insieme, ripetesti. E' successo davvero? O me lo sono solo sognato?"
Wordcount:  3002@fiumidiparole



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Capitoli Precedenti:

Memoria 01
Memoria 02
Memoria 03
Memoria 04
Memoria 05
Memoria 06
Memoria 07
Memoria 08
Memoria 09
Memoria 10
Memoria 11
Memoria 12
Memoria 13

*°*


Dietro lo scorrere del tempo che non si ferma mai
si celano tracce di lacrime senza fine
e il colore di lacrime gelate.

Arashi - Truth
*°*

Lo vuoi al tuo fianco.
Sempre, in ogni momento della tua giornata.
Sempre, perché lo ami come la prima volta che lo hai visto.

“Gira gira piccola trovatella” recita una filastrocca.
“Gira gira piccola stella.” riprende il bambino.

Vorresti correre verso di lui.
Verso quel futuro che vorresti aver costruito insieme.
Verso quelle emozioni che solo lui sa darti.
Con il suo sorriso, il suo calore.
Ed è l'unica cosa a cui riesci a pensare.

*°*

Jun mi sta medicando le braccia, ricoperte di graffi.

Il cotone disinfettato brucia sulla mia pelle piena di sangue. Jun cerca di fare il più delicatamente possibile, ma i tagli sono troppo profondi e ancora freschi.
Cerco di ritrarre il braccio dalla presa di Jun, ma lui non fa altro che aumentarla sul mio polso e a passare, senza quasi alcun timore, il cotone sulla mia pelle.

« Se non stai fermo ti farà ancora più male. E impiegherò ancora più tempo. » mi minaccia Jun senza alzare lo sguardo dal mio braccio ferito.

« Brucia. » mi lamento piano, senza aggiungere altro.

« Lo so. Ma se collabori vedrai che tutto passerà. E poi potremo tornare a dormire. Sono le due di notte e domani devo andare a lavoro. »

Annuisco lentamente. Con i senso di colpa che mi mangiano dall'interno, torno in silenzio, cercando di limitare i miei gemiti di dolore.

Osservo invece le braccia di Jun. Anche le sue sono graffiate, anche se meno delle mie. Vorrei parlargli, dirgli che mi dispiace.
Che non ero in me in quel momento e che non avrei mai voluto fargli del male.
Che avrei voluto essere più forte, sia nel corpo che nella mente.
Che vorrei riuscire a non sentire il desiderio di bere che mi chiude la gola e mi impedisce di ragionare, che mi fa tornare in mente troppi ricordi della mia vita passata.
Che non vorrei costringerlo a stare qua, chiuso in questa casa da quasi un mese ormai, a causa della mia debolezza nei confronti della vita.

Jun finisce di medicarmi i graffi e di bendarmi le braccia. Sospira, stiracchiandosi e si alza in piedi. Mi dà una pacca sulla spalla, come in segno di conforto.

« Vado a dormire. Domani mi devo svegliare presto. Tu prova a riposarti. »

Annuisco, di nuovo. Lui mi lascia da solo in bagno, per dirigersi verso il salotto, dove c'è una brandina che ha portato Sho qualche giorno fa.

Vedo la luce della stanza spegnersi e poco dopo l'unico rumore che sento è il respiro profondo di Jun che si è subito addormentato.
Rimango seduto sul bordo della vasca a fissare la mia immagine riflessa nello specchio.

Abbozzo un sorriso.

« Come puoi andare avanti Kazunari? » mi chiedo in un sussurro passandomi le mani sul volto, troppo magro per essere davvero il mio.

Mi appoggio con la schiena al muro, sospirando a mia volta. Mi guardo di nuovo le braccia bendate.
Devo davvero, davvero cercare di andare avanti.
Non credo di poter sopportare un altro mese come questo che è appena passato. Non credo di riuscire psicologicamente a passare oltre. A vedere Jun che si preoccupa per me, a vedere Aiba e Sho che cercando ogni giorno di sorridere, solo per darmi quella forza e quel coraggio che ora mi manca.

Non credo di riuscire a sopportare un altro mese senza vedere Ohno.

*°*

Quando al mattino mi sveglio, Jun si sta lavando e preparando per andare a lavoro. Mi affaccio al bagno. Lui mi nota e mi sorride, dolcemente.
Cerco di ricambiare, ma con poco successo.

« Oggi lavori tutto il giorno? » chiedo piano, guardandomi i piedi.

Lui continua a farsi la barba, come se non mi avesse sentito.

« Tornerò dopo cena credo. Se le riprese vanno bene, dovrei essere a casa per le dieci. » risponde lentamente, mentre la lametta passa delicatamente sul suo mento « Come mai questa domanda? »

Dondolo leggermente sulle punte dei miei piedi.

« Volevo uscire a prendere un po' d'aria. E' un mese che non metto piede fuori da questa casa. »

Jun mi ignora, come prima.

« Assolutamente no. Questa notte hai avuto una crisi. Non credo sia saggio per te uscire in queste condizioni. » si lava la faccia, per poi asciugarsela con l'asciugamano.

Sospiro. Continuo a dondolarmi sui talloni, come se fosse una specie di mantra che mi permette di mantenermi aggrappato alla mia lucidità.

« Capisco. » mormoro « Non posso uscire nemmeno se mi accompagna Aiba? » chiedo seguendolo verso l'ingresso.

Lui si siede sul gradino davanti all'ingresso, iniziando ad allacciarsi le scarpe.

« No. Aiba non è il tipo che può tenerti sotto controllo. »

Continuando a non guardarlo, mi fisso di nuovo le scarpe.
Davvero.
Anche se vorrei bere come se fossi un sopravvissuto nel deserto, riuscirei a controllarmi.

Voglio solo uscire. Voglio solo respirare aria fresca, senza dovermi per forza affacciare ad una finestra e voglio camminare, non contare per la centesima volta di quanti tatami è composta la mia casa.

« Posso chiedere a Sho, se ti va bene. »

Jun alza finalmente la testa e mi fissa negli occhi, cercando di capire quello che mi sta passando per la testa.

« Voglio solo uscire. » cerco di giustificarmi, precipitosamente. « Giuro che sarà solo un giro intorno al quartiere. Voglio andare al negozio a comprarmi un manga. Voglio andare al supermercato a comprarmi degli hamburger. Solo questo. »

Il ragazzo sospira, con l'attenzione improvvisamente attratta di nuovo dalle sue scarpe.

« Se vuoi possiamo uscire dopo, quando torno. » mi dice piano alzandosi in piedi e infilandosi il giacchetto.

Sbuffo leggermente, appoggiandomi alla porta.
Mi prudono le mani per il nervosismo. Vorrei che Jun si fidasse di più di me. Vorrei che la smettesse di pensare che sono un deviato che non sa regolarsi.
Ormai sono giorni che non bevo. Dovrei essere più o meno in grado di andare al negozio dietro l'angolo e tornare a casa.

Oppure no?
Non ha davvero così fiducia in me?

Le dita di Jun mi schioccano davanti al volto, facendomi tornare bruscamente con i piedi per terra.

« Ti giuro che questa sera ti porto a fare un giro. Qualunque sia l'ora in cui ritorno. Te lo prometto. »

Lui mi sventola davanti il mio unico mazzo di chiavi di casa.

« Queste me le porto dietro per sicurezza. Dopo questa notte non mi fido a lasciarti le chiavi. »

Annuisco. Di nuovo. Come un automa, un robot che non ha più un'anima, un motivo per andare avanti.
Se il primo a non avere fiducia in me, nei miei progressi, nella mia volontà di tornare ad una vita normale è proprio Jun, come faccio io a credere in me stesso?

La porta di casa si chiude, lasciandomi da solo. Le chiavi entrano nella toppa e girano due volte, chiudendomi inesorabilmente dentro quella che un tempo era la mia casa e adesso invece è la mia prigione.

Mi getto sul divano. Afferro nervosamente il joystick della Xbox e accendo la televisione. Inizio a giocare, ma mi iniziano a tremare le mani.
Voglio uscire.
Voglio uscire da qua dentro.

*°*

A svegliarmi dalla mia catalessi è il campanello. Seccato e ancora semi addormentato mi alzo dal divano, dove devo essere collassato poco dopo la partenza di Jun.

Strascicando i piedi mi avvicino alla porta.

« Chi è? » chiedo a voce alta, sperando che la persona al di là della porta mi possa sentire.

« Sono Ohno. »

Mi si blocca improvvisamente il respiro. Il cuore inizia a battere più velocemente del normale. La salivazione è improvvisamente assente.

« Ah... Oh... Si. Dimmi. » cerco di darmi un certo contegno, anche se in questa situazione sono proprio l'ultimo che dovrebbe parlare di “dignità”.

« Passavo di qua. Volevo sapere come stavi. Volevo chiamarti al telefono, ma non sapevo che cosa dirti. Quindi sono passato di persona. »

« Mh. Sto bene, grazie. Io... mi sto riprendendo. Fra poco dovrei tornare a lavoro. »

Annuisco, come se lui potesse davvero vedermi.

« Perfetto. Mi fa piacere. Jun... si sta comportando bene con te? Ti sta aiutando? »

Mi torturo nervosamente le mani a quella domanda.
Sì, mi sta aiutando. Anche troppo.
Sì, si sta comportando bene. Anche troppo.
E non dovrebbe farlo. Non dovrebbe perché non me lo merito. Perché con tutto quello che gli ho fatto, con tutta la sofferenza che gli ho causato, io non mi merito tutta questa gentilezza da lui, tutta la sua disponibilità e tutto il tempo.

Non merito di avere una seconda possibilità, una chance che mi permetta di tornare a quella vita faticosa, ma quasi tranquilla che avevo fino a qualche mese fa.
Non mi merito una felicità costruita sulla sofferenza di altre persone.

« Si. Va tutto bene. Grazie. » riesco solo a dire, a bassa voce.

« Questo è l'importante. »

Fra di noi cala il silenzio. Quando temo che se ne sia andato, lui mi parla ancora.

« Posso entrare per favore? » chiede a mezza voce, quasi tremando.

Annaspo, senza sapere che cosa dire.
Gli devo dire la verità? Che Jun mi ha chiuso in casa perché teme che posso attaccarmi ad una bottiglia come se non avessi ancora imparato nulla?
Oppure inventare una qualunque bugia e farlo andare via, fino a che tutto questo non sarà finito?

Inghiotto, cercando di raggiungere velocemente una soluzione.
Poi abbozzo un sorriso.

E' davvero possibile scendere più in basso di quando già non mi ci trovi?
E' davvero possibile che il disprezzo di Ohno verso di me aumenti a questo punto?

« E' un po' difficile. » inizio appoggiandomi con la schiena alla porta « Sono sorte delle complicazioni questa notte. Jun mi ha chiuso dentro casa. Doppia mandata. Per non farmi uscire. »

« Ah. Vabè, per questo non è un problema. »

Sento qualcosa che traffica con la serratura della mia porta. Poi, dopo pochi secondo la porta si apre e Ohno si trova davanti a me, sulla soglia di casa.
Dalla serratura toglie un altro mazzo di chiavi.

« Io e te prima abitavamo qua insieme. Prima di trasferirci. » mormora senza guardandomi « Ho conservato il mio doppione. »

Lo fisso a bocca spalancata, quasi senza riuscire a capire una sola parola di quello che ha detto.
Io e Ohno... abitavamo insieme?

Perché Jun non me lo ha mai detto?
Perché in tutti questi giorni, in cui sembrava che si fosse instaurato un totale rapporto di fiducia reciproca, non mi ha detto che un tempo Ohno viveva con me?
Io e lui.
Insieme.

Ohno entra, non badando alla mia espressione del volto e si limita a togliersi solo la giacca leggera che indossa.
Non so sinceramente come faccia a portarla.
Anche se è solo aprile, il caldo è asfissiante.
Almeno dentro casa.

« Jun sa che sei qua? Mi ha detto che non saresti venuto. » mormoro.

Lui non mi guarda.

« Jun lavorerà fino a tardi stasera. E poi non è necessario che sappia che sono passato a trovarti. » ridacchia « Mi sono già messo d'accordo con Aiba e Sho, per qualunque problema dovesse sorgere. »

Annuisco, lentamente. Senza capire perché si dovesse essere messo d'accordo con gli altri per coprire il sua incontro con me.

« Vuoi fare qualcosa? In attesa che torni Jun, dico. » aggiunge piano, continuando a fissare ovunque tranne me.

“Vorrei passare questo pomeriggio con te Satoshi.”

Questo gli vorrei dire. Ma dalla mia gola, come poco fa, non esce nulla se non qualche mugolio incomprensibile.
So che Jun mi ha espressamente vietato di uscire fino al suo arrivo, ma davvero, vorrei passare queste poche ore di lucidità che mi restano con Ohno.
All'aperto.
Non chiuso in casa come un carcerato o un malato terminale.

« Ti va di andare a fare un giro? » chiedo con la voce strozzata.

Lui mi guarda, inarcando le sopracciglia.

« Non credo che Jun voglia. » commenta solo accennando un sorriso.

Stringo le mani a pugno.

« Se ci sei tu, non credo di poter combinare troppo guai, non trovi Ohno? » mormoro voltando lo sguardo verso la finestra. « Voglio... stare all'aperto con te. Non in casa. »

Ohno si guarda un attimo le mani, piegando la testa da un lato. Aggrotta le sopracciglia e serra le labbra, pensieroso.
Muove leggermente le dita, piegandole un paio di volte. Infine prende un mio giacchetto e me lo porge.

« Dai andiamo. » mi sorride.

E sento che solo per questo sorriso, per queste emozioni, voglio diventare una persona migliore, senza questa spada di Damocle che mi pende perennemente sul collo, rischiando di uccidermi.

Sorrido anche io, afferrando la giacca e infilandola immediatamente. Lui mi imita, riprendendo le chiavi e mettendole di nuovo nella borsa che porta a tracolla.

Mi fermo sulla soglia di casa, fissando la porta come se lo vedessi per la prima volta in vita mia.
Finalmente, adesso, dopo un mese posso uscire. Posso prendere aria.
Posso considerarmi un uomo quasi libero da ogni dipendenza, da ogni demone, da ogni fantasma del passato.

Muovo il mio piede leggermente oltre la linea che divide il pianerottolo da casa mia e lo appoggio fuori, vicino i piedi di Ohno.
Il cuore mi batte. Vorrei essere diverso. Vorrei essere migliore.

Quando alzo lo sguardo verso il mio compagno, lui mi sorride, facendo il segno della vittoria con la mano. Sorrido anche io, anzi, scoppio a ridere.

« Sono libero. » sussurro pianissimo.

« Lo sei sempre stato. Adesso devi solo trovare un po' di forza per concludere questo capitolo della tua vita. »

Annuisco, lentamente. Poi scendiamo le scale e quando esco fuori dal portone, respiro a pieni polmoni tutta l'aria che posso.
Una sferzata di novità. Di libertà.
Finalmente sono fuori.
Fuori dalla mia casa, fuori dalle mie dipendenze.
Almeno per qualche ora.
Perché lo so.
Appena calerà il buio tutto ricomincerà di nuovo, come una ruota che inesorabile gira su sé stessa.

Ma adesso non voglio pensarci.
Voglio creare nuovi ricordi. Non voglio più essere preda di quelli precedenti, quasi soffocanti.
Voglio stare con Satoshi.

« Rimaniamo qua intorno, va bene? » mi chiede lui guardandomi.

Annuisco, di nuovo.
Mi va bene qualunque cosa. Anche solo rimane qua, in piedi, vicini.

« Che ne dici del negozio di elettronica? » chiedo piano « Voglio comprare qualcosa. »

Lui annuisce e ci incamminiamo silenziosi verso il negozio, distante nemmeno un centinaio di metri.

« Ti senti davvero bene? » mi chiede Ohno mentre entriamo dentro al negozio .

Respiro a pieni polmoni, cercando di ignorare la sua domanda. Mi avvio velocemente verso il reparto manga e videogiochi. Ho davvero voglia di comprarmi qualcosa di nuovo.

Ohno si avvicina a me, mentre guardo le copertine dei giochi. Appoggia delicatamente la sua mano sul mio polso.

« Ti senti davvero bene? » passa un dito sui cerotti e sulle bende che coprono le mie braccia « Sei... tutto ferito. »

Scosto il braccio dalla sua presa, seppur delicata e lo stringo al petto, fissando a terra.
Sento la gola secca, mentre faccio di tutto per evitare di guardarlo. Piego leggermente la testa da un lato, accennando un sorriso. Ho gli occhi lucidi.
Non vorrei dirgli tutto quanto. Non vorrei arrivare a questo punto. Non vorrei umiliarmi così tanto da fargli credere che non posso sopravvivere senza bere.
Che è vero.
Ma non voglio che lui lo sappia.

« Ho sbattuto contro la credenza della cucina. Ed era più affilato di quello che mi ricordavo. » mento, con decisamente poca abilità.

Ohno ridacchia, prendendo una rivista.

« So di non essere un tipo sveglio Nino, ma non sperare che io creda ad una scusa del genere. »

Arrossisco prendendo dei videogiochi. Mi ostino a non guardarlo.

« Non voglio raccontarti tutto. » sussurro piano « Non voglio che proprio tu sappia tutto quanto di quello che sto passando. Voglio che tu... mi ricordi così. Quando sono ancora lucido. Quando non voglio bere. Quando posso guardarti sorridere e ricordarmi di questo sorriso. »

Allungo leggermente la mano verso il suo volto, sfiorandolo leggermente. Gli sorrido, fra le lacrime. Lui appoggia la sua mano sulla mia, sfiorandomi il dorso con le dita.

« Qualunque cosa succeda, io starò sempre dalla tua parte. »

Ride, strusciando la sua guancia contro la mia mano, come farebbe un gatto che fa le fusa. Rido anche io, divertito e lo lascio, tornando a fissare i giochi.

« Dai. Qualunque cosa tu vuoi comprare, te la prendo io. » esclama esaltato Ohno alzandosi in piedi « Tutto quanto. Così quando starai a casa e Jun non ti farà uscire, penserai a tutto questo e ti sentirai bene. »

Lo guardo a bocca spalancata. Poi sorriso, malignamente.

« Tutto quello che voglio? » ripeto a bassa voce.

« Tutto quanto. Lo prometto. »

*°*

All'uscita dal negozio , Ohno guarda la sua carta di credito come se potesse svanire fra le sue braccia da un momento all'altro, mentre nell'altra mano tiene le tre buste di compere, che si vanno ad aggiungere alle mie quattro.

« Dai. Poteva andare peggio. »

« Trecentocinquanta mila yen. » mormora lui « Trecentocinquanta mila yen per che cosa? » guarda le buste « Cibo che non si può chiamare tale, videogiochi limited edition, libri, manga. Come è possibile che costi tutto così tanto? »

Ridacchio.

« Andiamo a casa. Voglio assolutamente provare il nuovo controller che hai comprato. » esclamo con gli occhi lucidi.

Lui mi guarda, sorridendomi. Poi annuisce, lentamente.

Camminiamo con la stessa lentezza dell'andata. Voglio che tutto questo duri il più a lungo possibile. Voglio che tutto questo non finisca mai.

Quando giriamo l'angolo per entrare dentro al condominio, Jun ci aspetta appoggiato con la schiena al muro, che fissa il marciapiede.

Ci guarda. Sul suo volto compare un lieve sorriso.

« Vi siete divertiti? » ci chiede avvicinandosi.

Ohno inizia a trafficare con le sue tasche, tirando fuori il cellulare.

« Mi stanno chiamando. E' lavoro. » appoggia le buste a terra, terribilmente a disagio e con le mani che tremano « Mi raccomando Nino. Riprenditi. »

Poi fissa Jun, sempre più imbarazzato. Perché continuano ad esserci cose di cui sono all'oscuro?
Ohno continua a guardare Matsumoto, poi s'inchina di fronte a lui, arrivando quasi a sfiorare le sue stesse ginocchia.

« Mi dispiace. » sussurra piano.

Poi ci dà le spalle e, letteralmente, corre via, scomparendo rapidamente dalla nostra vista.

Mi volto verso Jun.

« So che non dovevo uscire. Ma lui è entrato, aveva le chiavi di casa e... ne ho approfittato. »

Lui si gira verso di me e sorride.

« Tranquillo. Dai, andiamo a casa. Ho finito prima e ho una fame che non ci vedo. »

Entra nel portone, ma io rimango fermo al mio posto.

« Non sei arrabbiato? » chiedo piano, fermandolo sulla soglia.

« Perché sei uscito? Un po'. Ma ero preoccupato per te. »

« No. Perché sono uscito con Ohno. Ho sentito Aiba e Sho che parlavano di uno strano accordo fra di voi. »

Matsumoto alza gli occhi al cielo.

« Ah. Quei due proprio non riescono a stare in silenzio, vero? »

« So che mi ami ancora. E vorrei sapere che cosa hai intenzione di fare e perché stai facendo tutto questo. »

Mi guarda. Con i suoi occhi penetranti dai quali mi sembra non poter riuscire a scappare, ai quali non potrei nascondere assolutamente nulla di quello che provo e che sento.

Non mi risponde. Chiude gli occhi per un solo secondo. Poi li riapre. Mi dà le spalle ed entra dentro il palazzo.

Fine

fandom: arashi, pairing: matsumoto x ninomiya, pairing: sakurai x aiba, pairing: ohno x ninomiya

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