Summary: Quella sera, la neve gli piace finanche di più, se possibile. Perché con la scusa della bufera ha convinto tutti gli altri Vendicatori a sgombrare la sala riunioni un po’ prima del solito, e lo ha fatto in maniera così sottile che nessuno ha avuto da obiettare qualcosa al riguardo, neanche Steve, lì in mezzo il più difficile da convincere, senza dubbio.
Words: 1,359
Genre: Fluff, Slice Of Life
Pairing: Steve Rogers/Tony Stark
Rating: PG
Warnings: Missing Moments, One Shot, Slash
Notes: Scritta su un prompt passatomi per vie traverse da
jadina94 (sto ancora morendo dalle risate), che recita: "Steve Rogers/Tony Stark, mutande a fantasia scudo di Capitan America". Ovviamente io intendo le cose a modo mio e LOL, vi beccate un bel fluff (vi va bene, considerato che avevo in mente angst), che ho scritto molto molto volentieri, a dir la verità.
Ovviamente la dedico tutta a Giada, che l'ha richiesta, sperando che le piaccia. <3
Enjoy!
A Tony la neve piace un sacco. Gli dà un sacco di giustificazioni più che valide ed universalmente accettate da rifilare ad ogni appuntamento e riunione che lo annoia a tal punto da spingerlo a non parteciparvi.
Un sacco, quindi.
Ma quella sera, la neve gli piace finanche di più, se possibile. Perché con la scusa della bufera ha convinto tutti gli altri Vendicatori a sgombrare la sala riunioni un po’ prima del solito, e lo ha fatto in maniera così sottile che nessuno ha avuto da obiettare qualcosa al riguardo, neanche Steve, lì in mezzo il più difficile da convincere, senza dubbio. Ché il Capitano lo conosce bene.
Semplicemente, invece di far battute una parola ogni due che veniva detta, se n’è stato zitto, limitandosi a scarabocchiare sul block-notes di fronte a sé. Aveva assunto l’aria un po’ scocciata quando Steve gli aveva affidato il compito di andare a controllare alcune situazioni delicate per le quali i vigili del fuoco avevano richiesto la loro assistenza, ma alla fine c’era andato senza protestare ad alta voce. E può giurare di aver visto l’ombra di un sorriso farsi largo sulle labbra di Steve.
Così quando infine ritorna alla Stark Tower, dopo essersi un po’ attardato per strada - di proposito, per non incontrare nessuno al suo rientro - e sente un silenzio quasi assoluto regnare un po’ ovunque, non può fare a meno di complimentarsi con sé stesso per la riuscita del suo piano.
‹‹ Bentornato, signore. ›› la voce di Jarvis lo coglie leggermente alla sprovvista difatti, ad ulteriore conferma di quanto ipotizzato prima.
‹‹ Grazie, Jarvis... ›› ribatte lui, aprendosi in un leggero ghigno quando domanda: ‹‹ Il resto della squadra? Persi nella bufera? ››
A dispetto di tanti anni al suo servizio, il vecchio maggiordomo non riesce ancora a non sorridere ad ogni singola battuta sarcastica del suo datore di lavoro.
‹‹ No, signore. Sono tornati tutti ed il Capitano Rogers li ha già congedati, visto che è sabato e non ci sono minacce imminenti all’orizzonte. Non al momento, almeno. ››
Oh, quanto adora avere ragione.
‹‹ Capisco. E lui dov’è? ››
‹‹ Credo si stia facendo una doccia al momento, signore. ››
Perfetto.
‹‹ Okay. Digli che sono rientrato appena è asciutto. ››
‹‹ D’accordo, signore. ››
Lo congeda con un cenno della mano e prende l’ascensore per il piano del soggiorno, lasciandosi poi cadere su uno dei grandi divani disposti a semicerchio di fronte alla tv. Il piano che ha in mente è piuttosto semplice: aspettare Steve e vedere cosa ha voglia di fare.
Sicuramente non uscire. Lui non è tipo da passare il sabato sera facendo baldoria. Figurarsi.
Se c’avesse pensato prima - o probabilmente se solo ne avesse avuto voglia - avrebbe potuto chiamare un servizio di cena a domicilio, con tanto di camerieri e cuochi. Oppure avrebbe potuto ottenere un tavolo libero a qualsiasi ora in uno dei ristoranti più in voga di Manhattan.
Ma la verità è che è stata una settimana piuttosto faticosa e complicata, e lui non c’ha un briciolo di voglia di stare in mezzo alla confusione o anche solo di vedere gente. A parte Steve, ovvio. Che non parla mai molto, ed è capace di farlo sentire a suo agio anche così, il che non accade molto facilmente.
Dopo una decina di minuti che è lì, Tony comincia a sbadigliare. Mentre vaga con lo sguardo per la stanza gli capita di soffermarsi sulla finestra e guardare fuori: la bufera impazza ancora, e a cogliere quei fiocchi di neve sballottati di qua e di là un brivido gli percorre tutto il corpo, nonostante la temperatura all’interno sia calda ed avvolgente.
Si rannicchia contro sé stesso e fa l’errore di chiudere gli occhi. Fatale. Nel giro di pochi secondi si addormenta.
A Steve non è sfuggito il comportamento insolito di Tony, proprio per niente. Ma ha fatto finta di niente, perché in fondo non era male non doverlo stare a pregare come ogni volta, e perché la loro missione per quel giorno era unicamente di assistenza civile. Una cosa da niente, se paragonata all’invasione Skrull o a Destino.
Non si è sorpreso neanche a non vederlo tornare per primo, come solitamente accade. Ha aspettato una mezz’oretta, e poi ha sciolto la riunione post-missione, dando la sera libera a tutti gli altri Vendicatori. Con Tony si sarebbe aggiornato al suo ritorno.
Così quando Jarvis bussa alla porta della sua stanza chiedendo il permesso per entrare mentre lui si sta cambiando non è molto sorpreso, ed indovina già il motivo della visita.
‹‹ Vieni, vieni pure, Jarvis... ›› lo invita, sorridendo al vecchio maggiordomo quando questi apre la porta.
‹‹ Capitano Rogers, il signor Stark mi ha chiesto di informarla che è rientrato. ››
‹‹ Oh, bene, grazie, Jarvis. Sai dove si trova? ››
‹‹ Purtroppo no, signore. Ma detto in confidenza aveva l’aria un po’ stanca, non mi sorprenderebbe se la stesse aspettando in soggiorno. ››
Annuisce in silenzio e sorride piano, indossando la felpa e precedendo il maggiordomo fuori dalla stanza. Percorre il corridoio fino ad arrivare al salotto, e a quel punto lascia scorrere lo sguardo in lungo e in largo alla ricerca del suo compagno. Senza risultato. Muove qualche passo all’interno della stanza ed è allora che lo vede, sdraiato su un divano, gli occhi chiusi, il respiro lento e regolare. Sorride. Sembra un cucciolo.
‹‹ Quanto sonno arretrato avevi? ›› sospira in silenzio tra sé, andandosi a sedere in punta di cuscino, vicino al suo corpo. Gli passa una mano tra i capelli, delicatamente, per non svegliarlo.
E Tony non si muove quasi per niente, immerso in un sonno breve ma già profondo, frutto sia del caldo confortante della stanza sia della stanchezza accumulata negli ultimi giorni. Si limita solo a spostarsi leggermente verso il corpo dell’altro, come se avesse intuito la sua presenza lì affianco. E forse è proprio così.
Steve sorride ancora, e continua ad accarezzargli i capelli alla stessa maniera per qualche minuto, in un gesto che rilassa anche lui, e gli svuota la mente. Adora quella tranquillità, adora quel senso di intimità che prova sempre in momenti come questo, quando sono soli.
‹‹ Ti porto a letto, andiamo... ›› gli sussurra dopo un po’ che è lì, sapendo inconsciamente che non si sveglierà se non in otto o nove ore.
Si alza dal divano e fa scivolare le proprie braccia sotto il corpo dell’altro, piano, prestando attenzione a non fare movimenti bruschi. Poi lo solleva, sempre con la stessa delicatezza, e quando è sicuro che Tony abbia ammortizzato il tutto, comincia a muovere piccoli passi in direzione della sua camera. Durante tutto il percorso l’altro non si muove per nulla, e anzi, si raggomitola ancora di più contro il suo corpo.
Arrivato alla stanza, Steve adagia piano il compagno sul letto, va a chiudere la porta e poi comincia a spogliarlo, sempre con grande attenzione, prima le scarpe, poi i calzini e la maglietta. Tony è ancora nel mondo dei sogni.
È a quel punto che si ferma, mentre gli sfila i pantaloni e lo sguardo gli cade sui boxer aderenti che l’altro indossa. Blu bandiera americana, con piccoli scudi sopra. Inutile dire che richiamano il suo, di scudo. Quello di Capitan America.
‹‹ Oh, Tony... ›› sospira dolcemente, accarezzandogli piano il viso, un sorriso che si apre lento sulle sue labbra.
Si china per lasciargli un piccolo bacio sulla fronte ed è in quel momento che l’altro fa sentire la propria voce.
‹‹ Sapevo ti sarebbero piaciuti... ›› sussurra, aprendo gli occhi e fissandoli subito in quelli di Steve.
‹‹ Chi ha detto che mi piacciono? ››
‹‹ Non c’è bisogno di dirlo, io lo so. ››
Rimangono a guardarsi negli occhi per qualche secondo ancora, poi Tony fa un cenno al posto sul materasso lasciato libero, e gli sorride.
L’altro annuisce, e senza aspettare un secondo invito si stende al suo fianco, girandosi subito su un fianco e cingendo il suo corpo con le proprie braccia.
Tony gli lascia un piccolo bacio in punta di labbra, e chiude di nuovo gli occhi, addormentandosi dopo solo una manciata di secondi.
Il suo piano ha funzionato.