BDT Special Relationship - 005. Esteriorità (Hetalia - UsUk)

Dec 06, 2012 16:39

Titolo: 005. Esteriorità
Pair: America/England
Numero capitoli: 23/100
Generi: slice of life, introspettivo, romantico
Avvertimenti: shonen ai
Rating: giallo
Numero parole: 924
Nota dell'autore: half true story. La tsundere princess spesso e volentieri commenta il vestiario di questo povero eroe, che ormai davvero non sa più cosa mettersi per soddisfare i suoi gusti.

Somewhere in Europe, 20**

Aveva sempre odiato soffermarsi sulle apparenze, ma questo gli risultava impossibili. Quindi finiva la maggior parte delle volte a fermarsi fin troppo assiduamente ad osservare l'esteriorità di qualcuno. Ad osservare i vestiti, i comportamenti. Ad ascoltare le parole degli altri, senza pensare troppo a cosa veramente stesse dicendo qualcuno. Era abituato solo a dar peso alle apparenze. Per secoli aveva cercato in tal modo di compiacere i suoi capi, i suoi alleati. I suoi amanti occasionali. Anche agli altri, gli sembrava importasse solo delle apparenze.
- Oh, man! I'm fucking tired!
Le molle del divano tremarono quando quel cataclisma ambulante si buttò a peso morto accanto a lui.
- Odio venire in Europa. Tutti vogliono sempre starmi attorno e adularmi.
Girò il viso verso l'Americano, che sbuffò sonoramente. In lui non esisteva alcun filtro tra cervello e bocca. Diceva fin troppo spesso tutto ciò che gli passava per la testa.
- Perché sei LA potenza mondiale - sbuffò a sua volta. Quel ruolo era stato suo solo un secolo prima. Poi era entrato sulla scena mondiale quello stupido ragazzino. E lui si era eclissato. Era una potenza solo di nome.
- Si, questo lo so. Ma non mi piace che mi lecchino il culo così tanto - l'Americano aveva chiuso gli occhi dopo essersi tolto gli occhiali - Odio questa ipocrisia.
Arthur lo aveva osservato. Quel ragazzo non sarebbe mai cambiato. Lui era proprio come appariva. Che piacesse o no alla gente. Aveva le sue idee. Le portava avanti. E se ne sbatteva dell'opinione altrui. Il contrario di lui che cercava sempre compromessi tra il suo vero io e la sua apparenza.
Sospirò distogliendo lo sguardo dal ragazzo. Invidiava il modo di essere di Alfred. Non si vergognava mai di se stesso, anche se a volte avrebbe dovuto. Lui invece esprimeva se stesso di nascosto. L'aveva fatto soprattutto negli anni '70, quando il paese era sconvolto dal disagio giovanile. Lui ne faceva parte. Capiva i loro sentimenti e li condivideva. Ma nessuno avrebbe mai pensato che quel perfetto gentleman di notte frequentasse i peggiori pub di Londra, seguendo vari gruppi punk in concerto.
Pubblicamente aveva condannato l'azione dei Sex Pistols al giubileo della Regina. Interiormente avrebbe voluto parteciparvi.
Era sempre in conflitto tra l'essere e l'apparire. Per questo invidiava Alfred, che mai aveva dimostrato simili problemi. Lui era e appariva. Era sempre se stesso. Anche quando l'opinione pubblica criticava il suo modus operandi. Ma lui, nella sua testa bacata, era un eroe. E come tale avrebbe continuato a comportarsi.
- Devi accettare il tuo ruolo, eroe - disse e l'Americano gli sorrise. Amava quel sorride e odiava quando lo faceva vedere anche agli altri.
- E tu sei il mio braccio destro? Siamo come Batman e Robin!
Eccolo che iniziava con i suoi paragoni stupidi: - Perché devo fare la spalla? Voglio anch'io un ruolo importante! E poi perché proprio Batman e Robin?
- Preferisci Tony Stark e Pepper Potts? - lo guardò serio, mentre rimetteva gli occhiali ed esibiva la sua cultura da nerd - A me piace molto Iron Man. E Gwyneth Paltrow era molto sexy nel film. Devi ammetterlo.
- Stop stop - gli avrebbe fatto venire il mal di testa se avesse continuato, ma almeno non aveva tirato fuori Capitan America - Non volevo iniziare una discussione sui supereroi. Volevo solo dirti che devi continuare a fare l'eroe. E lasciarli fare se ti leccano il culo, parole tue... - sospirò.
- Sono un eroe... - mormorò e poi sorrise. All'Inglese non sfuggì quel distendersi di labbra e temeva di sapere cosa potesse significare - Allora la prossima volta vengo alla riunione vestito da Capitan America! - ecco, lo sapeva che si sarebbe arrivati lì, alla fine.
- Ti prego, Alfred... Non farmi vergognare... - sospirò, quasi rassegnato dal vederlo davvero arrivare in cosplay.
Imbronciato voltò il viso verso il più grande: - Dici sempre le stesse cose. E dici sempre che ti faccio vergognare. Ma guarda! Oggi sono vestito bene! Ho messo anche la cravatta!
- Ma hai le scarpe da ginnastica. E quel vecchio giubbotto di pelle. Ce l'hai da 70 anni, è ora di buttarlo - lo guardò e pensò che ci avrebbe pensato lui a disfarsene, appena l'Americano si fosse distratto.
- Ma ci sono affezionato - bofonchiò, continuando a tenere il broncio all'Inglese.
- Non è una buona ragione per continuare ad indossarlo. Un giorno vengo a casa tua e giuro che butterò via metà del tuo armadio. Sei impossibile.
L'Americano si alzò e si stiracchiò per bene: - Secondo me sei tu che dai troppa importanza a queste cose, non credi? Diventerai pelato a furia di preoccuparti cosa pensano gli altri - si voltò verso di lui e gli regalò un sorriso enorme. Adorava quel sorriso - Io preferisco l'Arthur che quand'è con me non si preoccupa del resto del mondo. Quello che mi fa vedere tutto tutto tutto di se! Anche la sua collezione di film porno!! - Alfred rise all'improvviso rossore del suo viso. Quel maledetto ragazzino gli avrebbe davvero fatto perdere la pazienza prima o poi, ne era certo.
- Io preferirei che tu avessi un po' più di buonsenso. Magari sempre - si alzò anche lui e gli si avvicinò.
Lo guardò per qualche istante, prima di decidersi a baciarlo. Per una volta non gli importava se qualcuno potesse vederli. In quel momento gli era importato solo di essere il compagno di Alfred F. Jones. E non gli importava di questo potesse apparire agli occhi degli altri.

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