[Hey!Say!Jump] Non è quello che sembra

Mar 01, 2013 19:34

Titolo: Non è quello che sembra
Fandom: Hey!Say!Jump
Pairing: Yabu Kota x Inoo Kei
Rating: G
Avvertenze: Slash
Disclaimer: I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati e i fatti narrati sono frutto della mia fantasia. La storia non è scritta con scopo di lucro.
Riassunto: Kei sospirò, come ogni cambio di stagione. Si sentiva stanco, il tour lo stava massacrando e come se non bastasse Kota era sempre fuori casa e impegnato in qualche lavoro, con il risultato che lui rimaneva fisso chiuso in casa senza mai muoversi.
Note: Scritta per il COW-T3 di maridichallenge con il prompt “Verde”
WordCount: 2012 fiumidiparole

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Kei sospirò, come ogni cambio di stagione. Si sentiva stanco, il tour lo stava massacrando e come se non bastasse Kota era sempre fuori casa e impegnato in qualche lavoro, con il risultato che lui rimaneva fisso chiuso in casa senza mai muoversi.
Sbatté la porta dietro di sé. Non parlava con il fidanzato da un paio di giorni e non voleva disturbarlo a chiamarlo al lavoro.
Era stanco di essere rimproverato, anche da lui. Si massaggiò le tempie, cercando di far passare l’emicrania feroce che gli stava attanagliando la testa e fu a quel punto che udì dei rumori provenire dalla cucina.
La raggiunse sorridente, sperando che forse Kota fosse tornato a casa finalmente, ma quando entrò nella stanza il sorriso si spense, lasciando posto ad una smorfia delusa.
« Ah. Siete voi. » commentò indifferente, osservando sua madre e sua sorella più piccola trafficare con il cibo e le pentole.
Si era quasi dimenticato di loro a forza di essere sbatacchiato qua e là fra la macchina e il palcoscenico e i set fotografici. Sua madre si era presa una vacanza e aveva deciso all’improvviso di andare a trovare lui che non ormai non tornava a casa da mesi e sua sorella, che abitava anche a lei a Tokyo a causa dell’università. Forse iniziava a soffrire un po’ di crisi dell’abbandono, ma in fondo voleva bene a sua madre. Anche quando metteva in disordine tutta la cucina, facendogli solo aumentare il cerchio alla testa.
« Non così felice fratellino! » esclamò Aki, minacciandolo con un mestolo « Stiamo cucinando per te e per quell’idiota del tuo fidanzato da dopo pranzo, mostra un po’ di riconoscenza. » si lamentò.
« Allora hai sprecato il tuo tempo. » sibilò Kei irritato dirigendosi in salotto « Quell’idiota del mio fidanzato è ancora a lavoro e non so se tornerà in tempo per cena. » sbottò infine lanciando la borsa contro il divano.
Si lasciò ricadere seduto, sbuffando di nuovo e appoggiando i gomiti sulle ginocchia. Si sentiva male e depresso. Aveva voglia di urlare e di sfogarsi, ma non sapeva nemmeno da dove cominciare.
Non c’era mai stata una vera e propria crisi fra di loro, solo tanti piccoli litigi dovuti ai loro caratteri testardi, eppure in quel momento si sentiva perso, come se in realtà Kota non ci fosse da mesi e non solo da un paio di giorni.
La madre si avvicinò a lui, pulendosi le mani con le straccio che portava attaccato al grembiule e Kei, nel vedere quella scena incredibilmente familiare, si sentì un po’ meglio di prima. Tolse la borsa, facendole spazio e poi si fece abbracciare, sospirando ancora.
« Kei, perché non parli con noi di queste cose? » domandò piano la donna, mentre perfino sua sorella, nota per il suo carattere cinico e poco compassionevole, afferrò una sedia del salotto per sedersi davanti a loro.
« Perché non c’è un problema. Lui è a lavoro e io mi sento inutile. Quando torna è talmente stanco che va a letto presto e io anche se mi tengo impegnato con l’università mi sento sempre fuori luogo. » scosse le spalle « E’ ovvio che lui sia stanco ma… ultimamente mi sembra che mi dia per scontato. Cioè. Io ci sarò sempre per lui ma… a volte vorrei che tutto tornasse a quando abbiamo deciso di vivere insieme. Era tutto perfetto. Prima del successo, prima dei lavori, prima dei tour. »
« Amore mio, lo sai che per tenersi gli uomini bisogna sempre lottare, no? » chiese piano sua madre sistemandogli i capelli, ormai troppo corti.
« Sì ma lui non mi facilita le cose. »
« E allora tu devi essere più testardo di lui. Ora vai e combatti. E torna in tempo per la cena. Altrimenti dobbiamo buttare tutto. »
« Sì e se non torna digli che farò fare una brutta fine a tutte quelle sue ossicine da anoressico di successo. » ringhiò sua sorella facendo schioccare le dita delle mani con fare minaccioso.
Kei accennò un sorriso e poi si alzò in piedi, un po’ più motivato di prima. Afferrò la borsa, infilò di nuovo gli stivali e scappò via.

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Kei non era abituato a guidare. Di solito c’era sempre Kota che lo portava in giro e lui si limitava a spostarsi con i mezzi pubblici, più funzionali e puntuali di qualsiasi macchina eppure in quel momento gli era sembrato il modo più veloce per raggiungere gli studi, distanti poco meno di mezz’ora da casa loro.
Una volta che riuscì ad infilarsi in un parcheggio, dopo quindici minuti di prova e quattro tentativi precedenti falliti che lo avevano portato sull’orlo di un pianto isterico, Kei chiuse la macchina e scappò dentro gli studi, alla ricerca di Kota.
Si guardò intorno lungo i corridoi, stando attento a non scontrarsi con nessuno che entrava e usciva dagli studi televisivi quando, irritato dall’apparente scomparsa del fidanzato, non si fermò per cercare il telefono.
Stava quasi finendo di comporre il numero quando udì delle voci concitate davanti a lui e poi un enorme scroscio d’acqua finirgli addosso, bagnandolo dalla testa ai piedi. Kei aprì lentamente gli occhi, contando almeno fino a diedi e osservò gli addetti di un qualche spettacolo mormorare dispiaciuti e inchinarsi di fronte a lui. Il malcapitato si morse un labbro, contò di nuovo fino a dieci e poi si tirò via dai capelli qualcosa che era molto simile ad un’alga e poi osservò parte di un acquario ai suoi piedi.
« Non fa niente. » ringhiò consapevole del fatto che era stato solo un incidente.
Accennò un sorriso e poi inciampò in avanti, finendo dritto dritto contro i piedi di qualcuno.
« Kei! Va tutto bene? Perché sei bagnato? »
Il ragazzo alzò gli occhi, osservando Hikaru al contrario e fu a quel punto che si lasciò andare con la schiena sul pavimento.
« Hikka, è disastroso! » esclamò « Stamattina il professore ha bocciato la mia nuova parte della tesi, devo rifare parte del progetto, il treno si è fermato, non ho pranzato, durante le prove del tour ho sbagliato tutto, a casa c’erano Aki e mia madre e mi hanno chiesto perché Kota non sarebbe tornato, ho rischiato di tamponare qualcuno con la macchina, non riuscivo a fare parcheggio, mi sono perso dentro gli studi e poi quei due imbecilli là mi hanno rovesciato per sbaglio addosso un intero acquario. E per di più Kota mi vuole lasciare, sarò depresso e fra due giorni probabilmente mi ucciderò con dei sonniferi perché mi spaventa la vista del sangue! La vita è schifosa! » esclamò alla fine prima di scoppiare a piangere davanti ad un perplesso Hikaru.
« Cosa… » il ragazzo si piegò davanti a lui, afferrandolo per le braccia e aiutandolo ad alzarsi in piedi per togliergli poi i capelli appiccicati sul volto e sulle guance « Cosa stai dicendo Kei? »
Il più grande stava per ripetere tutto il discorso di prima, intervallato dai singhiozzi ma l’altro lo fermò appena in tempo.
« Aspetta. Ho già capito che hai avuto una brutta giornata, ma perché pensi che Kota voglia lasciarti? Suppongo che sia decisamente fuori dal mondo una prospettiva del genere, lo sai, vero? »
« No! » singhiozzò senza riuscire a fermarsi « Lui non mi ama più. Sono due giorni che non mi chiama e che dorme negli hotel e… e… » si accasciò di nuovo sulle ginocchia, affondando il volto fra le mani.
Hikaru si passò una mano sul volto, tentando di capire che cosa potesse fare per risolvere la situazione.
« Su, intanto torniamo un attimo in camerino. Nella borsa ho un cambio che ti puoi mettere così ti puoi togliere questi vestiti bagnati. »
Il pianto si interruppe e il più piccolo lo vide alzare la faccia verso di lui.
« Sono i tuoi vestiti? » domandò come in un lamento.
« Beh… sì. Una tuta grigia e una felpa verde scuro. »
« Allora non mi staranno mai! » mugolò ancora « Tu sei magro e io sono grasso! » esclamò ancora iniziando a dondolarsi avanti e indietro.
Hikaru emise un gemito disperato osservando l’amico, alzandolo poi di peso una seconda volta e trascinandolo lungo i corridoi. Se mai fosse riuscito a sopravvivere a quel pomeriggio, avrebbe dovuto farsi spiegare da Dai-chan come era sopravvissuto alle crisi di Kei fino a quel momento.

**

Dopo un’ora, dei vestiti asciutti, un po’ di thè caldo del distributore automatico degli studi, qualche parola di conforto e incitazione e un paio di frappè formato gigante, Hikaru era riuscito a convincere Kei a salire in macchina per riportarlo a casa, con il risultato che aveva il più grande si era messo a frugare fra i suoi cd e aveva scelto quello più triste che possedeva, iniziando a cantare fino a perdere il fiato.
Co un mal di testa che iniziava a farsi strada, seriamente dopo aver mollato Kei a casa avrebbe chiamato Daiki per un po’ di terapia, Hikaru parcheggiò la macchina sotto il condominio dei suoi amici.
Spense la radio, afferrò la borsa di Kei, poi lo accompagnò fin dentro il palazzo. Lo spinse leggermente dentro l’ascensore e premette con un sospiro di sollievo il pulsante numero cinque.
« Alla fine non sono riuscito a trovarlo. » si lamentò Kei abbacchiato « Vabè, dirò a mia madre e mia sorella di surgelare il cibo, così almeno ho un po’ di scorte e non devo fare la spesa. »
Hikaru si morse un labbro, dispiaciuto e gli batté la mano sulla spalla, accennando un sorriso.
« Vedrai che si sistemerà tutto. E’ solo impegnato con il lavoro, avete sempre avuto questi periodi, no? »
« Sì, ma di solito mi avvisa quando rimanere fuori. » scosse le spalle sorridendo a sua volta « Non fa niente. Sarà solo un bruto periodo. » esclamò poi uscendo dall’ascensore e dirigendosi al suo appartamento « Entra dai, fatti offrire almeno un caffè. »
« Va bene. » rispose il più piccolo annuendo.
Kei si tolse le scarpe ed indicò ad Hikaru le ciabatte per gli ospiti, dirigendosi in salotto. Fu in quel preciso istante che sul suo volto si aprì un enorme sorrise e saltò a piè pari sul divano, travolgendo un ignaro Kota che riuscì per miracolo a non far cadere a terra la sua tazza di caffè.
Oppure, pensò Hikaru, ci era semplicemente abituato.
« Oh Kota! Che bello vederti! Non hai idea di tutto quello che mi è capitato e… » si alzò a sedere, ignorando come il proprio ginocchio stesse tentando di infilarsi fra le costole del fidanzato « Quindi non mi vuoi lasciare! »
« Lasciarti? » esalò Kota allungando la tazza verso la madre di Kei che la prese ridacchiando « E perché? »
« Perché sei brutto, antipatico, cattivo, senza cuore e… e… e… e sei stato via due giorni senza dirmi nulla. Ero preoccupato. » mormorò poi.
« Ho solo avuto molto da lavorare e il mio telefono si è scaricato. » ridacchiò il più grande indicando il proprio telefono sotto carica, vicino all’ingresso « E io che ho anche cercato di sbrigarmi per la cena oggi! »
« Oh Kota! Sei meraviglioso. » commentò poi prima di baciarlo.
Hikaru accennò un sorriso e fece per andarsene, ancora non notato da nessuno, quando il padrone di casa si scapicollò verso di lui.
« Hikka, vuoi rimanere a cena anche te? Mia madre cucina divinamente, mia sorella un po’ meno e rischi di morire avvelenato ma… Ahia! » esclamò osservando sconsolato la ciabatta della sorella ai suoi piedi.
« Emh. No grazie. Sono esausto. E poi, ho anche io chi mi aspetta a casa per cena. »
« Uh, va bene! Saluta, chiunque esso sia. »
« Certo. Ci vediamo domani. Buona serata. » salutò infilandosi velocemente le scarpe e tornando in macchina. Prese il telefono in mano e poi vide il messaggio di Keito e sorrise, chiedendosi da quant’era che non si sentiva così felice.
“Yuto si sta lamentando da ore. Mentre torni prendi del sushi? Io e Yuto abbiamo quasi finito di preparare, ma dove sei? Ti aspettiamo. Un bacio, da Keito e Yutti.”
Lanciò il telefono in borsa, dove avergli risposto e poi mise in moto. Sì. Era felice e andava decisamente bene così.
Avrebbe comunque chiesto a Daiki di dargli ripetizioni riguardo le crisi di Kei. Lui era decisamente un novellino.

challenge: cow-t3, pairing: yabu x inoo, fandom: hey!say!jump

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