Titolo: Fading Memories
Rating: PG
Pairing: Ohmiya
Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone nè di offenderle in alcun modo.
Note: Uhm... non ho nulla da dire, credo XD Ohmiya, per una volta, e anche abbastanza breve (4 capitoli + prologo)
-02. Living a Lie-
I giorni passavano, il lavoro procedeva, Ohno continuava a non ricordare nulla.
Per fortuna, questo fatto non aveva minimamente influenzato il loro lavoro: con le telecamere accese, gli Arashi erano cinque ragazzi che se conoscevano da più di dieci anni e che sapevano come stare insieme.
-Comunque, Ohno-san, ti devo fare i miei complimenti. Non so se al tuo posto sarei riuscito a lavorare tranquillamente.
Disse Jun alzando il bicchiere e proponendo quello che era il quinto o sesto brindisi della serata; dopo aver fatto il live al ‘Music Station’ per la promozione del nuovo singolo, avevano deciso di andare a cena fuori, dopo mesi che non lo facevano, e, per una volta, Nino si era unito a loro. Il ristorante era spesso frequentato da personaggi famosi, ed erano riusciti ad ottenere una stanza privata, potendo così non preoccuparsi del volume delle loro voci e delle loro azioni.
Mentre stava per aggiungere il suo bicchiere a quello degli altri per il brindisi, Aiba notò la riluttanza negli occhi di Nino a compiere quel semplice gesto. A parte il lavoro che andava bene, effettivamente cosa c’era da festeggiare?
Ohno non aveva recuperato la memoria, e Nino continuava ad andarsene in giro con quell’espressione pietosa. In tutti quegli anni, aveva visto il ragazzo in uno stato simile solo una volta, durante il periodo in cui i suoi genitori stavano divorziando; ma all’epoca era solo un ragazzino.
Che la sua maschera fosse improvvisamente crollata dopo tanti anni stava ad indicare quanto soffrisse per quella situazione, e il fatto che i suoi compagni non ci facessero troppo caso per ‘non mettere pressione’ al Leader lo faceva andare su tutte le furie.
Riappoggiò il bicchiere sul tavolo per poi sbattervi i pugni sopra ed alzarsi; quattro paia di occhi stupiti si posarono su di lui.
-Lavoro, lavoro, lavoro. Possibile che sia l’unica cosa che vi interessa? Pensate un po’ anche ai sentimenti di Nino!!
Incapace di sostenere oltre gli sguardi sgomenti dei suoi compagni, e sentendo che, dannata la sua emotività, stava per piangere, decise di defilarsi in bagno. Quasi contemporaneamente, Sho e Jun si alzarono per corrergli dietro; non ci misero molto a trovarlo, basandosi sui singulti che provenivano chiaramente da uno dei cubicoli.
Aprirono la porta e si trovarono davanti un Aiba accovacciato e singhiozzante.
-Oh, avanti -disse Jun -che bisogno c’è di piangere?
-Sei un insensibile! Piango perché è dannatamente triste!
Sho e Jun si scambiarono un’occhiata, non sapendo bene come comportarsi con il ragazzo in lacrime; alla fine entrarono nel cubicolo chiudendosi la porta alle spalle e, stringendosi, riuscirono ad accovacciarsi ai due lati di Masaki. Sho gli posò una mano sulla spalla.
-Triste?
Masaki lo guardò con occhi annacquati, come se avesse fatto una domanda piuttosto cretina.
-Avete idea di come si senta Nino? Se uno qualunque di voi si dimenticasse di me non riuscirei a sopportarlo, e lui è stato dimenticato proprio da Riida! Sono sempre stati così... legati. Però lui non dice nulla e non fa pesare niente a nessuno, per non crearci problemi. Lavora come sempre e non smette di sorridere al pubblico. Però... vi siete mai chiesti cosa sta provando realmente?- tirò su di naso, asciugandosi col bordo della manica -La verità è che Nino è una persona molto gentile. In questo momento non sta pensando a se stesso e ai suoi sentimenti, ma solo al bene degli Arashi e alla nostra tranquillità. E questo... è triste.
Continuarono ad ascoltare il respiro tremulo di Masaki, alternato a qualche tirata di naso, riflettendo sulle sue parole e su quando avesse ragione.
Non è che non ci avessero pensato, anzi, erano consapevoli del fatto che per Nino non fosse un periodo facile; semplicemente non si erano soffermati troppo sull’identità delle persone in questione.
Loro cinque si volevano tutti bene ed erano molto legati, ma Satoshi, per Nino, aveva sempre avuto quel qualcosa in più. Nonostante Aiba e Jun lo conoscessero da molto più tempo, Ohno era l’unico che sapeva sempre come gestirlo, era l’unico che riusciva a sopportarlo qualunque cosa facesse.
Tra quei due c’era un legame a cui difficilmente si poteva dare un nome e che loro potevano solo vagamente immaginare, e improvvisamente si resero conto di quanto potesse essere difficile per Nino.
Come se il locale si fosse improvvisamente rimpicciolito, si strinsero insieme per stare più vicini; così come prima aveva fatto Sho, Jun posò una mano sula spalla sinistra di Aiba, dandogli leggeri colpetti per incoraggiarlo a calmarsi.
-Però non c’è bisogno di disperarsi così.
-E’ che mi lascio trasportare...
La mano di Jun salì a scompigliargli i capelli -Sei sempre troppo emotivo, Aiba-chan -Aggiunse sorridendo.
-Certo che se ora entrasse qualcuno... -mormorò Sho osservando le pareti intorno a lui -Sarebbe molto divertente.
-Tre idol accovacciati nello stesso bagno... -finalmente Aiba aveva fatto un sorriso -chissà la stampa che scriverebbe!
Dopo una breve risata, calò ancora il silenzio, questa volta più rilassato; venne rotto da un urlo di Aiba, e ovviamente il ragazzo si beccò non uno, ma due colpi in testa, e in contemporanea.
-Che hai da urlare all’improvviso?!
Chiese Jun arrabbiato mentre si massaggiava un orecchio.
-Se voi siete qui... significa che avete lasciato quei due da soli?
La domanda di Aiba, quanto mai opportuna, aleggiava minacciosa nel cubicolo, mentre Jun e Sho si guardavano con occhi sbarrati.
-Oh.
Non appena Jun e Sho erano spariti alla ricerca del più grande idiota del Giappone, Nino non aveva potuto fare a meno di sbuffare spazientito: il suo umore era, in quel momento, pessimo.
Nonostante le parole e la sensibilità di Aiba lo avessero quasi commosso, pensava che il ragazzo si sarebbe anche potuto risparmiare quella sceneggiata pubblica: non gradiva che gli altri conoscessero i suoi sentimenti e iniziassero a preoccuparsene.
Soprattutto, dato che gli altri due idioti erano corsi dietro all’idiota numero uno, alla fine era rimasto solo con Ohno.
Sapeva che il modo di pensare era totalmente privo di senso, ma non poteva fare a meno di sentirsi terribilmente offeso: come aveva osato? Come si era permesso di dimenticarlo? Si aggrappava a quei pensieri rancorosi, in realtà, solo per evitare di fronteggiare il dolore che quella situazione gli faceva provare.
In ogni caso, non voleva stare da solo con lui, né tantomeno desiderava parlarci: un Satoshi che non si ricordava di lui non era Satoshi, dunque non era minimamente interessato.
Aveva appena deciso di andarsene, quando l’altro parlò.
-Ninomiya-san.
Lo aveva guardato sorpreso: sia perché era la prima volta che gli parlava a telecamere spente, da quando tutto era accaduto, sia perché non era decisamente abituato a sentire quella voce dire ‘Ninomiya-san’.
-Sì?
-Aiba-kun ha ragione: in tutto questo tempo ho pensato solo al lavoro e ai fatti miei, e non mi sono mai preoccupato di come stessi tu.
Nino emise uno sbuffo divertito -Perché, ora invece hai intenzione di preoccupartene? No, grazie.
L’altro si accigliò.
-Perché dici così?
-Perché non voglio che ti preoccupi per me. E poi, anche se tu lo facessi, dubito che capiresti qualcosa.
-Forse è vero, ma... non deve essere bello, forse è dol...
-Basta così. Non hai idea, fine del discorso.
Si era alzato dal tavolo, questa volta deciso davvero ad andarsene, ma Ohno lo aveva fermato afferrando un lembo della sua manica destra, quasi strattonandolo.
-Senti, mi dispiace di averti dimenticato.
-Risparmiati le scuse - fece liberandosi con uno strattone deciso -Non le voglio. Non ora che non sono sentite.
Nel momento in cui Nino era uscito dalla stanza privata, gli altri tre erano rientrati da un’altra porta, e avevano trovato Ohno che fissava il suo bicchiere con aria assente.
-Nino?
-Andato via. Era arrabbiato.
-Riida, avete parlato? Ti sei ricordato di qualcosa? - aveva chiesto Aiba speranzoso mentre si risedeva al suo posto. L’altro aveva scosso la testa in segno di diniego, per poi far passare lo sguardo su ognuno dei suoi compagni.
-Io e lui... eravamo amici? Andavamo d’accordo?
I tre si guardarono trattenendo a stento l’emozione: era la prima volta che Ohno si mostrava interessato al suo vecchio rapporto con Nino.
-Sì!- esclamò Aiba -Eravate molto, molto amici! Inseparabili!
Ohno non sembrò condividere il suo entusiasmo: si lasciò andare contro lo schienale della sedia con un sospiro, assumendo un’aria perplessa. -Mi sembra incredibile... che io possa essere amico di una persona del genere.
Un gelido silenzio scese sulla tavola; con voce incerta, Sho riuscì a parlare di nuovo, nel mutismo generale.
-Che vuoi dire?
-Nel senso... non se definirlo odioso o no, però... di certo non è simpatico o piacevole. Ma forse fa così solo per via di questa situaz...
-No no - lo interruppe Jun -lui è proprio così.
-Un monello odioso e viziato - aggiunse Aiba con un sorriso -Ma in tutti questi anni non te ne sei mai lamentato, anzi: sei l’unico di noi capace di appoggiarlo qualunque cosa faccia!
-Davvero?
Gli altri avevano annuito; non credeva che i suoi amici avrebbero mai potuto mentirgli su una cosa del genere, ma non riusciva a figurarsi di essere mai stato intimo amico di una persona come Ninomiya. Finchè si trattava di rapporti lavorativi non c’era alcun problema, ma lui non era il tipo di persona che instaurava legami d’amicizia con gente così... come poteva dire? Scostante? Piena di sé? Odiosa?
Ecco.
Nino era odioso.
Una volta tornato a casa, si mise davanti al computer e aprì una pagina Internet. Non era mai stato un tipo molto tecnologico, era già un miracolo che avesse iniziato a servirsi quotidianamente di un cellulare, quindi era un po’ incerto su come muoversi.
Ormai si era riguardato la maggior parte delle puntate dei loro programmi, ed era certo di aver messo in pratica tutto ciò che vi aveva visto; in realtà era molto semplice: bastava che si comportasse come si comportava nella vita di tutti i giorni, con l’unica aggiunta del fan service con Ninomiya. E questo credeva di farlo bene: aveva afferrato il modo in cui doveva comportarsi con lui, diverso da quello con cui i comportava con gli altri.
Nonostante questo, era sicuro che mancasse ancora qualcosa; voleva trovare in qualche modo la prova della sua dimenticata (e, per lui, inverosimile) amicizia con il collega. Anche se forse, anzi, di sicuro, in rete non avrebbe trovato nulla che gli sarebbe potuto essere d’aiuto.
Decise comunque di fare una ricerca per video digitando i loro due nomi: fu impressionato dalla quantità di materiale trovato. Non c’erano solo video ‘ufficiali’, anzi, quelli erano piuttosto pochi, ma anche e soprattutto video fatti da loro fan, creati unendo momento tratti dai vari programmi in cui gli Arashi apparivano. Tutti momenti in cui c’erano loro due.
Fu lì che Ohno aprì gli occhi, notando che effettivamente c’era qualcosa di diverso. Fino a quel momento non se n’era accorto, perché nelle puntate che si era guardato i fan service c’erano, sì, ma in quantità ovviamente limitata. In quei video invece ne erano stati raccolti moltissimi, e apparivano uno dopo l’altro, spesso e volentieri accompagnati da una musica melensa se non drammatica.
Nel vedere tutti quei momenti concentrati in pochi minuti, Ohno si rese conto del fatto che il modo in cui attualmente si comportava con Nino era molto diverso.
Sembrava finto.
Vedendo il modo spontaneo e spensierato in cui si comportava con il ragazzo, Ohno comprese che i suoi compagni non gli avevano mentito: era amico di Nino. Dell’insopportabile, odioso Nino.
E quella consapevolezza non gli bastò perché iniziò a porsi anche delle altre domande.
In quei video non aveva visto solo i fan service più espliciti, quelli palesemente ‘fatti per le fan’, ma anche comportamenti che meno saltavano all’occhio, più discreti: continui scambi di sguardi, il fatto che spesso durante le puntate chiacchierassero per conto loro, quasi entrando in un mondo a parte, isolandosi da ciò che accadeva intorno. O il fatto che nei divani che usavano per ‘Arashi no Shukudai-kun’, mentre Aiba e Jun erano seduti a una normale distanza l’uno dall’altro, loro due erano sempre seduti vicinissimi, fino ad incollare le loro gambe. In generale la loro costante vicinanza.
Dato quel rapporto così diverso da ogni altro rapporto avesse avuto fino a quel momento, forse... forse non era amicizia. Che poteva saperne? D’altronde non si ricordava nulla, quindi sarebbe stato uno sciocco ad escludere una tale possibilità. Semplicemente gli pareva evidente che tra lui e Ninomiya non ci fosse una semplice amicizia.
Vagando per il web, aveva trovato molteplici siti in cui si parlava degli Arashi, ma sfortunatamente erano quasi tutti scritti in inglese. Scorrendo una pagina, si era soffermato su un’immagine tratta dall’ultima puntata del ‘VSArashi’, che raffigurava lui e Nino seduti uno di fianco all’altro, mentre ascoltavano uno degli ospiti.
Sotto l’immagine c’era un commento, in cui aveva riconosciuto la parola ‘Nino’; con l’aiuto di un traduttore era riuscito a decifrarlo: “Perché Nino ha quell’aria triste?”
In effetti, se si confrontava con i video passati, l’espressione del ragazzo era vuota, il suo sguardo apatico e privo di qualunque emozione. Sembrava stare lì perché costretto. Che fosse in quello stato per colpa sua? Nino era triste per la sua amnesia?
Forse era troppo presuntuoso. Ok, magari in passato erano amici, ma ciò non voleva dire che la sua persona fosse in gradi di condizionare l’umore di Ninomiya fino a quel punto. Però… sul momento non ci aveva fatto granché caso, ma quando aveva affermato di non sapere chi fosse, Nino gli era parso scioccato, e per tutta la giornata non aveva più aperto bocca... non che nei giorni seguenti fosse stato particolarmente loquace.
Forse, quella lui aveva definito ‘antipatia’, altro non era che tristezza; forse lo aveva giudicato male, era stato troppo superficiale. In ogni caso, per qualche strano motivo non voleva che Nino fosse triste perché, inspiegabilmente, ciò rendeva triste anche lui.
E non capiva il perché.
Irritato, chiuse il portatile con uno scatto.
Perché mi preoccupo così?
Mentre faceva vagare lo sguardo per la stanza, cercando di calmarsi, aveva notato su uno scaffale il DVD di un recente film di fantascienza che era certo di non aver mai comprato. L’aveva aperto senza un motivo particolare, come se farlo gli avrebbe detto perché si trovava in casa sua, e vi aveva trovato dentro un bigliettino.
“Questa volta vedi di restituirmelo in tempi umani!
Nino”
Come per un riflesso incondizionato, si era ritrovato a sorridere come un ebete. Non appena aveva letto quel nome, scritto da quella calligrafia nervosa e minuta, aveva sentito il cuore stringersi. Perché?
Il suo lato razionale ancora non ci riusciva, ma quello più irrazionale, quello istintivo, aveva già iniziato a ricordarsi di Nino.