Titolo: Sognare qualcosa di irrealizzabile
Fandom: Hey!Say!Jump
Pairing: Yabu Kota x Chinen Yuri
Rating: NC17
Avvertenze: Slash
Disclaimer: I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati e i fatti narrati sono frutto della mia fantasia. La storia non è scritta con scopo di lucro.
Riassunto: Riusciva ad ascoltare ogni più piccolo suono, ogni più piccolo rumore od ogni più piccola presenza di Kota vicino a lui o del suo passaggio.
Note: Scritta per la
khorakhane_ita con il prompt “Tu mi hai insegnato il sogno, io voglio la realtà” e per la
500themes_ita con il prompt "47. Un sogno, una vita intera"
WordCount: 1061
fiumidiparole **
Era bello stare sdraiati nel letto, ad occhi chiusi, con la finestra aperta, specialmente di notte. Riusciva ad ascoltare ogni più piccolo suono, ogni più piccolo rumore od ogni più piccola presenza di Kota vicino a lui o del suo passaggio.
Ad esempio nel pomeriggio o dopo cena sentiva il rumore del motore della sua macchina singhiozzare per qualche metro prima di spegnersi e subito dopo Yuri sentiva il campanello del citofono suonare per un paio di volte.
Oppure quando si svegliava sentiva il rumore della macchinetta del caffè che borbottava e poteva sentire l’odore del caffè che si spandeva per tutta casa, svegliandolo quasi dolcemente.
Ma era di notte il suo momento preferito.
Quel momento in cui lui rimaneva sveglio e Kota dormiva accanto a lui, per quelle poche ore che gli era concesso dormire fuori da casa.
Lo ascoltava respirare profondamente e poi si voltava su un fianco, osservandolo dormire. Aveva sempre una faccia rilassata, così diversa dalla solita smorfia che aveva sempre quando era sveglio, occupato, preoccupato che qualcuno li potesse scoprire.
Era calmo di notte e a Yuri piaceva ancora di più.
Lo guardava, lo osservava di nascosto da anni e fino a pochi mesi prima mai si sarebbe immaginato di finire nel suo stesso letto, sapendo chi c’era ad aspettare il più grande a casa.
Avrebbe voluto sentirsi in colpa, ma non ci riusciva.
Socchiuse gli occhi, immaginando il giorno dopo e il giorno dopo ancora. Immaginò il citofono che suonava e Kota che entrava e che suonava anche se ormai aveva il doppione delle chiavi di casa.
Immaginò di vederlo avvicinarsi lentamente alla sua stanza, mentre poi si stendeva nel letto accanto a lui e iniziava a toccarlo.
Le mani di Kota erano grandi e a Yuri piaceva tremendamente sentirle su di sé, perché era qualcosa che aveva sempre desiderato. Gli piaceva sentire quelle lunghe dita e quelle mani calde prenderlo e accarezzarlo e toccarlo lievemente e lui già gemeva, solo nel sentirsi toccare e nel sentirsi baciare da lui.
Poi immaginò Yabu che lo spogliava e che si spogliava e i loro corpi che si sfioravano, caldi ed eccitati. Yuri gli cingeva sempre il collo con le braccia, per tirarlo verso di sé e baciarlo, sempre più avidamente, mentre le mani di Kota lo toccavano sempre con più urgenza.
Ed era quando Yuri si accorgeva di quella urgenza che allora lo spingeva con la schiena sul materasso e gli prendeva l’erezione in una mano, muovendola lentamente, stuzzicando la punta con il pollice o con la lingua, prima di prenderla del tutto in bocca e di succhiarla avidamente.
Di solito poi Yabu lo fermava e lo prendeva, facendo passare le sue braccia intorno al suo corpo e lo metteva sopra di sé, iniziando a prepararlo, sfiorando a sua volta l’erezione dura e pulsante del più piccolo, mentre lo baciava. E a Kota piaceva sentire i gemiti di Yuri perché li considerava qualcosa di decisamente erotico e più sentiva quegli ansimi, più gli veniva duro.
Immaginò Kota che si spingeva dentro di lui, ripetutamente, sempre più velocemente, perché ormai era talmente eccitato che non riusciva più a trattenersi. Yuri si aggrappava alle sue spalle o si spingeva intorno, appoggiandosi alle ginocchia, permettendo al più grande di spingersi ancora più a fondo e Yuri godeva sempre di più, mentre si toccava gemendo il suo nome, a volte a voce alta o a volte nel suo orecchio.
Sentiva le mani di Kota stringersi intorno a lui, scivolando lungo la sua schiena, penetrandolo leggermente e Yuri si doveva mordere il labbro per non urlare come avrebbe voluto, fino a che non gli veniva dentro la propria mano.
Ed era a quel punto che la presa di Kota sui suoi fianchi si faceva ancora più stretta, spingeva più veloce e poi Yuri lo sentiva venire dentro di sé, caldo e violento come era sempre fare sesso con Kota.
Aprì gli occhi, sudato, scoprendosi eccitato. Arrossì, prima di andare in bagno e di chiudersi dentro e si spogliarsi, per prendersi in mano l’erezione, piegandosi leggermente in avanti sul lavandino.
E di nuovo le sue fantasie riprese a viaggiare. Si ricordò di quella volta in cui Kota lo aveva spinto contro quello stesso lavandino, gli aveva fatto divaricare le gambe e lo aveva penetrato con una spinta sola. Yuri aveva dovuto mordere un asciugamano con tutte le forze che aveva per impedirsi di urlare dal dolore, mentre stringeva le mani intorno alla ceramica.
Yuri si piegò ancora di più contro il lavandino, mentre la propria mano si muoveva con rapidità, perché era talmente eccitato che non riusciva nemmeno a controllare i propri gemiti.
Tornò con la mente a quella volta in cui aveva fatto sesso proprio in quel posto, in quella posizione e si immaginò la mano di Kota al posto della sua e i suoi denti nella sua carne, che lo marchiavano indelebilmente. Yuri era convinto che se ci avesse guardato, avrebbe trovato le cicatrici di quei denti.
Ansimò, sempre più forte e venne nello stesso momento in cui venne Kota nei suoi ricordi dentro di lui. Si accasciò a terra, la mano di nuovo sporca e il fiato corto e il corpo stremato.
Si diede una veloce sciacquata, prima di tornare a letto.
Osservò ancora Kota. Si chiese mai quando quel sogno sarebbe mai diventato realtà. Perché il più grande parlava, parlava, parlava sempre di lasciare Kei, di andare a vivere con lui, di farlo diventare qualcosa di più di una scopata perché, diceva, lo amava, eppure finiva sempre in quella maniera.
Si vedevano, facevano sesso, poi Yabu tornava dalla sua adorata e fedele mogliettina Kei e Yuri era stanco di essere perennemente la ruota di scorta.
Sospirò, avvicinando ancora di più a Kota, per sentire il suo cuore battere, per sentire il suo respiro tranquillo e addormentato.
Yabu gli aveva insegnato a sognare, gli aveva insegnato quanto potessero essere belli i sogni, nonché effimeri.
Ma adesso voleva la realtà. Voleva tutto quello che Kota gli faceva sognare, perché ne aveva bisogno, come la stessa aria che respirava.
Ma Yuri sapeva anche che pur di averlo, avrebbe aspettato anche una vita intera senza respirare. Perché Kota era tutto per lui.
Gli bastava averlo vicino, prendere aria per quelle ore in cui gli era permesso sognare e poi poteva di nuovo tornare a quella vita grigia che viveva ogni giorno.
Un giorno Kota avrebbe lasciato Kei e sarebbe stato solo suo.
Era solo un sogno, ma Yuri desiderava che diventasse realtà. O che almeno quel bellissimo sogno non finisse mai.