Fandom: Doctor Who
Titolo: These are a few of my favourite things
Rating: Verde
Conto Parole: 400 e qualcosa
Personaggi/Pairing: Il Dottore (più citazioni ben nascoste di un sacco di gente e due pairing)
Note: Betata dall'amabile
juuhachi_go. Il titolo viene da My favourite things, una delle canzoni di The sound of music. Alcune delle affermazioni in questa storia sono arbitrarie e personali, ma nascono tutte dopo aver ponderato il canon (traduzione: alcune cose le dico io, ma non penso di aver dato troppo di fuori.XD)
These are a few of my favourite things
Un oggetto di cui non comprende il senso. Un enigma non troppo facile. Scoprire a poco a poco i gusti della sua nuova incarnazione (o scoprirli tutti insieme in piena notte nella cucina di una bimba scozzese.)
Oh, lui è capace di trovare dappertutto qualcosa che gli piace. Assaggerebbe qualsiasi cosa, allungherebbe la mano per raggiungere tutto quello che vede e che lo incuriosisce; l'universo è una stanza dei giochi sconfinata per un bambino di novecento anni, e tutto ha dei colori troppo belli, per non attirare la sua attenzione: lui deve provare a giocare con tutto...
Quanto ama sentirsi riempito da quel piacere ingenuo che si ricava dalle cose che ci rendono semplicemente contenti! Anche un solo, infinitesimale frammento di secondo è valido, se contiene una cosa che gli piace.
Come gli esseri umani. Gli esseri umani sono meravigliosi, sono i più assurdi e straordinari dell'universo, e non ce n'è uno uguale a un altro.
Le parole. Parole bizzarre. Ripetere le parole bizzarre. Più di una volta di seguito. E magari inventarne.
Abbracciare la gente.
Ciò che non riesce (ancora) a capire.
Se qualcuno gli chiedesse che cos'è che rende la vita degna di essere vissuta, anche dopo novecento e passa anni, la risposta durerebbe altri novecento anni...
Un'idea folle. Un'idea folle che funziona. Un'idea folle che non funziona ma, ehi, per quei primi tre gloriosi secondi è stata grande.
Occhi spalancati e visi inondati di stupore.
“E' più grande all'interno!”
Aprire le porte del TARDIS e non trovarsi per niente dove pensava di essere arrivato.
Parlare. Qualcuno che lo ascolta parlare, anche se non ci capisce niente.
La sensazione (la consapevolezza) che quelle persone intelligenti e brillanti che si porta dietro, almeno per un pochino, sono proprio sue. I suoi compagni. Donne (soprattutto), uomini, vecchi giovani, gentili, esagerati, combattenti, chiacchieroni, curiosi, biondi, sempre affidabili, sempre magnifici, sempre così belli che vale la pena farsi spezzare il cuore da ciascuno di loro, pur di averli conosciuti. I suoi compagni, e magari ritrovarli per caso dopo anni che li ha lasciati e sentirli sempre e comunque suoi.
Le eccezioni alle sue regole.
Quella meraviglia che ha rubato circa settecento anni prima, con una mezza idea di riportarla, forse. Quella meraviglia da cui si è fatto rubare.
Il raffinatissimo gusto nel vestire che cambia e migliora con ogni incarnazione.
I farfallini, i quadri del suo amico Vincent, giocare a calcio, i fez, i capelli di Amy, la parola pond...
E poi... tutte le cose che gli piaceranno e che ancora non conosce. L'aspettativa per il futuro con i suoi spoiler.
La persona che gli ha insegnato a usare la parola spoiler.