Titolo: Inchiostro dell'anima
Autore:
reine_duvetFandom: City of Saints and Madmen
Personaggi: Merrimount, Martin Lake
Genere: introspettivo, romantico
Rating: giallo
Avvertimenti: slash CANON! Missing moment, missing PoV
Conteggio parole: 420 secondo il contatore di Word.
Note: canon. Canon. La devozione di Merri nei confronti di Martin, appena accennata, è una delle cose che più mi ha colpita. E quindi, fanfiction sull'uomo dalle lunghe ciglia nere! :)
Tremava.
Martin tremava così violentemente da averlo svegliato.
Lui sbatté gli occhi, accarezzati dal buio della stanza. Aveva ancora il cuore che gli batteva a mille, come ogni volta che si svegliava all’improvviso nel cuore della notte.
«Ci sono qui io.» gli sussurrò sui capelli umidi «Ci sono io.»
La camera era fredda, congelata come il soffio d’aria che entrava dalle coperte.
Fece scivolare una mano sul braccio dell’altro, iniziando a sfregarlo per trasmettergli un po’ di calore.
«Era bianca, così bianca…» quelli di Martin erano lamenti ripetuti come un mantra, parole sconnesse di cui lui non riusciva ad afferrare il senso «E lucido e bello…»
«Non sei solo.» cercò di rassicurarlo.
Aveva smesso di ricordarsi quello che Martin mormorava, quel delirio che lui non voleva guardare.
Non voleva entrare nei suoi incubi, lui voleva tirarlo fuori.
Raffe ci provava con le parole, sedendosi vicino a lui e cercando di parlargli, ma Martin sembrava una statua, l’espressione cupa come l’acqua del fiume Moth.
Merri aveva rinunciato a parlargli; lasciava che i gesti lo facessero per lui, ma questo non lo faceva sentire bene.
«Mi guardavano, grandi occhi…»
Aveva sorriso appena quella volta in cui Martin si era seduto sul letto, aspettandolo. Era una novità, era come le occhiate che gli faceva quando erano al bar, ma ben presto si era trasformata in abitudine.
I tremiti scemarono, sostituiti da deboli singhiozzi.
Fece scivolare le labbra sulla testa, appoggiandole alla pelle nuda del collo «Ci sono qui io.» ripeté.
Sapeva cosa sarebbe venuto dopo.
Martin si sarebbe asciugato le lacrime, rabbrividendo dal freddo per le coperte arrotolate.
Si sarebbe girato tra le sue braccia, senza baciarlo, accarezzandogli il collo con mani febbrili -chissà perché Martin sembrava amare il suo collo.
L’avrebbe lodato con dolci parole -la tua pelle è così bianca, Merri, così bella, Merri- e le sue mani sarebbero scese, giù, sfiorandogli il colletto della camicia da notte, scorrendogli lungo il corpo fino ai fianchi.
Poi avrebbero fatto l’amore.
Era quello che Merri voleva fare, l’unico modo che aveva per fargli sentire che lui era lì, non l’avrebbe abbandonato.
Martin voleva troppo, troppo amore. Lo prosciugava, lo lasciava sfinito e vuoto, mentre lui era già alla finestra, a guardare la città dall’alto -ma Merri non si sarebbe arreso.
Lo aveva perso una volta, gli era bastata.
Lo avrebbe amato fino a farlo rinsavire, fino a fargli tornare la luce negli occhi, il sorriso sulle labbra, fino a che non avrebbe ripreso in mano il pennello.
Lo avrebbe amato fino a curarlo.