Titolo: Your skin is only sin and lust
Fandom: Hey!Say!Jump
Pairing: Yamajima Yuto
Rating: NC17
Avvertenze: Slash
Disclaimer: I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati e i fatti narrati sono frutto della mia fantasia. La storia non è scritta con scopo di lucro.
Riassunto: Yuto era sempre stata una persona abbastanza accomodante nei confronti della vita e delle persone che lo circondavano. Una cosa che però ultimamente non sopportava era la presenza molesta e irritante di Yuri.
Note: Scritta per la
500themes_ita con il prompt “65. Tomba poco profonda”, per il COW-T3 di
maridichallenge con il prompt “Pelle”, per la
diecielode con il prompt “Calore” e per la
corte_miracoli con il prompt “Sono schiacciato, ma la forza è mia”
WordCount: 605
fiumidiparole **
Yuto era sempre stata una persona abbastanza accomodante nei confronti della vita e delle persone che lo circondavano. Una cosa che però ultimamente non sopportava era la presenza molesta e irritante di Yuri che cinguettava come una piccola oca intorno a Kota.
Erano mesi che tentava di ignorarli, di andare avanti, di non ricordarsi di come il più grande e la piccola oca fossero follemente innamorati l’uno dell’altro da ormai così tanto tempo che era convinto avessero perso il conto.
Li trovava quasi seccanti sotto alcuni punti di vista, nonostante Yabu si aggrappasse a qualunque cosa pur di non dare l’impressione di essere due piccioni che si stanno accoppiando durante la stagione degli amore.
Sapeva che non avrebbe dovuto provare tutta quell’invidia e quella rabbia, che in fondo non era colpa loro se lui si era innamorato di Kota, ma non riusciva a farci nulla. Era come se negli anni avesse preso una pala e giorno dopo giorno avesse scavato una tomba, una di quelle poco profonde, che ti permettono di rimanere immobile sotto la terra, ma abbastanza in superficie per osservare il mondo intorno a lui, nella fattispecie Yabu e Yuri.
Keito non faceva altro che ripeterglielo, con il suo tono calmo e lento che tutto quello non gli avrebbe fatto bene, che lo avrebbe solo fatto soffrire, eppure non riusciva a farci nulla, era più forte di lui.
In quel momento eppure, nonostante tutto, si sentiva bene. Sentiva il calore del sangue scivolargli lungo le dita, sentiva la voglia lacerante di continuare a stringere quel coltello nella mano e di riempirsi le orecchie con quelle urla disperate che lo facevano sentire finalmente felice.
Forse era quella l’unica cosa che avrebbe mai potuto fare nella vita. Sì, le belle parole di Keito non erano servite a molto alla fine e nemmeno il buon senso che gli diceva che Chinen e Kota stavano insieme da anni, da prima ancora che lui si accorgesse di essere innamorato del più grande del gruppo.
Eppure non poteva farci nulla.
Le urla di Yuri che laceravano il silenzio di tomba della campagna giapponese lo inebriavano, come se riuscisse ormai a nutrirsi solo di quello e del lento ma costante passaggio della lama su quella pelle diafana del più grande, osservando il sangue macchiarlo come se fossero piccole gocce di peccato.
Sì, perché forse lui aveva solo peccato di essere nato prima, di aver gettato le sue luride e lunghe e affusolate e bellissime mani su Kota, di averlo traviato, di avergli fatto credere di essere l’unica persona sulla terra in grado di amarlo e di renderlo felice.
Era colpevole del fatto che con quella pelle che sembrava così pura mentre invece era solo sporca e sudicia di lussuria e di vanità fosse riuscito a tenere Kota stretto a sé, senza neanche dargli un briciolo di quello che avrebbe potuto dargli Yuto.
E allora Yuto non poteva fare altro se non continuare a tagliare quella pelle, a lacerarla, a distruggerla perché se avesse distrutto Chinen allora Kota sarebbe stato suo per sempre, poco gli importava di quel masso che pendeva sulla testa, che lo avrebbe schiacciato con la stessa forza con la quale stava schiacciando Yuri.
Yuri era colpevole e le persone colpevoli vanno punite. E torturate. E uccise. Vanne osservate mentre soffrono e mentre respirano gli ultimi attimi della loro vita, fino a che non si accasciano a terra, in mezzo al loro stesso sangue, in mezzo al loro stesso peccato.
Yuto si sedette accanto al corpo esangue del suo amico, che era comunque ancora caldo. Appoggiò la testa sulla sua spalla e alla fine si lasciò andare al sonno, sorridendo perché così Yabu sarebbe stato finalmente solo suo.
Per sempre.