Venereverse - Derek parte 2

Jun 18, 2013 00:08


Cercare Venere nelle Notti d'Inverno

Derek (parte due)

L'appartamento di Kate è un piccolo bilocale non molto lontano da scuola. C'è un bar di fronte al portone e una farmacia in fondo alla strada. Derek non nota molto dell'arredamento, se non la lampada da tavolo che getta ombre scure sulla pelle di Kate e il tavolino basso dove il suo ginocchio sbatte quando Kate si piega in avanti per offrirgli una tazza di tè.

«Ti piace?», gli chiede lei.

Derek deglutisce, nervoso, e si asciuga i palmi nel tessuto dei jeans. «S-sì», mormora, prendendo un altro sorso. Si sforza di tenere lo sguardo lontano dalla scollatura di lei. Tenta di concentrarsi sul lobo del suo orecchio sinistro; sul colore dei suoi occhi; sul modo in cui le sue labbra s'increspano quando sorride. E poi sulle dita che gli accarezzano la coscia, salendo sempre più vicine al suo inguine.

Derek sobbalza. Non è più così convinto che parlare rientri per davvero nei programmi di Kate. Non ha alcuna obiezione in merito. O così crede finché l'aria sembra abbandonare la stanza tutta in una volta.

Kate gli posa una mano sulla fronte. «Va tutto bene, Derek?», si accerta, preoccupata. «Sei pallido».

Derek scuote la testa, vittima d'un improvviso quanto inaspettato attacco di vertigini. Non sta succedendo. No, no, no: non sta per vomitare sul pavimento tanto perché è nervoso e non sa letteralmente dove mettere le mani. «Posso... posso usare il bagno?», chiede, patetico.

Kate annuisce; questa volta c'è qualcosa di forzato nel suo sorriso. «Certo», permette comunque. Gli indica la porta sulla destra, accanto alla camera da letto. La sensazione di nausea aumenta.

Derek chiude a chiave e si lascia cadere in avanti, le braccia rigide lungo il bordo del lavandino. Incontra il proprio sguardo nello specchio, e non è sorpreso dai cerchi scuri che gli incorniciano gli occhi. Si scosta di lato, scosso dai brividi, e vomita una sostanza bluastra nel lavandino. Si sente meglio, una volta che il suo corpo si è liberato di quello strano intruglio.

Dopo che si è sforzato di bere l'acqua metallica del lavandino smette persino di tremare. Forse è solo colpa di qualcosa che ha mangiato per cena. Kate gli ha offerto dei sandwich assieme al tè, e lui li ha divorati senza nemmeno annusarli. Probabilmente erano pieni di roba verde.

Derek infila la testa sotto un getto d'acqua fredda e scuote il capo, irritato. Spera che Kate non lo giudichi un idiota, o che perlomeno non rida di lui come invece si meriterebbe. Non crede che sarebbe in grado di sopportare il colpo.

Sta ancora dandosi dell'idiota quando, chiuso il rubinetto, nota qualcosa di strano: persone che parlano in tono urgente, dall'altra parte della porta. Un rumore di vetri rotti, seguito dai familiari toni di una colluttazione. Derek si precipita in salotto, gli occhi che bruciano e gli artigli pronti di fronte al pericolo. La scena che si trova davanti lo riduce a una statua di sale.

Sua madre tiene Kate sospesa per la gola, la schiena contro il muro e i piedi che calciano l'aria. C'è del rosso, sugli artigli di sua madre: gocce scure che colano sul pavimento a intervalli irregolari. Il sangue non è di Kate; il coltello che ha lasciato la ferita sì.

«Mamma», azzarda Derek. Sbatte le palpebre, confuso, e sua madre stringe il polso di Kate in una quieta frattura di ossa. La lama cade a terra.

«Kate Argent», sibila sua madre, la voce piena di veleno. «Ti sei bevuto il cervello, Derek?», l’accusa, senza staccare gli occhi dal volto di Kate, che continua a sorridere, più divertita che altro.

«So che più grande di me, ma...»

«Credi che sia quello il problema?!»

Derek indietreggia, sempre più confuso. Alla sua sinistra, una risata maschile gli scivola addosso come una doccia d'acqua fredda. Peter è seduto su una delle poltrone, in parti uguali annoiato e divertito - e assolutamente all'erta, se la lunghezza dei suoi canini è di qualche indicazione. «Come al solito non hai afferrato il punto».

Derek sposta l'attenzione da Peter a sua madre. «Di che state parlando?», sbotta alla fine.

Peter sospira: «Kate non è Cappuccetto Rosso».

«Fa parte di una famiglia di cacciatori».

Derek raggela. «No», scuote la testa, «vi sbagliate. Lei non può...»

Peter ride. Raccoglie la tazza di tè dal tavolino e annusa. «Aconito», decreta. «Spero che tu non ne abbia bevuto troppo, nipote».

Derek si sente la testa leggera: «Solo qualche sorso», confessa.

«Abbastanza da crearti problemi, cuccioletto». La voce di Kate ha perso tutta la propria dolcezza: dove prima era mite e melodica, ora è carta vetrata e unghie che graffiano una lavagna.

Derek sbatte le palpebre, e per la prima volta nota con mente lucida lo stato dell'appartamento: pochi mobili dalla superficie usurata; scatoloni sigillati e ammassati contro le parete umide; nessun quadro e nessuna fotografia. «C'è qualcosa di sbagliato nel suo cuore», echeggia la voce di Stiles nella sua testa.

Derek sente le lacrime bagnargli le guance, ma è troppo sconvolto per nasconderle.

Kate fa schioccare la lingua: «Oh, ma non è adorabile?», provoca.

«Fa’ silenzio», ordina sua madre, assumendo la propria forma Beta. «Rivolgiti a lui un'altra volta e ti spezzo il collo, intesi?» Non è una minaccia a vuoto: Derek ne sente la gravità in ogni parola.

«Sappiamo entrambe che non puoi correre il rischio di uccidermi», Kate ghigna, sprezzante, ma la sua risata si spezza quando la madre di Derek rafforza la stretta contro la sua gola.

«Silenzio, ho detto».

Derek non rimane a vedere cosa succede dopo. Afferrata la propria giacca, si precipita fuori dall’appartamento come se fosse in fiamme. Voltato l'angolo, cade in ginocchio sull'asfalto e vomita per la seconda volta.

Kate non ha bisogno di essere presente perché la sua voce lo raggiunga, fredda e canzonatoria, tra i conati più violenti. «Ciao ciao, cuccioletto. È stato divertente giocare con te».

~ * ~

Laura gli mette una bottiglia d'acqua minerale sotto il naso.

Derek sputa un'ultima volta sul selciato e si pulisce la bocca con la manica della tuta. «Grazie», mormora.

Sua sorella ha l'aria sconvolta. «Derek...»

«Come facevi a saperlo?»

«Stiles», risponde lei, senza girarci attorno.

Derek prende un sorso d'acqua e sorride attorno al collo della bottiglia. «Il piccolo bastardo», commenta.

«Era solo preoccupato per te. E quando Peter ha scoperto che Kate è una Argent...», Laura si passa una mano tra i capelli. «Derek, quella donna ti avrebbe ucciso».

Derek ride. «No!», urla, isterico. «No. Avrebbe ucciso voi, Laura. E io le ho quasi dato quello che voleva!» Come aveva fatto ad essere così dannatamente stupido? E pensare che fino a pochi minuti fa si riteneva tanto migliore di Josh.

«Merda!» Derek si fionda verso l'albero più vicino, concentrando la propria rabbia in un pugno. L'impatto taglia in due il tronco. Derek si rompe la mano.

«Smettila di dare spettacolo», la voce di sua madre è uno schiocco di frusta nel vicolo deserto.

Derek raddrizza la schiena. «Mamma...»

«Non hai imparato niente stasera, Derek?», continua lei, senza prendere fiato. «Abbiamo nemici ovunque. Devi smettere di reagire senza prima riflettere. Quando tuo padre verrà a sapere cosa è successo...», la sua voce si perde in un singhiozzo strozzato.

Derek deglutisce e si massaggia le nocche ferite.

Qualche istante dopo, Peter li raggiunge. «Stavano pianificando di dar fuoco alla casa», li informa, allungando a sua madre uno spesso fascicolo. « Con noi dentro», specifica, come se la cosa non fosse abbastanza ovvia.

Derek si lascia sfuggire un mugolio di dolore. Sua madre chiude gli occhi: «Derek», lo chiama; e poi lo stringe in un abbraccio che sa di disperazione. «Idiota che non sei altro», sussurra contro la sua nuca.

Derek annuisce. «Mi dispiace», mormora tra i singhiozzi, «mi dispiace».

Sua madre scuote la testa e sorride in direzione di Peter. «Ho passato anni a darmi la colpa per quell'Omega, e invece...»

Peter sembra sul punto di dire qualcosa; poi cambia idea e sospira: «Dobbiamo andare, adesso. Nipote», lo avverte, «non hai davvero idea di quello che hai iniziato».

Derek si svincola dall'abbraccio di sua madre e annuisce. Sono quasi arrivati all’auto, quando Peter arresta d'improvviso il passo. «Elizabeth», dice, «Forse è meglio se tu e Laura andate avanti a parlare con Stephen».

Derek impallidisce: l’Alpha avrà tutte le ragioni di essere furioso. Sua madre si prende qualche secondo prima di montare dal lato del passeggero e lasciare le chiavi a Laura. Appena la loro auto è scomparsa oltre la prima curva, Peter mette una mano sulla spalla di Derek e lo costringe a seguirlo in direzione della foresta. «Che ne dici di un allenamento notturno? Hai l'aria di uno che ha bisogno di prendere a pugni qualcosa».

Derek esita. Peter fa schioccare la lingua: «E magari un hamburger e patatine fritte?», sorride.

Derek finisce per divorare da solo due interi menù (niente insalata, niente pomodori). Peter si accontenta di un milkshake.

~ * ~

Dire che suo padre non la prende bene è un eufemismo.

Stephen non grida né perde il controllo sulla sua forma umana; ma la freddezza con cui si rivolge a Derek è sufficiente a mettere in agitazione l'intero Branco.

La celebrazione per la Prima Luna di gennaio è annullata. Non ridimensionata. Non spostata in un altro territorio. Annullata. Non c'è motivo che Derek prenda parte a un rito che sigilli il suo passaggio all'età adulta dopo quanto è accaduto. Specie perché gli adulti non sono esenti dalla colpa. Ma, certo, gli errori di Derek vanno ben oltre questo. Il suo è un fallimento individuale, oltre che come membro del Branco.

Derek è sconvolto dal pensiero di poter essere cacciato; l'esilio non sarebbe una sentenza totalmente immeritata. Alla fine, però, suo padre decide solo per un allontanamento temporaneo: due giorni dopo aver scoperto la verità su Kate, Derek è in volo per il Wyoming.

I suoi nonni materni e suo zio sono contenti di riceverlo. Non gli fanno domande inopportune su Kate, Josh, o sulle ripercussioni che il suo comportamento ha avuto sulla sua famiglia, e Derek è grato della loro discrezione. I suoi nonni si sono ritagliati una vita tranquilla in un angolino di mondo dove, ormai, i cacciatori sono solo un lontano ricordo. Riaprire la ferita non sarebbe facile per nessuno.

Con sua sorpresa, Derek non è messo ai lavori forzati: gli unici compiti che gli sono affidati sono quelli di tenere in ordine la propria camera e lavare i piatti dopo cena. Nulla di diverso dal solito. Credeva che sarebbe emerso da quest'intera esperienza con una profonda sfiducia negli esseri umani e nelle loro vite troppo semplici; invece, per ora l'unica cosa che riesce a provare è un profondo rancore nei confronti di se stesso.

Non ci sono ragazzi della sua età da queste parti. Derek passa le giornate a esplorare i boschi assieme a suo nonno, a cucinare torte con sua nonna, o a bilanciare equazioni con l’aiuto di suo zio. Tutte cose che non ammetterà mai davanti ad anima viva, specie a Laura, Josh, o, Derek rabbrividisce, Stiles.

Le serate sono quiete. Dopo aver corso per ore tra i boschi, Derek si stende sul prato davanti casa a osservare le stelle. Il modo in cui il cielo sia uguale eppure diverso da quello di Beacon Hills lo sorprende ogni volta.

«Hai già trovato quello che cerchi?», indaga sua nonna, la notte dopo la Prima Luna di gennaio.

Derek sospira. «No», ammette. «Non ancora». Le sue dita si muovono rapide nell’aria vuota, tracciando i contorni di oggetti invisibili nel cielo d'inverno. Solo adesso Derek si rende conto di non conoscere il nome di nessuna costellazione. Questa improvvisa consapevolezza lo fa sentire piccolo e insignificante di fronte all’infinità dell'universo… pieno di un dolore di cui non sa come sbarazzarsi.

Sua nonna siede accanto a lui. «Un Omega non sopravvive da solo, Derek», gli ricorda, le iridi che brillano di un rosso profondo. «Quel che ti serve è chiedere aiuto».

Derek chiude gli occhi e annuisce. È esattamente quello che ha intenzione di fare.

~ * ~

Lo Sceriffo esita quando lo trova sulla soglia di casa. Non dice una parola mentre muove il suo sguardo lungo tutto il tuo corpo, come stesse cercando di determinare se è affetto da una malattia rara e contagiosa.

Derek sposta il peso da un piede all'altro, nervoso.

Lo Sceriffo gli dice di aspettare e sparisce all'interno dell'abitazione. Quando fa ritorno, i suoi occhi sono più dolci, e c'è una manciata di caramelle gommose nella sua mano sinistra. «È l'unica fonte di zucchero che Stiles mi ha dato il permesso di tenere in giro», confessa.

Derek caccia indietro un singhiozzo, e lo Sceriffo lo stringe in un abbraccio. «Bentornato», gli sussurra all’orecchio, prima di dargli una spinta in direzione della cucina.

Derek trova Stiles seduto nel giardino sul retro, avvolto in una giacca troppo grande per lui. C'è un leggero alone scuro nel selciato accanto al suo piede sinistro: un ricordo dell'attacco dell'Omega.

«Perché volevi che fossi io a insegnarti come portare via il dolore?»

In risposta, Derek riceve un'ormai familiare scrollatina di spalle; ma, con suo stupore, questa volta Stiles decide di non ignorare completamente la domanda. «Perché sei tu che riuscivi a calmare i miei di panico dopo che mamma...». La frase cade nel vuoto. «Pensavo che se qualcuno era in grado di capire, quello saresti stato tu».

Derek azzarda un altro passo in avanti. «Mi dispiace», esplicita. «Mi sono comportato male».

Stiles solleva lo sguardo ed emette una specie di grugnito. «Scott dice che ti sei comportato come una testa a padella».

Derek solleva un sopracciglio. «Scott sa cosa è successo?» Non sa perché, ma il pensiero che Scott McCall, tra tutti, sia al corrente di dove la sua stupidità possa arrivare lo rende tremendamente nervoso.

Stiles accenna un mezzo sorriso. «No», nega. «Solo che ti sei comportato come una testa a padella. E come un ipocrita», aggiunge, con una punta di stizza.

«Be’, Scott ha ragione. Specie riguardo alla parte dell'ipocrita», ammette Derek, non più tanto sicuro che gli insulti in sua direzione siano stati coniati da Scott.

Siede sul selciato accanto a Stiles, le ginocchia al petto e l'attenzione tutta concentrata sulle punte delle sue scarpe da ginnastica. «Stiles, quello che intendevo dire quella sera con Kate è... complicato. Io e te non siamo fratelli, non per davvero», ragiona. Nota Stiles stringersi di più nella sua giacca troppo grande e si sforza di continuare. «Ma... tu fai comunque parte della famiglia, ok? Sei parte del Branco. Forse anche più di quanto io lo sarò mai».

C’è una pausa in cui l'unico rumore che ha importanza è il battito del cuore di Stiles, rapido come quello d'un coniglio.

«Chiedimi scusa di nuovo».

Derek sbatte le palpebre, confuso. «Cosa?»

Stiles si libera della giacca, mette una mano sul petto di Derek, e lo costringe a sdraiarsi sul selciato. «Chiedimi scusa di nuovo», ripete. Gli appoggia l'orecchio contro la gabbia toracica, là dove meglio può sentire il battito del suo cuore.

Derek gonfia i polmoni: «Sono un idiota e avrei dovuto darti ascolto e la mia testa non è a padella ma avrei dovuto darti retta comunque perché è così che le cose dovrebbero funzionare», dice, tutto in un fiato. E se Stiles non trova bugie nella sua ammissione è perché non ce n'è nessuna. «Soddisfatto?», chiede.

Stiles solleva la testa dal suo petto e sogghigna. «Dipende. La Luna di gennaio è passata. Ora hai tempo per insegnarmi come portare via il dolore?»

Derek solleva l'indice destro: «A una condizione».

«Quale?», chiede Stiles, sospettoso.

«Che tu m'insegni la stessa cosa».

«Uh?»

Derek puntella i gomiti al suolo e alza lo sguardo verso l’alto. «Non ho mai capito quale di tutte quelle luci lassù in cima dovrebbe essere Venere».

Stiles rimane a bocca aperta. Intuita l'entità della sua richiesta, s'illumina come un albero di Natale e inizia a indicargli la posizione di tutte le costellazioni che conosce, senza un ordine o una logica apparente. Poi, Derek non sa bene come, si lancia in una dissertazione sulla storia della circoncisione maschile.

«Ha rilevanza storica!», urla lo Sceriffo dalla cucina. Stiles mette il broncio e prosegue imperterrito nella sua lunga tirata.

Derek non riesce a impedirselo: sorride; e in quell'istante, senza nemmeno rendersene conto, comincia a guarire dalle ferite che i baci di Kate Argent gli hanno lasciato.

Masterpost

Gretchel || Derek || Dylan || Ogen Stiles
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