Mangia, prega, ama di Elizabeth Gilbert

May 12, 2012 17:39

Elizabeth è una donna americana, trentadue anni, scrittrice, con un divorzio alle spalle e un'altra storia d'amore finita male. Voltata la pagina della depressione e degli psicofarmaci, decide di dedicarsi a se stessa nel tentativo di trovare finalmente una pace interiore; parte quindi per un viaggio che la rigenererà nella mente e nel corpo.
Il viaggio ha tre tappe fondamentali che corrispondono ai tre imperativi del titolo: Italia (mangia), India (prega), Indonesia (ama).

Ogni tanto ci vuole un libro cazzata. Un romanzo che sia senza pretese, leggero, "da ombrellone". Così mi sono avvicinata all'autobiografia della Gilbert, senza aspettarmi qualcosa che "poteva cambiarmi la vita" (giuro, nella rete si trovano anche commenti di questo tipo, immagino scritti da persone che oltre a Cioè non abbiano mai toccato carta stampata).
La mia voglia di un libro semplice e scorrevole è stata effettivamente soddisfatta, peccato però che non siano mancati momenti di una tale superficialità da risultare irritanti.
La descrizione dell'Italia è così piena di luoghi comuni da non credere che provenga da una persona che a Roma ci ha vissuto per quattro mesi.
Pizza, mafia, Berlusconi e poco altro.
Gli uomini italiani? Sono simpatici, belli e attaccati come sanguisughe alle gonne di mammà.
La nostra eroina americana si abbuffa di cibo, impara l'italiano e non si azzarda a mettere piede in un museo perchè non interessata all'estetica.
Ingrassata come un maiale, dopo aver saccheggiato le gelaterie della capitale, Elizabeth è pronta per una dieta pagata dall'editore da affrontare nella terra delle vacche sacre, l'India.

In India Elizabeth fa vita monastica di meditazione, lavoro, concentrazione. Per raggiungere il momento più alto della disciplina yoga, quello in cui si libera tutta l'energia positiva e si risveglia la kundalini è necessario un cammino arduo che Elizabeth affoga in tutte le lacrime di cui è capace. Ma chi glielo fa fare? Pare che nella Gilbert domini la convinzione che per arrivare alla fine del percorso sia necessaria una dose abbondante di sofferenza; un concetto che non è molto lontano da quello, per me detestabile, della tradizione cristiana della rinuncia (e da qui al cilicio il passo è breve).
E cosa fa Elizabeth per rasserenarsi? Si scrive delle domande e si risponde da sola. Questa non la commento, chi legge ne tragga le sue personali conclusioni.

In un viaggio precedente a Bali, uno sciamano le aveva predetto che sarebbe tornata a breve per passare lì quattro mesi della sua vita.
Finalmente rasserenata nello spirito allora Elizabeth sbarca in Indonesia dove appena arrivata scopre (e si stupisce anche) che non può trattenersi per più di un mese perchè il visto per stranieri non può durare di più (informarsi prima pareva brutto). Ma che ci frega, tanto gli indonesiani sono tutti corrotti, basterà pagare la tangente per risolvere la questione.
Ritrovato lo sciamano, lui manco la riconosce, ma Elizabeth non si perde d'animo e insiste nell'andarlo a trovare tutti i giorni e a fare di questo vecchio rincoglionito la sua guida spirituale.
Lo sciamano guarisce la gente coi disegni, l'acqua santa e gli incantesimi. Coi disegni! Ma solo a me dà i brividi una cosa del genere?
L'esperienza indonesiana si conclude con l'incontro con Felipe (ecco l'ammmore!) e il raggiungimento della convinzione che tutti gli indonesiani sono truffatori e bugiardi: ma che ci vuoi fare, loro sono fatti così.

In conclusione, leggetelo solo se proprio non avete di meglio da fare, altrimenti evitatelo così come sono da evitare tutti i prodotti in salsa new age che adesso fanno tanta tendenza e che spesso non sono altro che superficiali trovate commerciali.


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