Kateikyoushi Hitman Reborn. Squalo/Dino. 099. Scelta libera

May 02, 2010 17:59

Titolo: It's hard to say 'I do', when I don't
Fandom: Kateikyoushi Hitman Reborn
Personaggio/Coppia: Squalo x Dino
Prompt: 099. Scelta libera
Rating: giallo
Conteggio Parole: 790 parole
Tabella: http://seleniasan.livejournal.com/46595.html

It's hard to say 'I do', when I don't

L’appuntamento era stato fissato per le otto di sera. Dino e Squalo si sarebbero visti e avrebbero chiarito alcune cose. Il polverone sollevato dopo che i Varia avevano perso contro Tsuna e suoi guardiani aveva dato modo ai due di potersi riavvicinare, dopo anni di - per così dire - silenzio. Il punto d’incontro prefissato era un ristorante, area neutra e quindi ideale. Tuttavia, nonostante le classiche frasi di cliché, fino a quel momento né Squalo né Dino erano riusciti a dirsi che cosa volevano in realtà. Al ristorante era filato tutto più o meno liscio, Squalo senza la presenza del resto dei Varia e Dino senza la presenza dei suoi sottoposti. Dopo aver pagato avevano iniziato a vagare per la città, ma nessuno dei due aveva tentato di tirare su una conversazione. Era difficile anche solo iniziare a dire qualcosa senza toccare tasti dolenti, d’altronde. Eppure… Quella serata non era stata combinata apposta per rimettere a posto quei tasti dolenti? Anche se non sarebbe tornato tutto come prima, almeno avrebbero avuto modo di chiarirsi. Tuttavia nessuno dei due sembrava deciso ad affrontare l’argomento. Dopo un po’ si erano fermati. Soli, su una panchina in un parco vuoto di sera. Dino respirò profondamente. Accavallò le gambe e tirò la testa all’indietro, inclinandosi sulla panchina. Squalo lo osservò.
- Cosa stai tentando di fare?
- Provo a sedurti.
Rispose il biondo senza alcuna malizia. Il suo era piuttosto un tono amaro. L’uomo dai capelli bianchi scosse la testa.
- Lascia perdere, non ne sei capace.
- Lo so, ma volevo provarci lo stesso.
- Hm?
- Non so. Ho molte cose in testa, non so come dirle.
Squalo fece spallucce. Dino ridacchiò imbarazzato e tornò a sedersi normalmente. Poi aggiunse, osservando la luna:
- Volevo provare a vedere se si scatenava qualche effetto. Sai, di solito nei racconti, quando uno cerca di sedurre appaiono cose inverosimili, tipo la pagliuzza dorata negli occhioni azzurri che dà un riflesso luminoso e dà all’altro l’illusione di vedere tramonti lontani, o improbabili oceani limpidi e azzurrissimi e simili. A quanto pare non è vero.
- Non c’è bisogno di vedere cose strane.
- Dici che se ami una persona non è il caso di sedurla?
Calò il silenzio. Dino si appoggiò a Squalo, che si tese immediatamente, ma non allontanò quel contatto. Il biondo sospirò.
- Squalo… Perché mi amavi?
Il Varia si chiuse in un ostinato mutismo, sospirando seccato. Non gli avrebbe mai detto che era stato un colpo di fulmine, che non l’aveva voluto ammettere a se stesso finché Dino non lo aveva abbracciato - più di otto anni fa. Non gli avrebbe mai detto che era colpa di quel sorriso triste e di quel carattere apparentemente remissivo se era letteralmente caduto ai suoi piedi - più di otto anni fa. Non gli avrebbe mai detto che era stato un’intera notte come un coglione a osservarlo dormire dopo esserselo scopato come non mai perché in testa c’era solo lui - più di otto anni fa. L’orgoglio era una brutta bestia. Dino parlò ancora.
- Perché a un certo punto non mi hai amato più?
E Squalo continuò imperterrito a non aprire bocca. Non gli avrebbe mai detto che non era vero che non lo amava più, perché sarebbe stato mentire a se stesso - ora come allora. Non gli avrebbe mai detto che aveva provato innumerevoli volte a chiamarlo, per riattaccar la cornetta senza neanche aver composto il numero - ora come allora. Non gli avrebbe mai detto che non aveva bruciato l’unica foto che possedeva di lui e Dino insieme - ora come allora.
Dino si alzò e sorrise. Lo salutò, dicendo che doveva tornare a sbrigare alcune pratiche. Che scusa pietosa. Squalo si infuriò, lo bloccò prendendolo per un polso prima che se ne andasse.
- VOOOI, non accampare scuse di merda come queste!
- …
- Cazzo, parla! Di’ le cose chiaramente!
- … Tu non fare il pesce!
Il carattere combattivo di Dino era saltato fuori. Con uno strattone il biondo si liberò.
- Non mi va di parlare con un muro!
- E a me non va di sentire fottute frasi a metà!
Calò il silenzio. Lo sguardo di Dino si trasformò da arrabbiato a stupito, quello di Squalo divenne più scazzato che infuriato. Forse, in un modo un po’ improvviso, avevano iniziato a chiarirsi. Il biondo ridacchiò un po’, realizzando quanto sciocco - infantile - fosse stato il suo comportamento. Un po’ imbarazzato disse:
- Scusami.
Squalo non rispose, ma annuì. Poi disse:
- In fondo sono stato uno stupido anch’io.
- … Ci vediamo un’altra volta?
- Può darsi.
Ci fu ancora qualche schermaglia, composta principalmente da frasi di rito. Squalo riaccompagnò a casa Dino osservando un punto imprecisato davanti a sé, le mani in tasca.

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