[fic] [teen wolf] [R] uroburo

Dec 19, 2012 23:56


OBLIGATORY TIME-TRAVEL FIC

fandom: Teen Wolf (2011)
rating: R
pg/pair: Lydia/Peter
disclaimer: not mine :(
spoiler: seconda stagione
note: AU, time travel
teaser:
Lydia Martin è irrilevante agli occhi della Storia.


Uroburo

È uno dei suoi incantesimi preferiti: sale, acqua, petali di strozzalupo e il gioco è fatto. Più semplice di una molotov casalinga. Lydia ha avuto più problemi con l'impasto della sua ultima torta di compleanno.

Ma questa volta qualcosa va storto.

È appena entrata nel cerchio che Stiles ha tracciato quando la prima freccia vola sopra le loro teste. I lupi di preparano allo scontro, artigli e zanne che si allungano nel buio.

Il fischio di un secondo dardo le scivola accanto all'orecchio. Lydia solleva la testa e si scosta appena in tempo per evitare a un terzo proiettile d’infilzarsi nelle sue Brian Atwood. «Sto bene», rassicura gli altri.

Stiles le rivolge uno sguardo interrogativo, ma lei scuote la testa e gli fa cenno di continuare. Il Branco le si stringe più vicino.

Mentre i primi cacciatori emergono dai loro nascondigli, Lydia inizia a recitare l’incantesimo. Conosce le parole alla perfezione, ma presta più cura del solito a non incespicare nelle intricate coniugazioni del latino. È allora che accade.

Derek getta Stiles a terra per impedire che una freccia si conficchi nel collo dell'altro. Jackson e Allison abbandonano le proprie posizioni; si parano di fronte a Lydia e aprono una breccia nelle loro difese. In quel frangente, qualcosa colpisce Peter allo schiena, facendogli perdere l’equilibrio.

Un grido di sorpresa. Peter solleva il capo, gli occhi sgranati. I loro sguardi s'incrociano, e Lydia non riesce a impedirselo: fa un passo indietro.

Il suo tacco rompe il cerchio nello stesso istante in cui gli artigli di Peter ne sfiorano il perimetro all'estremità opposta.

-

C'è fango sulle sue ginocchia e foglie secche nella sua scollatura. La sua gonna è lacera e i suoi stivaletti umidi fino alle caviglie. Lydia si libera i capelli dall'indesiderata presenza di alcuni rametti e si alza da terra.

Il cerchio di sale è ancora lì ai suoi piedi, assieme a quel particolare odore di aconito al quale è ormai abituata. Qualcosa, però, è cambiato; gli alberi della radura non erano disposti in questo modo prima che lei perdesse i sensi.

Lydia solleva il naso al cielo. A giudicare dalla posizione del sole, devono essere di poco passate le nove del mattino. Il che le dà, quanto?... sette, otto ore di blackout al massimo.

Lydia muove i palmi lungo le braccia nel tentativo di scuotere il freddo dal corpo. La condensa del suo respiro continua a manifestarsi, imperterrita, sotto forma di una nuvoletta bianca e grigia.

Non ha amato i boschi di Beacon Hills, con i suoi sentierini stretti e i dirupi improvvisi - niente di essi andava d’accordo coi suoi sandali primaverili e ai suoi abiti di seta. E dopo che i trucchi di Peter l'hanno costretta a vagare confusa tra gli alberi... Lydia deglutisce e fa un passo al di fuori dal cerchio. Quando nulla dà segno di muoversi nel sottobosco, comincia a marciare in quella che indovina essere la direzione di Casa Hale.

Non c'è nessuno nei dintorni: non Jackson con un ghigno di finta indifferenza; non Stiles pronto ad accoglierla con una coperta e una cioccolata calda. Lydia si costringe a non pensare alla lista di ragioni per cui il Branco non l'ha ancora trovata. Invece, riflette sugli eventi della notte precedente.

In che modo un semplice incantesimo di protezione abbia potuto mutare in uno di teletrasporto Lydia lo ignora. O meglio: non lo sa ancora. Perché questa è la prima cosa che ha intenzione di scoprire non appena si sarà fatta una doccia. Forse, se la risposta le interesserà abbastanza, potrebbe persino rinunciare a vincere la Medaglia Fields e optare per un Premio Nobel per la Fisica.

Nel frattempo, Derek le deve un nuovo paio di scarpe. No: un nuovo guardaroba. Lydia ha già sacrificato troppi vestiti per colpa di- Si ferma di colpo, le Brian Atwood sprofondate nel fango morbido. Le ginocchia le cedono, e Lydia deve appoggiarsi a un albero per non cadere a terra.

Casa Hale non è più il guscio carbonizzato in cui ha messo piede solo poche ore prima. Il suo aspetto è più simile a quello che Peter le ha mostrato nei suoi ricordi: una villa ben tenuta, dai muri bianchi e le ampie finestre luminose.

Lydia si passa una mano tra i capelli e conta da 100 fino a 0. La cosa non serve a calmarla.

Se riuscirà mai a venire a capo di questa storia (ed è scontato che ci riuscirà, perché lei è Lydia Martin e Lydia Martin è una dea), una cosa è sicura: vuole la Medaglia Fields e un Premio Nobel per la Fisica.

Ha appena viaggiato di almeno 10 anni indietro nel tempo.

-

Lydia siede sul materasso umido di un motel di terza categoria e fissa la data stampata sul giornale finché non c'è più luce a sufficienza per farlo.

È il 1993. La lampada sul comodino non funziona, la ventola del bagno sibila, e le assi di legno scricchiolano sotto i suoi piedi nudi. Lydia si fa la doccia al buio, piacevolmente sorpresa dall’acqua tiepida che abita le tubature.

Quando torna in camera il calorifero è ancora gelido e qualcuno, dall'altra parte del muro, sta mettendo a dura prova le molle e la testata del letto.

Lydia s'infila sotto le coperte e affronta le macchie di muffa sul soffitto con espressione risoluta.
Non ha soldi né documenti; nessun amico da contattare, visto che metà di loro non è ancora nata e l’altra metà porta ancora il pannolino.

La clinica veterinaria è un club di scacchi e Deaton non è listato in nessuno degli elenchi telefonici su cui lei è riuscita a mettere le mani. Anche se avesse i mezzi per rintracciarlo, non è sicura di cosa sarebbe disposta a dirgli: non c'è alcuna garanzia che un Deaton di venti anni più giovane sia la stessa persona che lei conosce nel futuro. Lydia ha origliato abbastanza conversazioni tra lui e il padre di Allison che non la rassicurano molto su questo punto. Quanto agli Hale, non sa nemmeno da dove cominciare: avvicinarli, starne alla larga, spiarli…?

Lydia impreca nel cuscino troppo sottile. Forse avrà un'idea migliore su come comportarsi quando avrà scoperto qualcosa in più sull'incantesimo che l'ha catapultata qui - ma prima di tutto: soldi.

Lydia trova lavoro in una piccola libreria che vende manuali di medicina alternativa ed enciclopedie wicca. Il proprietario non si cura della sua mancanza di trucco o dello stato ignobile dei suoi capelli: gli piacciono gli spiriti liberi, dice quando la assume.

Le ore e la paga non sono le migliori, ma consentono a Lydia di perseguire i propri scopi. Divide il tempo tra il leggere vecchi libri stipati nel retro del negozio (i rari che pensa essere affidabili) e il tenere sotto controllo quanto avviene nei dintorni di Casa Hale. Nulla d’insolito, a dire il vero: solo una famiglia normale che fa cose da famiglie normali.

Lydia sospira: deve affrettarsi a trovare una soluzione. Dubita che gli idioti del Branco sopravvivranno a lungo senza di lei. E non vuole nemmeno immaginare cosa Stiles sarebbe disposto a fare, pur di riaverla indietro.

-

Contro ogni aspettativa, il Branco la trova dopo due settimane. Solo che non si tratta del suo Branco.

-

Lydia sta canticchiando tra sé il motivetto di una canzone che non uscirà ancora per un’altra decina danni. Ha due grossi scatoloni vuoti bilanciati sulle mani e un ampio sorriso stampato sul volto: oggi dirà finalmente addio allo squallido motel a ore in favore del più rinomato bed and breakfast nel centro dalla città. Non credeva sarebbe mai stata tanto contenta di dover pagare extra per un bagno privato e asciugamani puliti ogni settimana.

«You can save me from the man that I've become». Apre la porta con un calcio e accende le luci con un colpo d'anca.

Ha appena cominciato a intonare il ritornello di Shape of My Heart quando qualcuno l'afferra per il gomito e la getta sul letto a faccia in giù. Gli scatoloni cadono sul pavimento con un tonfo sordo.

Lydia sente la porta venire chiusa a chiave, e prima che possa reagire, due mani le bloccano i polsi dietro la schiena. Lotta alla cieca contro il suo aggressore, senza gridare e senza sprecare fiato, perché sa che dove si trovano le sue richieste d'aiuto verranno ignorate. Poi, d’improvviso, un pensiero: Lydia conosce queste mani. Il suo corpo si rilassa all’istante, e lei si volta a fatica, il battito cardiaco ancora irregolare.

Peter ha sedici anni, forse diciassette. Ha la frangia che gli cade sulla fronte in una curva scomposta e gli occhi chiari e liberi dal buio. È identico in ogni particolare al ragazzo che le ha offerto un fiore d'aconito nel giardino di casa.

Lydia è scossa da un brivido; ma non si tratta che d'un istante di debolezza: il momento successivo la sua mente è già al lavoro a ricordarle le differenze. Questo Peter è estraneo alla malizia e all'inganno propri della sua controparte. Questo Peter non è sopravvissuto a un inferno di fuoco e non ha perso se stesso nella ricerca di una vendetta mai ottenibile. Questo Peter Lydia non ha ragione di odiare.

«Non sei un cacciatore», osserva lui, annusandole il collo.

«No».

«Hai un odore strano».

Lydia fa una smorfia offesa, ma prima che possa replicare, Peter fa qualcosa di inaspettato: le libera i polsi e fa un passo indietro. «Perché stai spiando la mia famiglia?»

Lei solleva il mento. «Non vi sto spiando», dice. «E, tanto per la cronaca, non c’è niente che non vada nel mio odore».

Peter inarca un sopracciglio. «Che ci fai a Beacon Hills, allora?»

Lydia si porta una ciocca di capelli dietro l’orecchio e comincia a raccontare.

-

Lydia mente, e ogni bugia la porta un po' più vicina a casa.

Dice di aver perso il suo Branco in un'imboscata alcune settimane prima, mentre erano in viaggio verso la Florida, e di non avere una casa a cui tornare. Si tiene quanto più vicina alla verità le è possibile e, dettaglio dopo dettaglio, crea una vita che si accordi al suo nuovo nome (Delgrado, in prestito dalla madre di Scott) e al suo nuovo taglio di capelli (un caschetto, perché trova non vi sia momento migliore per fare questo specifico esperimento).

Se gli Hale notano qualcosa di insolito nel battito del suo cuore decidono di ignorarlo. O forse lo attribuiscono alla sua peculiare condizione: Peter non è l'unico a fare commenti in merito al suo odore. Nel vederla, l'edizione in formato ridotto di Derek s'infila il pugno in bocca e dichiara, tutta occhioni umidi e guance rosate: «La signorina Lywia sa di aria».

Aria . Quella cosa invisibile che non si può afferrare. Vuoto e vento e tutto ciò che è vano. Derek (quello adulto) non ha mai accennato a nulla di simile in passato. Né l’ha fatto nessun altro del Branco - incluso Scott, che ha l’istinto di sopravvivenza di un piccione ubriaco.

Lydia arriva alla rapida conclusione che questa alterazione deve essere correlata al suo dislocamento temporale: un modo che l'universo ha di tenere traccia delle anomalie. È il suo punto di partenza, quello che tutti i trattati di fisica e di religione della libreria hanno mancato di suggerirle.

-

Lo stesso pomeriggio in cui Peter la confronta, Lydia lascia la sua piccola stanza di motel e si trasferisce nella camera degli ospiti di Casa Hale. Comincia a lavorare su fogli e schermi cartacei, e ben presto lo spazio non è più sufficiente.

La madre di Derek le mette a disposizione il suo seminterrato e, entro la fine del primo mese, accanto a bauli pieni di cantine e lucchetti spuntano cinque lavagne fitte di equazioni differenziali e simboli matematici.

Lydia lavora almeno nove ore al giorno, ogni giorno, con come unica compagnia pesanti manuali di analisi matematica, chimica, e tutti i volumi di magia su cui riesce a mettere le mani.

Un anno più tardi, non è più vicina alla soluzione di quando aveva cominciato.

-

Lydia siede sulle scale della cantina, gessetto alla mano, e rilegge all'infinito quelle stringhe di numeri ed elementi di cui non riesce a venire a capo.

Ogni volta che crede di aver risolto parte del sistema, una nuova variabile entra in gioco e vanifica ogni precedente operazione. È una cascata di esponenti e radici quadrate: un vortice di oscura curvatura e un tunnel d’infinite dimensioni di cui lei non riesce a identificare la funzione relativa.

Peter le siede accanto. «Prima o poi la risolverai».

Lydia gioca con la chiave che porta ancora appesa al collo. «Non sai nemmeno che cosa sto cercando di risolvere».

«No, ma deve essere qualcosa di importante. Non hai detto a mia sorella di voler vincere il Premio Nobel per la Matematica o roba simile…?»

Lydia ride e, d'un tratto, l'immagine di Stiles le riaffiora alla mente. Stiles, che non è mai apparso per magia in un cerchio di luce, determinato a riportarla a casa.

Lydia si concentra sulla punta delle proprie scarpe: ciabatte che ha comprato al mercato, invece che in una boutique specializzata. La suola destra è consumata dalle ore che ha speso a batterla contro il pavimento. «La Medaglia Fields», dice. «Non c'è un premio Nobel per la Matematica. Quel che voglio è una Medaglia Fields».

Peter inclina la testa di lato. «E pensi davvero di poterla vincere?»

«Astieniti dal fare domande stupide».

Lui sorride. «Così Lydia Delgrado non è solo bella. È anche intelligente».

Lydia stringe il gessetto nella mano fino a farne polvere. «Già», dice, e fugge in cucina ad aiutare Laura a fare i compiti.

Peter non la segue.

-

Lydia aveva un piano. Era un ottimo piano.

Il piano prevedeva sopravvivere fino al diploma, entrare in una università della Ivy League, sposare Jackson Whittemore, e vincere la Medaglia Fields. Tutto prima dei 27 anni.

Quello che Lydia non aveva previsto era vivere in prima persona gli incubi di Derek Hale.

E cosa, esattamente, Lydia sapeva degli Hale prima che un cerchio di sale la facesse tornare indietro nel tempo? Abbastanza da temere il futuro ma non a sufficienza da costruirne uno diverso.

Lydia ha tentato, una volta, ad accennare la verità ai genitori di Derek, ma le parole le erano morte sulla punta della lingua. Un fonema, due al massimo: non aveva osato proseguire oltre, schiacciata dalla paura di quanto avrebbe potuto accadere. La chiave per distruggere l'universo era in suo possesso e lei l'aveva nascosta nel cassetto della scrivania, assieme a quella della casa di Jackson.

Lydia non ha mai voluto essere salvata, prima. Il ruolo di principessa indifesa è uno che le è sempre costato fatica recitare e adesso... adesso il mondo è cambiato.

Lydia è rimasta immobile a guardare sé stessa sonnecchiare in una culla d'ospedale; ha letto dell'incidente d’auto che ha preso la vita di una giovane coppia; ha visto la Signora Stilinski svenire di fronte alle elementari; ha insegnato a Laura come truccarsi e guidato Derek a scuola il primo giorno di medie. E il risultato è che non è più certa di quale sia il suo posto.

Così, a otto anni dal suo arrivo nel passato, Lydia si sveglia durante una luna piena e pensa: “Al diavolo”. Attraversa in punta di piedi il corridoio vuoto e apre la porta della camera di Peter.

Al mattino, si convince dell'esistenza di molteplici universi, dove lei può vivere due vite assieme e amare un uomo con la stessa passione con cui era abituata a odiarlo.

-

Lydia scende in cantina e cancella ogni equazione dai muri e dalle lavagne. Quanto resta dei suoi appunti lo brucia nel camino del salotto, assieme ai pennarelli ai gessetti colorati.

Peter non fa domande e, appena Lydia comincia a tremare, la prende tra le braccia e la culla finché i singhiozzi non smettono di scuoterle il corpo.

Si sposano la prima luna piena di marzo.

-

Lydia siede per quelle che le sembrano ore sul bordo della vasca da bagno.

Questa volta le è impossibile mentire. Peter lo sa già - tutti gli altri lo sanno già. Sono loro che le hanno insinuato il dubbio: un commento di troppo su come il suo odore è cambiato nelle ultime settimane, e lei si è precipitata alla farmacia più vicina.

Test positivo.

Lydia non ha mai voluto figli. Nemmeno quando era dall'altra parte, con Jackson, e Jackson assumeva quell'aria distante e un po' nostalgica ogni volta che vedeva una famiglia camminare per la strada o giocare nel parco. Lei aveva solo 16 anni, allora; ma anche adesso non trova ragioni per cui dovrebbe desiderare un bambino.

Lydia sarebbe una pessima madre. Anche dopo tutto quello che ha fatto per Derek e Laura, rimane troppo egoista, troppo egocentrica, troppo fredda per ricoprire un ruolo simile.

C'è solo un modo di fare le cose, per Lydia Hale: ed è alla perfezione.

Eppure. Eppure…Lydia sente già di amare quella cosa che sta crescendo dentro di lei (quella massa di cellule non più grande della cruna d'un ago). E anche se sa cosa dovrebbe - cosa deve - fare per seppellire una volta per tutte il problema, non trova la forza di farlo.

Riposta la maschera, a Lydia rimane solo il dubbio. Così fa ciò quello che è abituata a fare ogni volta che è spaventata: indossa il suo vestito migliore e il suo sorriso più brillante. Nasconde al mondo che questo è il giorno peggiore della sua vita e torna a lavorare alle sue equazioni.

In pochi minuti, tappezza i muri del piccolo studio che ha reclamato per sé. Le finestre vengono inghiottite da curve e tabelle, e la scrivania sparisce per far spazio a torri di documenti e blocchi per gli appunti.

Lydia procede un po’ a memoria e un po’ a fantasia, e cambia variabile dopo variabile senza accontentarsi di quanto scopre alla fine di ogni segno d’equivalenza. Piange, nel frattempo, perché adesso sa che le uguaglianze non esistono. Le corrispondenze sono solo un’illusione che si propaga in infinite dimensioni e in un unico universo. Il solo possibile.

Nel picco della crisi, quando non ha più fogli su cui scrivere e la sua pelle comincia a svanire sotto stringhe d'inchiostro, Peter bussa alla porta ed entra senza aspettare risposta. Suo marito la scruta con un'espressione che Lydia non riesce a decifrare (l'ennesimo enigma senza risposta) e scende al piano di sotto. Fa ritorno poco dopo, con un quaderno sottratto a Laura e un diario che deve essere stato di Derek. «Hai una pelle perfetta», le dice. «Non rovinarla».

Lydia ricaccia indietro le lacrime. Le menzogne che ha raccontato a se stessa sono ben più profonde di quelle che ha offerto agli Hale. Non c'è mai stata alcuna differenza tra questo Peter e quello del futuro. È stata una stupida a credere il contrario.

-

La vede al supermercato.

Lydia si solleva sulle punte per afferrare una confezione di carta igienica e una testa bionda s'insinua nella sua visione perimetrale. Non ha bisogno di voltarsi per capire che la ragazza che ha appena aggiunto una scatola di preservativi alla spesa è Kate Argent.

«Oh», esclama, per trattenersi dall'imprecare. «Oh», ripete, portandosi una mano al ventre ormai gonfio. Come non abbia fatto a capirlo prima, è un mistero. No: una svista intollerabile.

Lydia getta la carta igienica nel carrello con più forza del necessario. Le azioni di Kate Argent erano state sufficienti a riempirla di sdegno anche quando non sapeva la verità. Ma ora che conosce Derek - ora che ha visto in suo nipote la persona in cui Derek potrebbe crescere - Lydia è semplicemente furiosa.

Ma, invece di prendere a schiaffi quella donna come vorrebbe, Lydia imbusta carne e cibo in scatola e si costringe a guidare verso casa. Sa cosa deve fare: anche dopo che ha rinunciato a ricreare l'incantesimo che l'ha intrappolata nel passato, ha avuto anni per pensare a una possibile soluzione.

Un'ora dopo il suo quasi-incontro con Kate Argent, ha gli Hale radunati al tavolo della sala da pranzo. Peter la tiene per mano, preoccupato, e Derek e Laura la guardano con occhi pieni di curiosità.

Margaret si schiarisce la gola. «Volevi dirci qualcosa, Lys?» La madre di Derek non è mai stata una donna molto paziente.

Lydia si agita sulla sedia. Vorrebbe rivelare loro ogni più piccolo dettaglio riguardo a Kate Argent; spiegare dell'incendio, del cerchio di sale, e di tutte le mezze verità che l'hanno accompagnata fin dal giorno del suo arrivo. Vorrebbe impedire la fine del mondo. Ma ogni volta che ci prova, l’incantesimo prende le sue parole e le distorce.

Lydia parla del suo vecchio lavoro alla biblioteca, accenna di vecchie leggende sulla kanima, e condivide aneddoti sulla torta al cioccolato che ha preparato per il suo diciassettesimo compleanno. E ogni volta che tenta di pronunciare il nome di Kate, le sue labbra di chiudono e uno stoico silenzio.

Lydia si passa la mano tra i capelli, frustrata, e gli altri si scambiano occhiate stranite.

«Lys», l’incoraggia ancora l’Alpha, «che cosa volevi dirci per davvero?»

Lydia li guarda uno ad uno, allora: Peter, John, Margaret, Derek, e Laura. Gli Hale. La sua famiglia. Si asciuga gli occhi e inghiotte le lacrime. «John Charles», dice, accarezzandosi il ventre.

John si aggiusta la camicia, lusingato: «Volete chiamare il bambino in mio onore?».

Peter ringhia in finta agonia. «No», appoggia la fronte contro il tavolo. «In onore di John Charles Fields».

John fa una smorfia.

Derek comincia a ridere allora; e Margaret e Laura dopo di lui. Ben presto, Lydia si unisce a loro e dimentica. Dimentica di essere triste e disperata. Dimentica che dovrebbe essere furiosa che nessuno ha mai capito che sta fingendo.

“La signorina Lywia sa di aria”, la voce di Derek scivola nella sua testa, umida d'infanzia.

Lydia cerca ancora la mano di Peter sotto il tavolo e si appella alla sua ancora.

-

Lydia conosce la data.

Ricorda di averla letta negli appunti che Stiles teneva nascosti nella sua jeep, e ancora sugli epitaffi che Isaac le aveva indicato una sera, nel cimitero.

Sa cosa sta per succedere; ma sa anche che tentare di fermare Kate Argent o mettere in salvo la sua famiglia non servirebbe a nulla. Lo sa perché ha provato senza successo a varcare la soglia di casa con il piccolo Charlie in braccio.

Così, a poche ore dalla fine, Lydia accetta la sua condanna. Prosegue nella sua giornata come se nulla dovesse cambiare: prepara la colazione, appende il bucato, e corregge compiti di geometria che non faranno mai ritorno ai loro proprietari a due città di distanza.

I cugini di Margaret arrivano in visita, e Lydia non lascia trapelare alcuna emozione. L'unica debolezza che si concede è quella di abbracciare Derek più forte e più a lungo del solito, quando lui e Laura si avviano a scuola per le lezioni del mattino.

«Zia Lys?», Derek è stranito: insolito, per lei, dare simili dimostrazioni d'affetto.

“Non è colpa tua”, gli vorrebbe dire: “Non è mai stata colpa tua”. Ma quello che lascia le sue labbra è un ben più banale: «Fate attenzione, per strada» che nasconde mille altri significati.

Derek annuisce; sale in auto e comincia a parlare con Laura. Nessuno dei due guarda indietro mentre si allontanano da casa.

-

Lydia sale le scale e siede al centro del letto, Charlie addormentato contro il suo seno. È così che Peter li trova, dopo che le fiamme hanno cominciato a sollevarsi.

«Lys, dobbiamo andare!»

C'è dell'aconito mischiato al vapore, e Peter è quasi incoerente per la rabbia e la paura. La prega di muoversi, di seguirlo al piano di sotto e aprire le porte che le sue mani di licantropo non possono toccare.

Lydia guarda in avanti, senza davvero vedere nulla, e rifiuta. «Non posso», sussurra, la voce roca. «È già successo, Peter. Non posso cambiare le cose».

È un serpente che si morde la coda. Otto persone, morte in un incendio: il passato di Lydia e il futuro degli Hale. Otto persone rese irriconoscibili dalle fiamme. Mischiate al legno e al carbone. Sottratte a coloro che amano.

Tutto perché Lydia Martin è irrilevante agli occhi della Storia.

«Lys, ti prego…»

«Mi dispiace».

Un crollo al piano inferiore. Peter sviene, debilitato dalle esalazioni. Lydia si china sul suo corpo e lo bacia un'ultima volta, gentile, mentre si prepara a chiudere gli occhi. E, giusto in quell'istante, lo sente.

Scatta in piedi, come fulminata. L'odore del fumo è si è fatto più forte, adesso. In esso Lydia riconosce qualcosa d’inconfondibile: la qualità di aconito che lei e Stiles usavano per i loro incantesimi di protezione. È mischiata al veleno delle frecce usate dai cacciatori, l'incognita che lei non ha mai pensato d'inserire nelle sue equazioni.

Lydia si precipita in cucina, dove tutto è già nero e grigio e l'aria ha lasciato posto alla cenere. Charlie piange contro il suo petto, i suoi lamenti amplificati in quelli del resto del Branco.

Tossendo, Lydia mischia sale ad acqua e traccia un cerchio attorno a sé. Chiede silente perdono alle voci che gridano aiuto dalla cantina e inizia a recitare l'incantesimo che non ha mai dimenticato.

Funziona.

-

L'odore di fumo e aconito è forte sui suoi vestiti e tra i suoi capelli. Charlie continua il proprio pianto disperato contro il suo seno, ogni loro legame con il resto Branco reciso di netto e senza pietà alcuna.

Sono comparsi nello stesso punto da cui Lydia era svanita anni prima, in una radura vicino a Casa Hale. Stavolta, però, non c'è alcuna traccia dei cacciatori. Al loro posto restano frecce spezzate sparse sul terreno asciutto, fiori di strozzalupo, e acqua e sale che convergono in una miscela che lei non sperava né spera più di usare.

Il combattimento è finito, ma il Branco è ancora lì, tutt'intorno a lei, stremato dalla lotta e meravigliato dalla sua apparizione. Derek ha l'aria di chi ha visto un fantasma - e ne ha tutte le ragioni. «Charlie?... Zia Lys?», chiede, nel silenzio lasciato dagli altri.

Lydia gli rivolge un debole sorriso. «Ehi, Derek».

Stiles, mai paziente di fronte a un mistero, si agita scomposto da qualche parte alla sua sinistra. «Che sta succedendo? Lydia? Sei tipo... invecchiata? E hai un bambino. Lydia, perché hai un bambino?»

Lydia lo ignora. Continua a cullare Charlie nel tentativo di calmarlo. «Sssh. Siamo al sicuro, adesso».

Derek sposta l'attenzione da Charlie a Lydia a Peter, e alla fine concentra di nuovo lo sguardo su di lei. «Non ti ho riconosciuta. Ho notato alcune somiglianze, ma.... Il tuo odore...», farfuglia, insicuro.

Lydia non smette di sorridere. «Non è stata colpa tua, Derek», riesce finalmente a dirgli. Con soli sette anni di ritardo.

Derek si lecca le labbra. «Lo sapevi», mormora. Non c’è alcuna accusa nelle sue parole; solo vergogna.

«Non sapevo abbastanza», gli dice lei.

Derek annuisce.

«Lys», la voce di Peter è diversa da come l’ha sentita l’ultima volta. Più grave: segnata da linee di gesso e carbone. Nell'udirla, Charlie smette di piangere.

Lydia si volta verso il fantasma di suo marito. Le è fin troppo chiaro, adesso, come non fosse stato un caso che Peter avesse deciso di morderla. «Eri al corrente di tutto fin dall'inizio, vero?», gli domanda.

Peter doveva aver scoperto la verità la notte stessa in cui l'aveva trovata al campo di lacrosse - e in seguito aveva ricostruito il puzzle, tassello dopo tassello, fino a che gli eventi di quella notte li avevano finalmente ricongiunti.

«Ho dovuto farlo», si giustifica lui.

Lydia sospira. «Lo so». Era una decisione simile a quella che lei aveva dovuto prendere. Con la differenza che Peter non poteva sapere se le sue scelte avrebbero modificato il corso del tempo. E che Lydia non aveva ucciso nessuno, lungo la via.

“Laura”. Il suo cuore ha un sussulto.

Peter assume un'aria colpevole. «Mi dispiace».

«Anche a me», gli fa eco lei con malcelato veleno.

Jackson emette un gemito, allora: un lamento a metà tra il dolore e la rassegnazione. Lydia pensa alla chiave che non avrà mai occasione di restituirgli e trova impossibile trattenere un singhiozzo. Jackson meritava meglio di così.

«Sono contento che tu stia bene», le dice, le mani strette a pugno. «Te ne sei andata per quasi dieci minuti, quando…. Ma per te è stato di più», indovina.

Lydia sospira, triste. Aveva 30 al momento dell'incendio: tutti i sui piani di diventare la più giovane vincitrice della Medaglia Fields ufficialmente andati in fumo. «Grazie, Jackson», mormora, senza sapere che altro aggiungere.

C'è una pausa in cui nessuno si muove. Persino il chiacchiericcio di Stiles si dissolve nel nulla e in una quiete piena di disagio. Allora Erica e Allison si scambiano un cenno d'intesa e s'inginocchiano accanto a Lydia; litigano su chi può prendere per prima in braccio Charlie.

«Sono la migliore amica della sua mamma».

«E io sono un lupo mannaro».

«Il che significa che ti vedrà come una minaccia».

«Parla quella che puzza di aconito».

Alla fine, è Boyd a vincere. «Guardate le piccole fauci», sorride, sollevando Charlie in aria.

Mentre s'incamminano in direzione di casa, Lydia osa cercare un'ultima volta lo sguardo di Peter. E trova che sì: qualcosa della persona che ha lasciato dall'altra parte del cerchio è ancora lì, intrappolata sotto uno strato di cenere e carbone.

Forse, un giorno, riuscirà persino a farla tornare in superficie.

Lydia già si merita una Medaglia Fields e un Nobel per la Fisica. Tanto vale che s'impegni a vincere un premio anche per questo.

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Note
- Shape of My Heart , tratta dall'album Black and Blue dei Backstreet Boys uscito nel 2010.
Ho non-troppo-vergognosamente scritto la fic mentre mi ascoltavo l'album. It's a guilty pleasure.
- Jean-Pierre Serre, a oggi il più giovane vincitore della Medaglia Fields, aveva 27 anni al momento in cui il premio gli fu consegnato nel 1954.

Su AO3.

1. fandom: tv, language: italian, 6. type: oneshot, 0. fic, 3. character: lydia martin, 2. tv: teen wolf (2011), 4. pairing: lydia/peter, 6. type: future!fic, 5. rating: r

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