Titolo: La soluzione per me e per te
Fandom: Hey!Say!Jump
Pairing: Arioka Daiki x Yamada Ryosuke.
Rating: PG
Avvertenze: Slash
Disclaimer: I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati e i fatti narrati sono frutto della mia fantasia. La storia non è scritta con scopo di lucro.
Riassunto: Per Ryosuke era sempre stato difficile. Non si sentiva particolarmente bello, né attraente e non sapeva nemmeno come fare per far focalizzare su di sé le attenzioni di Daiki.
Note: Scritta per la
500themes_ita con il prompt “19. Verità frammentata” e per il COW-T3 di
maridichallenge con il prompt “Pelle” e per la
diecielode con il prompt “I won’t let them break you down / And I won’t hear empty sounds” e per la
camera_oscura con *questa* immagine come prompt
WordCount: 779
fiumidiparole **
Per Ryosuke era sempre stato difficile. Non si sentiva particolarmente bello, né attraente e non sapeva nemmeno come fare per far focalizzare su di sé le attenzioni di Daiki.
Non che non gliele desse, anzi. A volte era appiccicoso, ma gli piaceva il tipo di dolcezza che il ragazzo sembrava riservare solo a lui e a nessun altro.
Nemmeno con Kei era così gentile. Al contrario, più Kei si avvicinava a lui, qualunque fosse l’intento, più sembrava che Daiki lo respingesse, ma il più piccolo aveva notato che negli ultimi tempi le distanze fra l’uomo che amava e l’amico si facevano sempre più vicine.
E gli dava fastidio, era inutile negarlo. Sentiva lo stomaco accartocciarsi su sé stesso ogni volta che vedeva Kei troppo, troppo vicino a Daiki e lo feriva vedere come quest’ultimo non facesse più niente per allontanarlo, tanto che non bastavano più le occhiate spazientite di Yabu oppure i suoi borbottii.
Yamada non aveva idea di che cosa fosse successo fra Kei e il fidanzato e in quel frangente non desiderava nemmeno saperlo. Voleva solo trovare il coraggio di afferrare l’amico per un polso e dirgli chiaramente di lasciare in pace Daiki.
Voleva dirgli che era crudele giocare con lui in quel modo, perché tutti sapevano della tresca che c’era stata quando erano dei Junior e tutti sapevano che in realtà ad Arioka non era mai passata del tutto.
Eppure non trovava il coraggio per farlo. Si sentiva intimidito da Kei, da quel suo modo di fare così supponente, così sensuale, arrogante. Perché Kei sapeva di piacere, sapeva di essere bello e non si preoccupava minimamente di nascondere la verità. Gli piaceva all’amico farsi guardare, farsi sfiorare quasi casualmente, gli piaceva essere adulato e adorato.
E Daiki negli ultimi tempi lo stava accontentando. Era solo questione di tempo prima che l’altro si stancasse anche di lui, tanto ormai aveva raggiunto lo scopo di farlo capitolare. Daiki lo guardava, gli comprava qualunque cosa, lo accompagnava in giro, lo toccava, forse. O forse no.
Perché così per Kei era ancora più stuzzicante la sfida e il momento in cui sarebbero finiti a letto insieme sarebbe stato ancora più eccitante per il più grande.
Yamada non lo avrebbe permesso. No. Non avrebbe permesso a Kei di distruggere Daiki.
**
Daiki ci aveva provato. Aveva provato a dire a Yamada che ormai non c’era più niente da fare, ma giorno dopo giorno non riusciva a fare altro che a dirgli verità frammentate, che a dirgli bugie senza senso perché si vergognava troppo di ammettere che era stato con Kei, a sua insaputa.
Avrebbe voluto dirgli tutta la verità, che era stato tutto un errore, ma ogni volta che lo vedeva sentiva bruciargli sulla pelle i suoi occhi grandi e onesti, pieni di una sofferenza che non meritava, mentre intorno a lui il silenzio lo soffocava, senza dargli un solo attimo di respiro.
Avrebbe voluto stringerlo a sé, inspirare a fondo l’odore della sua pelle, così bella e pura e dirgli che non avrebbe permesso a nessuno di spezzarlo, che non avrebbe permesso di fargli sentire dei suoni vuoti uscire dalla sua bocca, eppure non riusciva a fare nemmeno quello.
Quindi finivano per fare sesso, con violenza, come se entrambi volessero mettere la parola “fine” a quell’incubo che li stava inseguendo, l’incubo di un amore passato che non era mai finito, che aveva ripreso vita come un fuoco sommerso dalle ceneri che comunque continua a bruciare, seppur lentamente.
Era stanco Daiki. Stanco di tutto.
Lasciò Yamada addormentato nel loro letto, in uno dei loro pochi giorni liberi che, come tanti altri negli ultimi tempi, avevano passato quasi del tutto in silenzio, guardandosi come se si rendessero perfettamente conto di non poter fare nulla per sistemare quella situazione, per riprendersi in mano una relazione che sembrava essere partita sotto i migliori auspici.
Daiki raggiunse il lungomare di Tokyo, camminando nonostante il vento forte, osservando il cielo nuvolo e sedendosi su una panchina, osservando il cielo, scuro come la sua anima e la sua mente.
Non potevano più fare nulla, nonostante la buona volontà che ci stesse mettendo Ryosuke, nonostante i suoi sensi di colpa che lo stavano distruggendo.
Eppure non poteva permettere di farlo soffrire ancora, non poteva permettere di essere proprio lui quello che gli avrebbe dato la pugnalata finale, uccidendo definitivamente. Forse avrebbe potuto trovare la forza per troncare del tutto la sua storia con Kei, ignorarlo, cercare dentro di sé quell’amore che lo aveva visto a legarsi al fidanzato, promettendogli e giurandogli amore.
Si passò le mani sul volto, scoprendo ricoperto di lacrime.
Era l’unica soluzione. Tornare da Ryo, trovare una soluzione, magari insieme.
Prima che l’irreparabile si fosse abbattuto su di loro, prima che né lui né Yamada avessero mai più potuto riprendersi.