Titolo: guess what? I’m not a robot
Autore:
sidhedcvFandom: Downton Abbey
Personaggi: Thomas Barrow; (Thomas/William)
Wordcount: 703
Scritta per:
maritombola di
maridichallenge ; prompt: 01, posacenere.
Note: 1. Non è che ci sia molto da dire, tralasciando il fatto che per quanto Thomas sia un arrogante, presuntuoso stronzo e bastardo fin dalla prima puntata è sostanzialmente il personaggio che preferisco, quindi ecco, passatemi il fatto di essere un pochino di parte (♥)
Fissava quel posacenere come se davanti a lui ci fosse il peggiore degli assassini, il più subdolo dei ladri, l’essere più meschino e malvagio del mondo intero, come se davanti a lui ci fosse il suo peggior nemico, la persona alla quale avrebbe augurato la morte più atroce e dolorosa - come se davanti a lui ci fosse qualcuno peggio di Bates, il che era davvero tutto dire.
Eppure quello stupido posacenere non gli aveva fatto nulla di male, eccetto il trovarsi quasi per caso tra le sue mani, quasi, perché quell’oggetto era arrivato dove stava in quel momento passando per le mani di quell’inutile ragazzo che era William.
Si era presentato davanti a lui con quel sorriso disarmante, percorrendo con lo sguardo tutta la lunghezza del cortile interno nel quale si trovava Thomas, prima di riportarlo su di lui e soffermarsi sulla sigaretta che l’altro teneva tra le dita con la solita noncuranza di sempre.
«Potresti usare questo?» gli aveva sorriso di nuovo, mettendogli tra le mani quel posacenere e Thomas era stato costretto a stringere le labbra in una smorfia di disappunto per impedire che quel fremito evidente gli percorresse il corpo nel momento in cui le dita dell’altro avevano sfiorato le sue.
Non si era preso nemmeno la briga di rispondergli - ma quella in realtà era la scusa che la sua mente farfugliava continuamente per non soffermarsi sul fatto che non sarebbe riuscito a tirare fuori una singola fottuta parola di senso compiuto neanche se l’avessero pagato a peso d’oro -, limitandosi a fissarlo intensamente con quegli occhi e quello sguardo così freddi da infastidire generalmente tutti.
Il problema era che questo sembrava non accadere con William, il problema era che quello sguardo ostile sembrava oltrepassarlo e non colpirlo minimamente, e questo, questo lo mandava letteralmente in bestia perché se il suo sguardo non sembrava avere effetto su di lui, quello di William al contrario riusciva ogni maledetta volta a sconvolgerlo profondamente, a sconvolgere tutti i suoi propositi, tutte le sue certezze, tutte le sue imposizioni.
Ancora non riusciva a capire per quale fottuto motivo si sentisse attratto da lui, né perché - soprattutto - fosse così diverso da tutti gli altri: qualsiasi cosa facesse non riusciva a toglierselo dalla mente, non riusciva a smettere di pensare a lui, a smettere di desiderarlo in quel modo così doloroso e intenso.
Qualsiasi tentativo di smettere di soffrire - e per quanto la sua ragione gli ripetesse che quella era una sofferenza semplicemente fisica, sapeva perfettamente quanto quella fosse una patetica menzogna, perché il non riuscire nemmeno a rimanere nella stessa stanza in cui si trovavano sia William che Daisy, il non riuscire a sostenere quegli sguardi innamorati che lui le rivolgeva e mille altre situazioni del genere sembravano indicare qualcosa di più profondo, qualcosa che Thomas proprio non poteva sopportare.
E nessuno dei numerosi tentativi che aveva fatto per cercare di allontanare il pensiero dell’altro dalla sua mente era stato utile, nessuno delle centinaia di migliaia di fottuti tentativi, non quello di portargli via Daisy, non le cattiverie che ogni volta gli riservava, nemmeno il girare il coltello nella piaga dopo la morte di sua madre quando invece l’unica cosa che avrebbe voluto fare sarebbe stata poterlo abbracciare una volta, una volta aiutarlo a dimenticare.
Non solo poi quei tentativi non avevano alcun effetto sulla sua mente, ma sembravano ogni volta contribuire a ferire William e allo stesso tempo - e Thomas proprio non riusciva a capire come potesse succedere una cosa del genere - renderlo ancora più gentile con lui, come se non gli importasse nulla di tutte quelle cattiverie che Thomas gli riservava.
Strinse tra le mani quel posacenere inutilizzato, chiedendosi con ben più di una punta di amarezza perché l’altro continuasse a prenderlo in giro in quel modo, involontariamente, facendogli credere di essere quasi apprezzato da lui quando in realtà era chiaro il disprezzo che permeava i suoi pensieri, come quelli di tutti gli altri.
Il rumore del vetro che si infrangeva contro il muro spaventò i pochi animali presenti nel cortiletto, mentre Thomas continuava a fissare quel preciso punto del muro con occhi spenti.
I cocci infranti del posacenere rimasero per terra a testimoniare l’ennesimo tentativo fallito di liberarsi di quei maledetti pensieri.