[fic] [cappuccetto rosso] [nc17] Perrault

Dec 27, 2012 22:05


autore: iridania
fandom: Cappuccetto Rosso
rating: NC-17
pg/pair: Cappuccetto Rosso/Lupo
spoiler: ...mi sento di dire di no
note: scritta per il p0rn fest di fanfic_italia - Prompt: Lontano dal Sentiero.
warn: oltre al p0rn c'è anche un plot. Cosa ancor più vergognosa, il p0rn è funzionale al plot.
summary:
Fantasy AU
«Malvagità come quella dell'Avversario non può essere creata. Solo portata alla luce».


Perrault

I Lupi del Nord pattugliano il Sentiero delle Montagne. Traghettano i passeggeri da un lato all'altro del fiume e li scortano di villaggio in villaggio durante le notti di luna.
Non c'è nulla che incuta timore nei loro cuori: ferro e fuoco sono loro alleati. Con le loro spade aguzze e le loro maschere mostruose danno la caccia agli orrori in agguato nella foresta e consegnano alla morte quelli che hanno trovato rifugio nei cespugli.
Di ferro e fuoco è tinta anche questa notte, la settima dacché la Capitale è caduta. I sopravvissuti hanno cominciato a migrare dagli orrori a cui hanno assistito, cercando nuova vita nei piccoli villaggi a ovest del fiume.
Il vento libera la luna dalla sua prigione nebbiosa, e una barca solitaria compare sull'acqua quieta. A bordo, due uomini e una donna dal cappuccio scarlatto.
Lui è solo ad attenderli. Gli altri hanno abbandonando il molo per rincorrere gli ululati provenienti da sud, lasciandolo in attesa dei viandanti. Ma l'ultima barca avrebbe dovuto arrivare ore fa, prima che la notte giungesse al suo culmine. L'unico motivo per cui lui non ha abbandonato il punto d'attracco è il giuramento che lo lega al Nord - e la speranza che i traghettatori siano sfuggiti alla Maledizione.
«Siete in ritardo», rimprovera i nuovi arrivati.
Il primo uomo scende dalla barca e aiuta la donna a conquistare il suolo. «Perrault», mormora con voce roca.
Il nome dell'Avversario gli gela il sangue nelle vene: Perrault, Flagello delle Montagne.
«I suoi erano in agguato all'attracco est».
«Abbiamo avvistato due roghi, più a sud, mentre attraversavamo», aggiunge il secondo uomo. «I tuoi compagni non faranno ritorno».
Lui si aggiusta la maschera sul viso. L'impronta dei canini gli penetra nei polpastrelli e ferisce la carne. La donna abbassa lo sguardo e si ritrae, forse turbata alla vista di nuovo sangue.
«Vi chiedo perdono, Signora», cerca la sua approvazione. «I lupi hanno rubato i miei pensieri al punto di rendermi uno di loro».
La donna scuote il capo. «Conosco i lupi. Essi non cercano mai perdono per le azioni che commettono».
Lui annuisce. «Forse, allora, la Maledizione può essere sconfitta». È questo, in fondo, il voto che ha preso: sostituire l'uomo all'animale che tutto distrugge.
«Certo», riprende il primo uomo, «basta che le nostre spade rimangano sempre affilate».
I traghettatori reclamano il proprio carico di viveri e salpano da lì a pochi minuti, restii a lasciarsi alle spalle il resto della loro Compagnia. «Dobbiamo assicurare un passaggio sull'altra sponda, o l'est del fiume sarà perduto». Salutano lui con un cenno del capo e la donna in rosso con un breve inchino. Poi cominciano la traversata.
Appena la nebbia ha inghiottito la barca, un coro d'ululati si leva nel buio.
La donna solleva lo sguardo. «Non sopravviveranno alla notte», commenta con voce ferma.
Lui si assicura le armi alla cinta. «Noi lo faremo».
«Forse. Ma non senza cambiare».
«Cambiare? No. Non con la protezione dei Lupi del Nord».
Il villaggio più vicino è meno di due ore di marcia dal fiume. Qui la strada è dritta e libera dai pericoli, resa sicura dalle pattuglie che la percorrono alla ricerca dei Solitari esploratori inviati da Perrault.
La donna è quieta, al suo fianco: procede a passo lento ma regolare, le mani strette attorno ai gomiti alla ricerca di calore. Ha negli occhi la stessa luce opaca che possiede ogni rifugiato e li rende allerta e sempre pronti alla fuga.
Lui è taciturno, durante i primi minuti - poi, gli ululati cominciano a rincorrersi nel silenzio degli alberi. La donna si stringe più vicina a lui, cercando il conforto offerto dalla sua stretta, mentre insegue con le mani l'ombra del suo mantello.
Allora cominciano a parlare: parole spezzate dal fruscio del vento che ben presto s'insinuano negli angoli bui del sentiero. Non fanno osservazioni sui piani dell'Avversario, né pronunciano ancora il suo nome, nella paura di nutrire la Maledizione.
Lui decide così di rivelare alla viaggiatrice come ha ricevuto la propria maschera. Era accaduto il giorno del suo tredicesimo compleanno, dopo che aveva infilzato una lancia nello stomaco di un grosso lupo grigio dagli occhi di fuoco. «Una creatura famelica. Lo vidi divorare mia sorella e persi la ragione».
La donna annuisce. «Conosco questa storia. Il grande lupo bianco che ha decimato decine di villaggi», la sua voce è calda, nell'aria della notte. «Il Mietitore, lo chiamavano. Secondo la leggenda fu lui a plasmare l'Avversario nel mostro che è diventato. Ma voi non siete d'accordo», si ritrae, notando il disappunto di lui.
«Malvagità come quella dell'Avversario non può essere creata. Solo portata alla luce».
La donna gli sorride, indulgente. «Suppongo sia una valida opinione». Le nuvole del suo respiro si disperdono nell'aria e gli accarezzano la pelle.
Lui tenta di distrarsi dai ricordi del lupo bianco e dall'eccitazione che gli cresce nel petto. «E voi, Signora? Voi avete mai ucciso una delle Bestie del Nord?»
Le labbra di lei s'increspano verso l'alto, allora: un sorriso tinto di un sadico piacere. «Persi la mia famiglia quando ero ancora molto piccola. Rimasi solo io. Ma sono cresciuta ora. Sono venuta al Nord per cercare un nuovo inizio».
Lui arresta il passo: ecco confermato ciò che sospettava. «Volete diventare un Lupo, dunque».
Lei tira indietro il cappuccio. «Qual è vostro nome?», domanda, invece di rispondere.
«Sapete che non ne ho uno. Vi ho rinunciato nel momento in cui ho scelto la maschera».
Lei ride. «In tal caso, ti chiamerò Lupo e non me ne preoccuperò più. Tu, in cambio, puoi chiamarmi Charline».
Lupo annuisce, e Charline lo prende per mano e lo guida più lontano, lungo il sentiero.
Continuano a parlare. Le condensa dei loro respiri si fonde nella notte più scura, e lui si perde nell'inseguirne il calore.
Le labbra di Charline discendono sulle sue e lo catturano in un bacio a lungo atteso. Lupo la spinge contro il tronco d'un pino: accarezza la curva dei suoi seni e cerca la linea delle sue vesti. Muove le dita in quel luogo caldo finché i suoi polpastrelli non sono umidi e saturi di lei. Allora affonda la mano più in profondità, finché Charline non geme e inarca la schiena.
Lupo si ritrae: getta le armi che ha appese alla vita e si libera del proprio mantello. Si disfa anche di quello di lei: ne sgancia la spilla e lo guarda scivolare a terra con sguardo vorace, rosso e volgare tra le cosce nude di lei.
Charline s'inginocchia sul prato, pronta ad accoglierlo. Ma quando le dita di Lupo arrivano ai suoi bottoni, lei ne rifugge il tocco. Lui esita un istante: gioca con l'asola che tende il tessuto tra i seni e cerca nuova approvazione con lo sguardo. Charline gli prende il volto tra le mani e annuisce.
Lupo la scopre piena di cicatrici: strisce bianche e rosse che brillano del riflesso della luna piena.
Charline si scioglie le trecce, e i lunghi capelli corvini scivolano a coprirle i seni. «Sopravvivere ha un prezzo», ammette, timida, guidando la mano di Lupo sui suoi fianchi morbidi. C'è il segno di un morso su quello sinistro: impronte di denti affondati nella carne fino a scalfire le ossa. Lupo ne traccia i contorni con reverenza: dalla più piccola, nascosta nel solco d'una sottile smagliatura, alla più grande, presso un ombelico che è dolce alla sua lingua.
Charline si lecca le labbra, impaziente. Divertito, Lupo lascia che lei lo spinga al suolo e si metta a cavalcioni sopra di lui, nuda.
Charline solletica il suo membro attraverso il tessuto dei pantaloni, sale a sbottonargli la cintura, e gli solleva la camicia. È soddisfatta alla vista dei segni che gli decorano il petto, tra le costole e attorno ai capezzoli: profondi, ma non abbastanza da infettarlo col veleno dell'Avversario.
Charline lecca le cicatrici una a una con la sua lingua agile e svelta. Rincorre con le unghie la traccia d'umidità che la sua bocca nutre e apre nuove ferite con graffi nervosi.
Lupo trasalisce. L'odore del sangue gli arriva alle narici e gli fa desiderare di più e con più insistenza.
Le mani di Charline si muovono verso la maschera. Allarmato, lui inverte le loro posizioni con un violento colpo di reni. Blocca i polsi di Charline sopra la sua testa. «No», avverte, roco, contro il suo collo esposto. Sente il sangue di Charline pulsare dove le sue labbra le sfiorano la pelle. L'odore di sudore è forte nell'aria.
Charline annuisce, e Lupo le libera di nuovo le mani. Scende a baciarle il naso, i capezzoli, il delizioso ombelico - e poi ancora più giù, a tormentare quel punto che porta Charline ad affondare le dita nei suoi capelli e tirare.
Fango ed erba umida si mischiano sui loro corpi: i mantelli una protezione insufficiente dal tappeto di foglie della foresta.
Charline ansima sotto di lui, e le nuvole del suo respiro si fanno più bianche e più dense. Lupo le offre due dita. Lei ne gusta il sapore con la punta della lingua prima d'inghiottirle, famelica.
Dietro i confini della maschera, gli occhi di Lupo si dilatano e i suoi pantaloni si fanno più stretti. Afferra Charline per i fianchi, impaziente, e la guida sopra di sé.
Crede di sentire un distante ululato provenire dalla parte del fiume, ma ogni sua preoccupazione viene inghiottita da un buco nero di lussuria. Charline si muove contro di lui, sempre alla ricerca del suo sguardo - sempre alla ricerca d'un contatto che Lupo non può più rifiutare. Una spinta, due,… Lupo getta la testa all'indietro.
La Luna lo saluta da dietro una corona di rami secchi.
Charline ride, e Lupo incontra le sue spinte e smarrisce ogni senso del tempo, febbricitante. Sente i muscoli di lei contrarsi attorno al proprio membro, e il calore diventa troppo intenso da sopportare. Si abbandona al vuoto. E, nel momento stesso in cui il suo seme si sparge nel ventre di lei, Charline si lancia in avanti e affonda i denti nel suo collo. Sono canini aguzzi, di bestia selvaggia, che gli rubano il respiro e gli rammolliscono i muscoli.
Il sangue prende a scorrere, impietoso e metallico, lungo la linea del suo collo. Charline continua a muoversi attorno a lui, le cosce tese e gli occhi tinti di un rosso profondo.
Nell'istante in cui anche lei cede al piacere, Lupo ha un pensiero improvviso. Il pensiero che, forse, quel mantello rosso è tinto del sangue di tutti i Lupi che ha incontrato.
«No, solo del tuo». Charline sorride nell'incavo del suo collo e prende a leccare le sue ferite. «Il Mietitore si portò via tutto, nei villaggi del Nord: persino il resto del suo Branco finì per soccombere alla sua fame», mormora, estasiata. «Ma prima d'incontrare la morte il lupo bianco s'innamorò di una bambina e le donò il potere di plasmare il mondo. Designò per lei un nuovo Compagno».
Lupo si solleva sui gomiti, sconvolto.
Charline si china in avanti, e questa volta lui non pone obiezioni quando le mani di lei prendono possesso della sua maschera. L'aria della notte è fredda, contro il suo viso nudo.
Charline sorride e appoggia la propria fronte contro la sua. Traccia le cicatrici di Lupo con la punta delle unghie e geme quando i capezzoli di lui s'irrigidiscono sotto le sue attenzioni. «Ti ho cercato a lungo, fratello mio. Puoi darmi un nuovo inizio?»
Lupo sente il proprio membro tornare a farsi rigido, dentro di lei. Getta Charline in avanti, sul suolo umido, lontano da dove i loro mantelli giacciono ancora. Un balzo, ed è di nuovo sopra di lei.
«Ho giurato fedeltà ai lupi del nord, Charline Perrault», ringhia, minaccioso. «È tempo di pagare il mio debito», dice, prima di perdersi di nuovo.
In lontananza, i villaggi bruciano all'ombra del fiume e i lupi ululano la propria vittoria. Alle prime luci dell'alba, Lupo si unisce a loro in un cammino lontano dal Sentiero.

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5. rating: nc17, 4. pairing: altro f/m, 1. fandom: altro, language: italian, 6. type: oneshot, 0. fic, 6. type: challenge

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