Titolo: Vampirica
Titolo capitolo: Acerrima proximorum odia
Autore:
reine_duvetFandom: RPF > One Direction
Personaggi: Zayn Malik, Harry Styles
Diclaimer: non è vero, non succederà mai, non rappresento le persone citate, le suddette non sono di mia proprietà, la storia non è a fini di lucro.
Genere: erotico, introspettivo, sovrannaturale
Rating: rosho
Avvertimenti: OOC, vamp!AU, lemon, slash, sangue, violenza
Conteggio parole: 3.990 secondo il contatore di Word.
Note: Il titolo del capitolo significa “l’odio delle persone a noi più vicine è il più amaro” ed è una frase di Tacito :) allora… temo che i commenti di Zayn abbiano rovinato tutto. Ci sono dei passati tragici™ e un po’ di smutty fluff. Che Zayn riesce a rovinare perché è buzzurro - anche se la colpa è mia che l’ho creato così buzzurro.
Harry appoggiò la schiena contro la cassettiera della scrivania e strinse le ginocchia al petto «Se qualcuno mi chiedesse “chi è la donna più bella che tu abbia mai visto”, secondo te cosa risponderei?»
Zayn scrollò il capo - che ne sapeva, lui. Caroline? No, troppo banale come risposta.
L’altro fece un piccolo sorriso, fissando il pavimento davanti a sé «Mia madre.»
Un’altra risposta abbastanza banale. Come Niall era partito dal gatto, Harry stava partendo da sua madre. Non se l’era mangiata, vero?
«Aveva i capelli più neri che avessi mai visto, erano bellissimi. E anche il suo sorriso, non ho mai visto una donna con un sorriso più luminoso.» iniziò a raccontare Harry «Aveva sposato mio padre per amore. Dato che appartenevano a due famiglie della stessa estrazione sociale, i rispettivi genitori avevano incoraggiato la loro unione. Il dipinto eseguito per le loro nozze è ancora nella mia camera.» aggiunse con sguardo… tenero. E Zayn doveva ancora vedere la sua stanza, ora che ci pensava.
«Parlava sempre di mio padre con gli occhi scintillanti, e ogni volta che lui tornava a casa, lei lo implorava di darle un bacio, nascosti dai miei occhi.»
Giusto, dopotutto era più di duecento anni fa, la fiera dei matrimoni combinati.
«Mio padre viaggiava. Aveva ereditato una grande somma di denaro da degli zii, da quanto so, e l’amore per mia madre non era abbastanza per tenerlo legato alla casa.» Harry inclinò il capo e chiuse gli occhi.
«Anche se mia madre non aveva smesso di amarlo, sapeva. Sentivo le serve parlare tra loro: ritrovavano pezzi di carta strappati sul pavimento, le lettere che mio padre riceveva dalle amanti sparse per l’Europa.»
Lettere? Era anche cretino a dar loro l’indirizzo di casa, ma Zayn non aprì bocca, aspettando che l’altro continuasse.
«”La signora è pazza”, le sentivo borbottare. Eppure ogni volta che mio padre tornava a casa, lei lo accoglieva con un sorriso ed un bacio.» Harry riaprì gli occhi «Scoprii verso i tredici anni di non gradire solo le donne.»
Zayn si sistemò meglio sulla sedia. Cos’era quel cambio improvviso di argomento? Stava arrivando la parte clou, se lo sentiva.
«Mio padre era tornato da pochi giorni da un lungo viaggio verso Est e mentre fumava sulla veranda, vide da lontano le mie… innocenti schermaglie con un paesano, un ragazzo più grande di me con le braccia ricoperte di efelidi.»
Schecosa? Cioè si stava baciando con Lentiggini? Zayn preferì non chiedere e farlo continuare. Nonostante i picchi di classe della sua parlata, riusciva a capirlo, più o meno.
«Riesco a ricordarmi solo le sue braccia. Sono passati così tanti anni…» Harry si coprì il viso con la mano, sollevando i capelli che gli accarezzavano la fronte «Ricordo bene, però, quello che accadde dopo.»
Ecco, stavano davvero arrivando i guai.
«Mio padre mi chiese di accompagnarlo con lui a Leeds. Era un viaggio d’affari e voleva trascorrere del tempo con suo figlio… mia madre fu felice di acconsentire.» di nuovo, Harry sorrise «E dopo aver visitato un parente di professione avvocato, mi portò con sé ad un bordello.»
Che cosa?! Zayn spalancò gli occhi. Se il suo vecchio l’avesse portato con sé ad un bordello… bleah. Bel modo per aumentare il legame padre-figlio, eh.
«Un bordello maschile.»
…che cazzo di padre aveva, Harry? Cioè. Era una cosa abbastanza disgustosa, portare il figlio in quei posti lì - aveva visto un documentario, poi riguardo ai bordelli dell’antichità - però era anche stato un figo. Più o meno.
«Zayn, mi sembri sconvolto.» ridacchiò Harry.
«Eh, indovina un po’ il perché.» fu la sua risposta. Che diavolo, non poteva sparargli una bomba così e aspettarsi che non facesse una piega.
A puttani con papà.
«Mio padre… mi capiva.» Harry appoggiò anche la testa alla scrivania «E… ricordo perfettamente il ragazzo che mi accompagnò in camera, tenuta buia per nascondere la sporcizia.»
…schifo.
«Si chiamava Jack.»
E non era una cosa molto simpatica parlare di altri quando c’era lui, lì, ma… Zayn poteva capire la nostalgia dei ricordi.
Harry rimase in silenzio per un po’, perso nei suoi pensieri. Stava rivivendo quei momenti? Doveva essere brutto aver vissuto così tanti anni da dimenticarsi anche le cose importanti, tipo il primo tipo che si era fatto. Già lui non si ricordava più cos’aveva fatto mesi prima, figurarsi Harry… forse. Magari aveva una super-mente - anzi no, visto come si comportava.
«Sai, l’ora trascorsa con lui fu la più inusuale della mia breve vita da umano.» Harry si alzò con un movimento aggraziato dal pavimento e si diresse verso il proprio letto «Sedemmo assieme - aveva tre anni in più di me - e parlammo del più e del meno finché mio padre non bussò alla nostra porta. Allora, con una dolcezza che mai più incontrai, mi fece quasi piangere sotto le sue carezze.»
Quanta poesia.
Zayn ruotò la sedia per guardare l’altro, che nel frattempo si era seduto sul letto, con il capo chino ed i ricci scuri che gli nascondevano il volto. Perché gli stava raccontando tutto quello, per non dimenticare?
«Tornammo al bordello il giorno dopo, e quello dopo ancora… finché mia madre non ci scoprì.» Harry strinse i pugni sulle ginocchia.
Ecco che arrivavano i veri guai.
«Era completamente impotente con mio padre. Cos’avrebbe potuto fare una moglie tradita, allora? Piangere in segreto, indossare il suo più bel vestito e partecipare alle feste danzanti, con un sorriso fittizio sulle labbra, consapevole di non avere la possibilità di ribellarsi. Ma mia madre aveva me.»
Non gli piaceva affatto quella frase. Che voleva dire, che Harry si era beccato una doppia punizione? E, soprattutto, che genere di punizione?
«Che ti ha fatto?» e, Zayn dentro di sé riusciva ad ammetterlo, provava una curiosità assolutamente fuori luogo per quello che gli avrebbe detto Harry.
«All’inizio fu l’acqua.» Harry aprì le braccia e si abbandonò sul letto «I servi avevano l’ordine di costringermi per un minuto con la testa in un secchio pieno d’acqua, picchiandomi se mi muovevo.»
«Cazzo.» e Zayn sperò davvero di averlo pensato e basta. Sua madre stava cercando di ucciderlo - che razza di persona era?
«E continuavano a chiedermi perdono, anche se sentivo solo i rimbombi delle mie urla.» Harry era immobile, sul letto «Fuori dalla nostra abitazione, sorrisi e saluti per tutti. Provai a scappare, sai, ci provai davvero. Ma poi arrivò il fuoco.»
Zayn strinse le mani sui braccioli della sedia. Una parte di lui voleva sentire, voleva sapere, ma una vocina nella sua testa gli diceva di farlo smettere, di andare là e consolarlo.
Il motivo per cui era scappato di casa lui era un nulla in confronto ad una madre che torturava così il proprio figlio. Lo faceva quasi affogare - e lui era scappato, sì, mentre Harry…
«All’inizio furono solo ustioni superficiali, che si potevano nascondere sotto gli abiti. Potevo ancora uscire e accompagnare a braccetto mia madre alle feste danzanti alle quali mi invitavano.» Harry chiuse gli occhi, di nuovo «Poi toccò al viso. Ai capelli. I miei capelli.»
Basta.
«Mia madre, la mia bellissima madre visitata ogni giorno dal medico per i suoi mancamenti, mi stava trasformando in un feticcio. Ero l’immagine doppiamente colpevole di suo marito, l’uomo che amava così tanto.»
Non voglio più sentire nulla.
«La prima volta che mi guardai allo specchio, urlai. Avevo compiuto da un giorno sedici anni e la mia vita era rovinata, rovinata, rovinata.»
Zayn si alzò di scatto dalla sedia. Cosa voleva fare? Farlo stare zitto. Non sapere. Non voleva provare pietà, non doveva - eppure lo stava facendo. E la pietà era l’ultima cosa di cui aveva bisogno Harry, questo lo sapeva bene.
«Fuggii, a diciassette anni. Quando i miei ricci ricrebbero abbastanza da coprirmi parte del volto, fuggii. Mia madre, con i suoi bellissimi capelli neri ormai grigi, era ridotta a letto, costretta da una malattia che le sfibrava la mente ed il corpo.»
Zayn si avvicinò a lui. Stava fissando il soffitto con aria assente, mentre continuava a raccontare, a ricordare e farsi male.
«Con i risparmi che avevo sottratto da casa arrivai a Londra e, secondo il tuo parere, quale fu la prima cosa che feci quando arrivai?» Harry sorrise, amaro «Andai in un bordello, perché mi avanzavano delle monete e perché nessuno, donna o uomo, avrebbe voluto la mia compagnia, se mi avesse visto in volto. Ero un piccolo storpio inadatto al mondo.»
«Non devi continuare, se non vuoi.» gli disse Zayn - anche se forse Harry gli stava dicendo tutto quello più per se stesso che per lui. Chissà se aveva mai rivelato quelle cose a qualcun altro.
«Il peggio è finito.» il sorriso dell’altro si fece più genuino «Louie mi accolse e m’invitò a scegliere una delle ragazze. Erano splendide anche in quei vestiti trasandati e toccati da così tante mani, con la pelle simile a porcellana e le labbra scarlatte come il sangue. L’unica a spalancare i suoi grandi occhi per la sorpresa fu Abi.»
Sorpresa, non disgusto… se Harry aveva urlato, quando si era visto allo specchio, doveva essere conciato davvero male.
«Il mio viso le sembrava familiare - a ragione: era nata e cresciuta ad Holmes Chapel, prima di trasferirsi a Londra. Ma poi arrivò il fuoco, ancora.» Harry sospirò «Una candela dimenticata. Un amante troppo passionale, nello spogliare una giovane prostituta. Erano tutte vampire, terrorizzate dal fuoco, troppo giovani per essere razionali: arsero vive una dopo l’altra.»
Cazzo.
«Mi caricai Abi, come pietrificata, in spalle, e uscii. La trassi in salvo, portandola ai piedi di Caroline e Louie, ma bastò una favilla, una sola. Si ridusse in cenere, tra le mie mani, mentre gli altri due si erano allontanati per tempo.»
«Poi ti hanno morso?» domandò Zayn.
«Caroline era decaduta in una sola notte. Il suo intero ceppo era stato messo alla prova e aveva fallito. Aveva impiegato pochi anni per educare quelle giovani vampire, ma credo che nutrisse per loro sentimenti autentici. Il suo sogno era quello di tornare a splendere, nobile tra i nobili, e di elevare la sua stirpe di sangue. Poi arrivai io.»
Harry sollevò le mani davanti a sé e le guardò, assente «La sua tossina mi rinvigorì. Io, un povero mendicante senza un futuro, fui riportato alla vita. Le cicatrici sparirono. I capelli ricrebbero. L’occhio guarì.»
L’occhio? Non aveva menzionato occhi, prima. Quanto aveva tagliato, della sua storia?
«Perdonami.» gli sorrise Harry «Temo di aver detto tutto ciò per egoismo.»
«Aspetta qui.» Zayn si girò verso la porta del bagno e s’infilò nella stanza. Accese la luce - dov’era il dentifricio? E lo spazzolino? Quando li recuperò, arricciò il naso nel sentire l’odore fortissimo di menta, ma si ficcò lo spazzolino in bocca ed iniziò a lavarsi i denti.
Prima sopra - ahia - poi sotto, poi la lingua - ahia!
Magari un po’ più a fondo. Si guardò allo specchio, mentre continuava a sfregare. Aveva gli occhi contratti, perché il dentifricio bruciava come un assassino, ma non aveva tempo da perdere. E stava corrugando la fronte, chissà perché.
Tre… due… uno… sputò il dentifricio nel lavandino ed aprì il rubinetto, sciacquandosi la bocca. Per fortuna ci aveva pensato, per fortuna.
Chiuse l’acqua, spense la luce e corse in camera; Harry lo aspettava ancora sul letto, con il capo inclinato ed un’espressione confusa in volto.
«Sapevo di fumo.» rispose Zayn. Stava corrugando ancora la fronte, senza volerlo - dannazione.
E Harry fece una cosa che lui non si sarebbe mai aspettato. Rise.
Non era una risata aperta, era quasi… la sua espressione sembrava sofferente. Sembrava isterica.
Ehi, gli stava rubando le crisi.
«Che c’è?» gli chiese lui, avvicinandosi al letto.
Harry ridacchiò ancora prima di guardarlo con un’espressione che lui non riuscì a decifrare - era contento? Era triste? Tutti e due? Beh, felice al cento per cento non poteva certo esserlo.
«Ti amo così tanto.» Harry allungò le braccia verso di lui «Così tanto.» ma Zayn si sedette sul letto a distanza di sicurezza «Ehi, non farmi pentire di quello che sto per fare.»
«Cosa stai per fare?» ripeté l’altro, calando le braccia e lasciandole riposare sul materasso.
Zayn fece una smorfia. Come dire… «Voglio farti stare meglio.»
Perché cazzo, quello che gli aveva detto era un autentico schifo - e lui non era esattamente la persona migliore con cui confidarsi e parlare. C’erano altre cose che sapeva fare meglio, decisamente.
Harry strinse gli occhi «Zayn, la tua percezione di me è cambiata?»
«In parole povere?»
«Ti faccio pena?» domandò l’altro. Zayn replicò subito con un secco «No.»
Il sorriso di Harry si fece più ampio «Come tu mi sei sembrato più fragile, io ti sembrerò più debole.»
«Io non sono fragile.» Zayn arricciò il naso «E tu non sei debole.» anche se sì, qualcosa era cambiato. Era il primo ad odiare quando qualcuno cambiava idea su una persona conoscendo il suo passato. Passato, che parola altisonante…
Nel suo caso erano stronzate, in quello di Harry, roba seria - e quindi sì. Qualcosa, anche se non sapeva cosa, era cambiato. Non che ora avesse più voglia di buttargli le braccia al collo e farselo al chiaro di luna, però… un po’ di dolcezza, forse, non poteva fargli male.
Ma che diavolo di ragionamenti erano, quelli? Sì, stava provando pietà per lui. Tanta, anche. Non riusciva ad immaginarselo… deturpato dalle cicatrici, con un occhio bruciato - com’erano gli occhi bruciati? Semplicemente, non riusciva. Harry si rigenerava, Harry era immortale, no?
No. Harry era più vulnerabile di lui. Un raggio di sole, una scintilla di fuoco. Puff! Niente più Harry. All’improvviso avvertì il peso dell’accendino in tasca.
«Quindi!» esclamò, destandosi dai suoi pensieri «Prima ti fai uno spuntino veloce e poi ci penso io. Ok?»
«Ho quasi paura.» Harry si coprì la bocca con la mano. Oh, che simpatico «Dal tuo tono di voce posso aspettarmi molte cose, ma non quelle che vorrei immaginare.»
E quello che voleva dire? Comunque, doveva abbassare la voce, capito.
Appoggiò le mani sul materasso e si sporse su Harry, con i capelli sparsi sulle coperte. Su, Zayn, la tua migliore voce sexy «Così va meglio?» mormorò.
«Sì.» scandì l’altro, senza un suono. Zayn si prese una manciata di secondi per guardarlo, per notare le leggere occhiaie e le fossette sulle guance.
Sporco, adorabile bastardo, quello sguardo da verginello tremante gli donava.
«Hai fame?» bisbigliò. Harry annuì e Zayn si mise a ponderare. C’era un certo posto dove voleva evitare morsi, ma per il resto… sulla gamba no. Anche se lui non era un intenditore di smancerie, quello non era certo il posto più romantico. Il polso? Il collo?
Si portò a cavalcioni su di lui - beh, era una posizione suggestiva - e abbassò il viso su quello dell’altro, facendo sfiorare le loro labbra.
«Mi piacerebbe tanto» gli soffiò Harry «che tu ti potessi guardare in viso, in questo momento.»
«Perché?» domandò Zayn, confuso. Il suo piano per aggiungere un po’ di romanticismo - ma giusto un po’, perché aveva un po’ di amor proprio - stava andando bene, no?
«Hai un’espressione così concentrata» e Harry gli stava ridendo in faccia «che sembra che tu stia soffrendo.»
Zayn sbatté gli occhi. Davvero? Si sollevò a sedere, senza spostarsi dall’altro.
«Non sono capace.» alzò gli occhi al cielo, con una smorfia. Sconfitto in partenza, diamine «Mi spiace, non sono capace di… smancerie o roba tenera o che. Mi dispiace - però, ecco, vorrei.»
In un secondo, Zayn si ritrovò seduto sul materasso, con Harry dietro la schiena, che lo abbracciava. Era ancora caldo e si sentiva… avvolto. Era bello.
«Ti amo anche per questo.» gli mormorò Harry sul collo, provocandogli un brivido.
«Perché sono incapace di fare il principino come te?» domandò Zayn. E sì, per una volta non aveva problemi ad ammettere di non saper fare qualcosa.
«Anche per quello, sì.» poi i suoi ricci gli sfiorarono la guancia e Zayn sentì il solito dolore acuto al collo, ormai quasi familiare. Le mani di Harry iniziarono a vagargli sul petto, scivolando in basso per raggiungere l’orlo del maglione.
«No, fermo.» Zayn appoggiò le proprie mani su quello dell’altro, che continuò a nutrirsi e si limitò a stringerlo più forte.
«Questa volta può toccare a me?» domandò. Harry allentò la presa e scostò il viso dal suo collo, con il respiro corto «Delizioso.»
Ci aveva messo poco, per i suoi standard. Questo leccò le due nuove, piccole ferite e Zayn strizzò gli occhi nel sentire la lingua dell’altro passare sulla sua carne viva.
Si voltò e la prima cosa che lo colpirono furono gli occhi dell’altro, di un verde così brillante da stupirlo - e lui non era un grande fan degli occhi.
Harry si leccò placido le labbra, prima di guardarlo e inclinare il capo «Scusa se io non mi sciacquo i denti.»
Zayn avvicinò il viso a quello dell’altro «Dovevi proprio ricordarmelo?» e si baciarono. E nonostante sapesse di sangue, come tutti gli altri loro baci, questa volta c’era qualcosa in più, qualcosa che spinse Zayn ad accompagnare l’altro sul letto, mentre le loro lingue s’intrecciavano e lui si stava dimenticando come respirare.
Come si faceva a respirare quando ci si dimenticava persino come parlare?
Si scostò dall’altro con la consapevolezza di essere arrossito - per la mancanza d’aria - come una ragazzina.
Harry gli strinse il viso tra le mani e lo attirò a sé, facendolo sdraiare su di lui «Te lo dico ora e te lo ripeterò per sempre.» gli passò con lentezza la lingua sulle labbra, lasciando che l’aria fresca provocasse a Zayn altri brividi, altri ancora «Ti amo.»
«Lo so.» ora toccava a lui. Si sistemò meglio sull’altro e gli strinse l’orlo del maglione tra le mani, sfilandoglielo. Harry lo aiutò, sollevando le braccia, e quando Zayn gli appoggiò le mani sul ventre, si rese conto di non averlo mai visto davvero.
«Per sempre.» ripeté Harry.
Quei pensieri profondi mentre doveva fare altro.
Lasciò scivolare le mani sul corpo dell’altro, sollevandogli il mento per concentrarsi sul collo. Gli passò un dito sulla gola, vicino a dove Harry amava tanto morderlo. Poteva morderlo anche lui? Ne aveva voglia, all’improvviso.
Si chinò su di lui e sfregò il viso contro la sua pelle tenera, che aveva un profumo leggero, quasi dolce - e anche un sapore?
Poi lo morse. Stringere la sua carne tra i denti… di più. Voleva metterci più forza, perché poteva, poteva e Harry non gli avrebbe detto niente - però non voleva fargli male.
Si sentiva quasi stordito da quel potere - quello di fare male e far star bene contemporaneamente - che allontanò il viso per fissare la chiazza rossa sulla pelle di Harry.
«Quello lo dovrei fare io.» mormorò l’altro con voce così bassa e roca da sembrare vibrante. In un momento, Zayn si ricordò di non aver mai fatto quello che stava per fare e si rese conto che non gli importava. Si fidava del suo istinto, in quel frangente.
Baciò il marchio sul collo di Harry e scese, accarezzandogli la pelle con le labbra, sempre più giù. L’altro portò la mano dietro la sua nuca, cercando di infilare le dita tra i suoi capelli troppo corti. Giù, ancora giù, sui muscoli tesi del petto.
«Zayn…»
Lui sollevò lo sguardo per incrociare gli occhi dell’altro, che si limitò a stringere le labbra. Lui gli strinse il capezzolo tra i denti, giusto per un secondo prima di scendere ancora, perché c’era qualcosa di più importante che lo aspettava.
Strinse le gambe dell’altro tra le ginocchia, sollevandosi per riuscire ad aprirgli i jeans. Una volta fatto, li calò leggermente per vedere l’erezione dell’altro tendere la stoffa dei boxer.
«Tranquillo.» abbassò anche quelli, mentre iniziava a sentire caldo, così caldo «Lì non ti mordo.»
«Mi sembra appropria-ah!» Harry terminò la frase con un gemito.
«Felice che ti piaccia.» e dopo un paio di baci, Zayn iniziò ad usare la lingua.
«Uno di questi giorni» Harry uscì dal bagno con un paio di jeans nuovi, scuri, ed un maglione color crema simile a quello che aveva già indossato «credo che avremmo la necessità di usufruire del bagno assieme.»
Oh, doccia in compagnia. Zayn, steso sul letto, annuì con piacere «Ci sto.»
«Ora permettimi di mantenere la mia parola.» Harry gli si avvicinò e si chinò su di lui per lasciargli un bacio sulla fronte. Che voleva dire? Ah, giusto, uscire per affrontare i cattivoni - che tanto cattivi non erano, dato che erano solo dei venduti.
«Io non posso venire con te, giusto?» domandò. Eppure voleva uscire. Era un pensiero suicida, però voleva farlo. Quindi si sarebbe chiuso dentro in camera, perché in tutti i film il cretino che usciva e non rispettava gli ordini del grande capo veniva ammazzato.
E lui non era così idiota da ripetere il cliché.
«No, non puoi.» Harry gli infilò una mano nella tasca e lui si bloccò. Che voleva fare? L’altro tirò fuori l’accendino quadrato e lo squadrò, aggrottando le sopracciglia.
«Però temo che questo ti servirà. L’odore è molto forte, hai bisogno di coprirlo con qualcosa.» aggiunse, pensieroso. Portò davanti a sé una mano e la sollevò appena per abbassare la manica.
«Che vuoi fare?»
Harry si passò il pollice lungo il palmo e «Ehi!» iniziò ad uscire parecchio sangue, prima che la ferita si rimarginasse qualche secondo dopo.
«Così va bene.» si passò l’accendino sul polso, imbrattandolo di sangue, poi lo asciugò sul maglione. Non era nuovo, appena lavato? Che spreco.
«Ok, sei un vampiro forte e cattivo e non provi dolore.» Harry arricciò il naso nel riprendere in mano l’accendino. Anche se il metallo era tornato lucido… beh, l’idea che si fosse fatto una doccia di sangue non era il massimo.
«Ma io provo dolore. Ogni volta che mi ferisco, il dolore è lo stesso, come se lo provassi tu.» Harry gli accarezzò la guancia con le dita «Ogni volta che dico qualcosa di sbagliato e tu ribatti, è come se tu stritolassi il mio cuore tra le tue mani.»
«Oh.» Zayn si coprì il volto con il braccio. Quelle cose… non poteva dirgli davvero quelle cose. Erano imbarazzanti - anche se lui, quel giorno, si era comportato a sua volta in modo disgustosamente imbarazzante «Scusa.»
«Però non mi ami.»
Era un bene non vederlo, in quel momento. Zayn aprì gli occhi e si ritrovò il buio del maglione a proteggerlo dalla vista di Harry. Aveva all’improvviso voglia di dirgli una cosa.
«Ehi. Sai quando ti ho detto di essere scappato di casa?»
L’altro non rispose, così lui continuò «Beh, mio padre picchiava mia madre. In televisione sento sempre che è un “fenomeno in aumento”, però… fa schifo. Anzi, dire che fa schifo è troppo poco. E sai, lui lo faceva davanti a noi, davanti a me e alle mie sorelle.»
Respiro profondo «E sai perché sono scappato? Perché ogni volta che mia madre veniva colpita, ogni volta che piangeva senza dire una parola, fissava negli occhi me.»
Altro respiro profondo. Era la prima volta che diceva questo a qualcuno - e lo faceva sentire fottutamente bene. Lo faceva sentire quasi sollevato «E sai, credo che lei chiedesse aiuto. Mi stava dicendo con gli occhi “ti prego, fa’ qualcosa. Non diventare anche tu così”. Non sopportavo le urla delle mie sorelle. Non potevo sostenere il suo sguardo. Sono…» “scappato come un fottuto coniglio”.
«Ho chiamato gli assistenti sociali e me ne sono andato.»
Harry gli passò una mano tra i capelli e gli accarezzò la testa «Ora ti senti meglio, vero?»
«Sì.»
Gli ci era voluto un sacco di tempo per dirlo a voce alta. Ammetterlo ad un’altra persona. Forse perché Harry aveva passato di peggio? Il suo era stato un vero Inferno, Zayn era sicuro che l’altro gli avesse raccontato solo frammenti della sua vera storia.
«Tornerò.» Harry si avvicinò alla porta, i suoi passi si fecero più lontani.
«Lo so.» rispose Zayn «Mi devi scopare fino a farmi urlare. Nella doccia.» aggiunse.
«E questo chi l’ha deciso?» sì, Harry stava ridendo. Beh, almeno non poteva lamentarsi della proposta.
«Io, ora, ma solo se torni. Quindi torna.»
«Ti amo.» gli ripeté Harry per l’ennesima volta. Si sarebbe mai stancato? Probabilmente no.
«Lo so, lo so.»