[Fanfic] Any way you want it, that's the way you need it

Jan 31, 2012 20:25


Titolo: Any way you want it, that's the way you need itFandom: RPF - Attori 
Pairing: Robert/Susan/Jude
Genere: Generale
Avvertimenti: porn, minx!Jude, crossdressing, threesome, cose così
Conteggio parole: 1322 (fiumidiparole)
Note: Non è riletta, ma devo postare ed ho un male alla testa allucinante aka ve la beccate così. L'idea mia è venuta grazie alla fic Dancing queen di jadina94 (che dovete andare a leggere seduta stante). Poi, io tipo due mesi fa avevo promesso alla manubibi una fic per il compleanno, che ovviamente non è mai arrivata; le dedico questa, sperando non le faccia troppo schifo. Ah, grazie sempre a manubibi il mio headcanon comprende Jude, Susan e Robert che convivono felicemente.

Also, questa fic partecipa alla mia tabellina della Maritombola con prompt 62 - "É giallo. Io odio il giallo." e a quella di RDJudefic_ita con prompt "preservativo".


C’era voluto davvero troppo tempo per trovare tutto.

Avevano passato l’intera mattinata al negozio di intimo, provando capi di vestiario che contenevano una quantità imbarazzante di pizzo.

Susan attendeva paziente che si provasse l’ennesimo baby doll, chiedendosi se valesse la pena perdere ore per una cosa del genere.

Quando uscì storceva il naso, con poca convinzione disse: «Suze, credo che questo sia da bocciare, non vedi che mi fa i fianchi larghi?»

Non le lasciò nemmeno il tempo di rispondere che tornò dentro a provarsene un altro, prendendolo a caso dalla pila che aveva accuratamente selezionato la commessa al posto suo - non senza un’espressione di stupore misto ad incredulità - ma in un negozio del genere, dove entravi solo se avevi davvero tanti soldi, non ci si faceva tanti scrupoli a soddisfare le richieste del cliente purché pagasse, ovvio.

Uscì un’altra volta dal camerino e questa volta fu il turno di Susan di storcere il naso.

«Tesoro, questo è improponibile. Troppi fronzoli», fece una piccola pausa e scosse la testa. «E poi è giallo. Io odio il giallo. Non ti sta nemmeno bene addosso come colore, non coi tuoi occhi».

Sbuffò e richiuse la tenda del camerino. Trafficò un po’ per infilarsene uno nero e si guardò allo specchio.

«Oh mio dio, Susan l’abbiamo trovato!»

Susan attese un paio di secondi, poi disse, con fare impaziente: «Allora? esci o no?»

«No, è perfetto. Lo vedrai a casa o ti rovinerai la sorpresa». Poi, alzando un po’ la voce: «Scusi, prendiamo questo!»

Decise di non discutere, in fondo aveva ragione, la sorpresa sarebbe stata maggiore non conoscendo il modello.

Ora era il turno dei trucchi.

***

Susan era stesa nell’ampio letto, nuda, gli occhi chiusi e i lineamenti del volto leggermente tirati nella carica dell’attesa; le labbra appena curvate all’insù le davano l’aria soddisfatta.

Da qualche minuto si udivano dei rumori provenire dal bagno - un pestare di piedi, il rubinetto che veniva aperto e poi subito richiuso, il cigolare dell’anta dell’armadietto sopra la vasca - ad ogni suono il sorriso di Susan si allargava, le sua spalle si contraevano un poco per l’ansia. Prese in mano il cellulare e con dita quasi tremanti digitò poche parole; spedì il messaggio; si distese ancora una volta in modo che potesse avere sott’occhio la porta del bagno.

Non dovette aspettare che pochi istanti, prima che dal suddetto bagno si sentisse: «Suze, credo di avercela fatta... Vengo fuori?». Gli occhi di Susan brillarono di eccitazione.

«Vieni, tesoro». La sua voce non sarebbe dovuta essere così vibrante, eppure non riusciva a trattenersi.

La porta venne aperta e una figura uscì. «Sei bellissima».

«Ho fatto un buon lavoro, lo ammetto». Si guardò allo specchio appeso nella parte attigua al bagno con un sorriso trattenuto - compiaciuto.

«Avanti, fatti vedere meglio. Vieni più vicina, Minx».

Jude rise maliziosamente e si fece avanti: il suo corpo era fasciato da una veste nera e semi-trasparente, che lasciava intravedere le sue forme, portava in testa una parrucca nera simile a quella utilizzata per interpretare Minx - Susan aveva fatto le cose per bene - e si era truccato gli occhi con abbondante matita nera, a mettere in risalto il colore chiaro degli stessi.

Dopo aver fatto una piroetta per farsi vedere da Susan nella sua completezza, gattonò felice sul letto, fino a raggiungerla; le si avvicinò alle labbra con fare felino, predatorio, lasciandole un bacio veloce e umido; si adagiò sul letto e fece segno all’altra di seguirlo.

Le loro labbra si cercavano, sfioravano la pelle del collo, lasciavano piccoli baci in punti particolari - dietro l’orecchio, nell’attaccatura del collo, all’angolo della bocca, sullo sterno - per poi tornare sulle rispettive labbra e scambiarsi baci profondi, facendo cozzare le lingue con foga.

La mano di Susan aveva già raggiunto le mutande di Jude - di pizzo nero, per completare l’abbinamento - e si era intrufolata a palpeggiare le natiche sode del corpo sotto di lei.

L’erezione di Jude sbatteva e si incontrava con le cosce di Susan un numero frustrante di volte; fino a che si ritrovò ad implorarla di poter fare qualcosa di più.

Susan fermò il suo accarezzare lascivo ogni centimetro di pelle di Jude e gli abbassò gli slip; con qualche difficoltà gli mise un preservativo e in meno di un minuto stavano facendo l’amore. La vista offuscata dal piacere di Susan non le impedì di continuare ad osservare il corpo di Jude - che ora le teneva i fianchi per aiutarsi a spingere, ora le baciava i seni, ora le stringeva la mano - e ad eccitarsi ulteriormente per quegli occhi contornati di nero, per il pizzo che sentiva scivolare tra le sue mani.

Jude venne e Susan lasciò uscire il fiato in un sospiro pieno di soddisfazione e appagamento; lui si accasciò accanto a lei, preso da un’improvvisa spossatezza.

Dieci minuti dopo Susan gli sfiorò gentilmente le labbra - si era assopito.

«Amore, non abbiamo ancora finito». Gli corresse con un dito il trucco e cominciò a sfregarsi contro le sue parti intime, per eccitarlo.

Jude, dopo qualche istante per riprendersi, baciò Susan sulle labbra e prese a stimolarne l’eccitazione scendendo a leccarle il clitoride; fu distratto dal suono della porta d’ingresso che si aprì.

«Sono a casa, Suze. Scusa se ho fatto tardi, ma c’era un traffico incredibile. Jude è ancora dall’estetista?». Si era tolto il cappotto e aveva poggiato il porta documenti da qualche parte in salotto, a giudicare dai rumori.

«Allora, di quale sorpresa parlavi in quel messaggio?». Si presentò in camera da letto con un largo sorriso stampato in volto, la camicia mezza sbottonata, e l’aria stanca ma felice.

Si bloccò nell’atto di togliersi la cravatta, basito dallo spettacolo che la vista gli offriva.

Jude piegato, il sedere che sporgeva ed invitava chiunque passasse da lì dietro quantomeno a toccarlo, su una Susan ansimante e sudata; ma più di tutto, più dello sguardo lussurioso ed invitante di Susan, più di quel didietro che parlava - e di sicuro gli stava dicendo di possederlo - fu paralizzato dalla vista di Jude, che si era girato ed alzato, e che ora gli si stava avvicinando. La veste era sgualcita, segno di come avesse trascorso il tempo che Robert aveva impiegato a tornare a casa, lo sguardo nero e perversamente eccitato, il pizzo degli slip che si intravedeva.

«Vuoi unirti a noi, tesoro?». Robert, per quanto si sforzasse, non riusciva a ricordare quando e se la voce di Jude fosse stata così roca e sensuale - non profonda, ma perfettamente equilibrata col suo attuale aspetto.

Provò a balbettare qualcosa in risposta, quando si accorse di non riuscire a dire proprio niente si avventò sulle labbra di Jude ferocemente, mordendole di tanto in tanto e lasciando segni sulle spalle, la clavicola, leccando fin dove gli era permesso dalla posizione.

Susan li accompagnò sul letto e svestì Robert, approfittandone per toccarlo e baciarlo; gli prese il membro turgido tra le labbra e succhiò piano, in modo da farlo gemere.

Quando si accorse di star per arrivare al limite, si staccò da Jude; scostò Susan con gentilezza e le baciò le labbra rosse con urgenza, infilando la lingua nella sua bocca calda e invitante.

Il letto ospitava un groviglio indefinibile di mani e corpi, e l’odore del sesso - quel miscuglio di sudore, fiato, pelle - permeava l’aria.

Nessuno di loro avrebbe saputo definire cosa esattamente stavano facendo - o, soprattutto, come lo stavano facendo. Jude si ritrovò ad un certo punto la mano di Susan ancora una volta tra le natiche, col chiaro intento di prepararlo a qualcosa di più grosso.

Qualche minuto e molti baci dopo, Jude mise un preservativo a Robert, il quale si spinse dentro di lui.

Robert aveva brividi di piacere che partivano dalla spina dorsale, mentre penetrava Jude; era aggrappato al tessuto trasparente e davvero non poteva immaginare qualcosa di più eccitante di quella testa reclinata all’indietro, il trucco colato sulle guance, Susan che gli leccava un capezzolo.

Al pensiero di Susan e Jude che si erano appagati l’un l’altro nell’aspettarlo, Robert diede l’ultima, decisa spinta e si liberò.

Tutti e tre giacevano stremati e malamente accatastati l’uno sull’altro, quando il sonno li colse.

maridichallenge, fandom: rdjude, rdjudefic_ita, fanfiction, maritombola

Previous post Next post
Up