Per tanto tempo ho atteso il suo ritorno. Rivedere il suo viso, sentire i suoi occhi su di me, era la mia unica priorità.
Poi, col passare del tempo, ho capito che non sarebbe mai più tornato. La guerra me l'aveva strappato via. Con lui tutti i nostri sogni e i progetti di vita insieme. Mi rimane quella bambina di appena 1 anno, frutto di quell'amore massacrato dalla mano dell'odio. La guardo e penso che se Mathias fosse qui con noi la chiamarebbe "Il mio gioiello". Perchè è cosi che faceva sentire me quando ero incinta. Il suo prezioso e raro gioiello.
Ma quei giorni non potranno mai più tornare. Perchè lui non tornerà a casa.
Giorno e notte sono stata a sbirciare fuori la finestra, sperando di vederti arrivare.
Ma non hai mai salito quelle scale. Non hai più varcato quella soglia.
Poi, come un dono dal cielo per iniziare il nuovo anno, sei riapparso. Vederti è stato uno shock. Credevo di essere impazzita dalla disperazione. Di avere allucinazioni.
Invece tu eri li, davanti ai miei occhi, infreddolito dalla neve. Eri li, stretto nella tua divisa militare. Il viso un pò pallido, le labbra violacee. Ma gli occhi erano gli stessi che mi fissavano quel giorno lontano che te ne andasti.
"Mat...oddio!". Senza fiato, impotente difronte a te che mi guardavi.
Ho poggiato le mani sul tuo petto. Ho sentito il tuo cuore battere. Poggio piano la testa sopra di esso. Non sto sognando. Sei tu e sei qui.
Mi stringi forte. Il calore del tuo corpo contro il mio in un turbinio di emozioni indescrivibili.
Calde lacrime accarezzano di nuovo le mie guance. E' gioia, mista a qualche altra sensazione che non riesco a spiegare. Mi guardi. Sorridi. Sorrido con te. Per troppo tempo ho atteso quel momento.
I tuoi occhi nei miei. Quel mare blu dove ho sempre amato naufragare. Guardo le tue labbra. Stanno lentamente riprendendo il loro colore naturale. Ti avvicini. Sempre di più. Sei li. Le nostre bocche si fissano per un istante. Un secondo dopo sono unite, di nuovo. Avevo dimenticato quanto travolgente fosse baciarti.
Non hai detto una parola fino a quel momento. Non parli. Mi fissi soltanto e leggo nei tuoi occhi l'amore sconfinato che provi per me.
Mi sento in colpa all'improvviso e abbasso lo sguardo. Te ne accorgi. E finalmente parli.
"Amore mio. Che succede?! Sono io. Sono tornato!"
"Io credevo che fossi morto!"
"Ma...ma...ma ho ora sono qui e non andrò più via. Te lo giuro!"
Alzo lentamente lo sguardo. Trovo il tuo. Ma sul tuo viso cè una nuova espressione. Paura.
"Ora potremo stare insieme!"
Fai una pausa che sembra lunga una vita. Sto piangendo di nuovo.
"Stiamo ancora insieme vero?!"
"Io...non so più niente!"
E mentre tento di tirar fuori le parole giuste, Daniel entra quasi senza fiato in casa. Improvvisamente si blocca e ti fissa.
"Mat!"
E in un istante capisci tutto. Il tuo sguardo è perso nel vuoto. Ti stacchi da me.
Non dici nulla, ti allontani solamente da noi.
Ti ritrovo in salotto, seduto sul nostro divano. Fuori il sole è appena sorto, pronto ad affrontare una nuova giornata. Una giornata di festa per molti. Ma forse per te, non lo è più.
Mi siedo sul divano anche io e poco dopo ci raggiunge anche Daniel.
"Mat, mi dispiace che tu debba saperlo cosi."
"Io ero in guerra a farmi uccidere e tu cosa facevi?! Ti prendevi cura dei mie interessi!"
"Ti credevamo morto ed eravamo disperati!"
Non riesco a parlare. Guardo il pavimento sotto i miei piedi che sembra aprirsi per inghiottirmi. Sprofondare laggiù, in quell'abisso chiamato vergogna. Si Mat. Mi sto vergognando.
Improvvisamente ti alzi. Vieni verso di me. Sembri seriamente arrabbiato. Cosi tanto che Daniel si mette tra di noi, ancora una volta. Ma non ti intimorisce. E con espressione risoluta gli sussurri: "Vorrei rimanere da solo un'ultima volta con lei!".
E siamo soli, dopo tanto tempo. Ma tutto è cambiato. Irrimediabilmente.
"Mat,mi dispiace!Io...", ma non mi dà il tempo di aggiungere altro. Mi guarda ancora. I suoi occhi blu ora sono tristi, imperlati da quel sottile velo di lacrime.
"E' l'amore per te che mi ha tenuto in vita. Mentre ero sott'acqua ho fatto un patto con Dio! Gli ho detto di essere stato un pazzo a lasciarti da sola per andare a fare l'eroe. Ho promesso che non avrei preteso nient'altro, solo poterti vedere ancora una volta. E vuoi saperlo?! N'è valsa la pena! Tu mi hai tenuto in vita, tu mi hai fatto tornare..." poi una pausa e ancora: "Terrò fede al mio patto senza pretendere nulla. Uscirò dalla tua vita, ma voglio solo sapere perchè, dimmi perchè!"
"Io volevo solo una famiglia, una casa e invecchiare insieme a te. Ma la vita non mi ha chiesto cosa volevo...ma credo che non guarderò mai più un tramonto senza pensare a te. Ti amerò per tutta la vita!".
"Vorrei vedere mia figlia ora."
E sali le scale, senza aggiungere altro. Mi hai già detto tutto.
Entri nella cameretta di Mary. Sta dormendo tranquilla, abbracciata al suo orsacchiotto. Le accarezzi i capelli. Le rimbocchi le coperte e scoppi a piangere.
"Bambina mia! Mi dispiace! Vorrei poter essere il padre che meriti! Ho fallito in tutto!".
Hai lasciato la porta socchiusa. Non l'ho fatto con cattiveria, ma ti ho ascoltato.
"Oh Dio!Perchè?! Perchè mi punisci ancora! Ale...perchè non mi ami più?!".
Piangi. Piangi senza riuscire più a fermarti.
Decido di lasciarti solo e tornare al piano di sotto. Danny intanto se n'è andato. Non so dove sia, e forse, neanche mi interessa. Non più. Rivederti ha creato scompiglio dentro di me e non so più cosa voglio. O forse si.
Poco dopo mi raggiungi in salotto. Sul viso porti ancora i segni di quelle milioni di lacrime appena versate. Ti avvicini a me, mi prendi le mani e, con voce rotta dai singhiozzi mi dici soltanto:
"Spero tu sia felice con Danny. E spero che lui sarà un ottimo padre per Mary. Io non sono riuscito in nessuna delle due cose. Ti amerò per sempre!"
Rimango immobile mentre vai verso la porta. Dentro la mia testa mille voci che mi parlano. Mille parole che cercano di smuovermi.
E nell'attimo che apri la porta sono dietro di te.
"Mat, aspetta!"
Ti volti e sono li che ti guardo.
"Non andare via!Mai più!"
Corri verso di me. Stai sorridendo. Mi stringi. Mi baci ancora una volta.
"No non me ne vado più!"
Qualche giorno dopo il ritorno di Mathias, quando le mie idee erano ormai ben chiare, presi la difficile decisione: avrei parlato a Danny.
Non fu facile spiegargli che, si gli volevo bene, ma non sarei mai stata capace di amarlo. Era stato semplicemente la ruota di scorta, l'appiglio in alto mare al quale aggrapparsi durante una tempesta per evitare di affogare.
Lui cercò di capirlo. All'iniziò rimase impassibile. Poi la sua rabbia esplose.
Mi mise le mani intorno al collo e strinse. Il fiato lentamente cominciò a mancarmi.
Urtai rovinosamente contro un tavolinetto sul quale era poggiato un vaso che cadde e si frantumò in mille pezzi.
Mathias, al piano di sopra, fu svegliato dal rumore dei cocci che si infrangevano. Corse a perdifiato giù per le scale.
La scena che si trovò di fronte fu terribile. Il suo migliore amico mi stava soffocando.
Senza pensarci gli si scagliò contro. Danny sciolse le mani dal mio collo. Caddi a terra ormai senza respiro, rossa in volto per l'enorme sforzo di restare cosciente.
Intanto Mathias e Danny si stavano picchiando.
Quando ebbero finito, Danny raccolse il suo orgoglio ferito e se ne andò, senza dire una parola.
"Amore, stai bene?!"
"Si, ma voglio stendermi!"
Rimasi abbastanza scioccata da ciò che era successo. Non tanto per la piccola rissa, ma perchè non avrei mai pensato che Danny, cosi dolce e apprensivo, potesse diventare cosi violento. Ero spaventata.
Col passare del tempo le cose andarono meglio. Venni a sapere da Katrina che Danny aveva raccolto le sue cose e se n'era andato dalla città, senza dire dove sarebbe andato.
Per me fu un sollievo saperlo lontano dalla mia vita. Temevo per la nostra incolumità. Ma ora le cose sarebbero andato solo che nel migliore dei modi.
Tra me e Mat andava a gonfie vele. Con Mary stava recuperando il tempo perduto. E tra di noi si riaccese la passione di un tempo.
Facevamo l'amore tutte le notti e, se c'era occasione, anche durante il giorno, mentre nostra figlia dormiva.
Cominciammo a pianificare il tanto sospirato matrimonio. Ci saremmo sposati in primavera. Una cerimonia intima con pochi ospiti in casa. Proprio come avevamo sempre desiderato.
Una mattina di pioggia scoprii di essere incinta. Eravamo felicissimi. Un altro figlio. La nostra famiglia si allargava. Non poteva esserci di meglio.
FINE QUINTA PARTE