Nick Autore: simph8
Titolo: Sacrificio
Numero Parole: 670
Pairing/Personaggi: Ohno Satoshi / Ninomiya Kazunari
Raiting: G
Avvertimenti: Slash
Intro/Note: Invece della solita fluff ho preferito buttarmi su qualcosa dal retrogusto amaro. Non lo so. La sensazione che mi lascia questa storia non è propriamente piacevole. Comunque sia. Sta a voi decidere u.u
Questa storia fa parte della "Sagra del Kink" indetta da
kinkmemeita **
RPF Idols - Ohmiya - G
Kink: Debutto alle Hawaii
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Il viaggio sulla nave era stato snervante. A parte le visite, le interviste e gl’incontri ufficiali, aveva cercato di evitare qualunque contatto con gli altri ragazzi.
Quella cosa non gli piaceva. Voleva disperatamente ritornare a casa e non uscirne più.
Sapeva di essere nei guai fino al collo, eppure continuava a sperare in qualche specie di miracolo che avrebbe catapultato fuori da quell’incubo.
Avrebbe debuttato.
Non riusciva a pensare ad altro, mentre tutti e cinque entravano dentro al furgoncino che li avrebbe portati dritti dritti al macello.
Avrebbe debuttato.
E lui non voleva. Aveva sempre desiderato una vita tranquilla, magari recitando in maniera amatoriale, quasi senza impegno. Magari come hobby, dopo il lavoro, di sicuro poco entusiasmante, dato che non aveva nemmeno il diploma.
Ma avrebbe comunque raggiunto la vecchiaia con una certa semplicità, dopo una vita lineare, forse sorseggiando del tea verde seduto in veranda mentre i nipoti gli devastavano il giardino.
Si guardò intorno.
Nemmeno Ninomiya e Sakurai sembravano entusiasti. Il primo era intenzionato ad iscriversi ad una scuola di regia, il secondo all’università, anche se Ohno non sapeva se per suo reale interesse o per decisione dei genitori.
Seduti due file avanti a loro, Matsumoto leggeva un manga e Aiba sonnecchiava.
Ohno sospirò, attirando su di sé l’attenzione di Ninomiya, seduto al suo fianco.
« Che hai? » chiese il ragazzino, forse troppo bruscamente.
Il più grande lasciò correre. Aveva imparato, nel corso degli anni, buona parte delle mille sfaccettature di Ninomiya e sapeva che non era realmente arrabbiato con lui. Almeno non ancora.
Lo utilizzava semplicemente come valvola di sfogo. E a lui, fondamentalmente, andava bene così.
Scrollò le spalle, senza rispondere. L’altro roteò gli occhi, sbuffando irritato. Ohno tornò a guardare fuori. Da lontano poteva vedere il grande hotel dovrebbe avrebbero fatto la loro prima conferenza stampa.
Voleva andarsene e scappare. Correre lontano.
Le aspettative erano troppo alte. Non avrebbe dovuto debuttare solo chi ne aveva davvero voglia?
All’improvviso, la voce penetrante di Ninomiya gli sfondò il timpano.
« Non azzardarti a sparire. » ringhiò.
Ohno sussultò, guardandolo e cercando di risultare il meno colpevole possibile. Non aveva intenzione di scappare. Voleva semplicemente chiudere gli occhi e risvegliarsi nella sua casa.
Era impossibile, lo sapeva. Ma ci sperava sempre.
Per gli altri sembrò una semplice minaccia. Una delle tante, psicotiche e deliranti minacce di Nino quando era in piena crisi da dominatore del mondo, quindi gli diedero il giusto peso.
Per Ohno era qualcosa di più, perché fra di loro c’era qualcosa di più.
C’era un rapporto che non si poteva cancellare, che non si poteva mettere in angolo e fingere “che non fosse mai esistito”.
Amava Nino. Con una forza e una dedizione che non aveva mai provato in diciotto anni di vita. Quando si erano messi insieme, quasi sei mesi prima, gli aveva promesso che non lo avrebbe mai abbandonato.
Ohno non si reputava una persona che faceva promesse se sapeva di non poterle mantenere. Quando aveva guardato Ninomiya negli occhi e gli aveva stretto quelle mani incredibilmente piccole, sapeva a cosa andava incontro.
Non lo avrebbe mai lasciato.
Lo amava? Sì, forse troppo.
Era disposto a qualunque sacrificio per poter stare con lui? Sì, qualunque.
Anche debuttare? Era disposto anche a quello per lui? Sì. Era disposto a tutto quanto.
Ohno abbozzò un sorriso, spintonandolo leggermente.
« Dove vuoi che vada? Sono solo un vecchio, non so fare niente » rise, cercando di far leva sui soliti “insulti” di Nino nei suoi confronti.
L’altro tirò un impercettibile sospiro di sollievo. Subito dopo però, il ghigno malefico aveva preso il posto del suo sorriso sincero. Lo spintonò a sua volta, con più forza, quasi facendogli male, ma Ohno non lo diede a vedere.
« E’ ovvio. Sei troppo stupido per fare qualcosa da solo. »
Mentre scendevano dal pulmino, Ohno sfiorò leggermente la mano del fidanzato. Incredibilmente, quel tocco quasi casuale diede maggior forza ad entrambi.
Nino gli sorrise, Ohno ricambiò. Entrarono tutti e cinque nella hall, uniti.
Gli Arashi erano appena nati.
Fine