Titolo: The Moment of Truth in your Lies
Fandom: Kanjani8
Personaggi: Shibutani Subaru, Yasuda Shota
Riassunto: Subaru sa quello che ha fatto, lo sapeva fin dall’inizio. E sa che merita di rimanere da solo. Quello che non sapeva era quanto avrebbe sofferto.
Rating: PG-13
Genere: Malinconico
Avvertimenti: Flashfic; Slash
Prompt: Iris (Goo Goo Dolls)
Disclaimer: Né Shibutani Subaru né nessun altro dei Kanjani8 è di mia proprietà, purtroppo.
Conteggio parole: 452
Link alla tabella:
http://vogue91.livejournal.com/779.html The Moment of Truth in your Lies
Shibutani Subaru POV
“When everything’s made to be broken
I just want you to know who I am”
“Puzzi di sesso”
Yassan mi guarda, con aria disgustata.
Sono appena tornato a casa, e l’ho visto avvicinarsi con aria minacciosa. Per quanto minaccioso lui riesca ad essere.
“Non è vero” rispondo, senza guardarlo in viso.
“Dove sei stato?” domanda, e riesco a cogliere un tremito nella sua voce. Sospiro, mordendomi un labbro.
Mentire non ha senso, dato che ogni mia azione è portata a ferirlo, a ferirci entrambi.
“Ero da Ryo-chan” il mio tono indifferente mi dà la nausea, e sono certo che sortisca il medesimo effetto su di lui.
Si siede lentamente sul divano, chiudendo gli occhi per una frazione di secondo.
Quando li riapre, rivolge lo sguardo verso di me.
È penetrante. Non gli ho mai visto quell’espressione addosso, e un po’ mi spaventa.
“Non te ne frega niente, vero?” mormora. Mi avvicino, mettendomi in ginocchio di fronte a lui. Avvicino la mano al suo viso, ma lui è lesto a spostarla.
Sospiro, di nuovo.
“Vuoi che ti chieda scusa? A che servirebbe? Non posso farci niente, ormai” lui fa un sorriso stizzito, e mi accorgo che è pericolosamente vicino alle lacrime.
“Non fingere di aver avuto una debolezza. Non fingere di non aver calcolato tutto questo fin dall’inizio” il suo tono è amaro, come i suoi occhi, come i suoi gesti.
Mi alzo in piedi, di scatto, allontanandomi.
“Credi di sapere tutto quello che mi passa per la testa, Yassan?” gli dico, velando un’accusa nella mia voce. Lui mi viene alle spalle, mettendo la bocca vicino al mio orecchio.
“Forse prima m’interessava sapere che cosa pensassi, Baru. Ora m’interessa solo il fatto che mi fai stare male come non ci è mai riuscito nessuno. Che ti diverti a giocare con la vita degli esseri umani. E io non me lo merito” la sua voce è ferma. Mi coglie di sorpresa.
Mi volto, fronteggiandolo.
“Non mi dispiace di quello che ho fatto. È solo l’ennesima prova di quello che sono. Dovresti averlo capito, ormai” sibilo, con una rabbia di cui fatico a comprendere l’origine.
Yassan mi sorride, triste. Poi mi abbraccia e lo sento scosso dai singhiozzi.
“So esattamente chi sei. E ti amo” sussurra, fra le lacrime “Ma non ce la faccio più” conclude, allontanandosi.
Si dirige verso la porta di casa, e so che dovrei fermarlo.
Ma questo è quello che ho sempre voluto, no?
Che se ne andasse. Che capisse che persona sono. Che giungesse alla conclusione più ovvia: non merito niente di quello che ha da darmi.
Vorrei piangere.
Gli ho fatto di tutto, e riesce ancora ad amarmi.
Lo detesto per come sa essere maledettamente migliore di me.
Rimango solo, con le mie colpe ed un dolore che non ho il diritto di provare.