Tv: Prison Break - Origami

Apr 13, 2010 22:01


Titolo: Origami
Serie: Prison Break
Rating: pg, gen
Pairings: accenni di MiSa, ma non di importanza rilevante
Warning(s): Spoiler per l’intera Season 2. unbetad.
Conteggio parole: 1022
Riassunto: C’era un tipo di piega che non gli riusciva quasi mai { Michael }


Origami

All’incrocio tra le ali e il collo del cigno c’era un tipo di piega che non gli riusciva quasi mai.
Laddove la carta si faceva più densa l’increspatura assumeva contorni irregolari e poi si chiudeva su se stessa, impedendo al disegno di formarsi così come avrebbe dovuto.
Le prime volte Michael aveva passato diversi minuti a riflettere sul perché di quel fenomeno. Sapeva in che modo l’origami andava composto: ne aveva ricostruito ogni passaggio, lasciando vagare la mente sulla manualità delle dita intangibili di Lincoln, soffermandosi sul fruscio leggero della cellulosa, realizzando nella fantasia i progetti della propria immaginazione. A nulla era servito quel sovrapporsi di esperienze diverse. La piega era sempre lì, errata e distante, quasi a prendersi gioco di lui. Ed era, se non una sconfitta, di certo un fatto non comune.
Michael schiudeva le labbra quando le linee dell’origami tornavano a intrecciarsi, cupe e insensibili, per formare un progetto che non gli interessava; faceva strisciare la lingua contro il palato e poi, alla vista di quel fallimento, alzava il braccio e gettava la carta in un angolo. Il cestino era sempre stato pieno nel periodo in cui stava organizzando il piano per salvare Lincoln da Fox River.
Aveva cominciato a pensarci di notte, nelle lunghe ore in cui il suo corpo si rifiutava di seguire i suoi ordini, ma la sua coscienza ancora rifiutava il sonno. Gli origami erano l’unica cosa che riuscisse a ricordargli il vero motivo delle proprie azioni e, con ogni probabilità, la ragione per cui non aveva mai ceduto alle impossibilità di riuscita. Il tatuaggio non era stato che uno sviluppo successivo: linee d’inchiostro e codici cifrati avvolti in un unico, dettagliato disegno divino. L’Arcangelo Michele che sconfigge il Male; la caduta dell’Ingiustizia, avvolta in un coro d’azioni prive di virtù e sature di malizia. Pretty Poison, English, Fitz, Percy, Bolshoi Booze. Era un umorismo al quale non voleva pensare; eppure, era molto più indistinto e distante di quanto avrebbe desiderato.
Sulla pelle non aveva che i segni di una speranza fallibile: il piano avrebbe dovuto essere adattato, perfezionato, forse ridimensionato. E quanto al margine d’errore, Michael si era concesso dei limiti fin troppo labili: le sue linee guida non erano che confini invisibili.
Linee, si ripeteva, che però dovevano essere conosciute nei minimi dettagli perché potessero essere modificate e quindi ricongiunte alle altre - così come le ali del cigno. Sarebbe stato impossibile trovare pace senza riuscire, almeno una volta, a evitare che le increspature si facessero gioco di lui e delle sue intenzioni. Lincoln, pensava, avrebbe saputo spiegargli dove stava sbagliando.
Ed era a quel punto che Michael si sentiva sommergere dalla rabbia e tornava ai suoi piani più oscuri, abbandonando la carta in brandelli incompiuti accanto al letto integro. Perché tra loro non c’erano mai stati rapporti gerarchici: un fratello minore e uno maggiore; qualcuno che crea problemi e l’altro che li risolve. Non era così facile e nemmeno così immediato. Persino Veronica non avrebbe potuto capire. Persino LJ non avrebbe potuto afferrare quella sfumatura.
C’erano solo lui e Lincoln; tutto il resto era inspiegabile.

Aveva imparato ad assecondare i desideri di quella falsa piega, a nasconderla dietro falsi ricami di fogli più leggeri e sottili; e alla fine, trascinato dagli eventi, aveva dimenticato le proprie illusioni. Decine di origami si erano formati tra la maestria delle sue dita, frutto di un’abilità o forse di un’abitudine, a cui si era costretto nel tempo.
C’erano delle scritte sul retro di quei nuovi disegni: simboli e preghiere che avrebbero potuto esprimere i suoi pensieri meglio di quanto le sue parole lo spingevano a comunicare.
Sara non sarebbe mai entrata a fare parte del piano se non fosse stato per quelle frasi invisibili; LJ sarebbe rimasto intrappolato in una ragnatela ordita per altri scopi; il mondo sarebbe rimasto saldo nelle proprie posizioni; e Michael stesso, coi suoi occhi di bambino, non avrebbe saputo pensare a una singola azione. Eppure eccolo a scavare più a fondo in quella rete di infinite possibilità: a cercare che la più probabile delle evenienze si realizzi con il minimo delle perdite.
Aveva prospettato la perdita della propria dignità, dei propri sforzi e della fiducia altrui se non in quella di Lincoln. Aveva atteso pazientemente che un nuovo imprevisto si presentasse sul suo cammino; pensato al modo in cui sfruttarlo nel modo più congeniale. E ogni singola apertura l’aveva tradito: uno dopo l’altro i suoi scopi si erano tramutati in coriandoli, frammenti scomposti d’inchiostro impossibili da recuperare.
Michael ora sospetta, da un tempo indefinito, che salvare Lincoln non sia stato che l’inizio della disgregazione del suo mondo interiore. Vede sangue sul corpo di Veronica, attorno agli occhi di Cherry e Westmoreland, nel petto freddo di David e Abruzzi. E teme, con una paura fin troppo razionale, che quell’odore finirà per macchiare una pelle diversa dalla propria.
Sogna Sara e LJ; Sucre e Lincoln; suo padre e le intenzioni di Kellerman e Mahone. Sente la colpa scivolargli in fondo alla gola e sa: sa e sospetta ancora, che non avrebbe potuto fare diversamente. Perché la verità che conosce è fin troppo profonda per abbandonarlo; non si tratta di un percorso rettilineo: è stampato sulla sua pelle, e non può ignorarlo.Così, quando impugna la pistola e si consegna alle autorità di Panama, non pensa a cosa sia giusto o sbagliato; non pensa alle grida di Sara o al perchè non dovrebbe amarla.
Michael è di carta e le sue pieghe sono un disegno impreciso.
La voce di Mahone, come un fantasma dagli occhi gelidi di rancore, scandisce le parole che lo accompagnano tra i corridoi bui di Sona: è il fruscio degli origami che gli ricorda che c’era sempre stata un’increspatura nascosta alla vista, sigillata con l’inchiostro.
Potrebbe provare a costruire un nuovo cigno, se solo le sue dita non fossero invase dal gelo; ma nel profondo sa che se la piega delle ali risulterebbe imprecisa. Perché Micheal non è mai stato bravo a costruire origami; e, in realtà, non potrebbe aspettarsi diversamente. Lincoln non gli aveva mai insegnato come costruirli.
“A volte succedono cose che sono semplicemente… fuori dal nostro controllo” [*]

A/N

[*] La famosa ‘Sometimes things happen that are just… out of our control’. Non ho idea di come questa frase sia stata (sarà?) tradotta nella versione italiana. Motivo: ho sentito la voce di Hayware (e le traduzioni dei suoi discorsi) e non ho avuto il coraggio di continuare.

Nota essenziale ed in tema:
Mahone = <3
Fine nota essenziale ed in tema.

Post originale @ iridania

1. fandom: tv, language: italian, 4. pairing: -, 6. type: oneshot, 2. tv: prison break, 0. fic, 3. character: michael scofield, 5. rating: pg

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