Titolo: There is no heart without you
Titolo capitolo: L'orologio d'argento Pt. 2
Autore: seleniasan
Fandom: Katekyo Hitman Reborn!
Prompt: 080. Perchè?
Pairing: Squalo x Dino
Rating: giallo
Genere: generale, giallo
Parole: parole
Avvertimenti: AU, shounen ai
Disclaimer: Squalo e Dino sono (c) di Akira Amano, io non ricavo nulla da ciò che scrivo, lo sapete, se fosse tutto mio KHR sarebbe un manga yaoi e questi due, come molta altra gente, farebbero ben altro.
Note: altro capitolo di una fic che terrà più prompt, perché mi piace vincere facile xDD *coffcoff* So che il titolo è quello di un capitolo/un volume di Bleach (il volume con Kaien, mi pare), ma mi piace veramente tanto quel titolo ç.ç. A distanza di anni mi sono poi laureata e ho un lavoro, ma ciò non mi impedisce di continuare questa tabella :')
Tabella:
http://seleniasan.livejournal.com/46595.html Dino osservò l’orologio a lungo. Sfiorò l’orologio e chiese a Squalo di girarglielo. Fu allora che vide lo stemma semi cancellato e spalancò gli occhi.
***
Squalo alzò lo sguardo verso la figura flebile del fantasma, che ora stava tremando e diventando sempre più trasparente. Qualcosa stava accadendo, ma nè il fantasma nè l'investigatore stavano capendo. D'istinto Squalo poggiò la mano sull'elsa della spada, pronto ad affrontare qualunque cosa gli si fosse parate davanti, ma non accadde nulla. O meglio, una nebbia fitta lo avbvolse e quando se ne andò l'investigatore era ai piedi del castello. Si diresse verso le porte, ma fu come se fosse andato a sbattere contro un muro di mattoni.
Ora Squalo non riusciva più ad entrare.
L'orologio era ancora nella sua mano, come se fosse un avvertimento. E squalo si sentì arrabbiato. "VOOOI, fantasma dei miei stivali! La prossima volta mi faccio i cazzi miei!" E nonostante tutto la rabbia non se ne andava, nemmeno dopo aver urlato a squarciagola. Perchè si sentiva così? Quando aveva deciso di farsi assumere per l'agenzia era stato solo perchè aveva bisogno di soldi, oltretutto le regole chiaramente dicevano che era proibito attaccarsi troppo a un caso ed evidentemente Squalo si era attaccato troppo al caso del fantasma e aveva dimenticato il vero caso che aveva tra le mani.
Una disgrazia.
A quel punto si girò ancora una volta verso il castello. "E va bene! Arrangiati! Io ho un caso a cui pensare!" Il tono era rabbioso come non lo era stato dai tempi dell'affare della Culla. Tutta la situazione fino a quel punto era stata surreale, tra vecchi orologi, fantasmi e quant'altro.
I sogni che aveva fatto non avevano aiutato.
A falcate se ne andò dal castello in rovina e si diresse verso l'agenzia, ignorando le occhiate che i suoi colleghi gli rivolgevano e cercando di non pensare a nient'altro tranne che al caso.
Pochi minuti più tardi Lussuria entrò con in mano dei papiri e un cappuccino che posò di fronte a Squalo. "Abbiamo ottime notizie Squ-chan." Disse in tono leggero. "Sono arrivati i risultati della Scientifica e siamo a un passo dal risolvere il caso." Lo spadaccino gli rivolse un'occhiata tutt'altro che felice. Lussuria si portò una mano alla bocca con stupore. "Oh no. Ti sei fatto prendere troppo! Il Boss non ne sarà contento!"
"No. Sto bene. Non mi sono lasciato coinvolgere."
"Squalo..."
"Voooi, ho detto che sto bene! Ora devo lavorare!"
Lussuria non disse nient'altro, ma se ne andò senza una parola. Era dal caso della Culla che non vedeva Squalo di quell'umore. Quest'ultimo, da parte sua, era deciso ad ignorare tutto e concentrarsi su quanto di concreto aveva in mano. Con un gesto repentino aprì la cartella.
La Scientifica aveva confermato che il pezzo di stoffa che Squalo aveva trovato coincideva con uno dei capi indossati da una delle vittime e che le impronte e quant'altro vi avevano trovato coincidevano con il cadavere dell'uomo che era stato ucciso poco dopo. Quindi, per ragionamento logico, il cadavere che ora si trovava nell'obitorio del commissariato era uno dei perpetratori.
Non solo, sul cadavere erano state trovate impronte di un altro uomo, probabilmente l'altro complice. Sawada Iemitsu era già sul caso e stava già arrestando il colpevole. Il commissariato ringraziava l'Agenzia Varia per la collaborazione, finiva tutto a tarallucci e vino, eccetera. Il pagamento per la collaborazione sarebbe arrivato regolarmente entro la fine del mese.
Eppure.
Eppure c'era qualcosa. Squalo non poteva definirsi soddisfatto.
Fu in quel momento che Squalo venne convocato da Xanxus in persona. Lo spadaccino si diresse verso l'ufficio del suo capo ed entrò senza proferire parola, ma comunque con espressione torva.
"Finalmente ti presenti, spazzatura."
"Buongiorno anche a te, boss del cazzo."
I due uomini si osservarono per un lungo momento. Poi Xanxus scosse la testa. "Sparisci dalla mia vista e da questo ufficio finchè non hai risolto quello che hai in sospeso. Non è nemmeno divertente fare il tiro a segno con uno che sembra un cadavere."
E per un lungo momento Squalo stette in silenzio. Allora Xanxus aveva notato che erano due i casi di cui si era occupato, e che solo uno era stato risolto.
Ce n'era ancora uno.
E Squalo si mise a ridere, ma non era una risata allegra. "Xanxus, stai perdendo colpi per caso? Io sto bene."
"Certo." E senza aggiungere altro Xanxus sparò un colpo a due centimetri dalla testa di Squalo, che si immobilizzò. "Che delusione. Di solito non batti ciglio. Ora hai l'espressione di un fottuto cervo sorpreso dai fari. Vai in congedo e ripresentati quando anche l'altro caso sarà risolto."
E ciò detto lo congedò senza dire altro.
Una volta fuori dall'ufficio, Squalo si diresse al solito bar. Basil lo accolse sorridendo e con in mano una bottiglia di champagne. Lo spadaccino lo osservò con perplessità.
"Signor Squalo, l'avevo detto che avrei stappato una bottiglia di champagne quando il caso sarebbe stato risolto."
Quest'ultimo si sedette al bancone e tolse la bottiglia dalle mani di Basil, appoggiandola poco lontano. "Vooi, non è risolto un cazzo. Ho ancora una cosa da risolvere prima."
"Posso essere curioso?"
"No. Ma so che sai dove trovare cose in questa città, quindi dimmi dove posso trovare informazioni sulla famiglia Cavallone."
"Intende la famiglia di Conti che aveva questa terra qualche secolo fa?"
"Non fare domande e rispondi."
"Probabilmente alla biblioteca storica dove tengono tutti i manoscritti?"
Squalo annuì e scomparve, dirigendosi esattamente alla biblioteca storica. Espose la sua licenza da detective e si diresse verso i vari manoscritti. Lì in mezzo ce ne sarebbe stato almeno uno che parlava dei Cavallone. Per fortuna aveva ancora la copia della cronaca che aveva preso all'archivio cittadino, in modo da poter avere le date esatte. E finalmente, in mezzo a pergamene polverose e tomi medievali, trovò esattamente cosa stava cercando.
Il diario di Romario Longari, maggiordomo della famiglia dei Cavallone, l'ultimo.
Il diario evidentemente non era mai stato consultato, di solito i documenti privati non contenevano informazioni necessarie, ma Squalo fu come guidato dall'istinto e si mise a leggere. Grazie al suo status di detective gli fu permesso di portare il documento a casa e, una volta sfamato il gatto, si mise a leggere per trovare un qualunque legame.
E in effetti la maggior parte del diario conteneva informazioni inutili su come il casato veniva gestito e quali pettegolezzi arrivavano alle orcchie dei Cavallone. Questo fino alle ultime pagine dove questo Romario confessava gli ultimi atti di Cavallone padre e Cavallone figlio.
Così lesse.
28 Aprile
Possa il Signore perdonare questo servo. Oggi ho commesso un delitto che mai avrei avuto il coraggio di pensare, non fosse stato per la causa che l'ha fatto scaturire. Ancora, non avrei mai pensato di essere un uomo di tale violenza, ma domani mi consegnerò al boia e possano questi fatti essere vergati su bianco foglio con nero inchiostro se non per redenzione almeno per cauzione.
Come ho menzionato, il signorino è morto. Ho allestito la bara e la camera ardente di persona, coprendo i segni dell'abominio compiuto su di lui al meglio che potessi.
Sapevo che il Signor Conte non aveva mai guardato al figlio e l'aveva sempre colpevolizzato della morte della defunta Contessa, possa la sua anima riposare in pace e possa la terra esserle lieve.
Possa la terra essere lieve anche al signorino.
E nonostante questa consapevolezza mai avrei pensato che il Signor Conte si spingesse fino a tanto. L'ho visto con gli occhi indemoniati dirigersi verso la stanza dove il signorino giaceva, consunto dal maledetto vaiolo ma con tutta la volontà di vivere. Ho visto la figura del signor Conte tirare fuori l'orologio d'argento che era stato passato da capofamiglia a capofamiglia e ho visto il Signor Conte sollevare il figlio e passargli la catena dellorologio al collo e stringere.
Ho visto il signorino dimenarsi senza un grido, fino a quando non esalò l'ultimo rrespiro.
E ho sentito la rabbia di cento uomini crescere in me. Ho preso il fucile da caccia del signor Conte, gli ho sparato come si fa con un fagiano e ho gettato il corpo ai cani e ai corvi.
Ho cresciuto io il signorino e la sua perdita mi ha cambiato.
Possa il Signore perdonare questo maggiordomo e possa il boia essere clemente e garantirmi un cappio che non mi porti agonia.
E Squalo dovette fare una pausa molto lunga.
Sapeva com'era il mondo, sapeva che le cose andavano come andavano e che cose del genere capitavano. Eppure. Eppure c'era qualcosa dentro di lui che voleva esprimere di più la sua rabbia.
Non attaccarti a un caso, questa era la regola.
Eppure non poteva fare a meno di pensare a quel dannato fantasma, probabilmente legato a questa terra perchè non aveva avuto pace.
Doveva fare qualcosa, qulsiasi cosa, o non sarebbe stato in grado di ripresentarsi di fronte a Xanxus. Fu così che come se fosse spinto da una forza misteriosa si diresse al castello.