Titolo: La tua felicità giustifica i miei mezzi
Fandom: RPF Amuse
Pairing: Sato Takeru ; Kamiki Ryonusuke
Rating: R
Avvertenze: Slash, Death!Fic
Disclaimer: I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati e i fatti narrati sono frutto della mia fantasia. La storia non è scritta con scopo di lucro.
Riassunto: Takeru sentiva l’ansia muoversi nelle sue vene come un ospite indesiderato. La sentiva strisciargli sotto pelle, la sentiva agitarsi e spintonare contro ogni altra sensazione ed emozione, come un cancro maligno che deve soffocare ogni altra cosa positiva che la circonda.
Note: Scritta per la
500themes-ita con il prompt “182. Nuvole che corrono” e per la 10 Dark di
contestmania con il prompt “Manipolare una persona.”
WordCount: 912
fiumidiparole **
Takeru sentiva l’ansia muoversi nelle sue vene come un ospite indesiderato. La sentiva strisciargli sotto pelle, la sentiva agitarsi e spintonare contro ogni altra sensazione ed emozione, come un cancro maligno che deve soffocare ogni altra cosa positiva che la circonda.
Si sentiva in colpa, ma non troppo. Avrebbe voluto che tutto quello avesse avuto un finale migliore, una scusa migliore forse, eppure non si sarebbe tirato indietro.
Quella relazione, quella vita che si era costruito faticosamente, era tutto quello che aveva, da cui poteva attingere a piene mani perché si sentiva felice e non avrebbe permesso che una semplice incrinatura avrebbe rovinato tutti i suoi sforzi.
Seduto su una panchina di un parco lasciò cadere la testa all’indietro, fino ad appoggiarla allo schienale in legno della panca, osservando le nuvole che correvano, che giravano intorno, formando forme astratte nelle quali lui aveva sempre trovato una cerca tranquillità.
Sospirò ancora, stropicciandosi gli occhi. Sentì il cellulare vibrare nella tasca e quando lo tirò fuori, leggendo l’anteprima della mail appena arrivata accennò un sorriso soddisfatto. Si morse un labbro, ridacchiando divertito da quanto potere riusciva a stringere nelle sue mani.
Rispose velocemente, attendendo ancora un po’, continuando a guardare le nuvole fino a che non sentì dei passi di corsa avvicinarsi sempre di più, quindi alzò la testa, facendo scivolare gli occhiali da sole in avanti.
Si sentì improvvisamente meglio, come se ogni peso che gravava sulle sue spalle fosse improvvisamente svanito. Sorrise ancora, sempre più sicuro che entro la fine della giornata tutto si sarebbe risolto per il meglio, che tutto alla fine sarebbe tornato esattamente come era prima.
Kamiki Ryonusuke si sedette accanto a lui, salutandolo calorosamente come sempre e fu a quel punto che Takeru iniziò la sua offensiva. Gli strinse la mano nella sua, tirandolo verso di sé e baciandolo.
« Ho bisogno che tu faccia un favore per me Ryo-kun. » sussurrò poi al suo orecchio tirandolo improvvisamente in piedi.
Il ragazzino non aveva ancora aperto bocca e lo fissava con uno sguardo confuso, senza dire nulla.
« Se tu lo farai, io ti darò tutto quello che vuoi. » strinse la mano sul suo polso, facendolo scivolare lungo il proprio petto, fermandosi alla cintura « Tutto quello che vuoi. » mormorò ancora sorridendogli.
Il più piccolo iniziò ad annuire lentamente, fino a che non lo fece più energicamente.
« Tutto quello che vuoi Takeru-kun. Cosa vuoi che faccia? » esclamò sorridendogli.
Takeru si guardò intorno, indicando poi un bar che sembrava poco frequentato.
« Andiamo là a prendere qualcosa da bere, così parliamo in tutta calma, no? »
Kamiki camminò lentamente lungo il marciapiede che separava la metropolitana da casa di uno dei suoi più cari amici, strascicando i piedi, muovendoli quasi in automatico.
Sentiva gli occhi pesanti e la testa vuota mentre suonava al campanello e chiamava l’ascensore.
Nella testa gli girava solo la conversazione con Takeru, il suono mellifluo della sua voce,
la sua mano calda che si muoveva sulla sua gamba come aveva sempre immaginato ed era stato proprio quello l’aveva fregato, intrappolandolo in una tela di ragno dalla quale era impossibile liberarsi.
« Doori. E’ lui che sta rovinando la mia vita, che la sta distruggendo portandomi via la cosa più importante che ho. E’ lui che devi eliminare, per me. Se tu mi renderai felice uccidendolo, io allora ti darò ciò che tu brami di più al mondo. »
Kamiki non riusciva a seguirlo e aveva alzato gli occhi, senza comprendere cosa c’entrasse l’amico in tutto quel discorso e forse Takeru doveva aver letto la sua confusione perché sorrise di nuovo, con quel sorriso diabolico e innocente allo stesso tempo e si era fatto più vicino a lui.
« Doori ha sedotto Haruma. Non ne ho le prove, ma so che è successo. So che cosa hanno fatto alle mie spalle, so che cosa vuole fare. Lui vuole separarmi da Haruma e non glielo permetterò. Tu Kamiki? Tu glielo permetterai? Mi renderai anche te infelice come sta facendo lui? »
Erano state quelle le parole di Takeru, mentre, nell’ombra del bar si era chinato di nuovo su di lui, baciandolo sotto l’orecchio intanto che la sua mano continuava a muoversi sulla sua gamba, slacciandogli lentamente i pantaloni, sfiorandogli l’erezione con le dita.
Era stato in quel momento che il suo mondo si era rovesciato e che era finito con la schiena contro il muro, impossibilitato a scappare, senza più nessuna via di scampo.
Quando sentì la porta di casa di Doori aprirsi, Kamiki inghiottì rumorosamente, tentando di far smettere di tremare le proprie gambe e le proprie mani, mentre stringeva il coltello in una tasca del cappotto.
Aveva il respiro pesante, tanto che quando fu dentro quella casa non riusciva quasi a rendersi conto di dove si trovava e fu a quel punto, mentre si sedeva alla sedia della scrivania di Doori che lo vide.
A terra c’era una maglietta e il pantalone di una tuta, uguali identici a quelli che Haruma indossava sempre durante le prove e sentì qualcosa scattargli nel cervello, qualcosa di malsano e di maligno che controllò ogni suo singolo gesto.
Rientrato nella stanza spinse Doori contro il muro, estraendo il coltello e iniziando a colpirlo, più e più volte senza fermarsi, senza farsi impietosire, fino a che non vide che gli occhi dell’amico erano ormai vuoti e lo fece cadere a terra nel suo stesso sangue.
Ora Takeru sarebbe finalmente stato felice e lui avrebbe ottenuto tutto ciò che aveva sempre desiderato.
Takeru avrebbe avuto di nuovo il suo Haruma e lui avrebbe finalmente avuto Takeru, senza più nessuna rimostranza.
Sarebbe stato suo, per sempre.