[Sandman] The dream within

Feb 03, 2010 11:25

Titolo: The dream within
Fandom: Sandman
Genere: Introspettivo
Personaggi: Sogno, Morte
Avvertimenti: Spoiler per il finale della saga La stagione delle nebbie
Anno: 2007
Note: Titolo rubato alla canzone di Lara Fabian. Citazioni iniziali: la prima è tratta dal fumetto, la seconda viene da Gensou Rakuen delle Fiction Junction.



The dream within

“E non ti dimenticherò, Nada. Vivi una bella vita. Sarai sempre la benvenuta nel Sogno, qualunque corpo indosserai. Addio.”

Scenari mai visti, me li ricordo
Più vicino e più lontano di qualsiasi altra cosa

- Se hai finito, potremmo anche andare, che ne dici?
Si voltò di scatto, colto di sorpresa. Non si aspettava di trovarsela lì.
- E dai, non guardarmi in questo modo, fratellino!- Disse lei, ridendo. - Sono in servizio, sai com’è. Passavo di qui per caso, e, no, prima che tu me lo chieda, non sono venuta per nessuno della famiglia della tua protetta. Cioè, del tuo protetto, insomma. Stai tranquillo.
- Sì.- Mormorò lui, distogliendo lo sguardo dalla sorella maggiore, e voltandosi per un istante ancora verso l’ospedale della grande città, dove aveva appena detto addio a qualcuno. In maniera molto singolare.
- Ok, allora andiamo. Hai fatto il tuo dovere. Non è più un problema tuo. No?
- No, non lo è.- Sospirò. - Andiamo.
- Dai, vieni con me.- Lei gli fece cenno di seguirla, e allungò il passo, come per volerlo staccare più in fretta possibile da quel luogo.
- Spero che...- Si erano lasciati alle spalle l’edificio. Ancora qualche passo, una curva, e non l’avrebbero visto più. - Spero che sia felice. Almeno questa volta.
- Certo che lo sarà!- Commentò lei, infilando gli occhiali da sole. - Tra l’altro, con questo nuovo corpo, non dovrebbe nemmeno rischiare più che tu passi sotto le sue finestre e combini qualche guaio...
Lui assunse un’espressione tra l’arrabbiato e il ferito, e lei scosse la testa, esasperata.
- E dai! Sto scherzando, non hai bisogno di prendere tutto sempre così sul serio!
Camminarono ancora per un po’, in silenzio. Passavano tra la gente, ma nessuno sembrava prestare loro molta attenzione.
- Sai...- Iniziò di nuovo lei, con un tono meno vivace e più riflessivo del solito. - Sai, tutta questa faccenda... Tutto ciò che è successo, da quando sei andato a riprenderla. Ecco, sono davvero fiera di te.
Lui non le rispose. Di fronte a quelle parole sembrò spaesato come un bambino. Faceva parte delle sue mille contraddizioni: era forte, saggio, sicuro di sé, e subito dopo era fragile e preda dei suoi mille pensieri.
- Immagino che sia dura.- Riprese lei, sempre pensierosa, quasi malinconica. - Sapere che non ricorderà.
Aveva colto nel segno. Quando le aveva dato una seconda possibilità, era stato sicuro che fosse la scelta giusta.
Anche se questo significava farle dimenticare tutto.
Certo, per lei sarebbe stato meglio. Così avrebbe dimenticato diecimila anni all'Inferno, e l'odio che doveva aver provato per chi ce l'aveva condannata.
Avrebbe dimenticato anche lo splendore di quell'unica notte, il sentimento che li aveva legati.
Sì, era la scelta migliore, certo, ma... in fondo, i ricordi si avvicinano molto ai sogni. Nessuno meglio di lui conosceva il peso di un ricordo perso. Per chi dimentica...e per chi viene dimenticato.
- Non c’era altro da fare.- Le rispose, finalmente.
- Hai fatto la cosa migliore. E comunque, non si sa mai cosa può succedere, una volta che si ha avuto a che fare con te e con il tuo mondo, in una vita o nell’altra.
Le rivolse il suo più genuino volto sorpreso, e lei rise, di fronte a quegli occhi immensi, oscuri e profondi, che la fissavano smarriti.
- Ma tu guarda! Il signore supremo di ciò che è più misterioso e inafferrabile che stenta a capire i meccanismi delle cose su cui dovrebbe regnare!- Scherzò lei. - Comunque, lascia perdere. Era solo una sensazione. La sensazione che chi viene toccato da te, non se lo dimentica. Ma è solo un’idea senza molta importanza. Dai, andiamo, mi devo fermare qui vicino e sono quasi in ritardo!

*

Hong Kong, 17 anni dopo

- Ma che posto è questo?
- Non lo so. Io lo vedo, e lo disegno.
Disegnava bene, il ragazzo. Disegnava come un dono divino: creava incanti con pochi tratti, volti e sguardi, paesaggi incredibili.
- Sembra... sembra l’Africa.
- Ma io non ci sono mai stato, in Africa.
Sua madre sfogliava le pagine del suo album, piene di schizzi, immagini appena abbozzate ma già vive. La sua attenzione si era fermata su una serie di disegni centrati tutti sullo stesso panorama, ritratto in mille modi: in bianco e nero, a colori, con la luce del giorno e immerso nella notte. Una distesa sconfinata, un orizzonte lontanissimo.
- Sarà un ricordo che hai di qualcosa visto in televisione, o in un libro.
- Non lo so.- Lui guardò i disegni sparsi sul tavolo e scosse la testa. - Non ci ho pensato molto, prima di disegnare questo. Ultimamente, è come se lo vedessi. Da qualche parte. Oh, io non lo so da dove vengono fuori le immagini che disegno!- Sorrise e scosse la testa, quasi imbarazzato per non sapersi spiegare.
- Da dovunque vengano, le immagini che visitano te sono meravigliose.- Rispose la madre, accarezzando i fogli con dolcezza. Poi sollevò un altro disegno che rappresentava quel paesaggio. Solo che questa volta c’erano due figure. Vaghe, appena abbozzate, immerse nella notte. Fatte di notte, forse.
- E loro chi sono?
Il ragazzo scosse la testa di nuovo.
- Non ne ho idea. Questa scena l’ho vista così. Nelle mie fantasie, in un sogno. C’erano loro, e a guardarli mi sentivo davvero a casa. Così li ho disegnati.
- Sembra che gli orizzonti, la notte e le stelle ti si addicano particolarmente.
Lui alzò le spalle, felice di quelle parole e confuso senza motivo.
- Sembra di sì.

fandom: sandman, storie su comics, missing moment

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