[Sandman] Someone I never met

Mar 01, 2010 11:33

Titolo: Someone I never met
Fandom: Sandman
Genere: Introspettivo
Personaggi: Il ragazzino di Hong Kong
Avvertimenti: Spoiler per la saga "La stagione delle nebbie"
Concorsi/Temi: Scritta per la Criticombola, tema Why do I miss someone I never met?
Anno: 2009
Note: Dei temi di questa storia ne ho già parlato in The dream within, questa è un'evoluzione dello stesso concetto che, ormai avrete capito, mi piace parecchio. La frase a cui si ispira la storia e il titolo della stessa vengono da Cadence of her last breath dei Nightwish.



Someone I never met

E' nelle pieghe e negli angoli nascosti di una vita ordinata che si nascondono immagini e parole sconosciute alla nostra razionalità, frammenti di una dimensione altra fascinosa e malevola.
Il ragazzo lo sa.
L'ha imparato a sue spese.
Per quindici anni è stato una persona comune, un ragazzino tranquillo, uno studente modesto, con l'unico vezzo di disegnare a distinguerlo dal resto. Poi, all'improvviso ha cominciato a vedere.
Le strade sempre uguali, percorse con passo misurato in giornate dalla trama simile, a volte gli mostrano scorci di luoghi che non possono esistere.
Le prima volte era spaventato, nel trovarsi testimone per qualche istante di tali prospettive. Poi ci si è abituato. Il suo sguardo ha cominciato a scrutare l'orizzonte al di là delle apparenze più banali e grigie, e ha imparato a riconoscervi altri lineamenti.
Ne ha parlato timidamente con suo zio, che insegna letteratura in una scuola superiore. E' la persona più vicina ad un artista che conosca, ha qualcosa del filosofo, qualcosa del mistico. "Sei dotato di una sensibilità speciale", ha risposto lui. "Sta a te vedere come impiegarla. Ma ricorda: cose come questa sono sempre doni e un dono non è mai facile."
E così, immaginare cose a partire da oggetti insignificanti, trovare un filo d'unione tra i più disparati brandelli di realtà, quello sarebbe un dono. Guardare l'ombra dietro una porta socchiusa e sentire che qualcosa, nella mente, vuole sapere la verità su quell'ombra, ne vuole conoscere le cause e gli effetti, esige di vedere chi l'ha attraversata e cosa gli è accaduto, tutto quello sarebbe un dono.
Una persona normale all'improvviso avverte l'obbligo di creare storie, e quello sarebbe un dono.
E poi c'è quella sensazione strana che lo coglie a volte, soprattutto nelle ore serali, quando la sua mente indulge in qualche strana terra e le storie sgorgano come da una sorgente inesauribile, bellissima e spaventosa. All'improvviso ricorda qualcosa che non ha mai vissuto. Dura meno di un secondo, non saprebbe mai ridirlo a parole né può richiamarlo alla mente, ma se si sforza di dargli un nome, l'unico nome che riesce a trovare è nostalgia.
Ma nostalgia di cosa? Anzi, di chi?
Perché c'è qualcuno che gli manca, lo sente, come una parte dell'anima che non può più raggiungere, uno spazio che gli è negato. Forse è per questo che inventa storie. O meglio, anche per questo. Inventa storie perché non può farne a meno, e attraverso le storie spera di sanare la nostalgia - o magari di raggiungere quella persona che non ha mai incontrato, alla quale la sua anima è legata.

Un giorno, camminando per strada, ha incontrato una vecchia, secondo alcuni pazza, secondo altri veggente. Lo ha guardato negli occhi e ha sorriso, come se sapesse tutto.
- Non si può essere l'amante del re dei sogni e sperare che questo si cancelli e svanisca.
Lui ha affrettato il passo e se ne è andato. Senza capire, senza voler capire.
Non importa.
Non importa se dovrà vivere con i dubbi, con la nostalgia. Quando questi lo assaliranno, allora inventerà una storia e almeno per un attimo sarà completo e felice, almeno per un attimo incontrerà quella presenza che non ha nome e reclama un pezzo del suo cuore.

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